Questo articolo e’ stato pubblicato originariamente su www.big-gim.it.

Il primo obiettivo che il Gruppo di Lavoro UNINFO “Profili professionali relativi all’informazione geografica” sta affrontando riguarda l’individuazione e la definizione delle principali figure professionali operanti nel settore Geo-ICT.

Il risultato di questa fase sarà parte integrante della norma a cui in generale questo tavolo tecnico sta lavorando e che si applica al “Professionista GI”, ovvero alla professione intellettuale “che viene esercitata -a diversi livelli di complessità e in diversi contesti organizzativi, pubblici e privati- da soggetti che svolgono prevalentemente attività inerenti la produzione, la raccolta, l’utilizzo e la condivisione di dati geografici digitali”.

Attraverso l’individuazione delle figure professionali maggiormente richieste dal mercato, la norma descriverà queste professioni, stabilendo per ognuna di esse il profilo professionale; vale a dire, descrivendo l’insieme di conoscenze, abilità e competenze necessarie a ogni figura professionale per svolgere la mansione richiesta.

Ci “terrà compagnia” lo European e-Competence Framework (e-CF), insieme alla nuova versione del GI Science & TechnologyBody of Knowledge. Si tratta di un aggiornamento del documento pubblicato nel 20061, ottenuto nell’ambito del progetto GI-N2K (le cui attività si stanno concludendo proprio in questo mese di ottobre). Questa nuova edizione comprende anche un tool per la gestione e la fruizione dinamica del GI S&T –BoK stesso, il Virtual Lab for the BoK (VirLaBoK).

Mentre la metodologia basata sul sistema e-CF ci aiuterà a descrivere i profili professionali (ne abbiamo parlato qui), per delineare le abilità e le conoscenze tecniche richieste per ogni profilo faremo riferimento alle Knowledge Areas del GI S&T –BoK. Quest’approccio metodologico, oltre a fare riferimento al “catalogo” più completo e aggiornato delle discipline alla base del settore Geo-ICT, consentirà inoltre di servirsi del tool VirLaBoK, per individuare percorsi di training dedicati a ogni profilo professionale.

Su questo argomento torneremo con un prossimo post.

In questo vorremo invece condividere alcune riflessioni riguardanti l’obiettivo iniziale, ossia vorremmo condividere possibili orientamenti adottabili per identificare figure professionale del settore Geo-ICT.

Lo scorso maggio abbiamo pubblicato sul sito Big-GIM un questionario, per sollecitare suggerimenti da parte della comunità geomatica in Rete in tema di professioni relative all’informazione geografica: è tuttora possibile inserire contributi.

Le risposte finora ricevute (consultabili qui) mettono in evidenza quanto sia cambiata negli anni la sensibilità rispetto alle professioni relative all’informazione geografica. Alle proposte di figure professionali tradizionali della geomatica quali progettista, analista, operatore in ambito GIS oppure che richiamano ambiti specialistici (topografo, cartografo, geografo), ne sono state affiancate altre, che fanno riferimento a discipline diverse. Nelle risposte pervenute sono citate la statistica, la biologia e la sociologia, che possono essere prese come esempi, estratti da un insieme di discipline assai ampio. Ulteriori indicazioni fanno riferimento a possibili funzioni all’interno di organizzazioni (gestore di Infrastrutture di Dati Territoriali, gestori di processi di cittadinanza attiva, esperto di marketing territoriale) o, ancora, ambiti tecnologici: desktop, web o, ancora, Big Data. A proposito di dati, è interessante notare come le attività riguardanti la raccolta dei dati e la loro organizzazione sia espressa con molte definizioni, tra cui: data collector, spatial data analyst, fino a un originale Building Information Manager.

Questo campione di possibili figure professionali –sebbene sicuramente parziale- rende comunque evidente come sia importante stabilire dei criteri nuovi per individuare le principali figure professionali relative all’informazione geografica. Criteri che potrebbero essere di ausilio per individuare le professionalità operanti nel settore Geo-ICT, con un’attenzione anche alle richieste di abilità e competenze oggi emergenti.

Nel merito, occorre fissare i seguenti passi.

1. Stabilire i cambiamenti epocali di riferimento

  • Sviluppo Sostenibile (SS), quale processo di cambiamento del percorso dello sviluppo, come fissato nella nuova Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile e i relativi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese) da raggiungere entro il 2030; approvata nel settembre del 2015 dai Paesi Membri delle Nazioni Unite
  • Rivoluzione Digitale(RD), quindi
    • Open Government come adesione ai principi di trasparenza, partecipazione e collaborazione grazie alla RD
    • Smart City/Community2 (ecosistema smart) come sintesi paradigmatica della RD.

