8 aprile, 2009 | di

La domanda è: possiamo disegnare quanta coscienza abbiamo di ciò che conosciamo (o che crediamo di conoscere)?

Dopo qualche minuto di pausa per capire quale sia esattamente la domanda… vediamo, allora, di iniziare il nostro viaggio partendo da alcune definizioni etimologiche che spesso molti (anche il sottoscritto) danno per scontate.

Conoscenza: ho trovato in questo articolo una bella panoramica sul significato etimologico di conoscenza. In pratica: “comincio ad accorgermi”: “la conoscenza, infatti, non esiste a priori, può essere solo colta nel suo farsi.” In effetti due sono stati gli elementi che hanno catturato la mia attenzione: il “comincio a…” (e non “mi accorgo”) e l’immagine del post sopra indicato: Etimologia di “conoscenza”: una ragazza che segue con le mani una serie di “ghirigori” che legano parole e concetti, ma, forse, anche emozioni, stati d’animo, pulsioni….

Coscienza: a questo termine viene dato, comunemente, un significato etimologico decisamente perentorio: Consapevolezza di ciò che avviene. Non è, tuttavia, estraneo in questo termine l’idea di un percorso, di un cammino, almeno secondo l’insegnamento di Tommaso d’Aquino espresso nella sua reditio (De Ver., 1,9; Sup. Lib. De Causis Exp., 15). Aver coscienza di qualche cosa, pertanto, significa, in primo luogo, aver compiuto un percorso, un viaggio ed essere giunti ad una meta (che inevitabilmente costituirà un nuovo punto di partenza).

Quindi: cominciare ad apprendere ed aver consapevolezza del percorso che si sta intraprendendo. Un binomio che va di pari passo attraverso strade impensabili ed imprevedibili, fatte di casi fortuiti, labirinti, assonanze e dissonanze…

Avere coscienza della propria conoscenza vuol dire fermarsi un attimo, fare il punto della situazione (come su una mappa), decidere quale strada percorrere, mettersi di nuovo in cammino.

La parte più difficile è: fermarsi un attimo, il resto viene da sé.

Nel mio di fermarmi un attimo, mi sono imbattuto nelle, così dette, mappe mentali, mappe concettuali.

Ora, la dottrina più severa tiene ben distinte queste due rappresentazioni grafiche del pensiero. Su Wikipedia, (ma non solo), leggiamo: “Le mappe mentali (mind maps) non vanno confuse con altri tipi di mappe come le mappe concettuali e le solution map, dalle quali si differenziano sia per la strutturazione, sia per il modello realizzativo, sia per gli ambiti di utilizzo“.

Possiamo dire, solo per offrire delle definizioni di massima e per completezza espositiva, senza volerci dilungare troppo, che:

  • le mappe mentali sono rappresentazioni grafiche del pensiero, strumenti di conoscenza;
  • le mappe concettuali sono strumenti grafici per rappresentare la conoscenza.

Tuttavia, vi dirò che le differenze fra le due tipologie sopra evidenziate non interessano, anche perché non raramente le une possono trasformarsi nelle altre (e viceversa), gli strumenti dell’una possono essere gli stessi dell’altra.

Non di rado mi è capitato, prima della stesura di un atto, di rappresentare graficamente il percorso concettuale che intendevo seguire.
Quando, poi, iniziavo a scrivere mi accorgevo che i concetti espressi secondo la mappa concettuale prima schematizzata, assumevano nuova forma, anzi, si evolvevano nella stesura secondo schemi sconosciuti e, paradossalmente, non pensati dal sottoscritto.
Non potendo rinunciare, quindi, alle idee che fluiscono come un fiume in piena, rinunziando ad una stesura ordinata, l’atto diventava una sorta di brain storming creato a partire dalla mappa concettuale.
Preparato in tale maniera il campo di battaglia, solo dopo diverse riletture e schematizzazioni, sono pronto a riordinare in forma compiuta sia il pensiero grafico, che lo stream of conscious.
In pratica, non di rado mi è capitato di partire da mappe concettuali per approdare a mappe mentali, mappe concettuali che favoriscono il fluire dei pensieri.
Fra i due elementi non esiste un prius e un post, ma una intima relazione: il flusso di pensieri rappresentato in una mappa mentale può confluire in una organizzazione degli stessi secondo una mappa concettuale. Ma vero, come detto, è anche il caso opposto. Ecco che, per fare un esempio, mi sono fermato un attimo ed ho deciso di visualizzare la mia coscienza delle mie esperienze conoscitive e partecipative sul web.
Questo è ciò che ne è venuto fuori:

gerlando-sul-web

In sé conosco i vari strumenti ed i vari “luoghi” nei quali opero e mi muovo nel web, ma mi sono chiesto quanta coscienza avessi degli stessi prima della realizzazione di questa mappa. Poca, pochissima.
E me ne sono accorto specialmente visualizzando le interconnessioni e le relazioni fra gli elementi che possono essere molteplici e di varia natura.

Una prima notazione che può essere fatta osservando la mappa è relativa all’utilizzo che fa il nostro Gerlando degli strumenti e dei servizi presenti nel web.
L’utilizzo lo si ricava dai concetti utilizzati per collegare i suddetti strumenti web based .
Questo fatto ci suggerisce l’idea che l’utilizzo di un determinato servizio web non è “univoco” ma è dato dal concetto collegato.

Dire “Gerlando usa Flikr”, oppure “Gerlando ha un account su Flickr” non qualificherebbe il “modo” dell’utilizzo dello strumento.
Nella mappa assume una particolare importanza, prima della relazione, il concetto relazionante.

