La legislazione sul software aperto e libero (FOSS o FLOSS che dir si voglia) in Italia è piuttosto indietro, con un Disegno di Legge (il n. 1188) presentato nel lontano febbraio 2002 da un manipolo di senatori (primo firmatario Fiorello Cortiana dei Verdi) e da allora incagliato in esame alla 1a Commissione Affari Costituzionali. Ben otto anni dunque, e nulla lascia sperare che qualcosa possa cambiare.
In realtà, a livello governativo sono state avviate alcune azioni, ma che non hanno finora portato a risultati concreti. Sempre nel 2002 fu istituita con Decreto Ministeriale una apposita “Commissione per il software a codice sorgente aperto nella Pubblica Amministrazione” il cui lavoro portò alla pubblicazione di una “Indagine conoscitiva sul software open source“. Una successiva Direttiva del dicembre 2003 “Sviluppo ed utilizzazione dei programmi informatici da parte delle PA” sancì la possibilità da parte della Pubblica Amministrazione di acquisire ed utilizzare programmi informatici “open source”. Da febbraio a luglio 2004 fu attivo poi un gruppo di lavoro, volto a proseguire i lavori della c.d. “Commissione Meo” del 2002 e che di fatto produsse un documento finale con proposte articolate tra le quali l’istituzione di un “Centro di competenza OSS per la PA” contretizzatosi nel famigerato “Osservatorio sull’open source” nato in seno al CNIPA (oggi DigitPA). Esso raccoglie le esperienze delle Pubbliche Amministrazioni italiane nell’uso di software open source, come pure una sorta di elenco dei “fornitori” di servizi legati al FOSS, al quale chiunque può registrarsi. Di fatto, ad oggi l’Osservatorio appare né più né meno che un mero elenco di “esperienze” e “fornitori”, informazioni peraltro non più aggiornate dal 2007.
Insomma, buone le intenzioni, ma davvero scarsi i risultati, almeno finora. E se andassimo a fare due conti su quanto saranno costati Commissione, Gruppo di lavoro e Osservatorio stesso, forse ci morderemmo anche le mani in qualità di contribuenti…
Una iniziativa da segnalare è senza dubbio quella attuata dal Formez con la Italian Open Data Licence (IODL) v1.0, nata nell’ambito del progetto MiaPA, l’applicazione di “social check-in” per segnalare la performance degli uffici pubblici da parte dei cittadini. Formez auspica l’uso della IODL da parte delle amministrazioni pubbliche che vogliano imboccare concretamente un percorso di open government.
Un ulteriore riferimento legislativo di fondamentale importanza per tutto quanto concerne i dati digitali – e del quale le iniziative legislative regionali devono tenere conto – è costituito dal D.Lgs. 07/03/2005 n. 82 e s.m.i. il cosiddetto Codice dell’Amministrazione Digitale, che purtroppo però trascura totalmente proprio la materia degli open data.
Ottime notizie da alcune Regioni… e non solo
Svariate illuminate Regioni hanno comunque deciso già da anni di dotarsi di leggi proprie per favorire l’uso del software open source. L’Emilia-Romagna ha emanato la L.R. 11/2004, il Friuli Venezia Giulia la L.R. 8/2006, l’Umbria la L.R. 11/2006, il Veneto la L.R. 19/2008, il Piemonte la L.R. 9/2009 e la Toscana la L.R. 54/2009. La Lombardia ha in essere un progetto di legge presentato a luglio del 2010, così come la Sardegna ha un proprio disegno di legge in cantiere risalente a ottobre 2008. Recente poi è la notizia (grazie Antonio) che addirittura il Consiglio Comunale di Fabriano ha deciso di “abbracciare” il software open source, dimostrando che anche una piccola amministrazione locale è capace di grandi rivoluzioni a livello gestionale.
Come riferimento per aggiornamenti riguardo la normativa, sia nazionale che regionale, potete prendere certamente a riferimento l’Associazione per il software libero.
