Il 28, 29, 30 di marzo si è tenuto a Bologna il raduno annuale della comunità di Spaghetti Open Data: #SOD14.

Insieme ad Andrea Borruso e Giulio Di Chiara, abbiamo deciso di partecipare spinti dalla volontà di confrontarci con una delle più importanti realtà italiane in tema di dati aperti.
Ma soprattutto abbiamo voluto esserci per completare un percorso formativo che, a partire dalla realizzazione delle Linee Guida scritte per il Comune di Palermo (documento utilizzato anche dal Comune di Matera), ci ha visti coinvolti nelle problematiche inerenti l’apertura dei dati delle PP.AA.

Ricordo ancora quando, appena qualche mese fa (agli inizi di gennaio di quest’anno), ci siamo guardati e ci siamo detti: “Però, non sarebbe male partecipare tutti e tre a SOD14“, con in faccia, tuttavia, un bel po’ di perplessità sulla fattibilità dovuta al far combaciare possibilità ed impegni.
Poi, una volta staccato il biglietto e prenotato il B&B (a proposito: grazie Giulio), tutto è diventato, come per miracolo, reale e concreto.

Queste notazioni possono sembrare cose futili, ma credetemi, non sono affatto scontate per noi (parlo a nome di tutti e tre perché so di potermelo permettere) isolani e professionisti in una realtà ancor più complicata di quello che si può immaginare.

Il raduno, come detto, si è tenuto in quella splendida cornice che è la città di Bologna (come l’anno passato).
Per la verità diverse altre città (tra cui Palermo, Matera, Napoli), avevano presentato la candidatura ad ospitare l’evento.
Ritengo che, magari per gli eventi futuri, sia importante fare un atto di coraggio e decidere di portare questi eventi laddove c’ è maggiore necessità di implementare la cultura della partecipazione e dove le Pubbliche Amministrazioni sono, per così dire, più restie a consentire il libero accesso ai dati.

Le giornate di #SOD14

Venerdì 28 è stata tenuta una conferenza in cui i partecipanti si sono aggiornati a vicenda sulle novità principali nel mondo degli open data emerse nell’ultimo anno.
La mattina è stata di plenaria, mentre il pomeriggio si sono tenuti un barcamp ed il SODcamp.

Sabato 29 vi sono stati alcuni civic hackathon: come recita la pagina di presentazione:

“produrremo insieme qualcosa di concreto. A differenza degli hackathon “normali”, il civic hackathon di SOD14 non si concentra solo sulla produzione di software, ma anche su analisi di leggi e normative o azioni di monitoraggio civico”.

Domenica 30 sono stati tenuti due mini-corsi (ritengo pratico-divulgativi essendo accessibili a molti): uno riguardava la visualizzazione dei dati, l’altro il web semantico e i linked open data.
Io non ho partecipato, in quanto, dopo tanti dati, mi sono dato ad una passeggiata turistica per le vie della città, prima di prendere il volo per Palermo. Per cui nulla posso dire al riguardo.

Il raduno generale ed i barcamp

Il primo impatto, lo dico subito, è stato molto eccitante ed euforico. Incontrare persone conosciute solamente tramite web, potersi guardare negli occhi, scoprire i volti reali delle persone dietro quelle idee e quei progetti per i quali mi sono entusiasmato, poter condividere in libertà ed informalmente, anche con il primo che passava, la propria esperienza, è stato un momento che si può riassumere in una immagine: così dovrebbero essere le Scuole e le Università in Italia!

Sarà sciocco, ma mi sono sentito come un ventenne all’Università di Stanford… o se Simone Cortesi preferisce: come un ventenne al
Queen’s College dell’Università di Oxford.
In verità non so come si sente uno studente in Università simili, ma penso che dovrebbe sentirsi proprio come mi sentivo io.
Insomma: “giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose”.

Non è mia intenzione elencare qui di seguito l’intera evoluzione della mattinata, voglio solo fare qualche accenno ai momenti che adesso mi vengono così, di getto.

La presentazione di Wikidata

Come recita la pagina principale che descrive il progetto (mi raccomando fate click sui collegamenti ipertestuali):

Wikidata è una base di conoscenza libera che può essere letta e modificata allo stesso modo da umani e macchine. Fornendo un accesso centralizzato alla gestione di dati strutturati – come collegamenti interwiki e informazioni statistiche – rappresenta per i dati ciò che Wikimedia Commons è per i file multimediali. Wikidata contiene dati in tutte le lingue per le quali esistono progetti Wikimedia. Per saperne di più, è disponibile una pagina introduttiva che ne approfondisce le caratteristiche e il funzionamento.