Ad esempio:

Gerlando condivide attraverso Flickr”: Non è stato utilizzato il termine “pubblica” là dove si sarebbe suggerito l’idea che Gerlando utilizza Flickr come un photoblog, ovvero che la finalità dell’utilizzo di quel particolare servizio web è il relazionarsi con il mondo esterno.
Non è stato usato il termine “aggrega” là dove si sarebbe suggerito l’idea che l’utilizzo di Flickr fatto da parte di Gerlando sia quello di utilizzarlo come contenitore di elementi fotografici provenienti da diverse fonti e riuniti sotto Flick per comodità, ad esempio. E così via.
La mappa vuole suggerire una certa idea di utilizzo dello strumento Flickr, utilizzato, o valorizzato, in una sua particolare valenza (nel caso specifico per condividere le proprie foto con amici o familiari).
L’utilizzo combinato delle relazioni (frecce) e dei concetti (condivide, pubblica, legge, etc…), amplia a dismisura il “modo” dell’utilizzo dello strumento.

Sempre per seguire il medesimo esempio: è vero che Gerlando utilizza Flickr per “condividere” le sue foto con gli amici, ma è altrettanto vero che utilizza Flickr per “pubblicare” articoli sul blog il Grande CoComero.
Possiamo dire, utilizzando gli strumenti linguistici applicati alla mappa, che Flickr è il significante, le relazioni ed i concetti rappresentano il significato.
Il legame tra il “Flickr” e un determinato valore è arbitrario, ovvero non ha una motivazione intrinseca, ma dipende da una scelta.

Sempre di più nel web assistiamo alla progettazione di strumenti il cui valore è dato dai “modi” del loro utilizzo e non da un valore oggettivo.
Ad esempio con gli rss posso seguire gli aggiornamenti di un blog, ma posso utilizzarli, attraverso Pipes, per creare/gestire/monitorare le proprie liste di titoli finanziari visualizzando le ultime quotazioni di borsa (un divertente articolo che illustra ben 35 modi in cui possono essere utilizzati gli RSS , sebbene è del 2006, è questo: 35 Ways You Can Use RSS Today).
L’esempio dell’utilizzo combinato di vari strumenti presenti in rete, considerando anche il fatto che ormai tutti i nuovi programmi installabili nei propri pc sono, per così dire web addicted, costituisce un interessante paradigma a partire dal quale si possono realizzare delle mappe concettuali, utilizzabili anche per illustrare le funzionalità degli strumenti web based (questo è un divertente articolo il cui risultato potrebbe essere ad esempio:

faccio una foto dal cellulare, la invio via email a Flickr – Flickr la pubblica su un blogTwitter recupera il post e lo pubblica sul mio account – il tutto viene recuperato ed aggregato da Storytlr – il feed di Storytlr viene recuperato da Pipes che lo invia a Facebook – quest’ultimo servizio mi rifiuto di utilizzarlo).

Per la realizzazione della mappa sopra rappresenta sono partito da un foglio di carta dove ho elencato i luoghi di internet da me frequentati o gli strumenti utilizzati, li ho messi in relazione fra di loro con una serie di collegamenti che si sovrapponevano fra di loro in modo confuso.
Poi attraverso Cmap Tools ho iniziato ad enucleare e a decidere i concetti che legano i luoghi, per giungere ad una loro rappresentazione grafica.

Per altro, attraverso Cmap Tools si possono compiere indagini interessanti, quali ad esempio le analisi dei concetti utilizzati nella mappa (collegamenti in entrata ed in uscita), le frasi e/o le proposizioni che collegano i concetti, esportare i dati come testo.

cmap_relazioni

In sé il fascino delle mappe concettuali è grandissimo, là dove assumono un valore particolarmente penetrante non solo gli “oggetti” messi relazione, ovvero le “relazioni” stesse, ma ancora di più il “modo” e il “metodo” del relazionare.
Quello delle mappe concettuali è il mondo della filosofia inteso come metodo conoscitivo.

Le mappe mentali, è evidente, rappresentano, nella loro “folle” e colorata realizzazione, il mondo della scoperta. L’insondabile processo dell’intuizione e dell’intelligenza, là dove vengono composti gli opposti scoprendo che il cammino umano nella conoscenza è davvero tortuoso.

Pertanto ordine e caos, rispettivamente coscienza e conoscenza (un parallelismo forse stravagante e provocatorio, ma devo dire piuttosto stimolante), mappe concettuali e mappe mentali entrambe tese e volte a misurare e a rappresentare il disordine.

Ed è per questo che al sottoscritto non piace parlare di mappe mentali differenziandole dalle mappe concettuali. Quando si inizia non si sa cosa ne verrà fuori (“È pericoloso, Frodo, uscire dalla porta. Ti metti in strada, e se non dirigi bene i piedi, non si sa dove puoi finire spazzato via“).

Più interessante, mi sembra, l’idea di pensare visivamente: il Think visual di Dave Gray.

Concludo rilanciando, invece, l’idea di scoprire i luoghi e le modalità con cui le mappe mentali e mappe concettuali si mescolano e si confondono fra di loro, esplorando quelle zone di confine: là dove, per dirla con Italo Calvino, non è più possibile distinguere il rombo del tuono dall’ululato del lupo (Italo Calvino: Le città Invisibili).

Una serie di link non inseriti nel post (purtroppo), aggiungete i vostri:

Un paio di libri:

  • Mappe Mentali: Tony e Barry Buzan (lo potete acquistare qui se volete);
  • L’Intelligenza Verbale: Tony Buzan (qui se volete acquistarlo).

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