Note personali a seguito dell’intervista di Andrea Borruso al prof. Franco Farinelli
Quando debbo presentarmi in rete, utilizzo sempre più o meno quest’affermazione: “Credo che l’Informazione Geografica sia uno degli ambiti più affascinanti della nascente Società della Conoscenza”. Sono affezionato all’aggettivo “nascente”, mi fa sentire particolarmente partecipe di una trasformazione, di una rivoluzione senza precedenti nella storia dell’umanità, al cui centro viene posto proprio ciò che ci rende consapevoli del nostro essere: la funzione cognitiva. Sento quindi come privilegio il vivere nell’epoca in cui alla società pastorale ed agricola, a quella industriale se ne aggiunge un’altra: quella della conoscenza.
In questa cornice, occuparsi di Informazione Geografica è un’opportunità speciale. Essa è:
- un crogiolo per un gran numero di tecnologie: GIS, RS (telerilevamento), ERP (sistemi informativi per la pianificazione delle risorse), GPS, RFID (tecnologie per l’identificazione a radio frequenza), BI (business intelligence), WEB(x.0), ecc., ecc., ecc.;
- “nidi” di network: reti di competenze discipline, saperi, domini applicativi; reti organizzative ancor prima che tecnologiche.
Penso ancora che tutto quello che si sperimenta, s’inventa, si realizza in questo quadro diventa stock di conoscenza, disponibile oltre i confini dell’Informazione Geografica: cioè è essa stessa conoscenza!
Per sottolineare questa affermazione noto che lo sviluppo dell’Informazione Geografica nelle forme più innovative entra in relazione con i paradigmi del XXI Secolo: riduzionismo-olismo, glocale, sostenibilità, sussidiarietà, solidarietà, cooperazione, comunicazione, … .
Quindi, credo che per seguire l’evoluzione di questo settore dell’ITC sia necessaria una risoluta adesione ai paradigmi dell’innovazione ed una forte tensione emotiva. Osservo infine che il suo sviluppo sta pervadendo tutte le componenti della società ed offre opportunità per diffondere valori etici (libertà, equità, convivialità[1], …).
Questa è -per me- l’Informazione Geografica.
Farinelli mi sollecita a pormi domande: gliene sono grato. Mi costringe a tralasciare le problematiche professionali quotidiane, a trascurare le difficoltà che incontro, oppure osservo, nel processo di sviluppo, di diffusione dell’Informazione Geografica così come lo immagino, come ho cercato di schematizzare sopra.
Quando ascolto le sue parole o leggo suoi testi ho l’impressione di trovare la fonte di tutte le informazioni necessarie per osservare, riflettere e procedere all’interno del labirinto dell’Informazione Geografica. Trovo corrispondenze dotte tra le tesi che lui sostiene, le ipotesi a cui si affida ed il dominio dell’Informazione Geografica. Qualche esempio tratto dalla chiacchierata con Andrea: i GIS definiti come “forma di sapere che mette in crisi la logica disciplinare”, quindi GIS “natura complessiva del sapere”; il richiamo al ruolo centrale della geografia alle origini della nostra cultura, “la forma originaria del sapere occidentale è la geografia”, quindi “tutto il sapere occidentale è geografico”. Forse è anche per questo che “i geografi più importanti non sono mai stati geografi di formazione: le innovazioni sono state portate da pirati che non avevano una loro specifica formazione disciplinare”. Ancora: viviamo “nel pieno della re-inscrizione dello statuto epistemologico ed ontologico delle cose” e sentiamo “l’esigenza di mettere a punto nuovi modelli del rapporto che esiste tra il sapere, la tecnica ed il funzionamento del mondo”. Quindi, “la sfida della nostra generazione è pensare che la terra sia una sfera, un globo topologicamente irriducibile a qualsiasi mappa”. Infine: “La crisi del mondo più preoccupante è l’abisso che si va spalancando tra il funzionamento del mondo e la nostra possibilità di comprensione”, cioè “l’origine di ogni crisi che noi registriamo consiste esattamente nella incapacità da parte nostra a formulare modelli che siano in grado di riferirsi ad uno stato delle cose che risponda in grado sostanziale a come le cose stanno”.
Le ultime affermazioni potrebbero quasi suonare come l’inquietante profezia di un infausto futuro, addirittura un anatema contro coloro che si dilettano nella “rappresentazione della rappresentazione”! Non credo però che questa sia l’interpretazione giusta. Penso invece che valga come scossa: nulla sarà più come prima e proprio in una fase come questa, quando “qualcosa non c’è più”, ma altri schemi, modelli, riferimenti non esistono ancora, diviene di fondamentale importanza acquisire attitudini e competenze per vivere consapevolmente nel cambiamento e governarne i processi. Semmai è un tendere la mano verso chi, più o meno consapevolmente, oppone resistenze all’innovazione, magari in difesa di privilegi e di posizioni di potere. Un invito, quindi, a vincere il disagio determinato dal venir meno delle certezze che hanno caratterizzato lo sviluppo della società del secolo scorso per lasciare emergere la consapevolezza di vivere un momento storico straordinario, che non ha precedenti: la trasformazione su scala planetaria innescata da un processo che trova le sue origini nella capacità di gestione sempre più efficiente dell’informazione e nella sua condivisione globale.