Adam Shorland ha presentato brillantemente questo progetto: qui due presentazioni: una breve ed una lunga.

Open by default? Perché a volte i dati pubblici si riescono ad aprire e altre volte no.

Sono stati effettuati alcuni interventi programmati, moderati da Patrizia Saggini, sul tema sopra emarginato: ISTAT (Vincenzo Patruno), Regione Emilia-Romagna (Dimitri Tartari), Lombardia (Daniele Crespi), Provincia Autonoma di Trento (Lorenzino Vaccari), Palermo (Andrea Borruso), Bologna (Michele D’Alena), Ravenna (Morena Brandi)

Perché ho messo in grassetto Andrera Borruso?

Massimo Zotti Andrea Borruso Simone Cortesi

Massimo Zotti – Andrea Borruso – Simone Cortesi

Perché è un mio amico?
No, anche se “I am also a friend of @aborruso”.

Devo, invece, segnalare un piccolo fraintendimento nella comunicazione sulla partecipazione di Palermo.

Su Corriere Innovazione — rivista del Corriere della Sera online — è stato indicato che:

(…) seguiranno un dibattito con rappresentanti di enti e amministrazioni pubbliche (Istat, Provincia autonomia di Trento, Regioni Emilia-Romagna e Lombardia, Comuni di Palermo, Bologna e Ravenna), (…)

Vorrei precisare che il Comune di Palermo, purtroppo, non ha partecipato.

Andrea Borruso (sul palco e poi il giorno seguente nell’Hackaton: Gli OpenData per liberare l’Energia Potenziale dei beni confiscati alle mafie), Giulio Di Chiara ed il sottoscritto (in platea e nelle sessioni pomeridiane), hanno partecipato solo come privati cittadini, o se preferite come (anonimi) professionisti.

Potrebbe sembrare lo spunto per una polemica. Credetemi, non lo è.

Si tratta di una evidenza che non può non essere sottolineata a fronte di un’Amministrazione Comunale (Palermo) che, sebbene sollecitata, coadiuvata e pressata costantemente dai sottoscritti e da pochi altri attivisti, si è dimostrata non sufficientemente attiva e sensibile sulle politiche di partecipazione ed apertura dei dati.

All’Open Data Day che in pochissimo tempo (e senza alcuna reale risorsa)  è stato realizzato a Palermo, sono state evidenziate inadempienze e lacune sulle quali non è il caso in questa sede dilungarsi.

Devo rilevare, come riassunto in questo articolo del 24 febbraio ultimo scorso, che il Comune di Palermo è ancora pressoché fermo in ordine alla scadenze temporali relative all’attuazione delle Linee Guida.

Ad ogni modo, su tali problematicità è stato condotto l’intervento di Andrea Borruso.

Non poche perplessità, infatti, ha suscitato la comunicazione della circostanza che a fronte del contest: “ApPalermo – Palermo Open Data Contest” con un montepremi di 37.000,00 euro (che ha fatto brillare gli occhi a molti dei presenti in sala), ancora sono pochissimi, pressoché nulli, i data-set in open-data pubblicati dal Comune realmente e proficuamente utilizzabili.

Subito dopo, per l’appunto, vi è stata la premiazione dei vincitori del contest lanciato dal Comune di Ravenna, il cui ammontare totale complessivo lordo dei premi era di 3.000,00 euro.

E’ stato evidenziato come l’Amministrazione di Ravenna abbia correttamente e preliminarmente provveduto ad adottare specifiche e mirate azioni, come, ad esempio, il censimento dei dati in proprio possesso.

Un’ultima riflessione mi sia consentita sul punto: più volte mi è stato detto (anche da Dirigenti Comunali, ma non solo) che, sintetizzo: è facile effettuare questo tipo di politiche in piccoli Comuni.
Voglio rispondere, come sempre ho fatto: a chi dobbiamo ispirarci allora? Alle grandi città come Londra, New York o, in Italia, Torino? O forse mi direte che quelle realtà sono troppo grandi ed organizzate?

Metodologie e buone prassi, credo, che debbano prescindere dall’entità urbanistica.

L’apertura dei dati, aldilà della meritoria attività dei singoli attivisti, rimane una prerogativa politica.
Si dovrà ancora riflettere su come adottare delle uniformi strategie nazionali  e, soprattutto, sui rimedi concreti ed effettivi contro la disapplicazione, o l’applicazione spesso di facciata da parte della P.A., della normativa di settore.
Credo che questi temi dovranno essere il campo di battaglia su cui confrontarsi al fine di trovare un punto di incontro tra discrezionalità amministrativa ed obblighi di adeguamento.

