6 novembre, 2008 | di in » Dati

Qui sotto trovate l’intervento integrale che Andrew Turner ha fatto al FOWA 2008, del quale avevo parlato nel mio precedente post.
Il tizio non ha una parlata proprio facile da seguire, impastandosi un pò troppo, ma comunque vale qualche sforzo di comprensione.
Buona visione.



Attenzione! Questo è un articolo di almeno un anno fa!
I contenuti potrebbero non essere più adeguati ai tempi!

4 Responses to “Where 2.0 – part two”

  1. By Andrea Borruso on nov 25, 2008

    Caro Pietro,
    dovremmo dare un’occhiata a questo scambio sulla geografia (paleo e neo):
    http://snipurl.com/6shkm

    Tutta la mailing list sembra molto interessante.

    Un abbraccio,

    a

  2. By Pietro Blu Giandonato on nov 25, 2008

    Ho trovato la discussione molto interessante, grazie Andy.
    Francemente risulta un pò troppo incentrata sui concetti (e gli scontri) tra cosa si intende per neogeo e paleogeo… ma è possibile enucleare alcune idee e magari sottoporre agli attori di Where 2.0 dei suggerimenti da dare ai panelist, come loro stessi chiedono.
    Perchè allora non cominciare a discuterne proprio qui tra noi?

    Ad maiora ;)

  3. By Andrea Borruso on nov 25, 2008

    Caro Pietro,
    aggiungo carne al fuoco, senza approfondire alcuna discussione:
    http://snipurl.com/6t4ba

    E’ un post in cui Andrew Turner, interviene nel dibattito sulle licenze per i dati spaziali, ed in particolare la Open Database License sviluppata per OpenStreetMap.

    Magari faccio un po’ di confusione, ma è almeno può fungere da lavagna condivisa pubblica.

    Alla prossima,

    a

  4. By Pietro Blu Giandonato on nov 25, 2008

    L’idea di Turner di proporre la licenza CC – usata per GeoCommons – per i dati spaziali generati da singoli utenti o con iniziative di crowdsourcing, in apparenza sembra interessante…
    Ma altrettanto pregnanti sono le osservazioni a detrimento da parte di due commentatori al suo post, che ritengono addirittura deleteria la licenza CC, soprattutto per i dati derivati, come può essere il caso di OSM.
    BTW, il caos nel quale regna ormai il mondo delle licenze open – proliferate a dismisura – obbliga a serie riflessioni sulla loro scelta nel caso di dati spaziali.

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