TANTO » Recensioni http://blog.spaziogis.it le cose che ci piacciono ... Mon, 07 Nov 2016 09:59:24 +0000 it-IT hourly 1 Raccontare la ricerca, l’esempio dell’USGS http://blog.spaziogis.it/2012/06/29/raccontare-la-ricerca-lesempio-dellusgs/ http://blog.spaziogis.it/2012/06/29/raccontare-la-ricerca-lesempio-dellusgs/#comments Fri, 29 Jun 2012 07:30:36 +0000 Giovanni Allegri http://blog.spaziogis.it/?p=5027 “Science for a Changing World”, la scienza per un mondo che sta cambiando. E’ con un video di sette minuti e mezzo che il servizio geologico nazionale statunitense (USGS) ha deciso, con una sintesi narrativa eccellente, di raccontare le sue attività e i suoi onorevoli 133 anni di storia. Rimbalzato rapidamente tra i nostri tweet, ha incuriosito noi tutti di TANTO, fino a spingere Andrea Borruso a domandare sulla pagina di Facebook dell’USGS, se fossero disponibili i sottotitoli per poterlo tradurre in italiano, così come avevamo fatto per i quattro episodi di Geospatial Revolution. Poco meno di un giorno (il tempo del fuso orario) ed arriva la risposta col link ai sottotitoli. Con un tempismo da fuga in maglia rosa, Antonio Falciano inizia la traduzione con Amara, il servizio di traduzione sottotitoli online fornito da Universal subtitles, che poi concludo io con qualche ritocco e correzione di refusi qua e là. Et voilà, ecco che nel giro di due giorni il video è a disposizione anche per chi avesse meno dimestichezza con la lingua inglese.
Ma perché abbiamo desiderato tradurlo e pubblicarlo? Al di là dei contenuti del video e del fascino che le attività dell’USGS hanno da sempre esercitato su professionisti e ricercatori dell’ambito naturalistico, personalmente la sua visione mi ha suscitato suggestioni e riflessioni che penso possano essere sintetizzate in tre aspetti.

Anzitutto, mi stupisce l’attenzione che l’USGS, come anche altri istituti ed enti federali statunitensi, dedica alla comunicazione e alla divulgazione delle proprie attività. La volontà di rendere partecipi e consapevoli i cittadini di cosa succede tra i muri di istituti di ricerca pubblici come il servizio geologico, è sicuramente alimentata dall’interesse, da parte delle istituzioni federali, di mostrare l’efficacia ed il ritorno degli ingenti investimenti, sostenuti dalla fiscalità pubblica, che ogni anno vengono riversati in tali enti. Avvicinare i cittadini al mondo della ricerca, raccontare – ed uso specificatamente questo termine – il lavoro dei ricercatori, nelle forme di volta in volta più opportune ed efficaci, ritengo debba essere considerata una delle componenti fondamentali e prioritarie per ogni ente, perché oltre ad essere un esercizio di trasparenza, è un’attività che aiuta ad alimentare nelle persone la consapevolezza dell’importanza della ricerca, pura e applicata, e a sfatare l’immaginario di un mondo astratto, perso tra teorie, libri e formule, poco attinenti alla realtà quotidiana della gente. Questo video mi offre l’occasione di augurare anche ai nostri enti di coltivare sempre di più questa pratica e di curarla particolarmente anche come occasione per riacquisire un po’ del credito che, molte gestioni economiche e scelte politiche disastrose e poco lungimiranti degli ultimi anni, hanno contribuito a logorare. A questo proposito mi complimento con i vari enti dell’area fiorentina per la due giorni di “Scienzaestate”, recentemente realizzata presso il Polo Scientifico dell’Università di Firenze.

Un altro aspetto che mi ha particolarmente colpito è la modalità con cui l’USGS gestisce le sue pubblicazioni. Mi soffermo soltanto su un aspetto specifico, relativo a questo video. Alla nostra richiesta di poter avere le trascrizioni dei testi, hanno potuto rispondere immediatamente grazie al fatto che tutti i video presenti nella loro galleria multimediale, oltre ad essere scaricabili in vari formati, sono corredati anche dai testi trascritti disponibili nel formato standard W3C Timed Text (TT) Authoring Format V1.0, grazie al quale è stato possibile impiegare gli strumenti offerti da Amara per creare i sottotitoli tradotti. Sembrerà poco, ma è anche attraverso queste “raffinatezze” che si coglie una reale volontà di condividere e promuovere un prodotto, così come viene affermato anche dalla mission del gruppo Core Science dello stesso USGS.

Concludendo, vorrei sottolineare un aspetto che ritengo importante, e spesso sottovalutato, per l’efficacia della comunicazione istituzionale. Sottolineo nuovamente il verbo “Raccontare”. Comunicare l’attività di un ente significa riuscire a trasmettere, parallelamente ad un contenuto puramente informativo, sensazioni, suggestioni ed emozioni, che permettono di condividere non soltanto il lato tecnico e funzionale dell’attività ma anche- e forse, soprattutto – il “cuore” che anima e muove tanti operatori e ricercatori. Conoscere è sì un’attività analitica, ma alla base è alimentata dalla capacità di lasciarsi affascinare, di fermarsi ad ammirare, di alimentarsi di stupore, ma anche di affrontare il fallimento, di attendere il momento giusto, di superare fatiche e attese… E’ insomma un’esperienza profondamente umana, e come tale dovrebbe essere raccontata.

