5 ottobre, 2009 | di in » Entropia

Ho passato un periodo in cui mi è risultato difficile leggere. Ho provato a cambiare genere ed autori, ma senza cambiare risultato. Poi il miracolo, grazie al digitale terrestre.

E’ entrato a casa mia da tre mesi, e due canali – RAI News 24 e RAI storia – mi riservano spesso delle piccole perle. L’otto Luglio scorso alle 8 di mattina, mentre provavo a svegliarmi, sono stato letteralmente rapito da un programma trasmesso dal primo dei due. Un uomo con lo sguardo vivo, parlava della Terra con parole “nuove”; dopo pochi minuti ho dovuto spegnere ed andare in ufficio. Ho annotato allora sul mio smartphone qualche dettaglio sul programma (lo so, sono malattie gravi) e sono uscito.

Durante la pausa pranzo dello stesso giorno, apro la pagina  con il palinsesto, e leggo il nome esatto del programma: “Parole e teatro. Franco Farinelli e Margherita Hack”. Soddisfatto mi “tuffo” nel nuovo sito RAI, per provare a vederlo per intero in streaming.  Non lo trovo e scrivo alla redazione di Magazzini Einstein – il “contenitore televisivo dedicato a temi, eventi e personaggi dell’arte e della cultura, del presente e del passato” – che ha curato il programma; mi rispondono subito, mi confermano che non è ancora visibile e che lo sarebbe stato nei mesi seguenti.

L'invezione della TerraCambio strategia, concentro le mie ricerche web sull’uomo con lo sguardo acceso: Franco Farinelli. Tra i primi risultati, il libro “L’invenzione della Terra“. E’ pubblicato da Sellerio nella collana “Alle 8 della sera”; in questa vengono pubblicate le trascrizioni, rivedute e corrette, delle conversazioni trasmesse nell’omonimo programma di Radio DUE RAI.  L’ho comprato subito, anzi non proprio subito, ma è un’altra storia.

Nella nota di apertura Sergio Valzania, il curatore della collana, scrive:

“Non avevo mai riflettuto sulla lunghezza e la complessità del percorso che ha condotto l’umanità alla rappresentazione del mondo che ci consente di ridurre un territorio ad una mappa e l’intera Terra ad una raffigurazione a stampa”

Dopo avere letto questo libro ho pensato con forza: anche io!!

L’autore, a me sconosciuto (me ne vergogno), ha un curriculum importante: ha insegnato geografia a Ginevra,  Los Angeles (UCLA), Berkley e a Parigi (alla Sorbona e all’École Normale Supérieure). Ci racconta il ruolo che avevano le rappresentazioni della Terra, quando il mondo era più piccolo perché in gran parte sconosciuto; ci descrive l’evoluzione della geografia, dall’Enuma Elis alla moderna cartografia.  Lo fa usando una lingua ricca e semplice, come fanno spesso i grandi didatti. Ma torniamo al digitale terrestre.

A fine Settembre ricevo infatti un’email da Stefania Valentino, una  gentilissima consulente della redazione RAI di Magazzini Einstein; mi scrive che è finalmente possibile guardare in streaming, il programma che mi aveva acceso dei neuroni da tempo in stato comatoso.

Il filmato potete guardarlo sul sito ufficiale. La prima parte, quella con Franco Farinelli, dura circa 20 minuti. Dedicategli un tempo “speciale”, senza interruzioni e distrazioni. Alla fine sarete dei “tecnici” migliori, perché capaci di guardare un po’ più là di uno scarto quadratico medio ;-)

franco farinelli

Se vorrete “ascoltare” anche tutto il libro, troverete qui tutti i capitoli.

Così come oggi l’universo – dicono gli astronomi – è una collezione di storie, la Terra è fin dall’inizio un insieme di modelli, per mezzo dei quali mettiamo ordine e stabiliamo relazioni tra le cose di cui si compone “lo spazio riempito di cose terrestri”. Attraverso la cosmogonia, la cosmologia, la scienza, la letteratura e l’arte, quel che anima la riflessione occidentale è l’antitesi tra due principali e formidabili modelli, alternativi e irriducibili fra loro: la mappa e il globo. L’intera modernità è stata costruita sulla prima, attraverso la riduzione ad essa del mondo, ed è in tal modo che la cultura occidentale ha inventato la Terra. Ma oggi il funzionamento del mondo non dipende più dallo spazio e dal tempo, che per la scienza esistono soltanto nella forma in cui esistono sulle mappe. Oggi dobbiamo fare i conti direttamente con il globo, senza nessuna delle tradizionali mediazioni. E poiché tutti i nostri modelli sono stati, direttamente o indirettamente, di natura cartografica, ciò vuol dire che dobbiamo urgentemente procedere alla reinvenzione della Terra.

