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28 novembre, 2011 | di

Leggo nel comunicato (in draft) degli Stati Generali dell’Innovazione:”Una strategia coerente di open data deve garantire: l’uso pubblico dei database di interesse nazionale con una particolare attenzione ai dati territoriali;”.

 

Gli Stati Generali dell’Innovazione si sono appena conclusi. Ho partecipato; là ho incontrato Renzo Carlucci, direttore di GEOMEDIA. Ci siamo tenuti compagnia, abbiamo seguito i vari interventi. Ogni tanto leggevo i suoi “cinguettii” sul grande schermo, alle spalle dei relatori. Entrambi leggevamo i contributi di chi interagiva in rete (per esempio, questo). Insieme abbiamo preso parte all’open talk sull’Open Government: per circa due ore, oltre 30 persone hanno ragionato, prima su una mappa mentale dell’Open Gov, quindi cercando di raccogliere proposte, come contributo per una road map di SGI.

A proposito di proposte, ho portato con me agli SGI alcune slide, preparate con la “redazione” di TANTO e con alcuni colleghi del Consiglio Scientifico di ASITA. Le abbiamo “confezionate” prendendo spunto da due delle tre proposte che avevamo inoltrato per Agenda Digitale (TANTO ne ha dato conto qui). Le ho presentate e commentate durante l’open talk.

E’ quasi ovvio –per una road map dell’innovazione digitale- suggerire l’inserimento di un richiamo agli organismi nazionali deputati in materia di DB territoriali e di attuazione della direttiva INSPIRE.

Parlare invece di Infrastrutture di Dati Territoriali (IDT) fuori dall’ambiente geomatico onestamente è meno banale, sebbene agli interlocutori presenti agli SGI l’importanza assunta dai geo-dati per le politiche di sviluppo e innovazione, sia assolutamente chiara ed evidente. Ecco perché la presentazione si sofferma sulle IDT. Ai lettori di TANTO potrà essere già familiare l’analogia del ciclo dell’acqua: il ciclo sostenibile dell’IG è possibile se esiste una fonte energetica che alimenta e sostiene questo processo, proprio come il sole fornisce l’energia per l’acqua del mare. A proposito di sostenibilità, la presenza di Carlo Mochi, mi ha ricordato un suo editoriale del settembre 2006. Il titolo è “Verso una PA sostenibile”. Ho approfittato della possibilità di avere “a tiro” l’autore per chiedergli se, a suo avviso, quanto aveva scritto allora (il paradigma dell’Open Government non era diffuso) sia ancora attuale. Decisa e perentoria la risposta: “ASSOLUTAMENTE!”. V’invito quindi, prima di continuare questa lettura, a seguire le riflessioni contenute in quello scritto. Io l’ho riletto rientrato alla base, prima di stilare questi commenti: è stato come un flashback. Alle IDT può essere applicato il concetto di

produttività della PA, ossia di rapporto tra risorse impiegate e valore restituito ai cittadini”.

Alcune slide sono ripetitive e non mi pare che necessitino di commenti: la creazione delle IDT consente di ridurre il disordine (quindi gli sprechi) e, nel contempo, favoriscono la comunicazione tra produttori e utilizzatori di dati geospaziali. Vorrei solo aggiungere che ragionare in termini di Value Chain potrebbe essere utile, ad esempio per razionalizzare gli sforzi all’interno della PA, migliorando la distribuzione di competenze e ruoli, anche in un’ottica di partenariato tra pubblico e privato.

Ma una “geo” proposta per una road map dell’innovazione digitale che consideri soltanto suggerimenti come quelli definiti per Agenda Digitale (slide 13 e 14), rischiano di risultare mere dichiarazioni d’intenti, condizioni soltanto necessarie per includere l’Informazione Geografica come componente per l’incremento di innovazione nel nostro Paese.

Attraverso un po’ di botte e risposte via mail è venuta a galla un’ulteriore proposta, quella descritta con le ultime slide. E’ giusto un esempio di azione più concreta, legata alla “vita” delle organizzazioni pubbliche. E’ articolata in tre passi:

-      raccolta di buone pratiche (esistono, esistono ;-) ! )

-      loro diffusione, accompagnata con iniziative di sensibilizzazione dei potenziali stakeholder e affiancamento delle organizzazioni interessate, per favorirne la corretta implementazione

e, soprattutto, terzo passo, recepimento delle azioni pianificate per creare:

  • cicli di dati geografici “sostenibili”,
  • reti sistemiche tra i portatori d’interesse delle IDT e
  • “sistemi di misurazione del livello di prestazione orientati al miglioramento continuo, alla valutazione degli impatti delle azioni pianificate e al confronto, in un’ottica di trasparenza, tra i servizi erogati dai diversi enti”

nei Piani Esecutivi di Gestione (P.E.G.).