2. Fissare i cambiamenti culturali imposti dai cambiamenti epocali

Rispetto alla tematica che stiamo affrontando si può prendere come riferimento il concetto di

Spatial enablement: capacità di fruire dei dati geografici digitali, intesa sia rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento

 

Una Comunità è coerente a tale concetto3 se le informazioni geospaziali sono assunte come bene comune e sono rese disponibili per stimolare l’innovazione. Per stabilire questa condizione occorre soddisfare alcuni requisiti, tra cui:

  1. I membri della comunità devono essere spatially literate cioè essere in grado di fruire dei dati geospaziali, avendo anche la possibilità di acquisire un’istruzione adeguata
  2. Deve essere creata e resa disponibile la Spatial Data Infrastructure, ambiente favorevole per la condivisione di questo patrimonio informativo, grazie all’adozione di standard e di norme condivise a livello globale
  3. Devono essere progettati e abilitati processi comunicativi idonei per rendere fluida ed efficace la moltiplicazione qualitativa e quantitativa delle relazioni comunità-istituzioni; infatti, i membri della comunità sono la componente dinamica dell’ecosistema informativo e i processi necessari per il loro coinvolgimento devono quindi essere aderenti alle caratteristiche dei diversi contesti tecnologici, applicativi, sociali o individuali, al fine di creare conoscenza dal patrimonio informativo esistente.

3. Schematizzare l’individuazione delle principali figure professionali relative alla GI

La trasformazione culturale abbinata all’influenza delle ICT sta generando:

  • sia la richiesta di professionisti qualificati con competenze spaziali4,
  • sia la necessità di formare cittadini in grado di utilizzare consapevolmente le tecnologie spaziali nella loro vita quotidiana5.

L’individuazione delle principali figure professionali per l’informazione geografica dovrebbe seguire un approccio olistico.

Tenere quindi presente le tre dimensioni dello “spazio” in cui operano in generale i professionisti dell’informazione geografica:

  • tecnologica,
  • di dominio / applicativa
  • organizzativa.

Per quanto riguarda la prima dimensione(tecnologica), esempi possono essere (ipotesi di aggregazione):

- Data Management (web semantic, Analytics, Big Data, …)

- IoT (wireless sensor networks, indoor localisation, augmented reality, …)

- Earth Observation Technologies, EOT

- …..

 

Per la dimensione disciplinare/applicazioni possono essere prese come riferimento le tematiche d’intervento relative al paradigma Smart City6

Due esempi di possibili use case (profilo professionale necessario) da definire in tale contesto

1. Esperto GI per Mobilità, Trasporti e Logistica

Vedi, come un possibile riferimento, OpenTrasporti, Terzo Piano d’Azione Nazionale sull’Open Government, Luglio 2016.

Ma anche: Autonomous Driving: challenges for Geographical Information Scientists and Practitioners, S. Di Martino GI-N2K, giugno 2016.

2. Esperto GI per Turismo e Cultura

Vedi, Proposta Safeguarding and enhancing Europe’s intangible Cultural Heritage, come riferimento per inquadrare il framework

 

Rispetto alla terza dimensione (organizzativa), il framework di riferimento potrebbe essere il “Modello strategico di evoluzione del Sistema Informativo della Pubblica Amministrazione”.Due esempi di possibili use case(profilo professionale necessario) da definire in tale contesto:

1. Evoluzione della SDI nazionale

Vedi: Linee Guida per la produzione dei database geotopografici conformi alle norme del DM 10 novembre 2011. CPSG-CISIS. Giugno 2016

2. Alfabetizzazione geo-digitale

Vedi: Programma nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali – LINEE GUIDA: Indicazioni strategiche e operative. AGiD, maggio 2014.