(Qui sotto il video sottotitolato in italiano, a questo link il video originale)

L'articolo Raccontare la ricerca, l’esempio dell’USGS è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Ushahidi: da gestione delle emergenze a startup di mapping http://blog.spaziogis.it/2012/04/16/ushahidi-da-gestione-delle-emergenze-a-startup-di-mapping/ http://blog.spaziogis.it/2012/04/16/ushahidi-da-gestione-delle-emergenze-a-startup-di-mapping/#comments Mon, 16 Apr 2012 07:00:14 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=4768 Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul Blog di Working Capital. Ushahidi, che in Swahili significa testimonianza, è oggi una una società non-profit che sviluppa software libero. Il suo core business è lo sviluppo di software per la raccolta, la visualizzazione e la rappresentazione di informazioni su cartografia interattiva. E’ un valido esempio di come [...]]]> Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul Blog di Working Capital.

Ushahidi, che in Swahili significa testimonianza, è oggi una una società non-profit che sviluppa software libero. Il suo core business è lo sviluppo di software per la raccolta, la visualizzazione e la rappresentazione di informazioni su cartografia interattiva.

E’ un valido esempio di come una startup possa nascere da un’idea di successo, in una realtà come quella del Kenya, che non associamo a incubatore di tech company.

Tutto nasce durante le violenze che si sono verificate in Kenya, nel 2008 a seguito delle elezioni politiche. Un gruppo di persone tra cui l’attivista kenyota Ory Okolloh, si trovarono a documentare sui loro blog, anche attraverso i commenti, le violenze che stavano accadendo nel paese. Qualcuno lanciò l’idea di mappare i luoghi delle violenze attraverso Google Maps, e Ory rilanciò la proposta via twitter, chiedendo supporto alla comunità degli sviluppatori software del paese.

In tre giorni era online Ushahidi.com, il sito originale, ancora visibile in una sezione del sito attuale. Ushahidi ebbe una grandissima risposta, ben 45,000 utenti inviarono le loro testimonianze dai luoghi degli scontri, permettendo di seguire l’evoluzione della situazione nel paese in maniera indipendente da quanto riportato dagli organi ufficiali. Un esperimento riuscito di citizen journalism e crowdsourcing.

Da allora Ushahidi non rappresenta più solo una piattaforma web ma una realtà aziendale complessa, al cui al nucleo originale dei fondatori Erik HersmanJuliana Rotich, Ory Okolloh eDavid Kobia si è affiancato un nutrito gruppo di sviluppatori e di specialisti di tecnologia, attivisti politici, giornalisti ed esperti di comunicazione. La cosa che colpisce, guardando le pagine del team è l’estrema distanza geografica che separa queste persone che vivono, in qualche caso, in continenti diversi. Il cuore pulsante del progetto rimane in Kenya anche se, formalmente, la società ha sede ad Orlando in Florida.

La piattaforma di Ushahidi dal 2008 ad oggi è stata testimone di numerose emergenze tra cui ilterremoto di Hahiti, la crisi libica, il terremoto in Giappone e l’attualissima crisi siriana, riuscendo a supportare i cittadini e le organizzazioni che operavano sul campo attraverso la gestione e pubblicazione su mappa delle richieste di soccorso e delle risorse disponibili.

La facilità nella diffusione è stata favorita da Crowdmap, uno dei prodotti creati dalla startup a partire dall’idea originale e che permette di utilizzare le risorse web di Ushahidi per mettere on line, gratuitamente, una versione personalizzata della piattaforma in pochi minuti.

Questo ha permesso, anche in Italia, la realizzazione di diversi deployment, tra cui Rifiutiamoci.

Uno dei punti di forza di Ushahidi è senza dubbio la versatilità. Consente di operare in condizioni logistiche di comunicazione profondamente diverse, adattandosi a scenari di utilizzo profondamente differenti.

La funzionalità di base è quella di rendere disponibili, anche in tempo reale, informazioni geolocalizzate relative a diverse categorie di eventi su una mappa, permettendo di analizzare il flusso temporale degli avvenimenti attraverso una timeline che può essere attivata per rappresentarli dinamicamente.

E’ possibile ricevere via email o SMS un messaggio se un evento di determinato tipo si presenta ad una determinata distanza da una posizione prefissata, allertando ad esempio un giornalista o un’unità di soccorso.

Le segnalazioni possono essere inviate via SMS o nel caso di uno smartphone con GPS integrato, utilizzando il formato GeoSMS che invia automaticamente indicazioni rispetto alla propria posizione. Sono state create specifiche apps per iPhone ed Android ed è prevista un’interfaccia dibackoffice per inserire le segnalazioni ricevute telefonicamente oltre che per validare le diverse segnalazioni, provenienti anche da email e da web.

Un’altra delle innovazioni legate allo sviluppo della start-up è stata la realizzazione di una innovativa piattaforma: SwiftRiver, che è attualmente in versione beta, che analizza e verifica inreal-time grandi flussi di dati provenienti da diversi canali quali: email, twitter, SMS e feed RSS. Il sistema provvede ad un’analisi semantica del flusso permettendo la l’auto-categorizzazione e classificazione dei dati analizzati sulla base di parole chiave.

SwiftRiver è utilizzato anche da Wikipedia per analizzare come gli editor della famosa enciclopedia tracciano, valutano e verificano l’attendibilità delle fonti relative alle voci pubblicate.

Ushahidi ha maturato una così grande esperienza sul campo da aver creato anche dei veri e proprihow-to per l’organizzazione di un sistema di monitoraggio elettorale, per il fund raisinge per la gestione della sicurezza in realtà “democraticamente” difficili.