Open Bilanci

Di pomeriggio ho seguito la sessione tenuta dall’ottimo Ettore Di Cesare su Open Bilanci.
Posso dire che il solo partecipare a questo incontro è valso di gran lunga l’acquisto del biglietto aereo per Bologna.

Dagli autori del progetto Openpolis, Open Bilanci “ha l’obiettivo di “aprire i bilanci” delle amministrazioni dei comuni italiani e renderli accessibili, comprensibili e confrontabili dai cittadini”.
Il progetto dovrebbe prendere il via a maggio (data presuntiva di rilascio) e si basa sui dati certificati dei bilanci preventivi e consuntivi che i comuni d’Italia mandano annualmente al Ministero dell’Interno (reperibili anche su Finanza Locale).

I dati (che saranno pubblicati in formato json e csv) saranno fruibili anche dal comune cittadino grazie ad una interfaccia che permetterà la visualizzazione, la consultazione, la comparazione (temporale e tra Comuni) dei bilanci di spesa dei Comuni Italiani. In più potrà essere effettuata una analisi dei bilanci comparati con l’attività delle singole amministrazione che si sono succedute nel tempo.

Le criticità del progetto cui sono andati incontro i realizzatori sono costituite dal fatto che su alcune tematiche (ad esempio rifiuti, mobilità) i Comuni si comportano in modo differente a causa della presenza delle Aziende partecipate o controllate.

IMHO

Gli aspetti positivi ed entusiasmanti di #SOD14 sono stati davvero tanti.

Mi rendo perfettamente conto anche dell’importanza di creare comunità attraverso l’entusiasmo di alcune pratiche un po’ da geek (passatemi il termine).

Francamente — ma questa è solo la mia opinione —non mi è piaciuto l’invio compulsivo di tweet (un po’ incentivato dalla proiezione dei predetti sui due maxi-schermi).
Ad ogni modo, ho preso la faccenda come un momento, diciamo, di euforia goliardica, anche se un sottile confine separa il clima goliardico, da operazioni un po’ di immagine come l’intento di entrare nei trend topic.

Non sono rimasto, invece, del tutto convinto della sessione Law4OpenData UnHackathon, il cui tema da programma era:

Fare l’analisi delle norme che non facilitano l’effettiva applicazione concreta del paradigma Open Data o che per loro complessità non semplificano il processo di liberazione dei dati. Il goal sarà quello di fare proposte concrete al nuovo ministro della Pubblica Amministrazione e fornire una tabella sinottica e grafica delle emergenti proposte sotto forma di infografica. Poiché da recenti statistiche i documenti normativi sono il secondo dataset più ambio dagli italiani, si analizzeranno anche insieme alcuni documenti giuridici (e.g. delibere comunali, piani regolatori, piani di rischio) per verificare insieme se possono essere liberati e come, applicando così il metodo preventivo dell’analisi giuridica al dataset.

Più in particolare, nella mattinata, è stata analizzata la normativa in tema di pubblicazione dei turni e degli orari delle farmacie di un Comune, prendendo le mosse da un caso concreto. L’obiettivo era quello di evidenziare punti deboli e prospettive.

Non voglio dilungarmi sul punto, tuttavia sono convinto — ma anche questa è solo una mia opinione — che la sessione poteva essere organizzata meglio, in modo più consapevole ed approfondito.
Non so che fine farà il risultato del lavoro (che, comunque, dovrà essere ulteriormente verificato), non essendo stata realizzata alcuna piattaforma collaborativa sul tema. Magari per le prossime volte sarebbe importante comunicare direttamente ai partecipanti il cuore delle problematiche da affrontare in modo da poter giungere più consapevolmente ai goals programmati.

Ad ogni modo la metodologia mi ha molto coinvolto ed è mia intenzione, nei prossimi mesi, provare ad organizzare nel mio campo professionale qualcosa di simile, soprattutto con l’ausilio di varie competenze professionali esterne.

Questo articolo

Voglio dedicare questo articolo a Lorenzo Perone ed alla sua splendida famiglia, non solo per l’accoglienza ed il caldo affetto che ci hanno dimostrato, (mi è sembrato quasi un terrone, io lo posso dire, voi no).

Ma soprattutto voglio ringraziarlo per le lasagne di sua suocera.

Lorenzo (come me qualche volta) scrive su TANTO , il bar dietro al router, dove ci siamo incontrati.

