25 settembre, 2013 | di

Ieri io, Giuseppe Borruso, Fabio Malfatti, Lucio Beltrami e Gianluca Calabretta abbiamo fatto e  registrato l’hangout sul corso del Coursera dedicato alle mappe: “Maps and the Geospatial Revolution“.

E’ stata per me – che facevo purtroppo soltanto il bravo presentatore – un’esperienza entusiasmante. I “fantastici 4” di cui sopra sono riusciti a descrivere la loro esperienza di didattica in un MOOC (massive open online course) in modo interessante e molto variegato. La buona riuscita si deve a tre aspetti principali:

  • la passione  (in questo caso per la geomatica)
  • le storie professionali profondamente diverse di ognuno dei quattro
  • la prorompente bella umanità dei protagonisti

hangout_mooc_geospatial

E’ un video un po’ lungo (poco più di un’ora), ma è un crescendo che è una delle migliore testimonianze che io abbia visto su questo tipo di corsi online (lo so, il mio giudizio in questo caso vale poco). Averli ascoltati prima, ed avendo avuto in testa alcune delle loro parole dopo, mi è venuta una gran voglia di mettermi in gioco, di imparare, di condividere quanto appreso e di passare questo entusiasmo a qualcun altro.

Sembra sia stato un corso veramente ben pensato, e questo ovviamente è in qualche modo propedeutico. Ma le modalità di fruizione, l’interazione “massiva” con gli altri utenti da tutto il mondo, i criteri di valutazione e i tempi di fruizione sono altri aspetti importanti che rendono questo tipo di didattica molto soddisfacente.

Per preparare bene l’intervista è stata creata una piccola rassegna stampa, resa disponibile a tutti i partecipanti. Fornisce altri spunti di riflessione e dati sulla valutazione dei MOOC (non soltanto di natura geomatica). La trovate qui.

Oggi un amico – che l’ha visto in diretta – mi ha scritto che questo hangout “poteva tranquillamente essere preso per un servizio RAI (Storia)”. E’un giudizio molto di parte, ma più passano le ore, più sento di avere contribuito a creare qualcosa d’importante e non soltanto per questo settore.

In ultimo, un grosso grazie ai “fantastici 4”, ed al loro essere persone. E’ la cosa che personalmente mi ha arricchito di più.

Buona visione

16 settembre, 2013 | di

In un post di luglio avevo scritto del primo corso su Coursera dedicato alle mappe: “Maps and the Geospatial Revolution“. Ma cosa dico corso, questo è un MOOC, un Massive Open Online Course.

Avrei voluto partecipare e prendermi il “pezzo di carta”, ma non ci sono riuscito. Dai commenti al post, e da altri segnali, ho capito di essere riuscito a stimolare l’interesse di altri. In particolare mi sono caduti sotto gli occhi questo lungo pezzo di Giuseppe, questo commento di Fabio ed il tweet di sotto di Lucio.

Ho pensato allora di scrivergli, e proporgli di fare una piccola tavola rotonda online, in cui racconteranno la loro esperienza e si confronteranno su questa. Mi hanno risposto da subito in modo positivo e lunedì 23 settembre alle 21:00 faremo un hangout in realtime, che verrà ospitato su GEO+, la bella comunità sulla geomatica che si sta sviluppando in modo molto interessante su Google+ (ma questo è un altro post ;) ).

Sarà qualcosa di molto informale, che nasce da questi belli e inaspettati “effetto domino” che nascono facilmente in rete. Giuseppe, Fabio e Lucio, il “pezzo di carta” se lo sono presi, ma la cosa per me più interessante è avere constatato come tre persone diverse per formazione, professione e interessi siano “caduti” dentro lo stesso corso. Questo avviene in tutte le aule (virtuali e non),  ed a maggior forza in MOOC, ma i tre punti di vista differenti saranno un bel valore aggiunto per la narrazione dell’esperienza.

Ma chi sono Giuseppe, Fabio e Lucio?

Giuseppe Borruso_sGiuseppe Borruso, ricercatore universitario in Geografia Economica appassionato di Scienza dell’Informazione Geografica, co-fondatore di Geog-An-Mod (Geographical Analysis, Urban Modeling, Spatial Statistics). Appasionato di Mountain Bike, Nuoto e Sax.
Fabio Malfatti_sFabio Malfatti, etnoantropologo specializzato in storia orale, saperi tradizionali e gestione sostenibile del territorio. Geografia e mappe sono una passione e uno strumento di ricerca. Speleologo e alpinista.
Lucio Beltrami_sLucio Beltrami, laurea in architettura, gestore di dati per Seat Pagine Gialle a Torino. Interessi: Cartography, Camera, Cinema, Comics, (urban) Cycling.