 

4. Una nuova famiglia di profili professionali inerenti l’informazione geografica

Ricordando l’incarico assegnato al Gruppo di Lavoro UNINFO

“A partire dal GIM, individuare e definire le principali figure professionali relative all’informazione geografica, impostando gli opportuni collegamenti con le norme internazionali e nazionali rilevanti e definendone le conoscenze, abilità e competenze anche al fine di fornire un utile strumento al legislatore, in un’ottica di complementarità tra la normazione tecnica volontaria e il settore cogente.”

e tenendo presente che la metodologia proposta dal sistema e-CF è orientata a descrivere una figura professionale complessa (nel nostro caso il “professionista GI”) attraverso la sua scomposizione in profili professionali corrispondenti alle principali figure professionali operanti nel settore Geo-ICT -non esaustive di tutte le professionalità richieste-, la schematizzazione illustrata nel precedente punto 3 può risultare utile per consentire l’identificazione di profili di terza generazione (G3), adottando terminologie comuni per la definizione delle competenze nell’ambito delle professionalità del settore Geo-ICT stesso.

In altri termini, le tre dimensioni adottate per descrivere lo “spazio” in cui operano in generale i professionisti dell’informazione geografica aiutano nella ricerca e nell’individuazione delle competenze basilari (in quest’ottica esse sono da considerarsi indipendenti). Tramite combinazioni di competenze riferibili a ognuna delle tre dimensioni sarà quindi possibile ottenere il profilo professionale relativo a specifiche esigenze.

A titolo di esempio, nell’ambito di un progetto riguardante il tema del dissesto idrogeologico potrà essere necessario avvalersi di un professionista GI, esperto di Earth Observation Technologies, EOTs, in grado di organizzare e gestire la meta datazione, secondo le regole previste per il Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali, RNDT. Secondo la schematizzazione illustrata, a tale profilo professionale corrisponde un punto nello spazio della GI, individuato da “x” competenze tecnologiche, “y” disciplinari e “z” di essenza organizzativa.

Figura 1. “Little-GIM” grows up

Post scritto insieme a Monica Sebillo


  1. DiBiase, D., DeMers, M., Johnson, A., Kemp, K., Luck, A. T., Plewe, B., Wentz, E., Eds. (2006). Geographic Information
    Science & Technology Body of Knowledge. Washington, D.C., Association of American Geographers.
    http://downloads2.esri.com/edcomm2007/bok/GISandT_Body_of_knowledge.pdf
  2. Definizione di riferimento: proiezione astratta di comunità del futuro, riconducibile a un’idea di società che rispecchi l’evoluzione culturale e le tensioni sociali emergenti della nostra epoca.
  3. Vedi : S. Roche, N. Nabian, K. Kloeckl, C. Ratti. Are ‘Smart Cities’ Smart Enough? Global Geospatial Conference 2012: Spatially Enabling Government, Industry and Citizens, Québec City, Canada, 14-17 May 2012. http://senseable.mit.edu/papers/pdf/20120513_Roche_etal_SmartCities_SpatiallyEnabling.pdf
  4. A questo riguardo si segnala il survey effettuato all’interno del già citato progetto GI-N2K; vedi il documento: “Integrated analysis of the demand for and supply of geospatial education and training”, http://www.gi-n2k.eu/surveys-results/
  5. Committee on the Support for the Thinking Spatially: The Incorporation of Geographic Information Science Across the K-12 Curriculum. Committee on Geography; Board on Earth Sciences and Resources; Division on Earth and Life Studies; National Research Council. “Learning to Think Spatially: GIS as a Support System in the K-12 Curriculum”. THE NATIONAL ACADEMIES PRESS, 2006 http://www.nap.edu/catalog/11019/learning-to-think-spatially-gis-as-a-support-system-in
  6. Paradigma Smart City: aree tematiche di intervento (adattato da: European Smart Cities, http://www.smart-cities.eu, 2012)

Dal 7 al 9 ottobre ci sarà ArcheoFOSS/GFOSS 2016. Si svolgerà presso il Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio nella Sede “Cittadella dei Musei” in Piazza Arsenale 1 a Cagliari e sarà un gran bell’occasione per ascoltare interventi su temi legati ai software e alla conoscenza aperti, con un occhio di riguardo al patrimonio culturale e territoriale.

Il titolo è:

Conoscere per comunicare.
Strumenti e tecnologie open per l’analisi
e la condivisione del patrimonio culturale e territoriale.

Qui il programma: http://tinyurl.com/hfzfb8n

Un grande in bocca al lupo a tutti!


Soltanto a poche ora dal tragico terremoto che ha colpito una vasta area dell’Italia centrale, causando la distruzione di interi paesi ed un pesante bilancio in termini di vite umane, tutti i principali provider mondiali che operano nel settore aerospaziale si sono mobilitati per contribuire attivamente alle operazioni di soccorso, con acquisizioni satellitari  aggiornate delle aree colpite.