@lorenzo_perone is my friend

Post Scriptum

A proposito di dati: al rientro a Palermo abbiamo scoperto casualmente (all’andata ancora non era presente tale servizio) che la controllata (al 100%) del Comune di Palermo  Amat Palermo S.p.A. (autobus), ha rilasciato alla statunitense società Google Inc. i dati sorgenti del trasporto pubblico locale di Palermo (come per altro hanno fatto molte altre città italiane).
Qui l’articolo scritto da Giulio Di Chiara.
Nulla di male, anche se non vi è stato alcuna comunicazione ufficiale o ufficiosa.

Abbiamo già chiesto (per primo Simone Cortesi con una PEC diretta al Sindaco di Palermo) che che questi dati, in forma sorgente, vengano forniti, con le stesse modalità, alla comunità italiana opendata. L’azione di rilascio in open data sarebbe infatti in grado di dare un contributo all’innovazione a Palermo, soprattutto come base per la creazione di servizi alternativi.


NdR: la redazione di TANTO aderisce e sostiene questa campagna Team degli Sviluppatori di GRASS

In occasione dell’imminente Code Sprint di Vienna 2014, all’inizio di quest’anno il Comitato Direttivo (PSC) di GRASS ha deciso di aderire ufficialmente all’evento, considerata la grande opportunità per attività comuni. Più di 60 sviluppatori dei piu`importanti progetti OSGeo parteciperanno all’evento.

Mentre gli sviluppatori di GRASS donano il loro prezioso tempo, gli utenti appassionati (tu!) possono contribuire con donazioni, anche simboliche, che verranno utilizzate per coprire le spese vive dei partecipanti.Le aziende possono anche decidere di sponsorizzare un compito specifico! Per saperne di più non esitate a contattarci (o Markus Neteler neteler@osgeo.org).

Come sempre, tutto il lavoro svolto durante lo Sprint verrà direttamente messo a disposizione del progetto GRASS, per il beneficio dell’intera comunità  di utenti. L’obiettivo per lo Sprint è quello di pubblicare la prima versione candidata stabile di GRASS GIS 6.4.4 e la versione di anteprima tecnologica di GRASS GIS 7.

Potete utilizzare il comodo pulsante Paypal all’indirizzo: http://grass.osgeo.org/donations/. Per opzioni di pagamento alternative, potete contattare Martin Landa (landa.martin@gmail.com).

Grazie per il vostro sostegno!
Il Team degli Sviluppatori di GRASS


“Nella new economy […] il <<lavoro programmabile>> è una dote fondamentale, allo stesso tempo personale e organizzativa. Proprio in questa nuova concezione delle risorse umane alcuni ravvisano la vera ragione della recente affermazione delle donne. La tradizione patriarcale ha fatto sì che gli interessi maschili si focalizzassero sulle attività più materiali. Le donne sono state portate, dunque, dall’evoluzione a potenziare altre qualità, come la capacità di stabilire rapporti interpersonali e quella di prevedere il futuro, riuscendo a fronteggiare situazioni incerte e a risolvere ogni problema.” (M. Castells, La Città delle Reti, Marsilio 2004, p. 41)

 

geo gender

Hashtag: #gendergeo

 Ogni tempo propone all’umanità la possibilità di migliorarsi, sia come collettività, sia come individui. L’Età dei Lumi ci ha lasciato così in eredità i principi morali per rigettare le pratiche sociali dello schiavismo e della pena di morte, prima di allora considerate lecite, nell’interesse del bene comune (sic!).

Lo sviluppo della Società dell’Informazione si accompagna a progressi dell’etica, occupandosi dei fini sociali da raggiungere, che sono ancora e sempre il perfezionamento dell’individuo e il bene comune. Così, si riaffrontano oggi problematiche antiche perché ritornate urgenti in conseguenza della globalizzazione (vedi nuove forme di schiavitù) o perché maturano nuove consapevolezze, come il riconoscimento delle pari opportunità tra i sessi, assunto come paradigma, cui fare riferimento per ogni azione che riguardi tutti gli ambiti politici, economici e sociali.

Il principio, universalmente espresso come Gender Mainstreaming, è rivoluzionario. Esso aspira a rendere generale il principio di non discriminazione, perciò garantito non solo da leggi mirate ma dalla sua assimilazione sistematica in tutte le politiche pubbliche. La strategia per il suo adempimento presuppone quindi attività sia preventive rispetto al verificarsi di situazioni potenzialmente discriminatorie, sia di tipo proattivo, nel senso che la sua realizzazione richiede un atteggiamento positivo della pubblica amministrazione e della società tutta. Pertanto, come corollario, il Mainstreaming, implica un approccio che integri progettazione, attuazione, monitoraggio e valutazione di politiche e programmi, in tutti gli ambiti della vita sociale.