Probabilmente, si potrà immaginare veramente avviato il cambiamento verso l’uso pubblico dei database territoriali… No –scusate- di tutti i database di interesse nazionale, soltanto quando leggeremo obiettivi di P.E.G. riferibili a queste tematiche, distribuiti verticalmente –dal vertice agli esecutori- e orizzontalmente –questi processi non sono prerogativa solo dei dipartimenti IT-  nonché report del “Controllo di Gestione” che contemplino tali argomenti.

Così come l’incontro degli SGI ha il valore di “prima tappa” di un percorso che si svilupperà nei prossimi mesi, come risulta dalle conclusioni riportate nel comunicato finale di questa “due-giorni”, anche il contributo che abbiamo provato a portare come settore IG può crescere e articolarsi. Repetita iuvant:

’Mi tornano alle orecchie le frasi conclusive pronunciate dagli esperti di Geospatial Revolution Project: “Stiamo facendo questo insieme …”.’

9 novembre, 2011 | di

Il titolo è “stupidottero” ma è l’occasione per dare notizia di tre cose. La prima è che sono aperte le iscrizioni per il GfossDay 2011 che si terrà a Foggia.

La seconda è che è stato pubblicato il programma “definitivo”.

La terza – che mi fa molto piacere – è che TANTO sarà da quelli parti:

  • Pietro infatti il 25 novembre – tra le 9.30 e le 11.25 – sarà uno dei relatori della sessione tematica “VGI “Volunteered Geographic Information”“, ed in particolare racconterà dei nostri amati Ushahidi e Crowdmap
  • Antonio curerà il laboratorio su gvSIG del 24 Novembre
  • ed Andrea - insieme a Silvia Franceschi – illustrerà il caso studio degli “Strumenti open source per la gestione delle reti urbane”, il 25 novembre

Si mormora, che altri di noi saranno pericolosamente in giro, indecisi ancora se portare con sé anche la loro chitarra.

Io purtroppo non ci sarò, faccio un grande in bocca al lupo a tutti!

 

2 novembre, 2011 | di

TANTO si è già occupato di Stati Generali per l’Innovazione, per esempio qui, e alcuni di noi partecipano alle discussioni iniziate sul forum del sito, su FB, su Twitter e altrove, in preparazione dell’evento previsto a Roma, il 25-26 novembre 2011.

Questo scritto unisce due miei post, pubblicati sul sito di SGI: qui e qui. Incontrandoci al “bar dietro al router” capita talvolta che uno di noi esclami frasi come: “Pensa tu quante idee su usi e applicazioni dei dati geospaziali ci saranno fuori dal ‘circolo dei geomatici’?”.

L’appuntamento di Roma è un’occasione per l’incontro tra addetti ai lavori, portatori d’interessi e utilizzatori. Complice l’atmosfera concentrata sulle possibilità di crescita per il nostro Paese, potrebbero scoccare scintille a cui fornire carburante.

 

Perché partecipare a Stati Generali Innovazione

Le informazioni territoriali hanno assunto un ruolo strategico nelle politiche di sviluppo e innovazione di tutti i paesi industrializzati. Il ruolo dell’informazione territoriale è determinante in molti settori del sistema Paese: industriali (infrastrutture di trasporto, reti tecnologiche, ecc.), finanziari nonché agroalimentari per citarne alcuni. Naturalmente, esse sono indispensabili nel governo del territorio, ad esempio per la prevenzione di tutti quegli eventi – spesso catastrofici – che purtroppo colpiscono il nostro Paese e mitigarne i danni.

La Pubblica Amministrazione rappresenta generalmente il soggetto più rilevante nel processo di qualificazione della domanda e di acquisizione delle informazioni. Essa funge inoltre da volano in molti settori menzionati. Infine, le informazioni territoriali sono anche alla base delle tecnologie digitali che stanno cambiando il nostro modo di interagire con le persone e ciò che ci circonda: Location awareness, Digital interaction, Towards all things computing e Augmented reality… rivestendo quindi un peso rilevante per il futuro dell’economia digitale.

Una prima peculiarità delle informazioni territoriali è quella di essere molto onerosa in termini economici nella fase di acquisizione rispetto a quella di gestione e utilizzo. E’ fondamentale definire regole e standard perché essa, una volta acquisita, possa essere integrata alle altre fonti, anche integrando quelle informazioni provenienti ‘dal basso’, ovvero create dagli stessi utilizzatori (informazione geografica ‘volontaria’). E’ inoltre indispensabile che il sistema pubblico possa lavorare in modo collaborativo, ottimizzando i finanziamenti a disposizione, razionalizzando la produzione e la gestione di tali informazioni, evitando la creazione di duplicati da parte di enti/istituzioni differenti.

