22 settembre, 2011 | di

C’è grossa crisi, la risposta è dentro di te, e però è sbagliata!

così diceva Quelo parecchi anni fa.

Qui in Italia si continua a “miagolare” nel buio (sempre Quelo), con un Governo che continua a tagliare come un forsennato, aumentando tasse e incapace di rilanciare realmente l’economia, gli enti locali che devono cominciare a stringere la cinghia, e a farla stringere a noi di conseguenza, per finire a imprenditori e industria che hanno sempre meno risorse, e quando le hanno talvolta le usano male.

E in un tale disastroso panorama, probabilmente proprio da un settore per gran parte “immateriale” come quello della IT potrebbero nascere nuove opportunità di crescita, sostenibile peraltro. Ma bisogna partire da un ingrediente fondamentale, del quale qui a TANTO parliamo spesso e in svariati contesti: gli open data.

Non è per fare i soliti esterofili, ma proprio guardando al di fuori del proprio giardino si potrebbero trarre degli spunti interessanti per cominciare a risolvere qualche problema qui da noi.

Dicevamo, gli ingredienti sono open data disponibili, strumenti di sviluppo e una buona idea, il risultato è un’applicazione che può contribuire da un lato a migliorare la conoscenza, l’informazione – e in alcuni casi la vita – di tutti, dall’altro creare un nuovo e dinamico settore della IT potenzialmente senza limiti.

E’ quel che, in un periodo appunto di grossa crisi, ha voluto fare il governo USA con Challenge.gov – ne aveva parlato già Antonio Falciano nel suo fantastico articolo Where to sleep in Turin – un progetto con il quale vengono esortati i cittadini e le pubbliche amministrazioni a proporre e creare applicazioni basate sui dai aperti e liberi detenuti dalle agenzie e dai soggetti pubblici statunitensi. E’ in quell’ambito che nasce Apps for the Environment, un contest promosso dall’Agenzia USA per la Protezione Ambientale (EPA) al quale partecipano 38 idee/applicazioni che potranno essere votate dal pubblico fino al 7 ottobre prossimo. I vincitori non avranno premi in denaro, ma un pubblico riconoscimento e la possibilità di farsi “ospitare” la propria applicazione sul sito web dell’EPA.

Tra le più interessanti, a mio avviso, ci sono Locus eWell un’app per iOS per la raccolta di dati in campagna sui pozzi, Air Quality Data Explorer che come è facile immaginare restituisce grafici sui trend di parametri monitorati da stazioni di monitoraggio, Environs Now un’app per iOS e Android che mostra i parametri monitorati dalle stazioni di monitoraggio dell’EPA nei nostri dintorni, infine The Green Gumshoe un’applicazione che consente di segnalare siti nei quali si verifica un’emergenza ambientale di qualunque genere.

Un altro aspetto di Challenge.gov che mi ha colpito molto è il coinvolgimento diretto che ci si aspetta dagli stessi funzionari pubblici, che hanno la possibilità di lanciare a cittadini e imprese vere e proprie sfide (challenge appunto) da risolvere. Qui la directory di quelle lanciate ad oggi, per alcune delle quali ci sono anche premi in denaro.


In questo modo è possibile generare un circolo virtuoso, che consenta a chiunque di mettersi in gioco con le proprie risorse, senza necessariamente essere degli sviluppatori o degli smanettoni impenitenti. La cosa fondamentale è avere buone idee… e ovviamente dati aperti e liberi da poter utilizzare. Questo è hacktivismo.

I luoghi degli “open data”

E allora mi auguro davvero che nello stesso governo italiano vi sia qualche mente illuminata, che al di là di promuovere cose come la IODL e MiaPA, includa finalmente nel CAD gli open data e creda seriamente che dare un impulso forte e imponente all’apertura dei dati detenuti dalle pubbliche amministrazioni possa contribuire a far risollevare l’economia nazionale.

In tal modo, da un lato verranno create opportunità per chi ha idee innovative e cerca un’occasione per metterle in atto, dall’altro la stessa PA sarà più trasparente verso i cittadini, guadagnandone notevolmente in termini di immagine e fiducia.