La European Space Imaging, che gestisce la programmazione sul territorio europeo dei satelliti WorldView e GeoEye-1 della DigitalGlobe, già dalle prime ore di stamattina ha attivato una programmazione per acquisire immagini in altissima risoluzione sia nella giornata di oggi che in quella di domani. La prima acquisizione è stata effettuata ieri mattina alle 11:21 dal satellite WorlView-2

Eccola a disposizione sui server di Planetek Italia (grazie) e rilasciata dal fornitore (European Space Imaging / Digital Globe) in CC-BY-NC: http://out.planetek.it/Amatrice-Earthquake_24ago2016.zip

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Introduzione

Il GTFS è un formato nato per definire orari e informazioni geografiche legate a reti pubbliche e private di trasporto. E’ nato in sintesi estrema (qui più dettagli) come side project di un dipendente di Google che nel 2005 stava cercando un modo per standardizzare l’importazione di dati di questo tipo in Google Maps. Non c’era ancora uno standard in questo settore, e nel tempo il GTFS è diventato il formato di riferimento, grazie anche all’uso diffuso e alla sua documentazione.

Si tratta di una collezione di file CSV (con estensione .txt) – da un minimo di 6 a un massimo di 13 – archiviati all’interno di un file zip, le cui specifiche sono documentate qui: https://developers.google.com/transit/gtfs/reference/

Per varie ragioni è un formato con cui ho spesso a che fare, ed è stato di ispirazione per creare uno script che ho scritto durante le bellissime olimpiadi di Rio e che ho chiamato GTFS, ready, set, go.

Cosa è GTFS, ready, set, go

È uno script bash che fa essenzialmente una cosa: trasforma i file txt del GTFS in formati pronti per essere usati meglio e subito, sopratutto in applicazioni spaziali. Nel dettaglio:

  • scarica una sorgente dati GTFS e ne converte i file txt in tabelle di un DBMS con estensione spaziale e in particolare in formato spatialite (evviva Alessandro Furieri e tutti quelli che si prendono cura di spatialite);
    • trasforma in layer cartografici le tabelle delle fermate e delle rotte (stops e routes);
    • genera alcuna tabelle utili a creare un report sul file della reti di trasporti preso in esame;
  • esporta in formato GeoJSON e KML la tabella delle rotte e quella delle fermate;
  • genera un report in formato HTML e Markdown utili a dare una visione d’insieme dei dati in esame (al momento è ancora minimale e in bozza) .

Nulla di complesso e nulla di nuovo. Ci sono già altre modalità e prodotti per fare cose simili, ma sono scritti in linguaggi che non conosco (ad esempio in Go), richiedono l’installazione di un database server o non spazializzano database sqlite (come il mio amato GTFSDB) o sono procedure (semplici) da svolgere “a mano” e quindi a rischio sempre di qualche errore e con perdite di tempo (come ad esempio questa).

Qui il repository su GitHubhttps://github.com/ondata/gtfsreadysetgo

Come funziona

Si tratta di uno script in cui ho messo in fila i comandi utili al mio obiettivo finale, costruendo una (sorta di) macro in cui sfrutto le caratteristiche del bash e alcune utility/applicazioni utili per arrivare al risultato atteso. Queste ultime sono al momento un requisito per lo script, e quindi una piccola barriera ad un utilizzo immediato: le ho utilizzate perché mi hanno consentito di non scrivere “vero” codice, perché “fanno” nella sostanza tutto loro.

Requisiti

Avere un sistema operativo in cui è possibile lanciare uno script bash, quindi ovviamente i sistemi Linux, quelli Mac e anche quelli Windows. Su quest’ultimo apro una piccola parentesi.

Per lanciare uno script bash su Windows – sino a poco tempo fa – era necessario installare “cose” come Cygwin.

Cygwin è una distribuzione di software libero, sviluppata originariamente da Cygnus Solutions, che consente a diverse versioni di Microsoft Windows di svolgere alcuni compiti in maniera esteticamente e funzionalmente simile ad un sistema Unix (da Wikipedia).