E’ stato particolarmente difficile scrivere questo post, e credo si veda. La qualità del materiale di cui vi ho scritto, mi ha in qualche modo annichilito. Se e quando troverete il tempo per dedicarvi alle parole di Farinelli, mi piacerebbe sapere se vi ha fatto lo stesso effetto. Buona visione (e ascolto).

Attenzione! Questo è un articolo di almeno un anno fa!
I contenuti potrebbero non essere più adeguati ai tempi!

23 Responses to “Le parole di Franco Farinelli, un dono per tutti noi”

  1. By Pietro Blu Giandonato on ott 6, 2009

    Vuoi sapere che effetto mi ha fatto…

    E’ stato come rivedere la mia “vita geografica” scorrere davanti ai miei occhi. Non scherzo. E non esagero.

    Mi sono davvero rivisto nella buia aula della mia prima elementare, con la mappa dell’Italia campeggiare muta, impassibile, giorno dopo giorno. Eppoi quella dell’Europa, del Mondo. E mi ricordo anche di aver pensato una volta: e se qualcosa cambiasse? Se qualche Stato sparisse, o ne nascesse uno nuovo? Dovrebbero buttare via centinaia di carte geografiche.

    E sono poi tornato ai primi anni di università, quando le carte topografiche mi terrorizzavano da un lato, così straripanti di simboli e segni, nomi, e mi affascinavano dall’altro, perchè sapevo che con esse non mi sarei mai potuto perdere. Dovevo a tutti i costi imparare a leggerle.

    Oggi non è più così. Ma non è nostalgia. Anzi. Farinelli ha saputo trovare le parole giuste, ha saputo mettere ordine nella mia inquietudine, in quella strana inadeguatezza che mi prende quando mi rendo conto che ormai non esiste più la solita canonica rappresentazione cartografica del nostra Terra. Ne esistono centinaia, migliaia, alcune delle quali deformano volutamente l’aspetto del planisfero, per rendere più eclatanti le migliaia di di significati del nostro mondo [1]. Le carte geografiche sono ormai vere e proprie forme d’arte. E le mappe rappresentano ormai anche i sentimenti, e ogni concetto abbia “dello spazio tra il soggetto e l’oggetto” [2].

    Del resto: “se il mondo è una sfera, quello che abbiamo alle spalle, fatalmente ci tornerà davanti”.

    Grazie Andy, splendido regalo.

    [1] http://www.worldmapper.org/
    [2] http://www.visualcomplexity.com/vc/

  2. By francesco on ott 6, 2009

    grazie per il post!

  3. By Emanuele on ott 6, 2009

    Bell’articolo e begli spunti. (By uno che ti segue sempre via RSS)

  4. By Giovanni Perego on ott 6, 2009

    Splendida riflessione, accompagnata da ottime immagini.
    Mi ha sicuramente reso più consapevole: la cartografia come linguaggio? Interessante.

    Grazie Andrea
    Gimmi

  5. By lucio on ott 6, 2009

    Che bellissimo entusiasmo e voglia di condividere trasudano da questo post. Non si potrebbe lavorare con te (qualunque lavoro tu faccia)?
    Per il momento mi comprerò il libro dato che comunicazione, cartografia e immagine sono tra i miei interessi primari.
    Grazie

  6. By Sergio Farruggia on ott 8, 2009

    Grazie Andrea e complimenti anche per come hai descritto la tenacia con cui hai ricercato -nel mondo dell’informazione- ciò che volevi trovare.
    “Splendido regalo” come scrive Pietro.

    Mi hai fatto tornare alla memoria questo convegno del 2005: “Il dominio dello spazio: scienze, tecniche, rappresentazioni”. Qui, http://www.csipiemonte.it/convegni_scientifici/2005/index.htm, gli amici di TANTO troveranno la registrazione dell’intervento introduttivo di Franco Farinelli, come pure quelle di tutte le relazioni susseguitesi nell’arco di tre sessioni: Idee e Immagini; Il governo dello spazio; I nuovi disegni del mondo.
    Ce n’è per tutti i gusti!
    A presto, Sergio

  7. By Alessio on ott 9, 2009

    Finalmente sono riuscito a guardare questo video, erano giorni che ci provavo ma per un motivo o per un altro dovevo sempre interrompere dopo i primi 5 minuti.
    Grazie Andrea!