Una società in cui donne e uomini condividono la conoscenza e la consapevolezza di questo paradigma è sicuramente orientata e facilitata al miglioramento di sé stessa, impedisce che le diseguaglianze si perpetuino e valorizza –attraverso un approccio pluralistico- la diversità di genere.

In tale quadro, la new economy, richiedendo anche nuove competenze e nuove attitudini, più diffuse nel mondo femminile, come osserva il sociologo spagnolo, contribuisce a colmare le diseguaglianze che la società ancora riserva alle donne.

Recentemente, ha richiamato la mia attenzione questo titolo: “Does SDI need a gender dimension?“, uno speech presentato nella sessione “Education and Capacity Building” della XIII Conferenza Global SDI, Quebec 2012. Incuriosito, ho aperto l’abstract qui, quindi le slide, ancora qui.

La documentazione disponibile riferisce di un’indagine su aspetti di genere riguardanti il settore delle Spatial Data Infrastucture, SDI, (in Italia chiamate: Infrastrutture di Dati Territoriali; sono l’evoluzione “digitale” degli organismi cartografici),  vale a dire la partecipazione delle donne all’interno di questa comunità internazionale e il contributo che le SDI forniscono alla comprensione dei problemi che investono le donne di tutto il mondo.

Gli autori sono due ricercatrici Colombiane, Nancy Aguirre e Lilia Patricia Arrias, insieme a Santiago Borrero, Segretario Generale dell’Istituto Panamericano di Geografia e Storia, IPGH. Nancy è una geografa e, tra l’altro, attualmente è l’editor della versione dedicata all’area regionale America Latina e Area Caraibica della Newsletter dell’Associazione Global SDI. Lilia, all’epoca di questo lavoro, ricopriva la carica di vice-presidente dell’International Geospatial Society, IGS. 

Lo studio ha considerato l’intero contesto mondiale (in realtà, non sono menzionati Paesi del Continente asiatico), provvedendo alla raccolta d’informazioni sul tema attraverso interviste con domande aperte ed eseguendo un sondaggio sulle tematiche di genere delle SDI, rivolto sia a organizzazioni leader del settore, sia singoli addetti, di entrambi i sessi.

Anche se i risultati ottenuti tramite l’esame dei dati raccolti, come gli stessi autori hanno tenuto a precisare, siano da considerare frutto di un’indagine preliminare, la cui metodologia meriti di essere affinata, il lavoro pone in evidenza almeno due aspetti interessanti.

Prima di tutto, anche il settore della Geo-ICT non è estraneo alla contraddizione che la rivoluzione digitale sta mettendo in risalto, quella tra il bisogno di competenze soft, cioè non tecniche (hard) di cui il genere femminile è portatore e il rischio che la stessa rivoluzione amplifichi l’ineguaglianza di genere, senza distinzioni tra classi sociali e di reddito. Eppure, le informazioni raccolte dagli autori confermano che una presenza bilanciata dei due sessi all’interno della comunità delle SDI, nell’ambito della produzione dei dati e dei processi decisionali rilevanti rispetto alle esigenze delle utilizzatrici delle SDI stesse, può essere fondamentale per promuovere l’uguaglianza di genere, l’emancipazione delle donne e –in definitiva- la costruzione di una Società dell’Informazione veramente per tutti.

Il secondo aspetto trae spunto dalla considerazione che le SDI hanno come fine ultimo quello di contrastare le conseguenze -sia a livello globale, sia locale- dei maggiori problemi della nostra epoca, come il cambiamento climatico, la crescita della popolazione, la globalizzazione economica e i problemi associati all’inquinamento dell’ambiente, il depauperamento delle risorse naturali. Ciò nonostante, è assai poco frequente annoverare tra gli obiettivi alla base dello sviluppo delle SDI temi riguardanti esplicitamente problematiche che investono le donne. Eppure, osservano gli autori, la soluzione del divario di genere è fortemente connesso –ad esempio- al tema dello sviluppo dell’agricoltura o della sicurezza alimentare; e la maggior parte, se non tutti, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell’ONU sono esplicitamente “gender-oriented”. Lo studio effettuato conferma che le SDI potrebbero supportare l’integrazione, nelle diverse politiche, delle problematiche riguardanti le pari opportunità.

E in Italia? Anche la comunità delle SDI italiane necessita di una “dimensione di genere”?