Tra i progetti italiani che lo utilizzano possiamo citare:

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Novità in Mapserver 6.0.0-beta1 http://blog.spaziogis.it/2011/03/10/novita-in-mapserver-6-0-0-beta1/ http://blog.spaziogis.it/2011/03/10/novita-in-mapserver-6-0-0-beta1/#comments Thu, 10 Mar 2011 09:12:31 +0000 Giovanni Allegri http://blog.spaziogis.it/?p=3500
  • Output in formato Kml
  • Migliorata l’etichettatura: le etichette con la proprietà ANGLE FOLLOW a volte portavano ad avere lebal con angoli strettissimi e diventavano illeggibili. Adesso è possibile chiedere di evitarle, lasciando spazio ad etichette in posizioni più favorevoli.
  • Migliorato il supporto al Feature Style
  • Cresciuti i formati di output per le richieste WFS GetFeature
  • Map viewer integrato con Openlayers
  • Migliorata la gestione dei file temporanei
  • Possibilità di abilitare/disabilitare i singoli layer nei servizi OGC
  • Possibilità di combinare feature provenienti da layer differenti
  • Supporto al clustering delle feature nei layer puntuali
  • Release note originale: http://lists.osgeo.org/pipermail/mapserver-users/2011-March/068125.html

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    ArcGIS.com il cloud GIS secondo ESRI http://blog.spaziogis.it/2010/07/22/arcgis-com-il-cloud-gis-secondo-esri/ http://blog.spaziogis.it/2010/07/22/arcgis-com-il-cloud-gis-secondo-esri/#comments Thu, 22 Jul 2010 08:00:23 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=2328 E’ ormai da qualche mese che ESRI, con ArcGIS.com è ufficialmente con la testa tra le nuvole. Giovanni Allegri ha già dato notizia di GISCloud in un precedente articolo, in effetti il primo servizio applicativo di GIS “evoluto” e abbastanza maturo totalmente utilizzabile via web.

    I tempi, la tecnologia e il mercato per parlare di GIS in the cloud – come aveva teorizzato Vector One due anni fa – sono dunque ormai maturi, e la scelta di ESRI di lanciare la sua applicazione webGIS quasi assieme alla prossima release di ArcGIS 10 è quindi “dovuta”. Tanto più che la stessa ESRI ha stretto una partnership con Amazon Web Servicesgrazie alla quale è possibile “affittare” ArcGIS Server sulla piattaforma di cloud computing di Amazon.

    A mio avviso però, ArcGIS.com va in totale controtendenza con le strategie alla base di progetti come appunto GISCloud o anche CloudMade e GeoCommons e in genere quelli basati su svariate soluzioni tecnologiche, volte a garantire l’interoperabilità tra i dati seguendo le specifiche dell’Open Geospatial Consortium.

    Un GIS “in the cloud” dovrebbe essere “aperto” per definizione, almeno per quanto riguarda la possibilità per l’utente di utilizzare dati e servizi di mappa via web provenienti da svariate fonti. Certo, può non esserlo per la parte applicativa, come proprio GISCloud, mentre invece CloudMade offre risorse di sviluppo, e ancora GeoCommons offre servizi business ad-hoc. Bene, ArcGIS.com non lo è nè dal punto di vista dei dati utilizzabili, nè tanto meno applicativo (avevamo dubbi?), anzi è “ESRIcentrico” in una maniera oserei dire “ottusa”. Gli unici contenuti che è possibile caricare nel proprio account non sono, tanto per dire, nemmeno shapefile (sic!) ma formati proprietari ESRI come ad esempio Map Package e Layer Package, mentre tra i servizi di mappa via web si possono importare solo quelli erogati mediante ArcGIS Server… e non certo con formati OGC (WMS, WFS, ecc)!

    Qui sotto potete “ammirare” una mappa che ho realizzato utilizzando esclusivamente dati erogati dalla Provincia di Trapani e dalla Regione Siciliana, ovviamente mediante ArcGIS Server. In realtà i dati della Provincia sono esposti in maniera un pò confusa, e lo si può notare consultando i singoli servizi nella relativa pagina di ArcGIS Server. In sostanza sono stati messi troppi layer assieme, spesso ripetendoli da servizio a servizio. Quelli della Regione invece sono organizzati con un singolo layer per ogni singolo servizio, e dunque meglio utilizzabili in ArcGIS.com. In realtà mettere più layer insieme in un solo servizio non è affatto sbagliato, anzi, a patto che lo si faccia seguendo il criterio di realizzare una “vista” o mappa, ovvero rendendo gli strati visivamente compatibili (trasparenze, ordine di sovrapposizione, ecc).


    Visualizza mappa più grande

    La mappa, incorporabile in pagine web mediante <iframe>, risulta estremamente scarna, con la possibilità di impostare solo la dimensione e metterci o meno un tool di zoom. L’obiettivo è quello di indurre l’utente a visualizzarla direttamente su ArcGIS.com cliccando sul link “Visualizza una mappa più grande”. E magari fargli aprire un account…

    Insomma, il cloud GIS secondo ESRI è chiuso, sia dal punto di vista applicativo (e questo ci può pure stare) sia dell’interoperabilità con i dati. E di questo francamente non ne vedo proprio la necessità, visto che la sua posizione dominante – almeno nei segmenti business e pubblico – è sempre molto salda, e non sarebbe di certo stata intaccata dando la possibilità di utilizzare dati vettoriali come shapefile (non dico PostGIS) e importare servizi di mappa via web con standard OGC.

    L'articolo ArcGIS.com il cloud GIS secondo ESRI è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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    Ci mancava solo il GIS trasparente… http://blog.spaziogis.it/2009/12/02/ci-mancava-solo-il-gis-trasparente/ http://blog.spaziogis.it/2009/12/02/ci-mancava-solo-il-gis-trasparente/#comments Wed, 02 Dec 2009 22:25:57 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=1474 C’era bisogno dell’ennesimo progetto GIS open-source? Non bastavano i veterani QGIS e GRASS e la numerosa schiera dei più giovani uDIG, GvSIG, OpenJUMP, MapWindow solo per citare i più famosi? Ma certo che no! Open source in open minds ci piace dire da queste parti… E allora senza indugi vediamo di che si tratta. Intanto [...]]]> Whitebox C’era bisogno dell’ennesimo progetto GIS open-source? Non bastavano i veterani QGIS e GRASS e la numerosa schiera dei più giovani uDIG, GvSIG, OpenJUMP, MapWindow solo per citare i più famosi? Ma certo che no! Open source in open minds ci piace dire da queste parti…

    E allora senza indugi vediamo di che si tratta.