1 aprile, 2011 | di

La produzione di cellulari, con particolare riferimento ai cosiddetti smartphone, segna il passo, ormai da tempo, con continue evoluzioni sia in relazione all’hardware, che all’OS utilizzato.

Un segmento non irrilevante di mercato è costituito da tutti coloro che vogliono evadere dalla prigione dei limiti imposti sia dalle case produttrici, sia dagli operatori di telefonia mobile.

Come non ricordare il famigerato blocco della sincronizzazione imposto ai primi modelli con sistema Android ai telefonini HTC dream (aka G1), o il mercato parallelo dell’App store, ovvero il limite di applicazioni installabili sui terminali Android.

Sempre di più una utenza ormai smaliziata non si è fermata al jailbreak o al rooting, ma è andata avanti installando su modelli quali l’iPhone il sistema operativo Android, su terminali Android l’OS della Apple, creando ibridi più o meno mostruosi degni del miglior Dr. Moreau.

Non sono mancati esperimenti del tutto innovativi quali il FreeRunner ed il Neo FreeRunner della Openmoko, il famoso cellulare saponetta dotato di sistema operativo open source. Come non ricordare MeeGo, progetto di sistema operativo più o meno mobile portato avanti da Intel e Nokia ed attualmente, a quanto pare, accantonato.

Non v’è dubbio che lo sviluppo della galassia del Free and Libre Open Source Software (FLOSS) corrisponde alla volontà di creare un’alternativa a costosi prodotti proprietari, riducendo in tale maniera i costi, e superando i limiti di quest’ultimi.

Da non trascurare, tuttavia, l’insana e sadica voglia degli utenti (novelli alchimisti) di combinare e rimescolare gli elementi, il tutto accompagnato da uno spirito ludico volto a risolvere i problemi hardware e software connaturati in tali esperimenti (fra tutti ricordiamo il come trasformare un iPod in iPhone).

In questo ecosistema di cambiamenti ecco che si inserisce una nuova azienda volta ad offrire a questa utenza pane per i loro denti: S.M.A.NET.T. (Social Mobile Alternative Network Technology) con il suo primo prodotto: lo SmanettOne.

La prima novità è data dal fatto che quando si acquista tale prodotto per prima cosa lo si deve assemblare.

Infatti non si acquista un terminale già bello e pronto, ma una serie di pezzi da combinare fra loro.

Attualmente esistono tre versioni dello SmanettOne, in tutto e per tutto identici (o quasi):

  • SmanettOne Plain: una scatola con tutti i pezzi e le istruzioni di assemblaggio.
  • SmanettOne Deluxe: una scatola con tutti i pezzi senza istruzioni.
  • SmanettOne ofG (only for Geek): una scatola con quasi tutti i pezzi e senza istruzioni.

Inutile dire che, una volta assemblato, non ci sarà un telefono uguale all’altro sia per design, sia per solidità, sia per connettività.

L’altra importante novità è data dall’OS: non esiste.

Ognuno può decidere cosa installarci sopra sino a prevedere la possibilità di creare OS del tutto innovativi e personalizzati.

La casa produttrice ha però messo a disposizione dell’utenza una piattaforma wiki, un blog nonché un servizio di hosting per condividere le proprie release.

Tutti e tre i servizi sono attualmente del tutto vuoti: saranno gli utenti registrati a riempirli con i loro contributi.

Per rendere il tutto in linea con la filosofia aziendale la casa produttrice ha deciso di inserire una piccola particolarità: per registrarsi l’acquirente dello SmanettOne dovrà violare il sistema sfruttando un bug della libreria open-source (nulla di ché…).

Benché non esista l’OS – ed è questa una terza e rivoluzionaria novità – all’interno del capiente hard disk è preinstallato dalla casa un piccolo pacchetto in grado di interfacciarsi automaticamente con qualunque sistema operativo andremo a montare sul dispositivo.

Di che stiamo parlando?

Si tratta di un software, periodicamente aggiornato dalla casa, la cui rimozione è impossibile (pena l’esplosione del terminale), che consente di vivere appieno l’esperienza interattiva con lo SmanettOne.