Anche il Presidente Vendola nella mia Puglia ha annunciato mesi fa la presentazione di un disegno di legge sul pluralismo informatico, teso a promuovere e diffondere il FLOSS (così definito nel DdL) a livello regionale. Si tratta di una iniziativa che apparentemente stride, e anche parecchio, con il precedente protocollo d’intesa firmato da Vendola con Microsoft verso fine 2010 per la costituzione di un centro di competenza per promuovere l’innovazione. Il Partito Pirata italiano e l’Associazione per il Software Libero hanno sin da subito contestato l’accordo, chiedendo a Vendola di rispondere ad una lettera aperta. Cosa che lui ha fatto, motivando dal suo punto di vista le ragioni dell’iniziativa. Interessante notare come la vicenda abbia destato molti interessi e dubbi anche all’estero.
Pur lasciando molto perplesso anche me, non voglio qui riprendere la discussione, già avviata nei contesti che vi ho segnalato. Sembra però che le critiche abbiano indotto Vendola a cercare di capirne un pò di più sulla questione. E’ infatti sempre di dicembre scorso la notizia riportata da Punto Informatico che Vendola abbia avuto un incontro con Richard Stallman, guru del software libero, per “fare un approfondimento con alcuni dei protagonisti più importanti della battaglia per il software libero” e addirittura abbia pensato di coinvolgerlo nella revisione proprio del DdL sul pluralismo informatico. Ad oggi però non sappiamo se l’incontro abbia avuto degli sviluppi di qualche tipo.
In Puglia si potrebbe osare di più…
Bene, con tali favorevoli presupposti e grande lungimiranza da parte di Vendola, mi viene spontaneo rilanciare e cogliere l’occasione per capire se a Nichi stia a cuore anche la grande questione riguardante i dati aperti.
Di open data se ne è parlato ampiamente, in varie forme e con illustri personaggi, anche durante il Festival dell’innovazione - ma soprattutto il contestuale Public Camp - entrambi organizzati proprio dalla Regione Puglia a Bari agli inizi di dicembre 2010.
Su TANTO seguiamo l’hype che ormai si è avviato sull’onda dell’open government e sugli open data da qualche tempo, e ovviamente come blogger cerchiamo non solo di far da volano a notizie e iniziative sul tema, ma anche di essere propositivi, con la realizzazione di mashup con dati aperti e liberi e la partecipazione diretta a eventi (ITN 2010 e il Gis Day 2010 di Palermo).
Ed è in quest’ottica che noi di TANTO vogliamo avanzare la proposta al Presidente Vendola e alla sua Giunta, di integrare il Disegno di Legge sul pluralismo informatico che stanno per presentare in Consiglio Regionale, con alcuni articoli che promuovano la diffusione di dati aperti e liberi nell’ambito dell’amministrazione regionale come pure in tutte le altre pubbliche amministrazioni pugliesi, dai Comuni alle Province. Penso ad esempio al grande valore aggiunto del quale potrebbero godere i cittadini con la diffusione in formato aperto e il libero utilizzo dei dati di monitoraggio delle componenti ambientali (aria, acqua, suolo) e dei grandi comparti come quello dei rifiuti. Del resto il Sistema Informativo Territoriale pugliese già consente da tempo lo scaricamento e la fruizione libera (sebbene manchi una chiara definizione della licenza d’uso) dei dati territoriali.
Perciò, qui di seguito proponiamo alcuni articoli da includere nel DdL sul pluralismo informatico, che riguardano proprio i dati aperti e liberi. Naturalmente si tratta di una proposta certamente perfettibile, ed è per questo che invitiamo tutti i nostri lettori e chiunque abbia interesse, ad avanzare proprie proposte per migliorarla. Il nostro obiettivo è quello di presentarle ufficialmente al Presidente Vendola, e se verranno mai accolte, la Regione Puglia sarebbe la prima a sancire legislativamente la diffusione di dati aperti e liberi. Il passo successivo sarebbe ovviamente quello di costruire un portale regionale, punto di riferimento istituzionale, analogamente a quanto fatto in maniera così lungimirante dalla Regione Piemonte con http://dati.piemonte.it
Gli emendamenti che proponiamo al DdL
Il testo del DdL n. 5 del 10/02/2011 “Norme in materia di pluralismo informatico, sull’adozione e la diffusione del free libre open source software e open hardware e sulla portabilità dei documenti nella pubblica amministrazione regionale e locale” proposto dalla Giunta della Regione Puglia è reperibile sul sito web del Consiglio Regionale, nella sezione “Proposte di Legge” con Atto Consiliare n. 68. Sul medesimo sito, per chi volesse, è possibile seguirne l’iter istitutivo.