    Intanto il nome del software Whitebox – affermano al Centro di Idrogeomatica dell’Università di Guelph, Canada – è ispirato alla filosofia della trasparenza, base dell’open source. Sembra abbiano scoperto l’acqua calda, e invece qualcosina in più la danno. In ogni tool che compone il GIS c’è un bel pulsantino che mostra il codice usato per realizzarlo. Più trasparente di cosi! Didatticamente costituisce un enorme valore aggiunto, anche dal punto di vista dello sviluppo.

    E si spingono anche più oltre… pare Whitebox sia autenticamente estensibile. E’ possibile infatti creare nuovi tool ad hoc in relativamente pochi passaggi usando un wizard di scripting per Python o Visual Basic/C# , tra l’altro convertendo il codice da un linguaggio all’altro! Leggete qui e qui. C’è anche la possibilità di creare delle finestre per gestire i nuovi tools, mediante un dialog designer.

    E’ possibile scaricare il codice sorgente del software – distribuito con licenza GPLv3 – o già compilato, pronto per essere utilizzato senza doverlo installare, ma solo su Windows. Non parlano sul sito di portabilità su Linux, ma chi è più esperto di me potrà valutarlo grazie al sorgente. E magari farcelo sapere qui su TANTO :D

    Andiamo avanti con la prova out of the box.

    Già dagli screenshot sul sito è intuibile come Whitebox sia un GIS prettamente, anzi esclusivamente raster. Non è possibile in alcun modo poter importare dati vettoriali, e questo è un primo punto dolente. Si propone dunque essenzialmente come un tool per grid e image analysis. Una volta lanciato infatti notiamo nella essenziale interfaccia, sulla sinistra, i tools organizzati ad albero, raggruppati per ambito operativo (Conversion e Data Import/Export, Hydro Tools, Image processing, ecc.). Molto molto spartano.

    I dati raster utilizzabili sono in formato proprietario (*.dep) ma ci sono due tool di import grid da ASCII (*.txt) e da floating ESRI (*.flt). Punto e basta. Provo dunque a importare un pò di dati, sia da ASCII che da floating ESRI. Ho fatto tentativi con dati con differenti dimensioni e risoluzioni, ma in alcuni casi sono venuti fuori errori di varo genere, tra millantati formati ASCII non riconosciuti e “division by zero”. Insomma, non molto affidabile il modulo di importazione. Seconda – grossa – nota dolente.

    Passiamo alla mappa, carico i grid *.dep che sono riuscito a importare ed eccoli là, uno dopo l’altro impilati in ordine di caricamento. Naturalmente è possibile scegliere diverse palette di colori, definendone anche l’estensione dei valori da rappresentare. Una funzione utile è quella di poter impostare ogni layer come componente RGB o CMY, allo scopo ad esempio di ottenere visualizzazioni in falsi colori di singole bande spettrali sovrapposte. La gestione delle palette rimane comunque molto limitata, non è ad esempio possibile impostare un colore trasparente per alcuni valori come “no data”.

    Non è poi possibile poter gestire la disposizione dei singoli layer nella mappa, spostandoli in posizioni e ordine differenti a seconda delle necessità. Si può comunque impostare la loro trasparenza.

    whitebox

    Per valutare la performance dei tool di raster processing, mi sono cimentato in una classica watershed analysis. Partendo da un DEM con risoluzione 25 metri, ho riempito i sink con l’apposito tool, successivamente creato le grid di direzione e accumulo di flusso, infine applicato il tool di delimitazione automatica dei bacini. Il risultato non è stato molto entusiasmante, come vedete qua sotto, ma forse sono stato un pò frettoloso io nell’individuare i pour point, ovvero le sezioni di chiusura dei bacini stessi.

    watershed

    In conclusione, il progetto Whitebox è molto giovane, sviluppato al momento sembra dal solo e volenteroso John Lindsay, e questo può giustificare i numerosi – ma non tragici – punti di debolezza del software. Speriamo qualcun’altro lo affianchi e contribuisca al miglioramento della “scatola trasparente”.

    D’altro canto i punti forza di Whitebox sono la sua semplicità di utilizzo, l’estensibilità mediante wizard per la costruzione di nuovi tool ad hoc, la disponibilità degli strumenti di raster analysis più comuni, portatile su dischi USB (occupa solo 23 MB) senza doverlo installare, tutte caratteristiche che ne fanno un ottimo software GIS didattico.

    Insomma, il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette…

    L'articolo Ci mancava solo il GIS trasparente… è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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    http://blog.spaziogis.it/2009/12/02/ci-mancava-solo-il-gis-trasparente/feed/ 1 Whitebox whitebox watershed
    La nuova Carta Tecnica della Regione Puglia http://blog.spaziogis.it/2009/03/07/la-nuova-carta-tecnica-della-regione-puglia/ http://blog.spaziogis.it/2009/03/07/la-nuova-carta-tecnica-della-regione-puglia/#comments Sat, 07 Mar 2009 07:00:51 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=714 La Regione Puglia, con le iniziative messe in atto dall’Assessorato Regionale all’Assetto del Territorio in questi ultimi tempi sta compiendo importanti passi avanti nel settore dell’acquisizione di dati spaziali digitali e nell’offerta di servizi al territorio. Già dal 2007 è infatti operativa la Rete  GNSS regionale – 12 stazioni permanenti – con la quale è [...]]]> La rete GNSS pugliese

    La Regione Puglia, con le iniziative messe in atto dall’Assessorato Regionale all’Assetto del Territorio in questi ultimi tempi sta compiendo importanti passi avanti nel settore dell’acquisizione di dati spaziali digitali e nell’offerta di servizi al territorio.