SAC, ovvero solve a crime, è un software che in maniera random genererà dei problemi e dei malfunzionamenti sul dispositivo di difficoltà e complessità crescenti che l’utente dovrà risolvere pena la formattazione del cellulare. Dal venir meno della sincronizzazione alla sparizione delle icone, dalla pubblicazione in automatico di contenuti sugli account facebook o twitter (spesso di carattere osceno o privato), alla vibrazione in continuo del cellulare (anche quando è spento).

Un piccolo Easter egg contenuto in SAC, consiste nel fatto che lo stesso darà alcune informazioni bizzarre agli invasivi servizi di Google & Co. Ad esempio, ma ve ne sono moltissimi, non è strano per un possessore dello SmanettOne essere avvistato su Latitude a farsi una passeggiata sulla Luna in proprio in mezzo al Mare della Tranquillità…

Ricevitore GPS

Perché parlare di un oggetto come lo SmanettOne su TANTO. Un po’ perché ci piace, ma soprattutto perché ha un ricevitore allo stato dell’arte, che risolve il problema più grande di tutti i più moderni smartphone: la gestione della privacy in relazione alla propria posizione nel globo.

Il ricevitore di SmanettOne ha infatti due modalità di funzionamento: la “around antipodi” (di default) e la “gone to the wind”.

Around antipodi colloca l’utente SmanettOne agli antipodi rispetto alla sua posizione, ma secondo una casualità algoritmica (altrimenti sarebbe troppo facile rintracciarlo).

Ad esempio: se vi trovate nella cittadina francese di Millau, a circa duecento chilometri a sud di Clermont-Ferrand, e siete un possessore dello SmanettOne, le informazioni che potrete ricevere su pizzerie, ristoranti, musei, (anche in base al programma di augmented reality), sono approssimativamente quelle relative alle Isole Chatham (Nuova Zelanda).

La funzione gone to the wind è un vero gioiello, ma mette a dura prova la batteria ed il processore dello SmanettOne. Non vogliamo rubarvi tutto il piacere di provarla, ma vi basta sapere che nella geolocalizzazione vi considera come un soggetto di peso di 10 gr. sospinto dal vento che in quel momento spira nella zona in cui vi trovate.

E’ inutile dire che per quanto riguarda la funzione di navigazione dovete portare sempre con voi delle mappe ed essere esperti di carteggio, cosa che fa dello SmanettOne uno strumento eccellente per la didattica.

Andiamo, adesso, alla confezione.

Possiamo assicurare che i pezzi che andranno a comporre il cellulare sono di altissima qualità e garantiti singolarmente (ovviamente non può essere assicurato il risultato finale).

Scocca in Carbon Kevlar e rivestimenti in fibra di titanio interamente realizzati con procedura sotto vuoto. Processore dualcore di nuovissima generazione prodotto direttamente dalla casa madre.

Alcune caratteristiche:

dimensioni: (da prendere con il beneficio di inventario) 126.3X68.1X5.49mm… circa

rete: 21Mbps HSPA + / HSUPA 5.76MbpsEDGE / GPRS Classe 12Quad band GSM 850/900/1800/1900Quad band 850/900/1900/2100 UMTS

display: 4.3 “WVGA AMOLED SUPER Plus Extra WoW

connettività: Wi-Fi a / b / g / nBT v3.0 + HSUSB 2.0 OTG

connettori: MicroUSB, Jack Ear 3,5 millimetri

memoria: 4 GB di RAM, 64 GB memoria interna e due slot di 64GB MicroSD

camera: 24MP AF Carl Zeiss optics con Flash Xenon + 6 MP frontale

prezzo: acquistabile solo partecipando alle aste in rete.

Lo SmanettOne non è solo un cellulare, ma è da considerare come un piccolo satanico compagno di giochi con cui confrontarsi, sifdarsi, fare la guerra e poi fare la pace.

Non per tutti: SmanettOne solo per veri Net Freak!

Che aspettate? Andate sul wiki dedicato al progetto e partecipate al contest lancio di circa 100 SmanettOne box!!!


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