24 ottobre, 2008 | di

Non so quanti di voi abbiano seguito i lavori della O’Reilly Where 2.0 Conference di quest’anno, anche solo virtualmente attraverso i video delle presentazioni. Andrea ne aveva già richiamato l’attenzione in un suo precedente post. Chiunque abbia avuto la fortuna di essere là, avrà respirato aria frizzante, e magari si sara’ chiesto come mai tra i relatori ci fossero figure professionali mosse da filosofie e intenti tanto diverse: società private, ricercatori e professionisti del GeoWeb. Cosa mai si saranno detti? Perché uno sviluppatore di software open-source avrebbe dovuto accettare di parlare dopo un esponente di ESRI o Google? A giudicare dalle presentazioni che mi è capitato di vedere in video streaming, sono domande fuori luogo.

Ciò che mi ha colpito profondamente è invece la grande visionarietà degli interventi. Ognuno di loro era lì per raccontare il proprio sogno, nella convinzione che l’idea della quale avrebbe parlato, avrebbe portato una rivoluzione. Detta così sembra una boutade. E invece no. Si tratta di gente che sa quel che dice.

Di recente A. Turner e B. Forrest hanno scritto Where 2.0: The State of the Geospatial Web, un report che tenta di tirare le somme di quelle giornate. Impresa davvero titanica, e loro ne sono consapevoli. E per questo hanno voluto concentrare la loro attenzione su alcuni concetti chiave venuti fuori dai lavori della conferenza. Il documento è costituito da due parti, nella prima c’è la ciccia, mentre la seconda è una sorta di Pagine Gialle, con un profilo delle aziende e dei soggetti operanti nel settore. I due autori hanno messo a disposizione solo un estratto, le prime 15 pagine, sufficienti comunque a farsi un’idea di quali siano i trend che di qui a qualche anno diverranno il fulcro di tutta la partita che si giocherà attorno al GeoWeb. Io personalmente ho letto solo l’estratto, perchè francamente non mi andava proprio di spendere $400 per acquistare le restanti 40 pagine del report. Comunque, mi piacerebbe discutere di questi trend proprio qui, sia “saccheggiando” che commentando il documento, nella convinzione che siano di interesse per chi cerca di vivere delle cose che ci piacciono TANTO.

Innanzitutto, è importante soffermarsi su un nuovo paradigma sul quale poggiano queste riflessioni, ovvero proprio “Where 2.0“. Alla O’Reilly si riferiscono con questo termine all’emergente Geospatial Web, con un palese riferimento al Web 2.0: internet come piattaforma anche per le applicazioni geografiche. Nel Web 2.0 i dati sono diventati servizi, non più il software. Servizi che letteralmente diventano migliori quanto piu’ vengono utilizzati.

Il futuro sistema operativo, basato su internet, dovrà essere dotato di sottosistemi capaci di attingere a numerose e svariate fonti di dati, e di mescolarle. Questi dati saranno con il tempo quelli piu’ aggiornati, sia da soggetti commerciali che dalle community di volontari e appassionati. Tra questi sottosistemi, il GeoWeb è forse quello maggiormente sviluppato, perché è “multiplayer” e “multilayer”; un melange ricco di dati, servizi e opportunità. Uno dei concetti chiave che è possibile imparare dal GeoWeb, è come i suoi sottosistemi di dati si propongano come mercati aperti quando esiste un substrato, solido e standardizzato, sul quale altri dati possano essere sovrapposti.

Ad esempio il fenomeno dei mashup si è diffuso da quando è stato “hackerato” il sistema di implementazione dei dati di Google Maps. Big G, lungimirante, ha poi immediatamente rilasciato le proprie API aperte (a proposito, qualcuno di voi ha ricevuto la stizzita email del PCN sul “saccheggio” delle ortofoto?). Da quel momento le innumerevoli applicazioni basate su quelle API proliferano in maniera vertiginosa giorno dopo giorno.