    Già dal 2007 è infatti operativa la Rete  GNSS regionale – 12 stazioni permanenti – con la quale è possibile effettuare rilevamenti GPS di dettaglio con una precisione centimetrica, sia in post-processing mediante uso di dati RINEX, che in correzione differenziale con l’impiego di rover GPS, ricevitori in grado di correggere gli errori in real-time connettendosi mediante GSM/GPRS alla rete GNSS stessa.

    Altra iniziativa di rilievo messa in atto è quella di consentire ai cittadini di poter contribuire attivamente alla realizzazione del nuovo Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR), con l’istituzione dell’Osservatorio del Piano. L’Atlante delle Segnalazioni è un mashup di Google Maps con il quale chiunque può – secondo il principio del più autentico crowdsourcing – dire la propria, segnalando direttamente su una mappa quattro tipi di entità:

    Bene del Paesaggio Bene del paesaggio: è un luogo o un oggetto o un insieme di oggetti che si giudica prezioso per la qualità del paesaggio, e per il quale si ritiene necessaria una azione di tutela e valorizzazione.
    Offesa al Paesaggio Offesa al paesaggio: è un luogo o un oggetto o un insieme di oggetti che si ritiene responsabile di un degrado della qualità del paesaggio e per il quale si ritiene necessaria una azione di riqualificazione.
    Buona pratica del Paesaggio Buona pratica del paesaggio: è una azione o una politica pubblica o un progetto che porta un miglioramento nella qualità del paesaggio e può servire come riferimento per altre azioni simili.
    Cattiva pratica del Paesaggio Cattiva pratica del paesaggio: è una azione, una politica pubblica o un progetto che avvia o determina un degrado oppure risulta inefficace rispetto agli obiettivi che si è proposta.

    In pochi mesi sono state raccolte circa una novantina di segnalazioni, che verranno poi vagliate ed eventualmente prese in considerazione dal gruppo di lavoro che si sta occupando della realizzazione del PPTR. Un’iniziativa simile è stata ad esempio messa in piedi anche dalla Provincia di Firenze, sebbene con tecnologia differente (non è un mashup) e sicuramente molto più costosa.

    l'Atlante delle Segnalazioni del PPTR

    I nuovi dati cartografici digitali

    La Regione Puglia ben 12 anni fa emanò la L.R. 28/1996, tesa ad avviare la “Realizzazione di cartografia di base e cartografia tematica attraverso un sistema di informazione territoriale”. Nonostante le buone intenzioni non si era mai arrivati ad una copertura omogenea di cartografia digitale di base del territorio regionale, con Province, Comuni, Enti Parco, Comunità montane che hanno provveduto in tempi e modi diversi a dotarsi di tali dati in maniera del tutto autonoma. Ne è risultata una copertura a macchia di leopardo, con zone scoperte e dati relativi a differenti periodi temporali.

    L’Assessorato Regionale all’Assetto del Territorio ha di recente concluso il collaudo dei nuovi dati cartografici digitali di base, e da poco li ha messi a disposizione mediante un servizio di consultazione webgis, con la possibilità di scaricarli direttamente dal nuovo portale cartografico regionale.

    I nuovi dati possiedono di sicuro elevati standard qualitativi in termini di precisione e risoluzione spaziale, sotto l’egida del CNIPA, visti anche i soggetti che hanno contribuito alla loro realizzazione. La Regione, oltre a Tecnopolis ha coinvolto un RTI costituito da RILTER, SIT e TELESPAZIO e IGM e INGV come collaudatori.

    Il nuovo portale cartografico regionale ambisce a fornire non solo dati, ma anche servizi applicativi nei settori della pianificazione territoriale e paesaggistica, quella urbanistica, la protezione civile, l’agricoltura. I dati che è possibile consultare tramite il webgis, realizzato con software ESRI (ArcIMS), e dei quali è possibile effettuare il download sono:

    Sono inoltre disponibili, anche se non consultabili direttamente in webgis e scaricabili, i seguenti dati:

    • database topografico multiprecisione alla scala 1:5.000 e alla scala 1:2.000 per quanto riguarda toponomastica e numeri civici dei centri urbani che dispongono di carta tecnica a questa scala;
    • database degli indicatori socioeconomici;
    • dati sui flussi di traffico relativi alle principali arterie regionali;
    • banca dati catastale, censuaria e cartografica;
    • piani a scala comunale (PUG), provinciale (PTCP) e regionale (Piano Paesaggistico, Carta dei beni culturali, Piano di Assetto Idrogeologico, Piano dei Trasporti, ecc).

    diagram

    Come detto, i dati sono scaricabili direttamente dal webgis, previa registrazione. La procedura è in realtà un pò macchinosa anche per un utente mediamente esperto, sebbene sul sito sia presente una dettagliata guida. Data l’elevata risoluzione e conseguente pesantezza dei file, i dati sono disponibili in singoli elementi alla scala 1:5.000. La scelta dei dati scaricabili è effettuabile mediante selezione di un’area rettangolare o puntuale con appositi tool, o ancoa per singolo Comune. Verranno visualizzati dunque i layer disponibili e una volta selezionati, ci giungerà successivamente un’email con i link per il download dei singoli dati organizzati appunto in elementi 1:5.000.