Qui di seguito proponiamo in maniera molto asciutta ed essenziale le poche modifiche al testo in discussione, che potrebbero dargli obiettivi ancora più ampi, unendo in maniera sinergica la promozione dell’utilizzo del FLOSS con la liberazione dei dati pubblici, in possesso proprio delle Pubbliche Amministrazioni.
Art. 1 – Finalità
Dopo le parole “nel rispetto della normativa statale in materia di informatizzazione della Pubblica Amministrazione” inserire le seguenti parole “e in particolare da quanto disposto dal D.Lgs. 07/03/2005 n. 82 e s.m.i.“.
Art. 3 – Definizioni
Inserire le seguenti definizioni:
q) per dati pubblici si intendono tutti i dati conoscibili da chiunque, così come definiti alla lett. n) del D.Lgs. 07/03/2005 n. 82 e s.m.i. I dati pubblici sono dati che non sono soggetti a limitazioni di privacy o sicurezza.
r) per dati aperti (o open data) si intendono quei dati organizzati in archivi che, nel rispetto delle condizioni così come definite alla lett. b), c) e d) del presente articolo, nonché al Capo V del D.Lgs. 07/03/2005 n. 82 e s.m.i., rispondono ai seguenti requisiti:
- sono resi direttamente disponibili ai chiunque, senza necessità di identificazione informatica, come disposto dal comma 3 art. 54 del D.Lgs. 07/03/2005 e s.m.i.;
- sono ricercabili per parole chiave o per ambito tematico mediante strumenti quali cataloghi o motori di ricerca;
- sono pubblicati così come raccolti alla fonte, con il medesimo livello di definizione e di dettaglio, non in forma aggregata o modificata;
- sono immediatamente disponibili, al fine di preservarne il valore, l’attendibilità e l’integrità;
- sono strutturati in modo tale da consentire il loro trattamento automatizzato da parte di elaboratori e macchine;
- sono disponibili in formati non proprietari, ovvero secondo standard aperti;
- non devono essere soggetti a copyright, brevetti, marchi di fabbrica o regole sul segreto commerciale, eventuali limitazioni sulla privacy e/o la sicurezza possono essere ammesse come disciplinate dalle leggi vigenti;
- indicano le metodologie di realizzazione adottate.
s) per formato proprietario (o chiuso) si intende qualsiasi formato di archivio dati le cui specifiche tecniche non siano di pubblico dominio o non siano disponibili gratuitamente, ovvero siano soggette a restrizioni basate su diritti d’autore.
Art. 6 – Raccolta e gestione dei dati da parte della Pubblica Amministrazione [in sostituzione degli artt. 6 e 6 bis]
1. Tutti i servizi telematici messi a disposizione dalla Pubblica Amministrazione Regionale e Locale devono rispettare rigorosi criteri atti a favorire i massimi livelli di accessibilità sia per i diversamente abili sia in termini di neutralità tecnologica.
2. La Pubblica Amministrazione Regionale e Locale, con riferimento ai dati pubblici dalla stessa raccolti e gestiti, adotta standard aperti, protocolli aperti e formati aperti, così come definiti alle lett. b), c) d) dell’art. 3, rispettando i criteri dei dati aperti così come definiti dalla lett. r) dell’art. 3.
3. La Pubblica Amministrazione Regionale e Locale in possesso di dati pubblici promuove la loro diffusione in forma di dati aperti, come definiti alla lettera r) dell’art. 3, con modalità che ne consentano la rintracciabilità dai motori di ricerca su internet e lo scaricamento dai siti web istituzionali delle Pubbliche Amministrazioni stesse assicurando la parità di trattamento tra gli utilizzatori.
4. La Pubblica Amministrazione Regionale e Locale si impegna affinché tutti i servizi messi a disposizione siano interoperabili, facciano uso di protocolli e formati aperti, e permettano, attraverso lo sviluppo di piattaforme applicative comuni, l’interazione e l’integrazione fra di loro.
5. La Pubblica Amministrazione responsabile dei dati, al fine di rendere effettivo l’utilizzo dei dati in suo possesso, designa il responsabile del procedimento per le richieste di utilizzazione dei dati e per rispondere alle denunce di violazioni dei principi di cui alla lettera r) dell’art. 3.
