18 aprile, 2011 | di

Siamo quasi in dirittura d’arrivo con le nostre traduzioni di questo bel progetto. Il prossimo, in uscita in lingua originale il 3 Maggio, sarà infatti l’ultimo episodio.

Il terzo è stato “difficile” da tradurre. Chiunque si occupi di sistemi informativi geografici, sa che la guerra è uno dei “finanziatori” principali di questo mondo, ma leggere “Milosevic was smart” è stato quantomeno inquietante (è soltanto uno degli esempi); non per niente lo abbiamo ribattezzato “il lato oscuro della rivoluzione geospaziale“.

L’episodio, tuttavia, offre anche alcuni esempi di utilizzo delle tecnologie di geolocalizzazione applicate al mondo della sicurezza pubblica, in materia lotta al crimine e di gestione di tutte quelle persone alle quali sono applicate misure alternative alla detenzione, ovvero misure di prevenzione connesse alla pericolosità sociale del soggetto. Temi e soluzioni di particolare attualità sui quali vale la pena riflettere.

Ancora una volta buona visione.

16 marzo, 2011 | di Il titolo, forse un pò pretenzioso, richiama le battute finali del secondo episodio di Geospatial Revolution Project, finalmente disponibile con i sottotitoli in italiano alla cui traduzione abbiamo lavorato tutti noi di TANTO. (continua…)
2 marzo, 2011 | di

Geospatial Revolution ProjectContinua l’appuntamento con Geospatial Revolution Project ad opera della Pennsylvania State University, che tanto sta appassionando anche la comunità geospaziale italiana.
Il terzo e penultimo episodio parla dell’uso dei GIS nei campi della diplomazia internazionale, delle operazioni militari, del lavoro delle forze dell’ordine e della sicurezza dei cittadini.

Il primo capitolo dal titolo “Mapping the Road to Peace” sostiene la necessità di avere gli “occhi della nazione” (USA) puntati sui “cattivi” e di utilizzare la geospatial intelligence per intercettare sul nascere le crisi internazionali. Ma soprattutto ricorda quello che è stato il primo impiego di successo delle tecnologie geospaziali nelle trattative diplomatiche durante il conflitto della Bosnia-Erzegovina, a metà degli anni Novanta.

Il secondo capitolo “Waging Modern War” si occupa di strategia e mission planning nella guerra moderna di precisione. Descrive l’impiego nelle missioni militari della tecnica “BuckEye Terrain Visualization” che raccoglie, elabora e trasmette dati del terreno ad elevata risoluzione mediante una camera elettro-ottica e un sensore LIDAR al fine di individuare la posizione degli IED (Improvised Explosive Devices), una continua minaccia anche per le missioni di pace molto difficile da scovare, come purtroppo ci ricorda la triste cronaca di questi giorni. Si parla anche di human geography, ovvero degli aspetti sociali, culturali, economici, ecc. calati direttamente sulla geografia fisica, la cui rappresentazione su mappa è in grado di facilitare la comprensione da parte dei militari della complessità di Paesi come l’Afghanistan.

Nel terzo capitolo “Serving & Protecting”, invece, si illustra come le tecnologie geospaziali possano costituire un valido strumento di supporto alle attività delle forze dell’ordine. Ad esempio in caso di una rapina in banca, è possibile calcolare in tempo reale le isocrone sulla rete stradale e quindi circoscrivere il perimetro entro il quale ricercare i criminali e posizionare i posti di blocco. E’ mostrato come l’impiego congiunto di un criminologo e dei GIS possa consentire l’individuazione della correlazione esistente tra gli hotspot di particolari tipologie di crimini avvenuti in una determinata area e la loro posizione, permettendo quindi una migliore dislocazione delle pattuglie a disposizione, specie se l’area da controllare è molto estesa. Si parla inoltre dell’uso del braccialetto elettronico in California come deterrente per chi ha commesso reati di natura sessuale e viene rilasciato in libertà condizionata.