    Il sistema di riferimento è WGS 84 UTM Zona 33N (EPSG:32633).

    Sul sito e nella documentazione non si fa alcun cenno con chiarezza alla licenza d’uso dei dati, né a quali limitazioni siano sottoposti. All’atto del download, l’utente è comunque tenuto a specificare l’uso che intende farne. Ho chiesto esplicitamente quali fossero le condizioni di licenza, ma ad oggi nessuna risposta. Con tutta probabilità, come accade per altre Regioni, i dati dovrebbero poter essere liberamente utilizzabili per rielaborazioni e derivati, a patto di citare la fonte.

    Un’altra carenza riscontrata riguarda i metadati, totalmente assenti per tutti i dati disponibili sebbene nella sezione “Documentazione” del portale sia possibile reperire informazioni più o meno dettagliate sui diversi strati informativi. Manca di fatto una implementazione delle specifiche nazionali (Standard ISO 19115), definite dal CNIPA sulla scorta di iniziative internazionali (Dublin Core), per un set minimo di informazioni descrittive (metadati) a corredo dei dati spaziali digitali esistenti presso le Pubbliche Amministrazioni, che fanno a loro volta riferimento al Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali (RNDT). Mancano inoltre metainformazioni riguardanti il sistema di riferimento cartografico, sia per i dati vettoriali che per quelli raster (DTM). Agli shapefile infatti andrebbero per lo meno associati anche i file .prj, che riportano in WKT la descrizione del sistema di riferimento.

    La Carta Tecnica Regionale numerica

    Sempre secondo quanto dichiarato sul portale SIT, la realizzazione della CTR ha seguito precise indicazioni definite dall’Intesa Stato Regioni-Enti Locali sui Sistemi Informativi Territoriali, con particolare riferimento alle Specifiche per la Produzione dei Data Base Geografici di interesse generale e alle Prescrizioni Tecniche per la Produzione di Modelli Digitali del Terreno.

    La CTR puglieseI singoli elementi della CTR sono costituiti da tre distinti shapefile – composti dai rispettivi tre file obbligatori .shp, .shx e .dbf – che rappresentano gli elementi puntuali, lineari e areali. In ciascuna tabella attributi si trovano i campi descrittivi delle geometrie, grazie ai quali è possibile identificarne la natura.

    Gli shapefile della CTR pugliese sono “3D”, in sostanza ogni elemento geometrico possiede due parametri: “Z” che ne definisce la quota, “M” che ne definisce le coordinate “lineari”, come ad esempio la successione dei nodi in una polilinea o in un poligono, informazioni utili ad esempio in applicazioni di network analysis come il calcolo dei percorsi più brevi lungo i grafi stradali. Si tratta di informazioni definite nelle specifiche per la realizzazione dei database cartografici prioritari “db-prior” italiani.

    Le informazioni riguardanti la quota però mancano del tutto nelle tabelle descrittive degli shapefile, e possono essere utilizzate solo in applicazioni 3D o con algoritmi che effettuano ad esempio l’estrusione degli elementi, desumendo la coordinata Z proprio dall’omologo parametro degli shapefile. L’assenza del parametro “quota” nella tabella attributi rende di fatto inutilizzabili le isoipse della CTR nella realizzazione di cartografie nelle quali sia necessario esprimere l’orografia mediante simbolizzazione delle curve di livello. Per ovviare a ciò sarebbe stato opportuno realizzare uno strato informativo distinto “curve di livello” che possedesse la quota come attributo.

    La copertura regionale della CTR è del 100%.

    Il Modello Digitale del Terreno

    Il DTM è stato derivato dalle riprese aerofotogrammetriche ed è perfettamente integrato con gli altri prodotti cartografici. E’ conforme al livello 3 definito da Intesa-GIS, che possiede le seguenti specifiche tecniche:

    • precisione in quota ±1.0m , passo di griglia 10m;
    • precisione planimetrica di punti quotati ed elementi lineari: ±0.5m (0.1 mm in 1:5.000);
    • break lines o punti quotati per oggetti che causano irregolarità del terreno maggiori di 2m;
    • break lines necessarie per i seguenti oggetti: dighe, viadotti, linee di costa di laghi, fiumi e mari, impluvi.

    Il DEM livello 3 risulta particolarmente utile nello studio idrologico del territorio, con la messa a punto di modelli che tengano conto della modificazione del deflusso superficiale delle acque dovuto alle break lines costituite ad esempio da strade e altre infrastrutture lineari.

    Le ortofoto

    Secondo quanto riferito sul portale, le levate sono state eseguite da agosto a novembre 2006, mentre per aree limitate la copertura è relativa a marzo 2007. Le riprese aeree sono state eseguite utilizzando la camera fotogrammetrica digitale Z/I Imaging DMC della Intergraph, a colori e con fotogrammi che hanno una risoluzione a terra di circa 20 cm e parzialmente sovrapponibili, in modo tale da poterne ottenere anche la visualizzazione 3D ad esempio con tecnica anaglifa. Il risultato è davvero eccezionale, l’ho potuto sperimentare di persona direttamente presso Tecnopolis. Il livello di dettaglio dei fotogrammi rende inoltre possibile la derivazione della cartografia in scala 1:2.000.

    Le ortofoto scaricabili sono state ricampionate e compresse in formato ecw a una risoluzione spaziale di 0,5 metri. il periodo di ripresa le rende perfette per una buona interpretazione della vegetazione e delle caratteristiche dell’uso del suolo.