  8. By Claudia on ott 10, 2009

    Mi sono imbattuta in Farinelli ricercando un nome per la mia nuova società. L’ho incontrato grazie al titolo di un altro suo libro “Geografia – Un’introduzione ai modelli del mondo” che per me è stata una rivelazione.
    Mi ha permesso di trovare una conciliazione fra la mia specializzazione tecnica – mi occupo di gestione del territorio, con un occhio di riguardo alle tecnologie informatiche – e la filosofia che da sempre mi ha affascinata.
    E come spesso accade quando ci si dà una smossa, accadono eventi imprevisti (il battito d’ali di una farfalla che scatena una tempesta a migliaia di chilometri di distanza). E mi sono accorta con piacere che non sono l’unica a lavorare con i gis e a cercare una conciliazione tecnico-umanistica. Ho conosciuto Andrea e Antonio e Farinelli ci ha fatti ri-conoscere (a proposito, la mia società l’ho chiamata Gé, da gé e ctòn, come Farinelli insegna!)
    Apprezzo questo blog e la voglia di comunicare e di condividere che se ne percepisce.
    Complimenti, Andrea!

  9. By antonio on ott 11, 2009

    Secondo me il centro del problema è sempre lo stesso: il mondo rimane uno anche se noi lo guardiamo a pezzi e le scienze sono figlie del loro tempo.
    Per questo le cose più interessanti sono spesso al confine tra territori differenti. E visto che siamo noi ad usare i confini e quindi dovremmo conoscerne natura e significato.
    Il problema non è solo conoscere, ma comprendere le “tecniche” che si usano per farlo e la visione del mondo che sottendono.

    Pistolotto a parte: grazie Andrea, questa mi è davvero piaciuta.

  10. By Giuseppe Ipolito on ott 29, 2009

    Straordinaria la risposta ai seguaci del pensiero di Heidegger: “non viviamo nel linguaggio, il linguaggio viene dopo…”

  11. By Andrea on ott 29, 2009

    Dopo il post sono corso a prendere un libro qualsiasi di Farinelli.
    Sto leggendo il libro “Geografia – Un’introduzione ai modelli del mondo”e le continue riflessioni sui vocaboli che normalmente si usano nella professione (geologo-gis) sono illuminanti. Anch’io come diceva Claudia cerco sempre di ritrovare un collegamento diretto con il territorio che spesso vedo solo attraverso il monitor. E’ indispensabile, lo spazio, la natura non sono solamente numeri, e noi geologi (cton) lo sappiamo bene!

  12. By mass on nov 23, 2009

    Consiglio a tutti anche il volume “I segni del mondo”; la scrittura di Farinelli è di quelle che lascia il segno. Comunque (anzi, direi proprio per questo) attenzione ad Heidegger: Se il linguaggio viene dopo, come dico “Il linguaggio viene dopo”???…. “linguaggio è la casa dell’essere”

  13. By giuseppe on nov 23, 2009

    mass la tua obiezione sembra antropocentrica. Se non c’è nessuno in grado di dire che: “il linguaggio viene dopo”, tutto ciò che ti aspetti sia solo dopo che sia stato nominato (o cartografato!) potrebbe benissimo restare al suo posto. In questo senso forse l’essere è piuttosto la casa del linguaggio… insomma anche se noi attingiamo solo alle informazioni sull’essere non ci interessa più di tanto quanto e come queste informazioni ci giungano tradotte.

  14. By mass on nov 24, 2009

    giuseppe, il tuo linguaggio si pone su un piano decisamente non filosofico, al contrario di quello di Heidegger (o anche di Farinelli stesso…). La categoria dell’”essere” in filosofia come pure quella del “linguaggio” sono state affrontate e dibattute da molto tempo… Ma questo Farinelli lo sa bene…
    D’altra parte questo non mi sembra lo spazio più adatto per approfondire questi temi. Ti rimanderei, per questo, all’Introduzione – “Salomè” del testo che ho citato “I segni del mondo” , in cui l’autore trova un nesso originale tra essere e linguaggio – in particolare quello cartografico.

  15. By giuseppe ippolito on nov 25, 2009

    E’una tendenza quella di considerare non filosofico un pensiero espresso con un linguaggio diverso da quello usato da Heidegger.
    Io lo trovo riduttivo per la filosofia, ma posso anche capire…, Lascia però che il dibattito migri liberamente anche su altri piani: Perchè il linguaggio è la casa dell’essere?

  16. By mass on nov 25, 2009

    Salve Giuseppe
    lascio volentieri che il dibattito avvenga anche su altri piani, ma preferisco, come già spiegato, non prenderne parte, o piuttosto semplicemente intervenire per nominare i testi che hanno affrontato tali tematiche e che, grazie al cielo, continuano a farlo. Credo e ribadisco, per mia ferma convinzione rispetto ai blog in generale, che questo non possa ritenersi uno spazio adeguato ad una conversazione del genere e il mio iniziale intervento non aveva la minima intenzione di alimentarla.
    Rispetto alla questione mi sembra illuminante anche un’altra lettura: “Segno, gesto, parola – Da Heidegger a Mead e Merleau-Ponty” di Carmine Di Martino.
    Per il resto saluti a tutti e complimenti per il blog.