E allora? E allora il GeoWeb non può fare a meno di soggetti – privati, pubblici e “open” – capaci di fornire software, dati e IT – ma soprattutto idee e progetti – che per la natura intrinseca del GeoWeb, hanno grandi potenzialità di integrazione tra essi. La sfida per tutti noi che siamo in ballo è dunque quella di trovare la propria dimensione, la propria vocazione nella grande entropia del GeoWeb: sarà la capacità di leggere i trend verso i quali questo complesso universo si muove, che ci permetterà di lavorare al meglio, senza mai sentirsi indietro anni luce rispetto agli altri. La Geografia sarà sempre libera.

Qui di seguito vengono brevemente riportati proprio i trend più interessanti per il GeoWeb – presenti nel report – intesi soprattutto come opportunità per chi opera a vario titolo nel settore. Appare immediata l’enorme dinamicità di alcuni progetti già maturi, come pure le grandi potenzialità di altri ancora in embrione. Colpisce davvero molto proprio questa grande entropia che caratterizza il GeoWeb e tutto ciò che gli ruota intorno.

Merging data colllection with data maintenance.

Nokia ha acquisito la Navteq e TomTom la Tele Atlas; ciò fa capire come i geodati di base – in questo caso i grafi stradali – siano una risorsa fondamentale per applicazioni di geolocation e PND. I costi di manutenzione e aggiornamento di tali dati sono però elevatissimi. E allora sono state messe a punto tecnologie di aggiornamento di tipo attivo e passivo, entrambe coinvolgono gli stessi utilizzatori dei sistemi. TomTom, con MapShare consente agli utenti di segnalare errori nella viabilità, mentre Dash Navigation monitora continuamente i viaggi degli utenti – alla faccia della privacy! – in tal modo statisticamente puo’ individuare i cambiamenti nella viabilità e gli errori nei dati.

Open Data

Il valore propositivo dei dati aperti è il medesimo del software open source: individui e società commerciali contribuiscono al mantenimento del grosso dei dati, cosicché tutti possano beneficiarne. I dati vengono forniti in formati aperti e licenze non proprietarie. Uno dei migliori esempi di progetto che si basa sulla disponibilità di dati aperti e pubblici è GeoNames, che ha costruito un database con i nomi delle località provenienti da fonti di dati pubbliche. Purtroppo l’appetito vien mangiando, e GeoNames sta progressivamente riducendo l’accesso gratuito ai propri servizi, richiestissimi, comunque ampiamente sufficienti alle esigenze dei più.

User generated geospatial information.

Analogamente all’aggiornamento e manutenzione dei dati esistenti di cui s’è parlato prima, gli utilizzatori del GeoWeb possono diventare creatori di nuovi geodati sia in modo passivo che attivo. Al primo caso possiamo ascrivere il servizio di geotagging di foto e video di Flickr. Gli utenti, geoposizionando le proprie foto,  e vi associano anche dei tag che quasi sempre sono almeno il nome del luogo. In questo modo si viene a creare un grande database di nomi di luoghi (toponimi?) che puo’ avere un dettaglio anche maggiore dei prodotti “ufficiali”. Un esempio invece di creazione di geodati totalmente nuovi in maniera aperta e comunitaria è il maiuscolo OpenStreetMap. Una sintesi fantastica delle due cose è questa: un’interfaccia di webmapping con alcune foto di Flickr scattate a Pechino, e OpenStreetMap come base cartografica. L’esempio ci fa capire come sia facile mescolare fonti e tecnologie, ma soprattutto quanto siano efficaci progetti aperti di questo tipo (qui per saperne di più). Un progetto molto simile, che integra basi di conoscenze differenti (logs GPS, foto geotaggate) – certamente conosciuto dagli escursionisti non “tecnolesi” – è EveryTrail, grazie al quale è possibile scaricare percorsi trekking con tanto di foto. Ovviamente si tratta di un progetto alimentato in maniera volontaria, su formati di dati aperti (stavolta GPX).