Art. 7 bis – Ulteriori obblighi della Pubblica Amministrazione allargata [nuovo articolo]
1. La Pubblica Amministrazione nella predisposizione dei bandi di gara, nonché nella selezione di progettisti, collaboratori e consulenti, richiede, con apposita clausola contrattuale, che il fornitore, il consulente o l’appaltatore del servizio fornisca i dati dallo stesso raccolti, nonché i pareri, le consulenze ed i progetti, oltre che nelle forme tradizionali, anche in formato digitale e con standard che ne consentano l’elaborazione da parte di elaboratori e la modificabilità da parte della Pubblica Amministrazione.
2. I dati detenuti dalle Pubbliche Amministrazioni Regionali e Locali, così come definito alla lett. m) del D.Lgs. 07/03/2005 n. 82 e s.m.i., ivi compresi i dati prodotti da software sviluppato da terzi, memorizzati in un formato proprietario per il quale le Pubbliche Amministrazioni Regionali e Locali detengono tutti i diritti, saranno convertiti in formati aperti entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
3. I dati esistenti memorizzati in un formato proprietario, del quale la Pubblica Amministrazione Regionale e Locale non possiede i diritti, potranno continuare ad essere memorizzati ed elaborati in quel formato. Progetti e attività che continuano ad usare formati chiusi devono essere riesaminati ogni quattro anni, per determinare se il formato sia diventato aperto e, in caso contrario, se un formato appropriato aperto esista e possa essere adottato in luogo di quello proprietario.
4. In caso di progetti impegnati a convertire dati già esistenti da un formato proprietario in un altro formato, per quest’ultimo deve essere scelto un formato di dati aperto, a meno che non vi siano motivi tecnici o giuridici che lo impediscano.
5. In caso vengano resi pubblici dati esistenti, questi devono essere convertiti in formati aperti, tenendo conto delle situazioni descritte nei commi precedenti.
“Open data, tutti ne parlano, ma come si fa?”
Per rispondere a questa domanda, l’Associazione italiana per l’Open Government ha da poco messo online le “Linee guida per l’open data”, una sorta di vademecum indirizzato a tutti i soggetti che hanno seriamente intenzione di liberare i dati in loro possesso. Una agile cassetta degli attrezzi nella quale troviamo le definizioni fondamentali di open data e open government, perché passare agli open data, quali aspetti tecnici affrontare e le questioni giuridiche ad essi collegate.
Un’altra indispensabile risorsa da tenere presente è Making Your Data Open: a Guide di Open Data Commons, un progetto della Open Knowledge Foundation che ha come obiettivi proprio la diffusione del concetto di open data e il supporto per la loro adozione.
Da poco è stato inoltre lanciato APPSFORITALY, un contest organizzato da Associazione Italiana per l’Open Government, IWA e TopIX per la realizzazione di applicazioni basate su dati pubblici rilasciati da amministrazioni pubbliche. Ma se gli open data disponibili sono ancora così pochi, sarà difficile avere un buon numero di partecipanti.
Insomma, gli ingredienti ci sono tutti, le opportunità anche, la gente non manca… Quale migliore occasione dunque per la Regione Puglia affinché approvi il DdL e contribuisca concretamente a scatenare la creatività di tutti gli hacktivisti che ci sono in giro per l’Italia?
I contenuti potrebbero non essere più adeguati ai tempi!
By Giovanni Biallo on mag 24, 2011
Mi complimento per la lucida analisi, gli spunti e gli emendamenti proposti.
Ho inserito in GEOforUS e nella newsletter settimanale, una breve presentazione dell’articolo che rimanda poi all’articolo pubblicato sul blog.
By Pietro Blu Giandonato on mag 24, 2011
Ciao Giovanni,
molte grazie per il feedback e per la diffusione che darai alla notizia su Geoforus.
E’ un’iniziativa che ha bisogno di essere supportata dal maggior numero possibile di soggetti attivi nel settore dei dati, non solo geografici.
Inoltre speriamo che la proposta possa essere accolta favorevolmente anche da altre Pubbliche Amministrazioni illuminate.
Stay tuned…
By napo on mag 24, 2011
Come sempre ottimo articolo ricco di spunti.
Devo pero confessarti una vena di scetticismo verso la licenza IODL.