Un’altra peculiarità delle informazioni territoriali è quella di essere posseduta e mantenuta tra numerosi soggetti. E’ fondamentale incoraggiare la costituzione di infrastrutture per accrescere l’accesso e la disponibilità di geo-dati, la cui organizzazione sia basata sulla co-operazione: per l’integrazione e l’armonizzazione dei dati, per condividere le policy riguardanti la loro distribuzione. Occorre individuare modi che aiutino il ri-uso delle informazioni geo-riferite e la valorizzazione delle applicazioni della geomatica per tutte le sfide che attendono la nostra società, (ICT per l’ambiente, assistenza medica sostenibile, promozione della diversità culturale, eGovernment, mobilità di persone e merci, …).

Infine, una terza peculiarità delle informazioni territoriali è quella di essere essenziale per far prosperare la ricerca e l’innovazione del comparto: realizzare nuovi prodotti e servizi legati all’intrattenimento, alla mobilità individuale e collettiva, all’assistenza alle persone, ecc.; per la corretta comprensione dei fenomeni che avvengono nella realtà; per creare nuove professionalità e nuove occupazioni. Rafforzare il dialogo tra il mondo della Geographic Information e l’ICT nella sua globalità può generare nuove idee per la ricerca e orientare le strategie per attuare servizi in scenari futuri, in contesti di complessità crescente, coinvolgendo i cittadini, soprattutto per rispondere alle esigenze delle giovani generazioni.

Il mondo dell’Informazione Geografica deve partecipare e contribuire –uno tra tutti- come portatore d’interesse per la costruzione di una prospettiva condivisa per l’Italia e per un cambio effettivo nella politica dell’innovazione, verso la realizzazione di un sistema di innovazione diffusa, un’innovazione che nasce dalle comunità e che al benessere delle comunità, in quanto reti relazionali, economiche e sociali, è principalmente rivolta.

Perché discuterne in Stati Generali Innovazione

A partire dall’epoca napoleonica fino agli anni ottanta del secolo scorso la gestione delle informazioni geografiche di una nazione sono state governate prevalentemente da soggetti statali: ad esempio Ordnance Survey – UK, Service du Cadastre – Francia; gli enti cartografici militari e catastali, dell’Italia unitaria).

Questa soluzione organizzativa ha assolto le esigenze per il governo del territorio sino a quando l’incremento della produzione di cartografica da parte di altri enti, soprattutto a livello regionale e locale, indotto da un maggiore fabbisogno di dati territoriali e di migliore qualità, supportata dall’avvento di nuove tecnologie, hanno fatto emergere l’esigenza di definire nuove modalità organizzative.

Dall’inizio degli anni novanta è iniziata la ricerca di soluzioni per razionalizzare la produzione dei dati territoriali tra i diversi livelli della Pubblica Amministrazione, originariamente in un’ottica molto pragmatica: ridurre l’impegno economico e garantire un uso più efficiente delle risorse per acquisire e gestire i dati geospaziali. Si deve alla presidenza Clinton la costituzione della National Spatial Data Infrastructure, nel 1994: una deliberazione per promuovere le relazioni intergovernative, coinvolgendo i governi statale e locale nella produzione di dati geospaziali e migliorare le prestazioni del governo federale. A seguire, altri Paesi hanno avviato progetti analoghi (Australia, Canada, Giappone, …). Nel 2002 la Commissione europea ha lanciato un progetto, denominato INSPIRE, che mira a creare una Spatial Data Infrastructure  europea.

Nel tempo, gli obiettivi di queste infrastrutture sono stati ampliati: si è fatta strada anche la promozione dell’uso dei dati geospaziali e del loro riutilizzo per molteplici scopi, non solo in ambito pubblico ma anche con crescente attenzione verso il settore privato, stante l’incremento di prodotti e applicazioni rivolte al mercato consumer.

Mentre questo processo è ancora in corso, nuovi temi sono apparsi, e influiscono sull’implementazione delle Spatial Data Infrastructure: espressi dal mercato (“l’uragano” Google maps), tecnologici (il semantic web, Internet of things, il cloud computing, …), sociali (Volunteered  Geographic Information), del settore pubblico (Open Government).