L’attenzione verso queste tematiche, secondo il concetto di Gender Mainstreaming, non è del tutto assente all’interno della comunità delle SDI italiana: si veda questo esempio. Un altro indizio è fornito proprio dal lavoro testé descritto: scorrendo le slide si evince che almeno una (uno, o più?) rappresentante della comunità italiana ha collaborato con gli autori alla raccolta dei dati, compilando il questionario oppure rispondendo all’intervista.

Esplorare le questioni di genere nel contesto della comunità geomatica nazionale, prendendo ispirazione -ad esempio- dal lavoro eseguito dalle ricercatrici colombiane, potrebbe essere utile per dare nuovi impulsi al processo di sviluppo delle SDI nel nostro Paese.

Non mancano ragioni per provarci.

Rispetto al contesto generale dell’ICT, per il settore Geo-ICT si riscontra un più accentuato gap tra potenzialità d’innovazione e capacity building -degli addetti ai lavori e degli stakeholder- necessaria per sfruttarne le opportunità. La caratterizzazione della comunità SDI nazionale rispetto al genere potrebbe evidenziare aspetti utili per comprendere questa discrepanza e indicare circostanze favorevoli per attenuare tale carenza e, nello stesso tempo, contribuire a contenere fenomeni di digital divide di genere.

L’iniziativa, contribuendo ad accrescere la consapevolezza sulle problematiche di genere specifiche nell’ambito della comunità delle SDI italiane, può anche offrire occasioni per diffondere le tematiche riguardanti la crescita di una società spatially enabled, cioè in grado di usare i dati geografici come “bene comune” per stimolare l’innovazione. A questo riguardo, un ruolo fondamentale può svolgerlo la Rete Women for Intelligent and Smart TERritories, WISTER, costituitasi all’interno degli Stati Generali dell’Innovazione, per “promuovere politiche dell’innovazione sensibili alle differenze, a partire da quelle di genere”. Contribuire all’alfabetizzazione sui geo-dati digitali, formare cittadini (di entrambi i generi) “spatially literate”, è la condizione necessaria per promuovere le SDI anche in Italia come strumento di supporto per la diffusione del Gender Mainstreaming.

A questo riguardo la redazione di TANTO, Stati Generali dell’Innovazione e la rete WISTER (ma chiunque vorrà contribuire sarà benvenuto) si augurano con questo post di stimolare una discussione sul tema affrontato, aperta alla comunità degli innovatori, donne e uomini, ovviamente.

Ecco qualche spunto, per avviare il dialogo:

  • Ritieni che nell’ambito del settore della Geo-ICT esistano problematiche riguardanti aspetti di genere?
  • Pensi che un’indagine sugli aspetti di genere possa essere utile per il settore delle SDI e -in generale- possa contribuire nella promozione dell’innovazione nel nostro Paese?
  • Ci sono problematiche che vorresti già segnalare perché siano considerate in un’eventuale indagine?
  • Qualora l’iniziativa riscontrasse il favore dei lettori, vorresti avere voce in capitolo nella stesura del questionario?

Siete invitati tutti a spargere la voce: segnalate questa proposta, suggerendo –se lo ritenete- di lasciare un commento, una testimonianza, qui di seguito o anche usando l’hashtag #gendergeo.

Ringraziamo in anticipo tutti coloro che ci aiuteranno a diffondere questo post.

 


50 centimentri sono abbastanza per un post a risoluzione schermo (largo circa 500 px), più o meno la lunghezza del passo di un uomo, il diametro di un canestro di basket, poco più del lato lungo di un foglio A3. Tutto è relativo.

Se si tratta della risoluzione di ortofoto è sicuramente un piccolo grande numero, che consente di osservare il territorio con un buon dettaglio, di supervisionare virtualmente un’area prima di fare un volo con un drone, di derivare delle informazioni vettoriali, di guardare con occhio languido la cala in cui si andava in vacanza da bambini, di verificare la modifica di un versante di frana nel tempo. E tanto, tanto altro di più. Ma le dimensioni non sono tutto.

e-GEOS e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA) hanno rilasciato da pochi giorni proprio delle ortofoto a 50 cm., accessibili in WMS (WMTS quelle di e-GEOS). Non si tratta di riprese con presa obliqua e sono accessibili in diversi sistemi di coordinate; due elementi “classici” per questo tipo di dataset, di cui trovo importante rimarcare la differenza con i layer cartografici dei grossi provider web. Ma la “tecnica” non è tutto.