Arrivo al dunque:
la prima considerazione che faccio e’ più una battuta: una licenza sui dati aperti in italiano che ha un nome inglese suona già di su un po’ storta
Per il resto la valuto un ottimo strumento per combattere un po’ di FUD nella p.a.
A seguire invece:
- siamo su internet, i dati sono accessibili da chiunque, meglio utilizzare dei modelli noti, internazionali, con un pò di storia e diffusi
- scrivere le licenze con cui si è compatibili è si vincente ma, allo stesso tempo, può essere controproducente. Il rischio è che ad ogni revisione delle licenze con cui ci si dichiara compatibili bisogna seguire il thread.
Inoltre ho dei dubbi sul fatto che CC-BY-SA sia compatibile con ODbL … altrimenti perché OpenStreetMap avrebbe cambiato?
- sicuramente è interessante fare dei riferimenti a normative italiane, ma mi sembra naturale che se applico una licenza ai dati prima devo riferirmi a quelle.
È anche vero che queste normative nascono anche come conseguenze di normative a livello europeo
… in tutte queste mie osservazioni però ne approfitto per segnalare l’iniziativa di GFOSS.it che ha scritto un documento in merito alla questione delle modalità di rilascio di geo dati aperti.
Il documento è definitivo, è solo in attesa di conferme da parte di altri enti/associazione che si sono espressi a favore.
http://www.gaia-gis.it/rousseau-v6.xhtml
Concludo facendo a TANTO i miei complimenti sugli articoli: non sbagliate mai un colpo
Andate avanti così
By Ema on mag 24, 2011
Carissimi,
era ora che si allargasse il dibattito: ottimo!
Aggiungo due cose:
- sottoscrivo in pieno le osservazioni di Napo: prendetele in seria considerazione;
- a che serve un *responsabile del procedimento* quando i dati sono downloadabili liberamente ed altrettanto utilizzabili? la cosa mi puzza di vetero amministrativismo: liberatevene se non avrà mere funzioni di garanzia per l’accesso!!!
In ogni caso: avanti così: mai si inizia, mai si finisce; chi non lavora non sbaglia!
By Pietro Blu Giandonato on mag 24, 2011
Napo, battuta per battuta, la IODL a me personalmente sembra anche una operazione di marketing, che assieme a MiaPA vuol dare una patina di innovazione al Ministero della PA.
Se oltre a vincolare la fruibilità dei dati degli uffici pubblici a una applicazione di social check-in “chiusa”, li rendessero disponibili – fosse pure secondo la IODL – sarei ben contento.
E se bastasse pure a tranquillizzare un pò di burocrati in preda a paure incertezze e dubbi, ben venga la IODL.
In Italia, con un CAD che non parla affatto di dati aperti, un recepimento annacquato della Direttiva PSI che lascia totalmente alla discrezione delle PA la sua attuazione, l’unica chance per aprire i dati risiede nella volontà proprio degli enti locali.
Ma il vento sta soffiando, e le cose buone si stanno sentendo.
Riguardo le osservazioni sulla forma delle licenze, comprendo e condivido le tue perplessità. C’è da dire che i dati della PA sono molto differenziati, trattano di argomenti molto diversi, dalla qualità dell’ambiente alle informazioni demografiche, a quelle amministrative. In effetti sarebbe bene rifarsi a modelli, a organismi internazionali, un pò come avviene per il settore dei dati geospaziali con il Consorzio OGC. E in quest’ambito l’iniziativa di GFOSS.it è di fondamentale importanza.
Grazie per i complimenti e soprattutto il tuo personale contributo Napo, alla prossima.
By Pietro Blu Giandonato on mag 24, 2011
Ema, un RUP – secondo quanto proposto nell’emendamento – servirebbe soprattutto a garantire il rispetto di quanto disposto dalla stessa L.R.
Non lo vedrei come vetero-amministrativismo, quanto piuttosto la sacrosanta garanzia di avere un interlocutore in carne e ossa, al quale rivolgersi nel caso una PA non renda disponibili i dati liberamente e in formato aperto.
Il minimo sindacale, in questo caso
By napo on mag 24, 2011
Grazie Pietro, come ho già scritto vedo comunque un lato positivo della IODL in quanto e’ un buono strumento per gli scettici della p.a.
Lode ed onori comunque al fatto che non c’è una clausola che proibisce lo sfruttamento commerciale.
