Qualche giorno fa, mentre sperimentavo alcuni possibili usi pratici dell’applicazione web Bing Maps, mi sono imbattuto in un errore, di quelli apparentemente insignificanti, riguardante l’attribuzione di un toponimo: la SP4 “Strada Panoramica Valle dei Templi” ad Agrigento risultava erroneamente denominata “strada provinciale Serralombardi Scassabarile” (http://binged.it/1aBIn0Y ).
Preso inizialmente dalla curiosità, ho cercato di scoprire l’origine di tale errore o, quanto meno, di individuare la “reale” ubicazione della strada sunnominata.
Dopo alcune sessioni di ricerca attraverso i motori di ricerca di internet ho constatato, con un pizzico di sorpresa, che nella rappresentazione virtuale della toponomastica nazionale sono presenti diverse occorrenze della fantomatica strada provinciale “Serralombardi Scassabarile“.
Se si fosse trattato della via Roma o della piazza Garibaldi, non avrei ovviamente dato peso al fatto. In questo caso, però, la presenza di tante ricorrenze omonime su territori lontani tra loro (province di Pavia, Salerno, Taranto, Vibo Valentia, Brindisi, Foggia, Palermo, Agrigento, Ragusa, etc.) mi è parsa alquanto improbabile.
A questo punto, sono entrato in crisi: l’effetto scatenato in me da tale constatazione può essere forse paragonato a quello che si riscontra in alcuni personaggi pirandelliani, causato da dettagli apparentemente insignificanti (il setto nasale leggermente deviato in “Uno, Nessuno e Centomila”; il passaggio del treno nella novella “il treno ha fischiato” – per fortuna, ci tengo a precisare riguardo al caso mio, l’unico effetto prodotto sono state le considerazioni che ho cercato di esprimere in queste poche righe, senza trascendere oltre).
Come se già non bastasse la vasta schiera di filosofi, i quali con i loro ragionamenti hanno presentato diverse visioni, talora diametralmente opposte di ciò che consideriamo comunemente mondo reale. Adesso ci si mette pure la rete a mettere in crisi la percezione del mondo (per fortuna quello virtuale, in questo caso).
Lo so, non è la prima volta che uno, fidandosi del navigatore satellitare, finisce su un percorso morto o rimane incastrato con l’automobile in un vicolo del centro storico, ma in tali casi si tratta “solo” di carenza di dettaglio o di mancato aggiornamento.
La genesi, invece, dell’anomalia riguardante la Strada provinciale in questione sembrerebbe di tipo diverso: una strana “infestazione” che mette in luce le criticità di una immensa banca dati distribuita, generata e gestita senza regole precise e controlli non sempre efficaci.
Non voglio cimentarmi in tentativi di dare una spiegazione del perché o di come ciò possa avvenire, se tali “semi infestanti” siano introdotti volutamente da qualcuno (teorie complottiste, sabotaggio) o se, più probabilmente, si generino automaticamente per effetto di qualche criticità negli algoritmi che stanno alla base dei motori di ricerca o di popolamento automatizzato delle grosse banche dati: non ne ho le competenze.
Provo, invece, a saltare alle conclusioni, a trovare una morale: qual è l’approccio giusto che dobbiamo avere riguardo alle informazioni che internet ci fornisce?
Ritengo che dobbiamo abituarci a passare da una concezione deterministica ad una probabilistica, prendere coscienza che ogni notizia o informazione ha un suo grado di attendibilità, teoricamente variabile dal valore “0″ (le cosiddette “bufale” e i macroscopici “strafalcioni”) al valore “1″ (informazioni assolutamente veritiere – ma esistono davvero?).
Per poterci orientare correttamente e valutare autonomamente tale grado di attendibilità dobbiamo quindi adottare strategie quali, ad esempio, la consultazione di più fonti (da valutare anch’esse).
Al contempo, tuttavia, non bisogna esagerare, per non rimanere invischiati o troppo rallentati nel tentativo di ricercare la certezza assoluta, che rappresenta, in tale approccio probabilistico, un limite non sempre raggiungibile.
Ma poi, in fondo, chi se ne frega se qualcuno ha sbagliato il nome: a me basta passare da quelle parti al tramonto e godermi lo spettacolo.
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