Open*.org

Ma OpenStreetMap è anche di più. Il progetto si è ormai espanso, oltre che come quantità e qualità dei dati anche come tipologia, ed ora oltre a quelli stradali si possono trovare anche dati sull’uso del suolo e addirittura imagery raster, grazie al progetto parallelo OpenAerialMap. Progetti di questo tipo, alimentati in maniera volontaria, basati su OS e con dati non coperti da copyright, hanno fatto comprendere ad alcuni soggetti privati del settore che possono essere una risorsa, anzichè concorrenti. La Automotive Navigation Data, società olandese di PND, ha infatti donato gratuitamente a OSM la propria copertura di dati per l’Olanda e la Cina, la contropartita è ovviamente quella di utilizzare i dai OSM da parte di AND. Innegabili sono infatti le potenzialità di dati liberi generati da comunità di utenti, contro quelli proprietari generati da società private. Un esempio ne è la copertura stradale di Khartoum del progetto OSM (qui) contro quella di Google Maps, con dati NAVTEQ (qui).

L’importanza di essere aperto

Ed è cambiato anche il paradigma legato ai dati con formati aperti e liberi di essere usati. Sebbene qui in Italia sia ancora controversa e difficile la situazione su libero utilizzo e libera distribuzione dei dati detenuti da soggetti pubblici (enti locali, università, ecc), a livello globale l’emergere e affermarsi di standard come KML e GeoRSS obbliga di fatto tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nel GeoWeb a concentrarsi ancora una volta sulla ricchezza dei dati e l’architettura dei servizi, piuttosto che sulle scelte tecnologiche e di sviluppo delle applicazioni per poterli usare. Il risultato che ne deriva è una base di conoscenze costruita in maniera condivisa e spontanea, costituita da informazioni non strettamente spaziali, ma che possiedono un valore geografico. Ecco che le foto di Flickr ormai da tempo possono essere geotaggate, come pure i video di Youtube, ed ovviamente essere esportati in KML per venire utilizzati in qualunque applicazione. Un paio di settori in forte espansione sono infatti quello relativo alla conversione di dati da formati proprietari ad aperti – che per le grandi organizzazioni non è uno scherzo affrontare – e il geotagging di documenti e contenuti di qualunque genere, per renderli pronti ad essere utilizzabili nel grande mondo del GeoWeb, in continua, incessante ed inesorabile espansione.

Concludo queste considerazioni sul GeoWeb – fortemente ispirate dal report O’Reilly – ringraziando Andrea, sempre prodigo di consigli e suggerimenti, che mi ha segnalato una delle sue prodigiose scoperte: la presentazione Beyond Google Maps che Mapufacture/Geocommons hanno tenuto al Future of Web Applications FOWA 2008 a Londra. Riesce a sintetizzare con poche parole e molte immagini i concetti dei quali abbiamo discusso qui, dipingendo un futuro davvero entusiasmante per il GeoWeb. Futuro che – in realtà – è già presente…

Godetevela qua sotto, e naturalmente date un’occhiata al report di O’Reilly.

Ultim’ora: Andrea mi segnala che stasera 24 ottobre, alle 18:00 ora italiana, Andrew Turner terrà il webcast “Trends and Technologies in Where 2.0″, assolutamente da non perdere, iscrivetevi, ci vediamo là!
13 maggio, 2008 | di

In questi giorni si svolge una conferenza in cui sogno di poter andare un giorno: O’Reilly Where 2.0 Conference. Si parla soprattutto di geoweb e si parte dall’assunto che il GIS non è più “soltanto” per specialisti.

Su blip.tv sono stati pubblicati i primo video e vi consiglio di dargli almeno un’occhiata. Nell’esempio sottostante la presentazione di Schuyler Erle (uno degli sviluppatori di OpenLayer e FeaureServer) dal titolo “Mappare Bombay”. Qui trovate gli altri. Purtroppo non si vede cosa proiettino i relatori!!