  17. By giuseppe on dic 22, 2009

    Se non fossimo figli di Dio, affermerei che il mio Prof. è figlio del demonio! Ho avuto l’onore ed il privilegio di cibarmi delle Sue lezioni all’Università di Ravenna e mai sazio di sapere, continuo oggi a ringraziarlo di tanta conoscenza. La macchina perfetta della mente ha saputo leggere ben oltre il contenuto delle presenze che invadono il nostro cammino. Ora, inaffondabile nello spirito, posso affrontare il percorso dell’esistenza evitando le mine che ignoranza e negligenza disseminano lungo il tragitto. Spero che tutti voi possiate allargare i Vostri orizzonti, parlando col Battista e navigando con Ulisse, basta semplicemente affacciarsi nello specchio di casa! (Consiglio a tutti, almeno una lezione del Prof.).

  18. By lucio on nov 2, 2010

    dopo un anno (ho tempi lunghi) torno su questo perché ho finalmente letto il libro :)

    Pur confermando il mio commento più sopra devo dire che il testo a me non è piaciuto per niente… ne ho scritto un commento qui se interessati:

    http://www.anobii.com/zioluc/books

  19. By Andrea Borruso on nov 4, 2010

    Ciao un Lucio,
    è una bella sorpresa rivederti qui. E’ segno di passione vera, e del piacere che forse hai di seguirci.

    Sulla tua recensione non ho nulla da dire, se non che mi dispiace in un certo senso di averti influenzato. I gusti per fortuna sono molto diversi tra le persone, così come il background culturale. Tu probabilmente (lo scrivo senza falsa modestia) sei un lettore molto più avanti di me sui temi trattati da Farinelli.

    Quello che per me fu importante al momento della scrittura del post, furono gli stimoli derivati dall’ascolto e dalla lettura del professore. L’energia potenziale che abbiamo in corpo, responsabile di far scoppiare una scintilla nelle nostre teste, è variabile tra persona a persona forse più del gusto; e nella stessa persona cambia continuamente nel tempo.

    La mia non ti sembri una sorta di giustificazione; è soltanto il piacere di condividere un pensiero con qualcuno che ha voluto tenere un legame con noi.

    Che libro mi consigli di leggere? :)

  20. By lucio on nov 5, 2010

    avevo scritto un commento che deve essere stato mangiato all’atto del postaggio, spero di non fare un duplicato.

    Innanzi tutto avevo scritto che sì, vi seguo sempre tramite feed e trovo molti spunti stimolanti: spesso finisce che mi perdo a esplorare risorse web, lascio segnalibri, scarico dati ecc

    Poi il fatto che il libro di farinelli non mi sia piaciuto non significa che non sia contento di averlo letto: mi incuriosiva molto e comunque non credo di avere esaurito l’argomento, spero di ascoltare il professore dal vivo un giorno.

    Non so se come lettore sono più avanti, in rete ho trovato più gente che la pensa come te su “L’invenzione della terra” ;-) ma visto che me lo chiedi, il primo libro appassionante più o meno in tema che mi viene in mente è LONGITUDINE di Dana Sobel (http://www.ibs.it/code/9788817112901/sobel-dava/longitudine.html) anche se ha un respiro più ridotto.

    Poi c’era una storia della cartografia molto bella ma purtroppo non ce l’ho più, se ritrovo i dati li posto qui!

  21. By giulia on gen 6, 2013

    Ciao,
    sono stata sua studente all’università qualche anno fa. Allora cieca e sorda, presa dall’isteria del primo anno, mi ero innervosita di fronte a tanta filosofia per un esame di Geografia della Comunicazione (il testo di riferimento era “i segni del mondo”). Oggi ho trovato il tuo post cercando notizie su di lui, riemerso dagli abissi della memoria. Grande uomo, docente, pensatore. E’ andato al di là da ogni previsione e dato scontato. Ce l’avevo davanti agli occhi e non l’ho riconosciuto. Grazie per il post, Giulia

  22. By Andrea Borruso on gen 6, 2013

    Ciao Giulia,
    è stato un po’ così anche per me, anche io non l’avevo “capito” subito. Adesso quando lo ascolto, capita sempre che dica qualcosa che mi fa correre i neuroni in direzioni nuove; ed è per questo che penso che Franco Farinelli sia un vero intellettuale.
    Ti segnalo un’intervista che gli abbiamo fatto sempre nel 2009: http://goo.gl/yVx7b
    Spero ti piaccia.

    Grazie a te,

    Andrea

  23. By Sergio Farruggia on gen 6, 2013

    Ciao Giulia.
    credo che al prof. Farinelli farebbe piacere leggere il tuo commento.
    Grazie per essere passata di qua,
    Sergio

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