Dato per scontato il coinvolgimento del mondo della geomatica in questo scenario, le sue implicazioni e le sue diramazioni offrono lo spunto per ampliare ad altri ambiti la discussione e il confronto sulle prospettive, le opportunità che si prospettano, come sfruttarle, come affrontare e risolvere le problematiche e le criticità che si presenteranno.

Ho volutamente affrontato l’argomento prendendolo “da distante”. Le scelte per soddisfare i bisogni di informazioni geografiche di un Paese, sono state prese in passato (remoto e recente) dal livello politico, e non vi è ragione di immaginare un approccio differente: l’Informazione Geografica oggi, come le mappe in passato, sono un pilastro per il governo e lo sviluppo di un Paese. Proprio in ragione di ciò, essa è anche patrimonio della collettività. Seguendo l’invito di Stati Generali dell’Innovazione, l’estensione a un più ampio spettro di portatori d’interesse il dialogo sull’informazione geografica potrebbe dare contributi alla classe dirigente per attuare scelte rivolte “alla realizzazione di un sistema di innovazione diffusa, un’innovazione che nasce dalle comunità e che al benessere delle comunità, in quanto reti relazionali, economiche e sociali, è principalmente rivolta.”

25 ottobre, 2011 | di

Il melting pot su #opendata, #opendataitaly#opengov ribolle sempre più anche qui in Italia, lo confermano le numerose Pubbliche Amministrazioni che stanno progressivamente mettendo in piedi portali che consentono l’accesso ai propri dati (con i dovuti distinguo riguardo le licenze adottate), un trend culminato con il recente lancio di dati.gov.it

Gli Stati Generali dell’Innovazione (@SGInnovazione) sono un movimento di associazioni, cittadini e aziende che, rimestando nel melting pot, contribuiscono a creare massa critica attorno ad alcuni degli argomenti che sono alla base di ciò che ci interessa maggiormente: “l’innovazione nel governo dell’Italia”.

L’appuntamento odierno di Bari, tenutosi al Cineporto presso la Fiera del Levante, prevedeva una sessione mattutina con una prima tavola rotonda dal titolo “Open source, software libero e formati aperti per i dati pubblici: esperienze, criticità, prospettive”, alla quale hanno partecipato l’Assessore regionale all’Innovazione Nicola Fratoianni, Davide Pellegrino – Dirigente Servizio Innovazione della Regione Puglia, Marco Curci – Direttore Divisione IT di Innovapuglia, Giuseppe Santo Barile (@realforense) del LUG Bari e Giuseppe Nicosia – Circolo dei Giuristi Telematici Gur@work, in collegamento Skype è stata con noi anche Flavia Marzano (@flavia_marzano) di Stati Generali dell’Innovazione, moderava Morena Ragone (@morenaragone) di Puglia Creativa.

La seconda sessione intitolata “I diritti dei cittadini e delle imprese nel Codice dell’Amministrazione Digitale” ha visto come relatori Ernesto Belisario (@diritto2punto0) – Circolo Giuristi Telematici, Andrea Lisi – ANORC Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione Sostitutiva, Morena Ragone – Puglia Creativa e Giovanna Brunetti – CSIG Bari, moderava Ennio del Turco – CSIG Bari.

Numerosi e di notevole spessore sono stati gli interventi del pubblico, che hanno contribuito a rendere l’appuntamento particolarmente ricco di spunti, idee, confronti e anche scontri costruttivi. Io ho dovuto lasciare i lavori alla conclusione della mattinata, che comunque proseguivano con due ulteriori interessanti sessioni pomeridiane “Presentazione degli Stati Generali dell’Innovazione di Roma del 25-26 novembre 2011″ e la tavola rotonda “Pensare l’innovazione, realizzare l’innovazione: dalle parole ai fatti, idee e problematiche aperte”.

Vi invito a scorrere il succedersi degli eventi qui sotto, nella timeline dell’hashtag dedicato all’evento #SGIBari



23 settembre, 2011 | di Nelle giornate del 24 e 25 novembre l’Università degli Studi di Foggia ospiterà il GFOSS DAY 2011. Si tratta del quarto appuntamento in assoluto, organizzato come di consueto da GFOSS.it, l’Associazione Italiana per l’Informazione Geografica Libera. La call for presentation -  raggiungibile qui - scade il 25 ottobre, e per il 5 novembre daranno notifica dell’accettazione. Secondo alcuni rumors, tra gli eventi di dibattito complementari alle presentazioni ve ne sarà uno particolarmente interessante, dedicato agli open data, durante il quale si potrà discutere anche dei provvedimenti che la Giunta regionale pugliese ha in cantiere a tale riguardo e dei quali abbiamo già parlato qui su TANTO.

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