Rimanendo al dominio dell’Informazione Geografica: le sue parole valgono un’esortazione a colmare la frattura che si può creare tra chi interpreta l’evoluzione dell’Informazione Geografica come occasione per rimarcare il predominio di un proprio sapere, l’appartenere ad una propria comunità, poco incline a lasciarsi contaminare e chi ha lasciato un porto sicuro per un viaggio nel mondo quale esso è. Un mondo che ora comprende anche l’ecosistema digitale, secondo il concetto introdotto dal prof. Massimo Giordani per descrivere la convergenza tra dinamiche evolutive e reti informatiche, e la capacità di tali sistemi di auto-organizzarsi. Percepisco “risonanze” tra le affermazioni di Farinelli e gli stimoli proposti da Giordani, osservatori entrambi dello stesso mondo da due prospettive differenti, eppure convergenti. Può essere di viatico allora il suggerimento che ho ascoltato proprio dal prof. Giordani, riportato su TANTO qui: la necessità di focalizzare l’attenzione sulla convergenza cognitiva, poiché “il modo di accedere alle informazioni e relazionarsi con le altre persone è cambiato radicalmente e continuerà a mutare rapidamente verso una sempre più forte sovrapposizione fra atomi e bit “. Butto sul tavolo schegge d’informazione che il 2009 ci ha lasciato, catturate gloogando sulla profezia di Negroponte: da New York … e da Roma (quest’ultima registrazione è a tratti disturbata: le slide sono qui). Sono arrivato ad esse grazie al blog di Daniel Casarin.
Vorrei, e lo spero tanto, che sulle pagine di TANTO questo dialogo appena iniziato possa continuare ed espandersi, affinché le cose che ci ha detto il prof. Farinelli abbiano un seguito, ci aiutino a comprendere “l’esigenza di mettere a punto nuovi modelli del rapporto che esiste tra il sapere, la tecnica ed il funzionamento del mondo”. Poi noi lettori di questo blog avremo qualche strumento in più per vivere la nostra professione con maggiore consapevolezza e adesione al tempo in cui viviamo.
[1] “Chiamo conviviale una società in cui lo strumento non sia dominio riservato di una casta burocratica, non sfugga dalle mani di tutti esercitando selvaggiamente le funzioni intrinseche alla sua struttura, ma sia utilizzabile dalla persona integrata nella collettività, per realizzare le proprie intenzioni.” Ivan Illich (Convivialità, ed. Mondatori)
I contenuti potrebbero non essere più adeguati ai tempi!
By Pietro Blu Giandonato on gen 11, 2010
Che dire caro Sergio.
Le tue considerazioni nulla di meno hanno rispetto alle parole di Farinelli o di Giordani…
E mi piace molto la tua idea di continuare la discussione e l’approfondimento qui su TANTO.
Da tempo noi del “bar dietro il router” ci troviamo a parlare di queste cose solo nel nostro ambito, nella nostra mailing-list, o le volte (sempre troppo poche) nelle quali interagiamo a voce (molti di noi non si sono mai incontrati di persona).
Speriamo queste idee possano stimolare i pensieri di molti altri avventori…
Ad maiora,
PB
By Vittorio Paola on gen 12, 2010
La divulgazione “semplificata” di una materia è sempre un aspetto positivo; direi quasi un momento virtuoso nel quale si fondono il pensiero complesso e le applicazioni end-user.
Il concetto espresso dal Prof. Farinelli comunicatore, è perfetto quando parla dell’utilizzo delle tecnologie geo cartografiche digitali nella vita di tutti i giorni. E’ altrettanto lucido e tagliente lo stesso pensiero del professore scienziato quando avverte sulle insidie profonde che questa tecnologia cela dietro di se.
Mi si consenta una parola grossa: sono davvero stufo di trovare ambiti divulgativi dove si tenta di minimizzare l’approccio alla materia geo cartografia. Diciamolo pure: si tratta di una disciplina complessa e articolata dove entrano principi di fisica, matematica, statistica, geostatistica, informatica, ecc. ecc. Non è cosa facile occuparsi di questa materia e non illudiamo (ci) nessuno sulla possibilità di un approccio semplicistico al punto che se accendo il mio tom tom in auto e leggo il mio punto posso già andare ad insegnare all’Università.
Dott. Vittorio Paola
Referente Europeo per la Regione Siciliana sui GIS