Il dataset di e-GEOS, così come annunciato nel corso della Conferenza OpenGeoData “Istruzioni per il RI-uso”, è rilasciato con una licenza aperta; anzi per la precisione con due tipi di licenze (qui e qui). Questo tipo di accesso ai dati, li trasforma subito in ingredienti di base, con cui ognuno potrà realizzare la propria ricetta. E’ una gran bella cosa.
Del dato AGEA non ho invece trovato ((ma sono certo che ci saranno) i termini di utilizzo.

Per puro diletto ho realizzato un “confronto all’americana” tra i due dataset; lo trovate qui. Noterete che il layer AGEA è molto più lento a caricarsi, ma non si tratta di un dato sottoposto a tile caching come quello di e-GEOS.

Sotto la mappa altre informazioni utili sui dati, comprese le “Capabilities” dei rispettivi servizi WMS.

real_vista-agea


NdR: la redazione di TANTO aderisce a questa campagna e si augura che questo incomprensibile stallo venga superato di slancio.


Hashtag: #italy4INSPIRE

Premessa

INSPIRE prevede che ogni Stato Membro fornisca almeno un endpoint nazionale per il discovery di metadati.
Ad oggi, la maggior parte degli Stati Membri (23 su 28) ha soddisfatto questo requisito registrando il proprio riferimento nazionale nel geoportale INSPIRE: http://inspire-geoportal.ec.europa.eu/INSPIRERegistry/
In particolare, come si può vedere, alcuni paesi hanno registrato più di un endpoint, come l’Austria, il Belgio e la Lettonia: è infatti possibile registrarne anche più di uno per paese
A differenza di ciò, l’Italia non ha ancora alcun endpoint registrato per il servizio di discovery.
Per questa registrazione è necessaria una semplice comunicazione (email) del National Contact Point INSPIRE (o di qualcuno delegato dal NCP) indirizzata a EC/EEA INSPIRE Team (env-inspire@ec.europa.eu) ed per conoscenza JRC (michael.lutz@jrc.ec.europa.eu).

Domanda

Perché il servizio CSW realizzato da RNDT non è ancora stato registrato come endpoint italiano?

Dal punto di vista normativo, sia il recepimento della Direttiva INSPIRE (Dlgs. 32/2010) che il Codice dell’Amministrazione Digitale riportano che RNDT è il riferimento nazionale in questo contesto: “Il repertorio nazionale dei dati territoriali, [...] costituisce il catalogo nazionale dei metadati relativi ai set di dati territoriali” (Dlgs. 32/2010, art.5) [1].
Dal punto di vista tecnico-operativo i test effettuati nel luglio 2013 e gennaio 2014 dal Joint Research Centre della Commissione Europea (su richiesta dell’Agenzia per l’Italia Digitale) hanno dimostrato che il servizio CSW del RNDT e la quasi totalità dei metadati raccolti sono perfettamente conformi a quanto previsto dai Regolamenti 1205/2008 (metadati) e 976/2009 (servizi di rete) della Commissione Europea, nonché alle relative Technical Guidelines (1.2 del 2010 per i metadati, e 3.1 del 2011 per i servizi di discovery).
In particolare il test effettuato a gennaio 2014 ha riportato 4412 metadati “passed” e 412 “passed with warnings” su un totale di 5540 metadati sottoposti ad harvesting (nel RNDT i metadati disponibili sono 6143).
Il livello di conformità rispetto a INSPIRE è quasi totale per i metadati di dataset e serie (4415 su 4462).
Questo è un risultato importante ed è da notare che risulta essere migliore rispetto ai risultati ottenuti da altri Stati Membri.
Il report completo è disponibile a questo indirizzo: http://inspire-geoportal.ec.europa.eu/resources/sandbox/INSPIRE-dc160d85-7f54-11e3-9486-d8d3855bd8fc_20140117-095358/services/1/PullResults/

Sottolineiamo che è importante che la registrazione del servizio sia fatta al più presto perché:

  1. la disponibilità dei metadati italiani nel catalogo europeo serve a dare visibilità alle informazioni territoriali esistenti in Italia, il tutto proiettato a
    1. supportare le politiche ambientali nazionali e comunitarie
    2. favorire la conoscenza e la promozione del nostro territorio;
  2. l’iniziale disponibilità di metadati potrà innescare un processo virtuoso spingendo gli enti pubblici di ogni livello a conferire i metadati all’RNDT per far conoscere le attività dell’amministrazione su scala internazionale;
  3. per incentivare la realizzazione di servizi innovativi da parte di professionisti, consulenti e PMI locali da offrire agli enti locali sulla base della disponibilità di dati;
  4. per istanziare il ruolo del “nodo” Italia all’interno della rete;
  5. per dare riconoscimento e visibilità alle persone che, su scala diversa, hanno attivamente operato per la realizzazione dell’infrastruttura e dei servizi.