    L’uso del suolo

    Particolarmente interessante risulta proprio l’uso del suolo, sempre scaricabile in formato shapefile, derivato dalla CTR. Si tratta di un dato con scala nominale 1:10.000 di elevata accuratezza interpretativa, con classificazione CORINE (ins. rif.) al terzo livello. Costituisce un prezioso aggiornamento dello stesso Corine Land Cover, di fondamentale importanza in numerosi campi applicativi, dalla pianificazione territoriale alla protezione civile.

    Attualmente la copertura regionale è di poco più del 50%, con la Provincia di Foggia al completo, quella nord-barese e parte del Salento meridionale. Presto verrà rilasciata la restante parte del territorio pugliese.

    Scena 3D con CTR estrusa

    Nell’immagine qui sopra è rappresentato uno scorcio di scena 3D dell’ortofoto – la cui quota è derivata dal DTM – con sovrapposto il livello poligoni della CTR con gli elementi estrusi sulla base del valore delle quote Z. Tenendo conto che il risultato è ottenuto senza alcuna rielaborazione, con i dati utilizzati così come sono stati scaricati, dimostra come questi prodotti siano in effetti di ottima qualità e di facile utilizzo per un utente medio.

    In conclusione…

    Con questi nuovi dati spaziali, il rinnovato portale SIT regionale, e le altre iniziative messe in atto nel settore della geomatica, la Puglia si pone certamente in una posizione di rilievo tra le regioni meridionali.

    E’ necessario comunque prestare una maggiore attenzione a quanto previsto dagli standard sui metadati, e contestualmente potenziare le azioni volte a garantire una migliore interoperabilità tra gli svariati sistemi e architetture GIS oggi diffusi. Ad esempio sarebbe auspicabile la disponibilità di dati anche mediante servizi WMS, che permetterebbe una più agile integrazione in altre piattaforme GIS, in alcun casi più funzionale rispetto al download di dati. Altra direzione alla quale guardare potrebbe essere quella dell’implementazione di servizi WFS, particolarmente adatti alle iniziative di copianificazione comunale che sempre l’Assessorato Regionale all’Assetto del Territorio ha già avviato da tempo.

    Mi preme concludere rimarcando il fatto che l’implementazione dei metadati e più in generale degli standard OGC vede sempre più al centro i software open-source, il cui impiego risulta in costante aumento a seguito di una crescita esponenziale delle comunità di sviluppatori e utilizzatori. Gli standard nel campo della geomatica sono nati proprio nell’ambito del software aperto, e guardare a soluzioni open-source – soprattutto per un’Amministrazione Pubblica – vuol dire investire sull’innovazione e sull’autentica interoperabilità tra dati, funzioni e processi di analisi e pianificazione territoriale.

    L'articolo La nuova Carta Tecnica della Regione Puglia è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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    http://blog.spaziogis.it/2009/03/07/la-nuova-carta-tecnica-della-regione-puglia/feed/ 9 La rete GNSS pugliese Bene del Paesaggio Offesa al Paesaggio Buona pratica del Paesaggio Cattiva pratica del Paesaggio l'Atlante delle Segnalazioni del PPTR diagram TANTO_CTR Scena 3D con CTR estrusa
    GeoCommons contest… “Yes We Map”! http://blog.spaziogis.it/2009/01/13/geocommons-contest-yes-we-map/ http://blog.spaziogis.it/2009/01/13/geocommons-contest-yes-we-map/#comments Tue, 13 Jan 2009 20:50:28 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=593 Tempo fa avevo buttato GeoCommons nel mucchio delle belle cose da approfondire, e come spesso mi accade presto l’avevo dimenticato. Ma ecco che Andrea e Gerlando in due loro precedenti articoli [1,2] si son messi a giocarci, e mi hanno dato l’impulso per sporcarmici le mani pure io. GeoCommons è un formidabile mashup messo su [...]]]> Tempo fa avevo buttato GeoCommons nel mucchio delle belle cose da approfondire, e come spesso mi accade presto l’avevo dimenticato. Ma ecco che Andrea e Gerlando in due loro precedenti articoli [1,2] si son messi a giocarci, e mi hanno dato l’impulso per sporcarmici le mani pure io.

    GeoCommons è un formidabile mashup messo su da FortiusOne, che si pone due obiettivi principali. Il primo è quello di mettere a disposizione degli utenti – con conoscenza anche nulla o quasi di GIS e cartografia – uno strumento di costruzione di mappe semplice ed efficace. Il secondo è quello di realizzare un grande repository di dati geografici generati dagli utenti stessi e liberamente utilizzabili con licenza Creative Commons.

    GC_eventi_sismici

    Ma cosa permette davvero di fare GC? Certamente non si tratta di un ambiente GIS propriamente detto, con il quale sia possibile creare mappe complesse e articolate, con la possibilità di usare layer raster e uno styiling avanzato di quelli vettoriali. Lo scopo di GeoCommons è infatti quello di “realizzare analisi visuali mediante mappe; consentendo a utenti privi di conoscenze tecniche di visualizzare dataset multipli, raggiungere conclusioni, prendere decisioni e risolvere problemi senza far ricorso ai GIS”.

    GC_point_styleCon Maker! – il map builder di GC – è possibile, previa registrazione, creare mappe partendo sia da dati presenti sul repository GC – messi a disposizione da altri utenti – che propri, importabili nel proprio account come shapefile, come foglio di calcolo CSV oppure KML. Buona norma sarà taggare i dati con termini che ne descrivano contenuto e zona geografica, in maniera tale da renderli facilmente rintracciabili da altri utenti. I dati caricati dovranno essere rigorosamente in WGS84, poichè GC non supporta la riproiezione al volo. Finder! è invece semplicemente il motore di ricerca del data repository di GC.