Sarà l’occasione anche per testare una modalità di comunicazione, che speriamo possa dare la stura ad atri incontri di questo tipo. Sarebbe bello infatti replicare tanti James Fee, e fare i geohangout anche in Italia.
Sarà in real-time e sarà possibile anche ricevere domande e commenti. L’orario forse non è dei migliori, ma era l’unico che mettesse d’accordo gli studenti del corso. In ogni caso verrà tutto registrato e sarà visibile successivamente in qualsiasi momento.

Ci “vediamo” allora il 23!

NDR: si è aggiunto in corsa un altro “studente” del corso,  che si è preso ‘il pezzo di carta’ with distiction. E’ Gianluca Calabretta e sotto trovate la sua short-bio.

gianluca_calabretta

Gianluca Calabretta: ingegnere ambientale alla ricerca della mappa perfetta. Attualmente si aggira circospetto tra enti pubblici, ed istituti di ricerca. Triste caso di avvelenamento neonatale da cartografia. Segue con disincanto tecnologia e fumetti. Fuori orario e’ possibile che lo vediate correre.

17 luglio, 2013 | di

Poco più di due anni fa pubblicammo il primo post che introduceva il Geospatial Revolution Project,  un ambizioso progetto della Penn State University nato con l’obiettivo di ampliare la conoscenza sulla storia, le applicazioni, le questioni legate alla privacy ed alla giurisprudenza e il futuro potenziale delle tecnologie spaziali. Ne nacque una delle esperienze più belle fatte come TANTO, la traduzione in Italiano dei sottotitoli dei 4 episodi, in collaborazione con Penn State University.

Oggi parte il primo corso su Coursera dedicato alle mappe, dal titolo “Maps and the Geospatial Revolution“, il cui docente - Anthony C. Robinson - è (guarda caso) della stessa università.

“Coursera” non credo abbia bisogno di presentazioni, è una di quelle cose che capita di citare quando si vuole evidenziare il bello del web. E’  una società di formazione in partnership con le migliori università e organizzazioni di tutto il mondo, per offrire corsi on-line gratuiti e per tutti. Sul loro sito si legge:

We envision a future where everyone has access to a world-class education that has so far been available to a select few. We aim to empower people with education that will improve their lives, the lives of their families, and the communities they live in.

Qualche giorno fa ho fatto 40 anni e mi sembra un momento della vita molto bello. Questo corso mi fa tornare indietro di 20 anni, alla voracità di conoscenza un po’ irrazionale e poco analitica, ma anche alla bocca amara fatta per certi brutti sapori e ai crampi per mancanza di materia prima (parlo solo di conoscenza :D ).
L’andy di 20 anni fa sarebbe stato felice di poter disporre di un corso di questo tipo e di avere una banda internet che consentisse di usufruire di servizi di questo tipo; l’Andrea di oggi si iscrive sapendo di non avere il tempo libero e leggero di quegli anni, e spera di poter arrivare in fondo.

Non so dirvi quanta qualità ci sarà, ma mi sembrava utile darne notizia e seguire la Rivoluzione Geospaziale.

11 agosto, 2011 | di

Era il maggio 2009 quando TANTO cominciava a raccontare di Geospatial Revolution Project, definendolo come un “ambizioso progetto con il quale diffondere la consapevolezza della coscienza geografica in un mondo nel quale ormai (quasi) tutti sanno cosa siano Google Earth e Streetview”, di come queste tecnologie siano usate non solo negli smartphone e nei ricevitori GPS delle automobili, ma anche in molte branche della scienza, nell’allocazione ottimale delle risorse, nel governo del territorio, nella gestione delle crisi internazionali …e molto altro ancora, sempre di più davanti ai nostri occhi. E provando a fare un bilancio, GRP si è effettivamente dimostrato al di là di ogni nostra più rosea aspettativa.

Abbiamo preso a cuore questo progetto poiché rappresenta, a nostro modesto avviso, una sintesi non tecnica particolarmente efficace a livello divulgativo che descrive ottimamente quello che è il mondo delle tecnologie geospaziali che ci piace tanto …e non solo! Ci ha offerto infatti innumerevoli spunti di riflessione, ponendoci davanti diversi interrogativi. Dove saremmo ora se John Snow non avesse disegnato la sua mappa leggendaria, ponendo così le basi per l’analisi spaziale in senso moderno? A quale destino ancor più amaro sarebbe andato incontro Haiti dopo l’immane catastrofe del terremoto del 2010, se non fossero esistiti il progetto OpenStreetMap e i suoi contributori provenienti da ogni angolo del mondo? Gli abitanti di Kibera avrebbero oggi a disposizione fondamentali servizi laddove prima non c’erano, se non fosse stata messa in campo l’iniziativa meravigliosa di Map Kibera? E ce ne sarebbero tanti altri…