L’ultimo capitolo “Staying Safe” ci pone un interrogativo: disporre di un GPS nel proprio telefono cellulare può essere utile in caso di emergenza per le forze dell’ordine, ma cosa succede se chi controlla è ad esempio uno stalker? Il progresso che scaturisce dall’uso delle tecnologie geospaziali presenta quindi un duplice aspetto. Da un lato, bisogna saper cogliere tutti i benefici che ne possono derivare. Dall’altro, occorre ricordarsi che la tecnologia può essere oggetto di abuso e quindi occorre saperla gestire.

the more data that’s available out there
the more transparent the world becomes

Oggi è possibile tenere traccia delle persone, che lo sappiano oppure no. Ma si tratta davvero di un’invasione della privacy o solo dell’affermazione di una tecnologia irreversibile e al tempo stesso sempre più irresistibile? Chissà cosa ne pensa la gente…

14 gennaio, 2011 | di

All’uscita del primo bell’episodio di Geospatial Revolution Project qualcosa mi aveva lasciato perplesso, ma non capivo cosa. Dopo qualche ora e qualche email (un ringraziamento particolare a Sergio Calabrese) ho realizzato che gli “mancava la parola”. Un prodotto di divulgazione così ben fatto, che merita la diffusione nelle scuole, sarebbe stato ancora più efficace se corredato dai sottotitoli in lingua originale. Nei giorni successivi molti utenti hanno scritto alla Pennsylvania State University per sollecitare la pubblicazione dei sottotitoli, ed dopo poche settimane erano presenti sul canale ufficiale di YouTube. Ma l’appetito viene mangiando.

La presenza dei sottotitoli infatti ci ha fatto venire subito la voglia di tradurli in italiano. Abbiamo scritto ai responsabili del progetto per chiedere “ufficialmente” di farlo e dopo qualche ora abbiamo ricevuto un’email dai toni molto gentili e con in allegato il file .xml con i sottotitoli in inglese. Lo abbiamo tradotto ed oggi finalmente è possibile “leggerlo” in italiano (anche qui sotto).


Un’ultima annotazione  forse un po’ autocelebrativa (mi scuso): fa un certo effetto essere in questo elenco, che inizia con la “A” di ASPRS Foundation e finisce con la “W” di Where 2.0.

4 novembre, 2010 | di

Ormai il racconto a puntate sulla rivoluzione geospaziale curato dalla Penn State University sta diventando un appuntamento per noi irrinunciabile. Per il primo episodio sono intanto disponibili i sottotitoli.

Non ci sarebbe nulla da dire di più che: guardatelo e godetevelo, ma ci piace comunque sottolineare brevemente alcune delle cose più belle e interessanti che vengono mostrate in questo secondo episodio.

Capitolo 1 – “Creating an interactive City”, ovvero di come Portland sia diventata una delle città più “digitali” degli USA, con ingenti investimenti nelle tecnologie geospaziali e l’iniziativa “civicApps (se avete tempo vale la pena un suo approfondimento) con la quale i cittadini hanno la possibilità di segnalare mediante dispositivi mobili (scatta una foto, localizzala e commenta) situazioni che necessiterebbero di un intervento da parte del Comune. O ancora di come l’augmented reality consenta agli utenti del trasporto pubblico di Portland di essere costantemente aggiornati sugli orari di arrivo dei mezzi.

Nel Capitolo 2 – “Powering Business” un importante corriere afferma come sia fondamentale risparmiare anche un solo miglio di strada, per poter ottimizzare al massimo i costi. E’ per questo che hanno ingaggiato matematici e statistici per poter trovare modi e metodi per definire le rotte che ogni mezzo percorre quotidianamente. E in questo processo, ovviamente, le applicazioni GIS di tracking e routing hanno un ruolo fondamentale.

Avevamo già destato l’attenzione sul fatto che il futuro della medicina è nella geografia, e nel Capitolo 3 – “Finding a Healthy Future” viene dimostrato come l’analisi geografica dei bisogni delle persone, della loro salute e della disponibilità ad esempio di supermercati che vendano “cibi salutari” siano strettamente connesse. Senza trascurare le opportunità di sviluppo economico che l’analisi spaziale porta nella localizzazione di nuovi negozi.

Concludo con una frase di Cowen:

Nuove persone, nuove organizzazioni stanno costruendo applicazioni che non avremmo mai immaginato prima.

Applicazioni – ma soprattutto persone – che stanno crescendo in numero, e che sempre più ci stupiranno…


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