Allargando la discussione (cerco pero’ di contenermi per non uscire troppo dal thread di questo bel post) credo che sui dati aperti bisogna molto riflettere in merito ai vincoli di attribuzione e condivisione allo stesso modo visto che la natura dei dati è quella di poter essere trasformata per generare nuovi dati.
Mi fermo per non fare troppa entropia
Intanto posso garantirti che ci sono molte cosucce che bollono in pentola, e vedrai che entro la fine di quest’anno ne vedremo delle belle (spero).
Forse sei/siete già inciampati in trentino open data.
A presto!
By napo on mag 24, 2011
Ema: l’importante è non spaventare mai, ma, piuttosto caricare di entusiasmo, se c’è quello poi tutti i limiti si sistemano
By Pietro Blu Giandonato on mag 24, 2011
Ecco, il vento sta soffiando… e ora anche dal Trentino
Que viva l’entropia!
E in bocca al lupo per la vostra iniziativa…
By lorenzo benussi on giu 16, 2011
Caro Pietro complimenti per l’articolo, riporto qui sotto alcuni commenti che avevo inviato nelle mailing list italiane su open data, sperando di suscitare un po’ di discussione.
Il testo riportato è sicuramente ben fatto e, credo, proponga delle linee di condotta in sintonia piena con il modello open data ma c’è una cosa che non mi torna. Non mi sembra sia citato in modo esplicito un riferimento al RIUSO dei dati, cioè non trovo un capoverso con relativa “letterina” che dica qualcosa sul fatto che tutti possono utilizzare i dati per qualunque scopo.
Credo sia invece fondamentale sottolineare la possibilità e eventualmente il diritto a prendere i dati a farne quello che si vuole almeno per due motivi:
- senza riuso non c’è valore perché esso si produce esattamente dalla possibilità di impiegare i dati per fare dei “mestieri” nuovi (siano essi intrapresi da aziende, comunità o cittadini)
- accesso e riuso sono due cose differenti, il primo dovrebbe essere diritto acquisito mentre open data si occupa del secondo. Mi sembra che in questo DdL non si specifichi o non si comprenda appieno questa differenza. L’accesso comporta la possibilità di vedere i dati ad esempio di bilancio con tutte le visualizzazioni del caso ma non di usarli. Parlare solo di accesso e non citare il riuso potrebbe voler dire passare attraverso applicazioni e servizi che sono utili per carità ma non permettono di agire in prima persona.
La differenza è a mio avviso sostanziale.
Il concetto di riuso è strettamente legato alla componente del “fare”, all’aspetto geek del modello, all’agire in prima persona ed è l’unico strumento per creare reale partecipazione (che è sempre co-creazione su una materia condivisa, in questo campo appunto i dati).
Perciò credo sarebbe positivo esplicitare sempre il termine “RIUSO” e “RIUTILIZZO” in tutti qui documenti più o meno ufficiali che vogliano promuovere open data.
By Pietro Blu Giandonato on giu 16, 2011
Ciao Lorenzo,
hai pienamente ragione riguardo la necessità di far viaggiare in maniera inscindibile i concetti di dati aperti e riusabili. Un dato pubblico alla fine deve sempre avere queste due caratteristiche.
Del resto, la sofferta vicenda che ha visto l’Italia sottoposta a procedura di infrazione per il recepimento della Direttiva PSI, dimostra quanto una Regione possa e debba dare il proprio contributo positivo.
Abbiamo sollecitato – per ora solo in maniera ufficiosa, via email – l’attenzione dell’intero Consiglio Regionale pugliese alle nostre proposte. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta, ma l’intenzione è quella di andare avanti, chiedendo un’audizione ufficiale alla Commissione Affari Generali presso la quale il DdL è al momento fermo.
Mi prendo l’impegno di elaborare un articolo specifico che affronti la questione del riuso dei dati, così da rendere la proposta ancora più completa.
Ti ringrazio molto per il contributo Lorenzo, l’idea di questo articolo – come ho detto in lista Spaghetti Open Data – è quello di costituire una iniziativa collettiva di “legislazione dal basso”. Forse è un pò pretenziosa, ma l’obiettivo è il bene comune, e ogni suggerimento/proposta è ricchezza.
By Pietro Blu Giandonato on lug 24, 2011
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