11 agosto, 2011 | di

Era il maggio 2009 quando TANTO cominciava a raccontare di Geospatial Revolution Project, definendolo come un “ambizioso progetto con il quale diffondere la consapevolezza della coscienza geografica in un mondo nel quale ormai (quasi) tutti sanno cosa siano Google Earth e Streetview”, di come queste tecnologie siano usate non solo negli smartphone e nei ricevitori GPS delle automobili, ma anche in molte branche della scienza, nell’allocazione ottimale delle risorse, nel governo del territorio, nella gestione delle crisi internazionali …e molto altro ancora, sempre di più davanti ai nostri occhi. E provando a fare un bilancio, GRP si è effettivamente dimostrato al di là di ogni nostra più rosea aspettativa.

Abbiamo preso a cuore questo progetto poiché rappresenta, a nostro modesto avviso, una sintesi non tecnica particolarmente efficace a livello divulgativo che descrive ottimamente quello che è il mondo delle tecnologie geospaziali che ci piace tanto …e non solo! Ci ha offerto infatti innumerevoli spunti di riflessione, ponendoci davanti diversi interrogativi. Dove saremmo ora se John Snow non avesse disegnato la sua mappa leggendaria, ponendo così le basi per l’analisi spaziale in senso moderno? A quale destino ancor più amaro sarebbe andato incontro Haiti dopo l’immane catastrofe del terremoto del 2010, se non fossero esistiti il progetto OpenStreetMap e i suoi contributori provenienti da ogni angolo del mondo? Gli abitanti di Kibera avrebbero oggi a disposizione fondamentali servizi laddove prima non c’erano, se non fosse stata messa in campo l’iniziativa meravigliosa di Map Kibera? E ce ne sarebbero tanti altri…

Un viaggio durato un paio d’anni, ma che certamente non si esaurisce qui. L’epilogo del quarto ed ultimo episodio (di cui finalmente abbiamo terminato la traduzione dei sottotitoli e che vi riproponiamo in questo post) condensa tutto il senso di quanto ci siamo detti finora e quanto ancora deve venire:

Questa tecnologia sta cambiando il modo in cui guardiamo il mondo. Stiamo acquisendo la comprensione basata sulla localizzazione di qualsiasi cosa sul pianeta rendendola ora quasi tangibile. [...] La geografia e la scienza stanno per fare la differenza. Aiuteranno i governi a prendere decisioni migliori, aiuteranno le persone a imparare cose in modi nuovi, aiuteranno i cittadini a comprendere il loro governo e mettersi in gioco, contribuiranno a salvare il mondo.

Non ci resta che attuarla questa rivoluzione giorno dopo giorno, cercando di disseminare in maniera capillare questa nuova forma di consapevolezza, a partire dai banchi di scuola per finire a quelli di chi ci governa, e immaginando nuovi possibili utilizzi di queste tecnologie al servizio dell’intera umanità. L’evoluzione dell’homo geographicus si trova ancora sul ramo ascendente della sua parabola, per cui abbiamo ancora tanta strada da percorrere…

…la rivoluzione geospaziale continua!

 


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