Buona ascolto ;-)


11 marzo, 2008 | di

Da un po’ di tempo è stato introdotto il termine “Neogeography“, per fare riferimento ad una serie di strumenti e tecniche che esulano dal regno tradizionale dei GIS. Il cartografo dei tempi del web 2.0 usa le api di Google, geotagga ogni cosa, e “consuma” RSS.

Al neo-geografo, anzi al neo-cartografo è dedicato un articolo pubblicato su IN THESE TIMES: “The New Cartographers – What does it mean to map everything all the time?

Il neo-cartografo crea un po’ di tutto: dalla mappa per scoprire che disturbi di salute sono diffusi intorno a noi (anche la tosse), alla bellissima mappa concettuale delle emozioni ricavate dal materiale pubblicato dagli utenti sul web. Quest’ultimo URL vale la pena di essere esplorato, nonostante ci sia da aspettare che si carichi un’applet; interessante la parte metodologica e quella che descrive i movimenti possibili in mappa.

mappa_sentimenti

Il neo-cartografo è interessato al ruolo che hanno le mappe nella costruzione di comunità. Ecco nascere progetti come GREEN MAP, un sito che stimola gli utenti a creare delle comunità locali, in cui gli utenti mappano le proprie risorse naturali e tutto ciò che rende più verde il proprio territorio. E’ un esempio di cartografia partecipativa.

Il neo-cartografo usa spesso i servizi di Google, Microsoft, Yahoo, etc – a questi si deve sicuramente la diffusione della cartografia in molte case – ma le basi cartografiche rimangono con licenza proprietaria. Il neo-cartografo però alimenta con idee, con le gambe e con il tempo, progetti come OpenStreetMap. E’ uno dei risultati più belli dovuti alla crescita del cosidetto web-sociale. Si basa sullo sforzo degli utenti, che muniti del proprio GPS mappano volontariamente il nostro pianeta. Una sorta di Wikipedia delle mappe. I dati così raccolti sono pubblicati online e resi di dominio pubblico. Siamo ancora all’inizio, ma la strada si è aperta con forza.

Il neo-cartografo mappa le scelte politiche della blogosfera americana, per ottenere un efficacissimo spaccato dei conservatori e dei progressisti USA.

usa_politcal_blogosphere

L’autore dell’articolo sottolinea come sia cambiato il paradigma: non cerchiamo più dove siamo in mappa, ma “comunichiamo” alla mappa dove ci troviamo, ed un mondo ci cresce automaticamente attorno.

Chiudo con una segnalazione di neo-geografia: è stata proposta un’icona per rappresentare un elemento geotaggato. E’ molto carina ed è quella che vedete nell’immagine di sotto. Qui tutti i dettagli.

geotag_128

19 gennaio, 2008 | di

Gerlando è uno degli autori di questo Blog, è per meglio dire l’autore del post che ha portato più visite a TANTO in questi ultimi mesi: “smart2go: le mappe della tua città sul tuo telefonino (Nokia)“.

Con Gerlando condividiamo molte cose e tra queste le letture che facciamo tramite il nostro lettore di feed RSS preferito: Google Reader. I feed RSS li uso per varie cose, soprattutto per tenermi aggiornato. Ho selezionato alcune fonti di informazioni per me significative e le seguo giorno per giorno; il risultato è uno speciale giornale che contiene soltanto le notizie che “preferisco”.

google_reader_shared Google Reader aggiunge ai tradizionali RSS reader una funzione in più: la condivisione di una lettura.

Leggo ad esempio un interessante articolo, e ritengo sia utile condividerlo con qualcuno: con un collega di lavoro, con un amico, con mio fratello, etc. A quel punto clicco sul tasto Share (Condividi nella versione italiana dell’interfaccia) e quell’articolo verrà inserito nell’elenco delle mie letture condivise. A partire da questo elenco vengono generate una semplice e leggibilissima pagina web, ed un feed RSS.

