E’ recentissima l’edizione 2009 dell’Atlante di geografia statistica e amministrativa pubblicato dal’ISTAT, che aggiorna il loro precedente lavoro realizzato nell’ormai lontano 1997.
Come lo stesso Istituto fa presente nell’introduzione, il lavoro ha come obiettivo essenzialmente quello di compendiare svariati dati di carattere amministrativo. Ma un altro passaggio degli editori, che mi ha positivamente colpito, mette in evidenza il ruolo della “geografia amministrativa”, che ha come scopo soprattutto quello di analizzare la suddivisione geografica dei soggetti pubblici che hanno competenze territoriali, e valutare l’efficacia della loro articolazione.
Per ribadire l’importanza e la necessità di un approccio “geografico” alle realtà amministrative, mi piace richiamare l’illuminante articolo sulla Geografia Giudiziaria di Gerlando Gibilaro che ne ha poi ispirato uno di Andrea Borruso. E’ stata una reazione a catena, e anche io mi son poi fatto prendere dall’entusiasmo creando una mappa sul costo delle Prefetture italiane, a mia volta ispirato da un articolo de Lavoce.info proprio sulla questione riorganizzazione delle amministrazioni nel nostro Paese.
Il volume è organizzato in otto capitoli che descrivono:
- Caratteristiche del territorio (zone altimetriche, classificazione dei Comuni secondo l’altitudine, il grado di urbanizzazione, gli agglomerati morfologici urbani).
- Unità amministrative (circoscrizioni comunali, comunità montane, comunità isolane).
- Unità funzionali: area economica (Direzioni regionali e provinciali del lavoro, Camere di Commercio, Centri per l’impiego, Agenzia del Demanio, Agenzia delle Entrate, Agenzia del Territorio, Agenzia delle Dogane, Distretti Industriali, Aree obiettivo UE).
- Unità funzionali: area istruzione, turismo, cultura e servizi sanitari (Uffici Scolastici Regionali e Provinciali, Circoscrizioni turistiche, Dir. regionali beni culturali e paesaggistici, Soprintendenze beni AA, ASL)
- Unità funzionali: area ambiente, trasporti e reti (ARPA/APPA, ATO, Aree naturali protette, CFS, Compartimenti ANAS, Compartimenti rete ferroviaria, ENAC, CAP, Distretti telefonici).
- Unità funzionali: area difesa, sicurezza, giustizia (Questure, CC, GdF, Capitanerie di porto, VVFF, Corti d’appello, Tribunale ordinario, Giudici di pace).
- Unità statistiche (Nomenclatura delle unità territoriali per le statistiche, Sistemi locali del lavoro, Specializzazione produttiva prevalente dei sistemi locali del lavoro, Distretti industriali).
- Altre partizioni (Diocesi, Regioni ecclesiastiche).
Per ciascuna entità amministrativa viene descritta l’organizzazione dell’ente e le sue principali funzioni. Per ognuna di esse viene messo a disposizione uno shapefile (UTM 32 WGS84) e un file Excel con riportate informazioni descrittive minime. Gli strati geografici – come spiega lo stesso ISTAT – sono stati realizzati partendo dai confini amministrativi dei Comuni, aggregati con operazioni topologiche di dissolve a seconda dell’organizzazione territoriale di ogni entità presente nell’atlante.
La reale importanza della pubblicazione è sostanzialmente quella di raccoglie in maniera sistematica informazioni di carattere amministrativo relative a numerosi soggetti pubblici difficilmente reperibili altrove da fonti ufficiali.
Mancano d’altro canto, per ciascuna di esse, dati di tipo quantitativo che avrebbero costituito il vero valore aggiunto dell’atlante, come ad esempio il numero di scuole, di docenti e di alunni afferenti a USR e USP, il numero di poliziotti in carico alle Questure, o quello dei Carabinieri a Tenenze e Stazioni. Informazioni che avrebbero potuto costituire la base di dati necessaria per poter fare proprio quel lavoro di analisi dell’efficacia, del dimensionamento e dell’articolazione dei soggetti e degli operatori pubblici di cui si parlava prima. Fare geografia amministrativa è ancora difficile in Italia, perchè spesso i dati vanno aggregati ad hoc, ma questo atlante è già un importante passo avanti.
Ah, dimenticavo… rimane come al solito il problema della licenza di utilizzo di questi dati. La dicitura in quinta pagina del volume “Si autorizza la riproduzione a fini non commerciali e con citazione della fonte” è abbastanza chiara, ma per completezza vi invito a leggere con attenzione l’esperienza che hanno avuto gli amici di GFOSS.it sempre con l’ISTAT, sembra comunque positiva.
I contenuti potrebbero non essere più adeguati ai tempi!
By Andrea Borruso on ago 27, 2009
Ciao Pietro,
il tuo post che racconta di effetti e suggestioni a catena, è ancora una volta una piccola scintilla.
Che ne dici di scrivere all’ISTAT e suggerirgli di aprire un canale ufficiale su Swiwel (così come hanno fatto EUROSTAT, lo US Census Bureau, lo US Department of Agriculture e tanti altri: http://1link.in/ffudg), o magari su Geocommons Maker?
Non mi interessa tanto la piattaforma, quanto le modalità di pubblicazione del dato (potrebbero fare tutto in casa con geoserver e/o geonetwork opensource).
Pubblicare i dati soltanto in questo modo ne limita l’effetto domino e ne abbassa di molto il potenziale di crescita di un cittadino (e di un paese) più informato.
Se riuscissimo ad elaborare un buon documento, potremmo raccogliere delle firme.
Che ne pensi?
Un abbraccio e grazie,
a
By Pietro Blu Giandonato on ago 27, 2009
Bastassero le scintille…
Andrea, certo potremmo scrivere all’ISTAT, organizzare anche una lettera aperta, ma purtroppo non so quanto servirebbe, visti i precedenti con altri enti pubblici. Non per questo bisogna lasciar perdere.
Non vorrei certo peccare di presunzione, ma un pò leggendo tra le righe la stessa pubblicazione, un pò per la mia esperienza negli Enti Pubblici, ciò che manca all’Istituto (e non solo a loro) è la capacità di comprendere in primo luogo la necessità di rendere i dati aperti – o quantomeno le licenze d’uso più chiare – e in secondo luogo renderli “raw, linkable, discoverable” per parafrasare il grande Tim Berners-Lee.
Perchè gli manca? Sarò tranciante, come al solito: perchè non hanno nessuno tra di loro che ci pensi a queste cose, e abbia la forza di perseguire certi obiettivi.
Prima di pensare a quale piattaforma usare, se in house o in host (Swivel+GeoCommons non gli costerebbero praticamente nulla), dovrebbe essere chiara a loro stessi l’importanza della questione sul rendere i dati aperti, accessibili, grezzi e rintracciabili.
Cosa che allo stato non è… ma mi piacerebbe così TANTO essere smentito.
Comunque sai bene che io ci sto a mettere su una lettera aperta. Non sarebbe la prima volta
Ad maiora!