Conclusioni

Alla luce di queste considerazioni, esortiamo il NCP INSPIRE italiano a comunicare al più presto al JRC l’indirizzo del servizio CSW di RNDT affinché questo venga registrato come primo endpoint italiano in INSPIRE.


Firmatari (in ordine alfabetico)

  • Giovanni Allegri
  • Roberto Angeletti, ExportToCanoma blog
  • Domenico Sergio Antonacci
  • Andrea Antonello
  • Fulvio Ananasso, Stati generali dell’innovazione
  • Associazione italiana per l’informazione geografica libera – GFOSS.it
  • Associazione OpenGeoData
  • Associazione Stati Generali dell’Innovazione
  • Carmelo Attardo
  • Ugo Bonelli, Stati generali dell’innovazione
  • Giovanni Biallo
  • Andrea Borruso
  • Stefano Campus
  • Giovanni Ciardi
  • Piergiorgio Cipriano
  • Agostino Cirasa, Regione Siciliana
  • Bruno Conte, Stati generali dell’innovazione, Social4Social
  • Simone Cortesi
  • Laura Criscuolo
  • Antonio D’Argenio, Nadir
  • Margherita Di Leo
  • Alessio Di Lorenzo
  • Gianfranco Di Pietro, Geofunction
  • Leonardo Donnaloia
  • Antonio Falciano
  • Sergio Farruggia, Stati Generali dell’Innovazione, AMFM GIS Italia
  • Daniela Ferrari
  • Maurizio Foderà, Kartoblog
  • Marco Fratoddi, Stati generali dell’innovazione
  • Antonio Fregoli, MNDAssociation
  • Gabriele Garnero, DIST – Università di Torino
  • Geoportale regione Emilia-Romagna
  • Cesare Gerbino
  • Pietro Blu Giandonato
  • Simone Giannecchini
  • Luciano Giliberto, Eberhard Karls Universität Tübingen
  • Jacopo Grazzini
  • Nicola Guarino, ISTC-CNR
  • Giuseppe Iacono, Stati generali dell’innovazione
  • Carlo Infante, Stati generali dell’innovazione, Urban Experience
  • Viviana Lanza
  • Andrea Latino, Stati generali dell’innovazione
  • Simone Lella
  • Walter Lorenzetti, gis3w
  • Lorenzo Luisi
  • Davide Mangraviti
  • Simone Mantovani, MEEO
  • Jody Marca
  • Flavia Marzano, Stati Generali dell’Innovazione e Rete WISTER
  • Giacomo Martirano, Epsilon Italia, coordinatore progetto smeSpire
  • Stefania Morrone, Epsilon Italia
  • Beniamino Murgante, Università degli Studi della Basilicata e AMFM GIS Italia
  • Lorenzo Orlando, Stati generali dell’innovazione
  • Alessandro Oggioni
  • Mariella Pappalepore, Planetek Italia
  • Stefano Parodi, GeoWebLog
  • Fabrizio Pieri
  • Giovanni Perego (GimmiGIS), gisinfrastrutture.it
  • Lorenzo Perone
  • Emma Pietrafesa, Stati generali dell’innovazione (Rete WISTER)
  • Renzo Provedel, Stati generali dell’innovazione, SOSLOG
  • Eduard Roccatello, 3DGIS
  • Angelo Quaglia
  • Alfonso Quaglione
  • Morena Ragone, Stati generali dell’innovazione
  • Paolo Russo, Stati generali dell’innovazione
  • Alessandro Sarretta
  • Patrizia Saggini
  • Monica Sebillo, AMFM GIS Italia
  • Gian Bartolomeo Siletto
  • Claudia Spinnato, Consorzio TICONZERO
  • Lorenzino Vaccari, Provincia Autonoma Trento
  • Franco Vico, AMFM GIS Italia
  • Fabio Vinci, Epsilon Italia
  • Massimo Zotti

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[1] Inoltre, il Decreto 10 novembre 2011 relativo alle regole tecniche del RNDT, emanato dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione e dal Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare, dispone che il RNDT, parte integrante dell’infrastruttura nazionale, eroghi i servizi di ricerca (art. 2) e prevede la pubblicazione dei metadati nel RNDT, assicurando il rispetto degli adempimenti di cui al Regolamento (CE) n. 1205/2008 e al D. Lgs. n. 32/2010 (DM art. 4)


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