Io ho tra le mie fonti RSS proprio il feed degli articoli condivisi da Gerlando, e tra questi la mia attenzione è caduta su un articolo pubblicato su Digital Lex: “e-Learing: scarica le lezioni online gratuite di Oilproject.org”. E’ un blog interessante che parla di Diritto e nuove tecnologie. Io mi sono scaricato le lezioni su OpenOffice. Il domino è appena iniziato.

Da lì gli occhi mi vanno su Oilproject, “La prima scuola gratuita di informatica online”. E’ stata una bellissima scoperta, in quanto è un sito ricco di materiale didattico disponibile in varie forme: da testi in formato elettronico, a registrazioni audio di lezioni in formato .mp3 liberamente scaricabili. Come tutti i siti che si rispettano, anche Oilproject ha un Blog correlato: Shannon.it.

Per parlarvi di Shannon la cosa migliore è citare gli stessi autori:

Shannon è un altro blog che tratta di tecnologia pubblicando sia articoli tecnici e mirati, sia articoli accessibili al grande pubblico.
Non è la redazione a scrivere articoli e i lettori a commentarli, ma esattamente il contrario.

L’obiettivo di Shannon è stimolare la nascita di discussioni costruttive, ponendo al centro del dibattito i lettori stessi, autori dei post iniziali.

Subito incuriosito dal sito, mi metto un po’ a girovagare e cado su questo interessantissimo post di Lorenzo Perone: “Uilizzi poco convenzionali: divertirsi con Google Earth & Co“. Il cuore del post è un video di circa 30 minuti in cui Lorenzo ci illustra le possibilità che ognuno di noi ha a disposizione utilizzando un GPS, una macchina fotografica, del bel software ed una connessione internet. Gli utilizzi “poco convenzionali” descritti da Lorenzo, richiamano quelli tipici della cosiddetta Neogeography:

  • chiunque può creare una carta geografica
  • un viaggiatore creativo può inserire un’etichetta geografica nelle proprie foto, ovvero farne il geotagging
  • la creazione di mashup
  • la semplicità di utilizzo di strumenti e tecnologie
  • la condivisione di dati e di esperienze

Il video ha un solo difetto, non mostra le operazioni che Lorenzo racconta, ma per fortuna la narrazione è di estrema chiarezza. Ho sollecitato Lorenzo in tal senso, e sta pensando di rimontare il video e renderlo ancora più didattico.

Il video ci avvicina ad un utilizzo più “pieno” di Google Earth, ma anche di altri software meno diffusi ma di grande bellezza. Si parla ad esempio dell’eccezionale alternativa offerta dalla NASA – World Wind – che a mio avviso offre possibilità didattiche molto superiori a quelle di GE. Inoltre World Wind non ha le limitazioni di licenza che invece ha Google Earth (se ne parla nel video).

Il domino finisce con tre spunti che derivano ovviamente dalla visione del filmato:

  • Gpicsync, un software per fare geotagging che sembra molto interessante e ricco di funzioni
  • l’elenco di Software di geocoding presente sul sito di Gpicsync (è sempre un effetto domino)
  • l’utilizzo dei KML Network Link in Google Earth (se tutto va bene, dedicherò un post all’argomento)

La rete alle volte è un mare troppo grande e spesso ci si perde. Quello che a me piace fare è proprio perdermi, e quando ho paura “Arresto il sistema”.

Sitografia:

  1. “Neogeography” Blends Blogs With Online Maps.
  2. O’Reilly Media | Introduction to Neogeography.
  3. The Map Room: Neogeography.

18 settembre, 2007 | di

Ieri Google ha rilasciato il proprio prodotto per fare presentazioni online: Presently. Da oggi quindi la suite d’ufficio online di Google, Google Docs, è più completa. Non l’ho provata e non mi lancio in giudizi.

Si possono creare presentazioni a partire da zero, o facendo prima l’upload di un file Power Point esistente, non più grande di 10 Mb. Al momento non sembra possibile usare i file di OpenOffice Impress (.odp); chi usa OpenOffice può in ogni caso esportare in Power Point e poi fare l’upload.

presently


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