Un viaggio durato un paio d’anni, ma che certamente non si esaurisce qui. L’epilogo del quarto ed ultimo episodio (di cui finalmente abbiamo terminato la traduzione dei sottotitoli e che vi riproponiamo in questo post) condensa tutto il senso di quanto ci siamo detti finora e quanto ancora deve venire:

Questa tecnologia sta cambiando il modo in cui guardiamo il mondo. Stiamo acquisendo la comprensione basata sulla localizzazione di qualsiasi cosa sul pianeta rendendola ora quasi tangibile. [...] La geografia e la scienza stanno per fare la differenza. Aiuteranno i governi a prendere decisioni migliori, aiuteranno le persone a imparare cose in modi nuovi, aiuteranno i cittadini a comprendere il loro governo e mettersi in gioco, contribuiranno a salvare il mondo.

Non ci resta che attuarla questa rivoluzione giorno dopo giorno, cercando di disseminare in maniera capillare questa nuova forma di consapevolezza, a partire dai banchi di scuola per finire a quelli di chi ci governa, e immaginando nuovi possibili utilizzi di queste tecnologie al servizio dell’intera umanità. L’evoluzione dell’homo geographicus si trova ancora sul ramo ascendente della sua parabola, per cui abbiamo ancora tanta strada da percorrere…

…la rivoluzione geospaziale continua!

 

3 maggio, 2011 | di

A fine 2009, nel mio ormai “tradizionale” post augurale di fine anno, scrissi queste parole a proposito del progetto “Map Kibera“:

Senza la conoscenza di base della geografia di Kibera, sarebbe stato impossibile aprire una discussione su come migliorare il quotidiano dei residenti. I dati su un’entità e l’accesso a questi, ancora una volta consentono di creare un valore aggiunto, e di rendere visibile l’invisibile.

Nel rileggermi riconosco e ricordo l’emozione che mi portò a scrivere queste parole, ed oggi – con l’uscita del IV episodio di Geospatial Revolution Project - ho rinnovato con forza quelle belle sensazioni.

Il IV episodio di GRP – ultimo della serie – è diviso (come i precedenti) in capitoli.

Nel primo - “Monitoring a Changing Climate” – viene illustrata l’importanza di misurare i fenomeni che coinvolgono il nostro pianeta e la nostra vita. Eventi apparentemente lontani da molti di noi (cittadini metropolitani) come l’assottigliamento dei ghiacciai o la deforestazione. Tra gli strumenti di misura (hardware, software e di conoscenza), ci sono certamente quelli messi a disposizione dalla rivoluzione geospaziale.

Nel secondo - ”Preventing Hunger” - si  mostra l’importanza che le tecnologie per la gestione e l’analisi delle informazioni geografiche hanno nel pianificare gli interventi di aiuto alimentare. Di come qualcosa di impalpabile come un’analisi NDVI, possa trasformarsi in aiuto concreto da portare in luogo mai visitato, e conosciuto grazie (anche) a tradizionali tecniche di remote sensing.

Il quarto – “Tracking Desease” – ci fa conoscere il fantastico John Snow, che nel 1854 studiò un’epidemia di Colera avvenuta a Londra, utilizzando l’analisi spaziale. Posizionando su una mappa la diffusione dei casi della malattia, constatò che si concentravano attorno ad una pompa dell’acqua nel distretto di Soho; dei raggruppamenti di eventi correlati temporalmente e spazialmente (dei cluster). Queste evidenze lo portarono ad individuare la causa dell’epidemia.

Il capitolo conclusivo – “Mapping Power to the People” – è quello che mi fatto tornare alla fine del 2009, e che mi ha dato l’ispirazione per il titolo del post. Douglas Namale, un uomo di Kibera, al minuto 15 dice una cosa bellissima: “la prima volta che ho visto la mappa [n.d.r. quella realizzata per il progetto], ero orgoglioso. Non è stata fatta da altri, ma da me“. Il lavoro suo e di tutte le persone coinvolte nel progetto, ha fatto in modo che in questo luogo lontano (non solo geograficamente) potessero sorgere delle strutture sanitarie e delle stazioni di polizia. Questo è veramente rivoluzionario.

Buona visione


TANTO non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001, in quanto non viene aggiornato con una precisa e determinata periodicita'. Pertanto, in alcun modo puo' considerarsi un prodotto editoriale.