Dall’ultimo aggiornamento di release di Windows 10 (l’anniversary update di agosto 2016) è possibile utilizzare nativamente bash anche in Windows, tramite l’applicazione denominata “Bash in Ubuntu on Windows”; “GTFS ready set go” l’ho scritto e testato per intero in ambiente Windows 10, anche per provare questa novità introdotta in questo recente aggiornamento, che rende la comodità e la potenza di fuoco di bash sempre più trasversali.

bash

Lo script sfrutta queste applicazioni:

  • GDAL – Geospatial Data Abstraction Library >= 2.1, che viene usato essenzialmente per le operazioni di creazione, importazione e esportazione delle risorse;
  • spatialite, che viene sfruttato per fare query spaziali e come uno dei formati di archiviazione e output;
  • unzip, per decomprimere il GTFS sorgente;
  • curl, per il download del file GTFS;
  • csvtk, per convertire in formato Markdown alcune delle tabelle create;
  • pandoc, per convertire il report Markdown anche in formato HTML.

E infine vengono utilizzate gli straordinari grep e sed, che sono sempre presenti in ambienti in cui è possibile lanciare uno script bash.

Usare lo script

Questa la modalità attuale di utilizzo:

  • scaricare (o clonare) il repository e decomprimere in una cartella il file zip scaricato;
  • dare allo script .sh i permessi di esecuzione;
  • aprirlo con un editor di testo e cercare la variabile URLGTFS;
  • sostituire l’URL presente con l’URL di un feed GTFS di proprio interesse (un comodo archivio di GTFS è TransitFeeds) come ad esempio quello di Madrid https://servicios.emtmadrid.es:8443/gtfs/transitemt.zip;
  • salvare e lanciare lo script via shell.

Qui sotto la replica di quanto descritto nei punti di sopra.

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Alcune note

Lo script può essere migliorato e di molto. Per questa ragione inserisco alcune importanti note:

  • lo script non fa la verifica dei requisiti software (vedi sopra), quindi se non soddisfatti andrà in errore;
  • lo script è utilizzabile al momento soltanto con i GTFS che contengono anche la tabella shapes, che è opzionale per il formato GTFS, quindi non sempre presente;
  • lo script non fa alcuna verifica di consistenza dei dati (per la quale è possibile utilizzare FeedValidator;
  • lo script crea e cancella file e cartelle nella cartella in cui viene eseguito.

Gli output

Sopra ho già fatto riferimento agli output. Nel repository oltre allo script è stata creata la cartella output_example_folder per mostrare nel concreto quali siano gli output prodotti. A seguire l’elenco dei vari output con i relativi URL, in modo da potersi fare un’idea più concreta:

  • feed_gtfs.sqlite download, ovvero il file GTFS trasformato in formato SpatiaLite, in cui le tabelle stops e routes sono state trasformate in layer spaziali;
  • routes.geojson (visualizzazione e download), il file in formato GeoJSON per le rotte;
  • routes.kml (download), file in formato KML per le rotte, visualizzabile in Google Earth (ed in altri client);
  • stops.geojson (visualizzazione e download), il file in formato GeoJSON per le fermate;
  • stops.kml (download), file in formato KML per le fermate, visualizzabile in Google Earth (ed in altri client);
  • la cartella report(visualizza), che a sua volta contiene:
    • report.md, il file con il report in formato Markdown (visualizza)
    • report.html, il file con il report in formato HTML (vista codice e rendering HTML);
    • tutte le tabelle usate per costruire i report, in formato CSV e Markdown.

Perché

GTFS, ready, set, go nasce come conseguenza di #openamat, un’iniziativa civica (ancora in corso) per chiedere a AMAT (la municipalizzata comunale di Palermo che gestisce il trasporto pubblico) di pubblicare i dati relativi ai trasporti pubblici in formato aperto ed in tempo reale.

Dopo 6 mesi senza aggiornare i dati, AMAT ha pubblicato a luglio del 2016 tre aggiornamenti di GTFS in 15 giorni e avevo bisogno di uno script per poter usare e visualizzare subito questi dati.

Lo rendo pubblico perché penso possa essere utile anche ad altri.

URL (che mi sono stati) utili


Il titolo richiama un mio vecchio post, dedicato agli insegnamenti del geografo Franco Farinelli. In effetti, a quello è proprio legato.

Il prof. Piero Dominici è un sociologo. Teoria dei sistemi e teoria della complessità sono i suoi campi d’interesse, in particolare con riferimento alle organizzazioni complesse e alle tematiche riguardanti cittadinanza, democrazia, etica pubblica. I risultati delle sue ricerche fecondano anche gli innumerevoli interventi divulgativi e d’impegno sociale, cui il nostro si applica con continuità assillante, a beneficio della crescita in noi di un atteggiamento di responsabilità (educazione e istruzione, sollecita lo studioso) nei riguardi della crescente complessità della nostra epoca. Per inciso, Dominici è socio di Stati Generali dell’Innovazione.

