Preso dalle tante sollecitazioni arrivate dall’emergenza maltempo a Genova, Parma e Alessandria, ho pensato di iniziare a raccogliere dati e informazioni legate al Rischio idrogeologico in terra di Sicilia.
Ho constatato una barriera di accesso alle informazioni sui siti ufficiali della Pubblica Amministrazione, e anche le notizie reperibili attraverso articoli giornalistici, non riescono a dare una risposta chiara ad una domanda semplice: sono in pericolo?
Fornire gli strumenti per dare una risposta, significa fare una buona informazione civica, un obiettivo alto e stimolante per chi gestisce la cosa pubblica, ma che alle volte non è nemmeno abbozzato.
Per valutare il mio rischio devo rispondere almeno ad altre due domande:
- vivo vicino ad un rischio naturale?
- se sì, quanto è elevato?
I contenuti utili a definire la cosa sono disponibili, ma non permettono di passare dalla propria e personale conoscenza del territorio alla sua rappresentazione istituzionale.
Ho concentrato la mia ricerca sul rischio idrogeologico e sono “caduto” in questo articolo del Giornale di Sicilia: nella mia regione ci sarebbero 22 mila aree a rischio.
Il progetto di riferimento è il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), “lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni, gli interventi e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico del territorio siciliano“.
Il sito web ufficiale è http://www.sitr.regione.sicilia.it/pai/, tenuto aggiornato nel tempo e ricco di pagine contenenti numerosi allegati (essenzialmente file PDF, compressi in file .zip). Mi aiuta a rispondere alle questioni poste sopra?
Non credo, salvo non conoscere ad esempio i nomi dei bacini idrografici locali, cosa ignota al 99 % delle persone che frequento. Ma anche sapendo il nome del bacino – ad esempio “Torrente Saponara, Area Territoriale tra i bacini T.te Saponara e F.ra Niceto” – ci si trova davanti a barriere di comunicazione come quella dell’immagine di sotto.
Qual è il significato del nome di questi file? Ne apro qualcuno, guardo un po’ dentro e cerco di capire? Non credo possa essere così, e sicuramente non può essere solo così.
Dati come questi devono essere pubblicati anche in maniera immediatamente comprensibile e leggibile da tutti: me, mia mamma, un giornalista, un pittore, un tecnico comunale, mio nipote il grande, il vicino di casa e financo da Gerlando.
Solo come esempio, per quell’insieme di persone che ha accesso al web, una semplice mappa come questa dà un’informazione che è subito comprensibile ad una platea vasta: dovo sono le aree a rischio frana in Sicilia, e qual è il grado di rischio.
Non scrivo tutto questo per fare una critica al PAI, è un progetto che non conosco e che immagino essere di qualità.
La barriera non è la presenza/assenza delle informazioni ma il loro scarso grado di utilizzabilità civica. Sarebbe auspicabile una collaborazione con la cittadinanza per trovare le modalità per superarla. Il risultato può essere proprio una mappa facilmente comprensibile da tutti.
Si tratta di un problema molto più semplice di quello del rischio idrogeologico, cionondimeno affrontarlo e risolverlo sarebbe una scelta politica con benefici a catena per tutti.
Invito la Regione Siciliana a costruire sul tema del rischio idrogeologico (e sul rischio in generale) una strategia di comunicazione e di informazione civica di qualità, senza barriere e ad ampio spettro.
Ad aprire di più e meglio i dati relativi, in modo che possano essere realizzate analisi e rappresentazioni del tema che oggi nemmeno immaginiamo. La carta interattiva di sopra, è stata implementata grazie a 2 servizi aperti: quello messo a disposizione dal Geoportale Regione Siciliana (special thanks ad Agostino) e l’ortofoto RealVista.
Una delle conseguenze dell’apertura dei dati è proprio quella di creare le precondizioni per raccontare meglio il proprio il territorio, in ciò per cui brilla e in ciò per cui è a rischio.
E io di queste storie vorrei poterne leggere tante.
NdR: questo articolo è pubblicato anche sul blog di Open Data Sicilia.
I contenuti potrebbero non essere più adeguati ai tempi!
By Pietro Blu Giandonato on ott 27, 2014
Caro Andy,
il tuo pezzo tocca uno dei grandi problemi riguardante la protezione civile: la disponibilità di informazioni aperte, aggiornate ma soprattutto chiare e immediate anche per chi non è un esperto di dominio.
Sui social network e in giro nella rete ronza da un po’ il buzz #emergenzehack (Twitter, Facebook), nel quale molti bei cervelli stanno cercando di avviare iniziative per rendere le informazioni sui rischi naturali accessibili a tutti.
Mi prudono le mani, perché mi fai venire voglia di riprendere in mano cose come #SOSPuglia http://bit.ly/SOSPuglia e raccontatare anche di come, quando l’ho proposto al Servizio protezione civile della Regione Puglia (nel quale ho lavorato per ben 2 anni) mi hanno risposto che era utile, ma non potevano adottarlo perché poi avrebbero dovuto dare conto di tutte le segnalazioni, paradossalmente proprio perché accessibili pubblicamente.
Insomma, sarebbe bello avviare qualcosa di forte, magari una iniziativa per abilitare i civil servant e/o i civic hacker a costruire:
1. mashup di dati geografici per creare mappe informative con servizi OGC esistenti come quella che hai realizzato,
2. mashup di feed rss per creare canali di informazione su Twitter utili per allerte meteo, protezione civile ecc. (ad esempio il canale Twitter @protcivpuglia l’ho creato io e si autoalimenta con un Pipe Yahoo che filtra il feed rss ufficiale della protezione civile pugliese e crea tweet *aumentati* con hashtag significativi, un po’ nella logica di questo documento).
By Angelo Campoleoni on nov 3, 2014
Ciao Andrea, in quanto a informazione civica sui rischi, basterebbe garantire ai cittadini la possibilità di accedere al PEC (Piano di Emergenza Comunale) del proprio Comune, magari offrendo la possibilità di usufruire di mappe interattive immediate, come quelle che suggerivi tu. Non esiste strumento locale più completo del PEC a livello di protezione civile anche perchè oltre ad offrire indicazioni cruciali circa le aree esposte ai rischi offre indicazioni fondamentali circa le azioni da adottare per affrontare le emergenze e prevenire i rischi del proprio territorio.
Il problema è che troppi PEC sono chiusi nei cassetti, datati e non disponibili per la cittadinanza.
By Andrea Borruso on nov 3, 2014
Ciao Angelo, grazie mille, nemmeno sapevo che esistesse il PEC.
Mi hai fatto venire voglia di chiederlo al mio Comune (Palermo) e non appena avrò notizie ne darò conto anche qui.
Proverò a rompere le scatole non solo localmente.
Ancora grazie