C’è grossa crisi, la risposta è dentro di te, e però è sbagliata!
così diceva Quelo parecchi anni fa.
Qui in Italia si continua a “miagolare” nel buio (sempre Quelo), con un Governo che continua a tagliare come un forsennato, aumentando tasse e incapace di rilanciare realmente l’economia, gli enti locali che devono cominciare a stringere la cinghia, e a farla stringere a noi di conseguenza, per finire a imprenditori e industria che hanno sempre meno risorse, e quando le hanno talvolta le usano male.
E in un tale disastroso panorama, probabilmente proprio da un settore per gran parte “immateriale” come quello della IT potrebbero nascere nuove opportunità di crescita, sostenibile peraltro. Ma bisogna partire da un ingrediente fondamentale, del quale qui a TANTO parliamo spesso e in svariati contesti: gli open data.
Non è per fare i soliti esterofili, ma proprio guardando al di fuori del proprio giardino si potrebbero trarre degli spunti interessanti per cominciare a risolvere qualche problema qui da noi.
Dicevamo, gli ingredienti sono open data disponibili, strumenti di sviluppo e una buona idea, il risultato è un’applicazione che può contribuire da un lato a migliorare la conoscenza, l’informazione – e in alcuni casi la vita – di tutti, dall’altro creare un nuovo e dinamico settore della IT potenzialmente senza limiti.
Tra le più interessanti, a mio avviso, ci sono Locus eWell un’app per iOS per la raccolta di dati in campagna sui pozzi, Air Quality Data Explorer che come è facile immaginare restituisce grafici sui trend di parametri monitorati da stazioni di monitoraggio, Environs Now un’app per iOS e Android che mostra i parametri monitorati dalle stazioni di monitoraggio dell’EPA nei nostri dintorni, infine The Green Gumshoe un’applicazione che consente di segnalare siti nei quali si verifica un’emergenza ambientale di qualunque genere.
Un altro aspetto di Challenge.gov che mi ha colpito molto è il coinvolgimento diretto che ci si aspetta dagli stessi funzionari pubblici, che hanno la possibilità di lanciare a cittadini e imprese vere e proprie sfide (challenge appunto) da risolvere. Qui la directory di quelle lanciate ad oggi, per alcune delle quali ci sono anche premi in denaro.
In questo modo è possibile generare un circolo virtuoso, che consenta a chiunque di mettersi in gioco con le proprie risorse, senza necessariamente essere degli sviluppatori o degli smanettoni impenitenti. La cosa fondamentale è avere buone idee… e ovviamente dati aperti e liberi da poter utilizzare. Questo è hacktivismo.
E allora mi auguro davvero che nello stesso governo italiano vi sia qualche mente illuminata, che al di là di promuovere cose come la IODL e MiaPA, includa finalmente nel CAD gli open data e creda seriamente che dare un impulso forte e imponente all’apertura dei dati detenuti dalle pubbliche amministrazioni possa contribuire a far risollevare l’economia nazionale.
In tal modo, da un lato verranno create opportunità per chi ha idee innovative e cerca un’occasione per metterle in atto, dall’altro la stessa PA sarà più trasparente verso i cittadini, guadagnandone notevolmente in termini di immagine e fiducia.
I contenuti potrebbero non essere più adeguati ai tempi!
By Gerlando Gibilaro on set 22, 2011
Caro Pietro, come sai, non sono solito lasciare commenti ad un co-autore di TANTO.
L’occasione, il post e l’argomento trattato lo meritano davvero e ciò nella speranza – spero non vana – che si possa aprire in queste pagine un dibattito sul tema.
Nel farti i complimenti per l’articolo, mio malgrado, non è possibile non esprimere il malcontento verso le iniziative del legislatore che, sebbene facciano sperare in un barlume di innovazione (vera innovazione), di fatto mortificano gli obiettivi e gli scopi di una amministrazione che dovrebbe essere lungimirante, aperta e pronta a rilanciare l’iniziativa economica.
In particolar modo – non ci stancheremo mai di ripeterlo – non si può non stigmatizzare la frammentarietà sia delle iniziative legislative (CAD e quant’altro), sia delle concrete applicazioni pratiche.
Quale analisi è stata fatta sui dati in possesso della P.A.? Quali linee programmatiche sono state tracciate? Quali tempi/costi/obiettivi e monitoraggio degli stessi? Quale vincolatività di norme è stata posta?
Di fatto si va a tentoni il tutto coperto da iniziative: a volte demandate alle Regioni, altre date in esclusivo appalto a istituti e/o società, per così dire, parastatali.
Allo stato attuale credo che, più che parlare di open data, – concetto o neanche preso in considerazione, ovvero mal utilizzato nel linguaggio di un legislatore distratto ed incompetente – dovrebbe parlarsi di dati della P.A. In questo modo si dovrebbe cominciare a riflettere e capire di quale varietà e ricchezza stiamo parlando.
In verità credo che neanche la P.A. abbia idea di quali tipologie di dati sia in possesso.
La verità che in Italia la P.A. è sempre più spesso una palla al piede per le imprese.
Non voglio fare alcuna pubblicità, ma non è irrilevante che in questi giorni alcune aziende stiano ragionando in questa maniera.
Pietro, ancora grazie per il tuo articolo.
By Pietro Blu Giandonato on set 22, 2011
Gerlando, il sodalizio che c’è con inDiritto val bene un commento anche in barba alla FIPAV (chi non è TANTO stenterà a capire, ma meglio così .
Le considerazioni che fai vanno sottolineate parola per parola, soprattutto perché tu stesso segui il lacunoso CAD e l’ancora più tormentata sua attuazione da tempo, e con occhi di avvocato, che son sempre più acuti di noialtri geomatici per quanto attenti alle leggi.
Il lavoro che tutti noi blogger e attivisti in svariati contesti stiamo conducendo ormai da tempo, sta portando piccoli e grandi successi alla causa degli open data. La vicenda legata al portale dei dati di Enel, che tu stesso citi, e raccontata brevemente da Napo sul suo blog lo dimostra ampiamente.
Oltre a noi, ci sono decine e decine di funzionari in gamba e attenti alle problematiche degli OD presenti in molte PA, molti dei quali ad esempio bazzicano la mailing list di Spaghetti Open Data.
La strada verso gli open data è lunga, ma noi e loro la stiamo percorrendo assieme, e non ho dubbi sarà solo questione di tempo prima che il Data Liberation Front vinca la battaglia…
Ad maiora!