23 settembre, 2009 | di in » Entropia

Una cosa è discutere tra noi “addetti del settore” (“geek” NdT) di aspetti tecnici, un’altra curare il marketing delle nostre creazioni, delle nostre aziende, e un’altra ancora usare i nuovi media per tendere una mano e aiutare le nuove generazioni.

Queste parole di Jeff Thurston mi hanno letteralmente folgorato quando le ho lette sul suo blog VectorOne. E mi hanno spinto a dire la mia. Stiamo parlando di tecnologie geospaziali, tanto per essere chiari, e del mondo dei media che ruotano loro attorno.

Con Andrea, Massimo e altri (pochi) amici – appunto “addetti ai lavori” – ci confrontiamo spesso su come e dove stia andando la blogosfera geomatica in Italia, e ci chiediamo “a che punto siamo”. Per come la vedo io, in una fase di sostanziale stallo, nella quale il livello della comunicazione sembra non riesca a evolvere verso una comunità nella quale tecnici, tecnologi, utenti, aziende, sviluppatori riescano a costituire una massa critica capace di dare vita a idee, soluzioni tecnologiche, nuovi settori di mercato che siano autenticamente innovativi. E al tempo stesso costruire una base di conoscenze, una risorsa/feedback per la comunità stessa, anche e soprattutto per i “newbie”, coloro che si avvicinano per la prima volta alla geomatica.

Thurston – citando Carlson – evidenzia come il punto debole dei nuovi media su web (in primis i blog) sia l’essere essenzialmente orientati verso la “numerosità dei collegamenti”: più si è linkati, più vuol dire che si è letti, più si è letti, più si è importanti. Un cortocircuito pericoloso che porta al “doping” dell’informazione.

Focalizzando la questione sulla geomatica, sempre citando Thurston

La domanda più importante per la nostra comunità è legata al modo in cui essa si collega allo sviluppo della ricerca, alla formazione, lo studio dell’ingegneria, delle scienze dell’informazione geografica e di tutte le discipline connesse.

[…]

E se i nuovi media siano solamente uno strumento di marketing, o possano essere usati per costruire capacità, supportare altre persone non ancora coinvolte e in che modo poter fare questo. Del resto, nuovi mercati richiedono nuovi clienti.

Clienti, utenti, tecnici, professionisti, studenti consapevoli, aggiungerei io. Si tratta dunque di capire se vogliamo – come attori della comunità geomatica – convergere dalle rispettive posizioni di: aziende votate esclusivamente al marketing, tecnologi e sviluppatori concentrati essenzialmente sulle soluzioni tecnologiche migliori, mondo della ricerca scollegato da quello del mercato, per creare le giuste sinergie che riescano a dar luogo a una massa critica, e un livello dell’informazione costantemente in evoluzione.

Ecco che dunque le aziende illuminate, che producono reale valore aggiunto per la comunità geomatica, sono quelle che promuovono periodicamente concorsi di idee, awards, incentivano la ricerca anche nei singoli, che puntano sull’educazione e sulla formazione nelle scuole. Gli editori, le associazioni più lungimiranti sono quelli che puntano sull’organizzazione di eventi che stimolano l’incontro tra innovatori, mettono a confronto progetti. E per quanto riguarda i media, sempre Thurston:

Qual’è l’equilibrio nella blogosfera geospaziale? Diamo valore alle opinioni e alle differenze di pensiero? O piuttosto cerchiamo l’omologazione orientata al mero conteggio dei link?

Vincente, autenticamente innovativo è l’approccio che porta proprio alla valorizzazione delle differenze dei punti di vista, che mette in discussione lo status quo.

A che punto è la notte, secondo voi, in Italia?

A mio parere i pochi editori “puri” attivi nel settore sono troppo incentrati sul mondo delle imprese, trascurando gli aspetti della ricerca e dell’innovazione. Aspetti che possono invece essere curati e incentivati proprio dalle stesse aziende e rilanciati dalla blogosfera. Quest’ultima ha a sua volta un ruolo fondamentale di stimolo e pungolo sia per il mercato della geomatica, mettendo a confronto le soluzioni tecnologiche commerciali e aperte, sia come punto di riferimento per lo stuolo di nuovi utenti, professionisti e studenti, che sempre più numerosi si avvicinano al nostro mondo, e che chiedono aiuto, orientamento e incoraggiamento.

Attenzione! Questo è un articolo di almeno un anno fa!
I contenuti potrebbero non essere più adeguati ai tempi!

5 Responses to “Comunità geomatica. A che punto è la notte?”

  1. By Pietro Blu Giandonato on set 28, 2009

    La “battaglia” tra paleogeografi e neogeografi… tutti vincono all’AGI Geocommunity Event http://tinyurl.com/y9ktlmq

  2. By Sergio Farruggia on set 30, 2009

    Finalmente sono riuscito a leggerlo. Avevo intuito, e commentato con Andrea, che questo post era un’utile provocazione. Complimenti Pietro, un intervento sagace, che spero stimoli molti commenti e contributi su TANTO. Riprendo queste parole di Ed Parsons, mi paiono un buon viatico per affrontare… quel che rimane della notte: ”Perhaps the most useful way to view the neo/paleo debate is to look at the different approaches as two ends of a spectrum rather than two separate communities, both ends result in the creation of products and services that demonstrate the Value of Geography, and both approaches are valid.”