Nei primi giorni di agosto, sono stati pubblicati due suoi contributi, che segnalo molto volentieri. Sul Sole24Ore è disponibile un intervento a sostegno della mozione per la risoluzione Safeguarding and enhancing Europe’s Intangible Cultural Heritage e della consultazione pubblica connessa, promossa dal progetto #DiCultHer (consultazione pubblica http://diculther.today/).

Il secondo articolo, proposto su TechEconomy,  dal titolo “Dialettiche aperte: traiettorie e discontinuità della società (di massa) interconnessa/iperconnessa”, lascia intuire che la sua lettura richiederà impegno: ma ne vale la pena.

Da parecchio tempo, tenevo “in memoria” il proposito di segnalare su TANTO gli insegnamenti di questo studioso. E sarebbe rimasto probabilmente tutto nella “penna” se non fossi finito sul sito di PensieroCritico.eu, curato da Franco Mattarella, dove ho trovato la seguente mappa concettuale, che v’invito a esplorare.

La-societa-ipercomplessa-richiede-una-nuova-Comunicazione_mappa

Dominici ha coniato il termine “Società Ipercomplessa”, con cui identifica in maniera sintetica una società nella quale, rispetto al passato, prevalgono due fattori: l’Economia e un contesto storico-sociale, dominato dalla Comunicazione.

Percorrendo la mappa concettuale della Società Ipercomplessa, giungiamo al punto centrale, caro al sociologo: perché la nuova Comunicazione sostenga lo sviluppo socio-economico occorre investire in Formazione! Orientata a: Pensiero Critico, Cittadianza e Inclusione, Valutazione della Didattica, Uso di piattaforme collaborative (software open-source), Progetti di Social networking. Su questi punti, è necessario definire programmi in cui siano coinvolti: il settore Pubblico, Ricerca & Università e personale docente della Scuola.

Rimaniamo ancora sulla mappa concettuale: al tema del divario digitale, su cui per lo più focalizziamo la nostra attenzione, è affiancato il divario culturale (vedi il citato articolo del Sole24Ore), fenomeno in crescita anch’esso. A questo riguardo, Dominici raccomanda che la formulazione di nuovi programmi di Formazione, di iniziative di educazione e istruzione pensate per le sfide dell’ipercomplessità in un –ancora sconosciuto- ecosistema della connessione continua devono essere fortemente orientate al superamento della separazione tra saperi, discipline, competenze.

Vorrei avervi incuriosito e spingervi ad approfondire il lavoro di questo studioso (l’esplorazione della mappa offre molti altri punti d’ingresso). Può anche essere l’occasione per riascoltare la bella intervista di Andrea al prof. Farinelli, perché –oggi più che mai- il sapere geografico riveste un ruolo significativo per  smascherare la dicotomia “formazione umanistica vs. formazione scientifica”.

Per stare a nostro agio nella “società ipercomplessa” occorre l’appropriazione delle capacità cognitive e strumentali necessarie per utilizzare i nuovi media; l’impegno per un’alfabetizzazione digitale che dia la possibilità ai singoli, alle comunità e alle organizzazioni di partecipare in modo attivo a una società sempre più digitalizzata. Un’alfabetizzazione anche geo-digitale: con la quale però s’intenda non soltanto l’insegnamento e l’apprendimento delle conoscenze di base per l’uso delle tecnologie ma, soprattutto, l’acquisizione di una conoscenza consapevole del loro impiego nel lavoro e nella vita quotidiana, per muoverci in spazi ibridi, tra luoghi fisici e luoghi della Rete.

Tale consapevolezza, non può escludere la necessità di possedere, unitamente all’abilità nell’uso della tecnologia, anche capacità riguardanti la particolare forma dell’intelligenza, appunto spaziale, associata alla rappresentazione nella nostra mente del mondo esterno.

In altri termini, le iniziative di formazione/alfabetizzazione digitale relative all’ambito geografico devono accrescere e migliorare le capacità spaziali, approfittando delle nuove funzionalità rese disponibili dalla tecnologia. Esse devono essere orientate per accrescere sia l’abilità nell’uso competente e confidente delle mappe e la capacità di creare rappresentazioni (dati-informazione-conoscenza) cartografiche per mezzo degli strumenti che la tecnologia mette a disposizione, sia l’attitudine a pensare anche in termini spaziali quando affrontiamo situazioni e problemi nell’ambito della vita quotidiana, all’interno della società e del mondo che ci circonda.

 

 


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