  3. By Pietro Blu Giandonato on set 30, 2009

    Ti ringrazio Sergio.

    A volte mi sembra di scrivere queste cose solo a mò di appunti personali, visto lo scarso se non nullo riscontro che ha la discussione sulla comunità geomatica italiana.

    Ma va bene così. Confido che prima o poi si formerà una massa critica, fatta di persone – e perchè no aziende – che riescano a dare un impulso costruttivo a tutta la baracca.

    Del resto… “adda passà ‘a nuttata”! ;)

  4. By Andrea Borruso on ott 18, 2009

    Caro Pietro,
    è “utile” e stimolante che tu abbia messo nero su bianco, queste riflessioni.Lo è sicuramente per la nostra microcomunità.

    Non sono un esperto di comunità. Ne ho create alcune nel tempo, e quelle ancora attive si contano su due dita di una mano.

    Questo blog è stato per me un buon punto di osservazione. Non è al momento uno spazio comunitario come quello da te descritto, ma raccoglie e produce alcune delle dinamiche che stanno dietro ai processi di cui parli.

    Da blogger e da utente di altre “spazi” ho spesso pensato (come sai) che basterebbe poco a creare una comunità che metta insieme parte del mondo della geomatica.

    Nella nostra microcomunità abbiamo spesso discusso di aspetti tecnici come “addetti del settore”, e sicuramente cerchiamo di usare i nuovi media per tendere una mano e aiutare le nuove (e le vecchie) generazioni.
    In TANTO non ci occupiamo di marketing delle nostre creazioni, ne delle nostre aziende. Un po’ perché le nostre creazioni sono vicine a dei prodotti artigianali, ma soprattutto perché noi autori non siamo un’azienda. Nonostante questo, qualcosa di piccolo si sta iniziando a muovere.

    Molti utenti che si occupano di geomatica in italia non sono votati esclusivamente al marketing, non sono concentrati soltanto sulle soluzione tecnologiche e non sono tantomeno scollegati dal mercato. Perché allora ancora non esistono queste comunità?

    Probabilmente ne esistono tante, piccole e magari non connesse bene sul world wide web. Conosco questo mondo quasi esclusivamente da un monitor LCD, ed ho la sensazione che il mondo vero contenga più sorprese di quelle che immaginiamo. L’incontro con Sergio Farruggia mi ha rafforzato questa convinzione; ha la fortuna di partecipare a diversi convegni e congressi, nazionali e non, e mi ha descritto spesso un mondo migliore e più vivo di quello da me immaginato. I nuovi media potrebbero aiutare la crescita di questi gruppi e soprattutto creare dei ponti.

    Creare degli spazi al fine di spingere su ricerca e innovazione, in cui confrontare soluzioni tecnologiche proprietarie e aperte è un obiettivo meraviglioso. Realizzarlo richiede a mio avviso l’esistenza di un gruppo di persone motivate, che facciano squadra attorno ad un progetto semplice e definito. Richiede secondo me anche un piccolo fondo, erogato con costanza; le aziende potrebbero fare qualcosa in questo senso. Si rischia altrimenti di partire bene, con grandi propositi ed il cuore colmo di gioia, e di schiantarsi dopo pochi mesi; sarebbe un grande peccato.
    A maggior forza perché non credo si stia parlando di comunità con grandi numeri, nelle quali essere in tanti riesce a produrre (quasi) sempre qualcosa di buono. Una comunità geomatica italiana, sarebbe piccola, ed alimentarne l’entusiasmo è più difficoltoso.

    Cerchiamo di tenere tra di noi alto l’interesse verso questi argomenti e stimoliamoci in tal senso l’uno con l’altro; sia in termini di argomenti che di stile. Facciamolo soprattutto quando incontriamo altre isole geomatiche, e specchiamoci con loro.

    Grazie per aver lanciato la pietra,

    a

  5. By Pietro Blu Giandonato on ott 18, 2009

    Grazie per il tuo intervento Andrea.

    Voglio riprendere il concetto su “ricerca e innovazione”, che a mio avviso costituisce il vero “anello mancante” tra il mondo delle imprese e quello dei singoli utilizzatori e professionisti del settore geomatico. Ce lo siamo detti molte volte, e del resto la realtà lo dimostra: è possibile solo con soldi a disposizione da investire in progetti e iniziative.

    Chi può farlo? Solo le imprese. Dunque la domanda è: quante imprese italiane sono attualmente disposte a mettere sul tavolo un pò di euro per finanziare progetti e/o iniziative interessanti e innovative? Io ci sto pensando da molto tempo ormai. Non sono certo un’impresa, e per questo mi auspico che prima o poi venga fuori qualche imprenditore illuminato che creda nell’innovazione nata in azienda.

    Non servono chissà quanti soldi, non stiamo parlando di costruire l’LHC nè dello sviluppo di un vaccino per l’HIV, che richiedono risorse immani. Bastano poche migliaia di euro.

    E in questi tempi bui per l’università e la ricerca pubblica, sarebbe un piccolo passo per un privato ma un grande passo per la comunità.

    Ad maiora!

    Blu

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