    Come detto, GeoCommons non è un GIS ma fa bene il suo lavoro. La semplicità di utilizzo e dello styling dei dati vettoriali ne fanno strumento efficace per rappresentare essenzialmente dati di tipo quantitativo (statistici, grandezze fisiche, eventi), ma non certo di tipo qualitativo (litologia, uso del suolo, vegetazione). Lo styling dei dati è infatti basato su simboli o colori graduati, con in più la sola possibilità di scegliere cerchi o quadrati per i punti, 5 stili per le linee e 5 palette di colori per i poligoni. Oltre naturalmente a poter impostare la trasparenza per tutti i layer.

    I dati di base – con i quali poter dare senso ai nostri – derivano tutti da Google e si può scegliere tra strade, satellite, ibridi, terrain oppure un bello sfondo monocolore.

    Insomma, costruire mappe con GeoCommons è davvero semplice, e sebbene lo styling dei dati possa apparire limitato a un primo approccio, in realtà viene messo a disposizione lo stretto indispensabile per ottenere mappe di chiara ed efficace lettura.

    Inutile dire quanto GC sia perfetto per avvicinare un gran numero di persone alle mappe e alla rappresentazione spaziale dei dati tipicamente descrittivi. E allora perchè non lanciare da qui un bel GeoCommons contest per chiamare alle arti cartografiche i frequentatori di TANTO?

    L’esempio l’abbiamo dato Andrea e io stesso, lui con l’articolo “La Geografia Giudiziaria: la realizzazione di una mappa… per iniziare” del novembre scorso, mentre io mi sono cimentato in una semplice mappa nella quale viene mostrata l’attività sismica a livello nazionale, così come gli eventi registrati a livello mondiale dalla rete sismica italiana. I dati li ho recuperati dall’INGV, per i dettagli date un’occhiata al post nella quale l’ho pubblicata in precedenza, sul mio tumblelog loscioccoinBlu. Il webgis dell’INGV è ben fatto, ma riporta solo gli eventi degli ultimi 90 giorni. Io ho intenzione di tenere aggiornata la mia mappa su GC mensilmente, in modo tale da costruire un repository dei terremoti nel tempo, con tanto di dati pronti per essere scaricati e utilizzati in qualunque maniera e contesto da chiunque.

    E allora sotto con le vostre mappe! Pubblicatele come commento a questo post, e tirate fuori il Piri Reis che è in voi al grido di “Yes We Map”!

    Qui di seguito un elenco – ovviamente non esaustivo – di alcuni link dai quali è possibile scaricare dati per costruire le vostre opere. Invito chiunque a segnalarne di nuovi.

    [1] Fare sorridere una tabella, o di quanto siano belli i grafici
    [2] La Geografia Giudiziaria: la realizzazione di una mappa… per iniziare

    L'articolo GeoCommons contest… “Yes We Map”! è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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    http://blog.spaziogis.it/2009/01/13/geocommons-contest-yes-we-map/feed/ 3 GC_eventi_sismici GC_point_style
    Mappare i luoghi della propria città http://blog.spaziogis.it/2008/11/28/crowdsourcing-mappare-i-luoghi-della-propria-citt/ http://blog.spaziogis.it/2008/11/28/crowdsourcing-mappare-i-luoghi-della-propria-citt/#comments Fri, 28 Nov 2008 00:13:28 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/2008/11/28/crowdsourcing-mappare-i-luoghi-della-propria-citt/ Ormai il termine crowdsourcing è di moda. Ma a noi di TANTO le mode ci fanno un baffo, e ci piace parlare delle cose interessanti. Dei concetti interessanti. Il crowdsourcing lo è. E iBegin Places è una iniziativa di crowdsourcing estremamente interessante. Dando un’occhiata alle mappe prodotte dagli utenti in maniera collettiva, molti storceranno il [...]]]> Ormai il termine crowdsourcing è di moda. Ma a noi di TANTO le mode ci fanno un baffo, e ci piace parlare delle cose interessanti. Dei concetti interessanti. Il crowdsourcing lo è.

    E iBegin Places è una iniziativa di crowdsourcing estremamente interessante. Dando un’occhiata alle mappe prodotte dagli utenti in maniera collettiva, molti storceranno il naso: poligoni digitalizzati alla meglio, che si sovrappongono, topologia imprecisa… ma chi è sta gente? Chi gli ha dato la patente?

    Ma qui bisogna mettere da parte ogni velleità di precisione cartografica, che è di secondaria importanza. Con iBegin Places la gente può segnalare e classificare gli spazi delle proprie città: giardini pubblici, strutture sportive, luoghi di aggregazione, zone industriali abbandonate, quartieri… qualunque area rappresentabile con un poligono (ma anche punti e polilinee), che abbia un qualche senso per un gruppo di persone.

    Da queste accozzaglie di poligoni colorati – apparentemente fini a se stesse – possono nascere idee per il riuso degli spazi cittadini o coadiuvare iniziative di urbanistica partecipata. Se ne fa un gran parlare qui in Italia, ma è davvero difficile coinvolgere attivamente i cittadini nei processi di analisi e descrizione del territorio. Con iBegin Places si potrebbero mettere su laboratori collettivi in pochissimo tempo, con ridotte conoscenze tecniche e tecnologiche richieste ai partecipanti.

    iBeginPlaces

    Vengono usate le API di Google Maps, tutte le creazioni rimangono assolutamente libere di essere riutilizzate da chiunque. E’ possibile esportarle come JSON, JS, RSS o KML e farne ciò che si vuole.

    Lunga vita al crowdsourcing, quando è libero e bello.

    L'articolo Mappare i luoghi della propria città è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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    http://blog.spaziogis.it/2008/11/28/crowdsourcing-mappare-i-luoghi-della-propria-citt/feed/ 4 iBeginPlaces
    Condividere… geograficamente parlando http://blog.spaziogis.it/2008/04/17/condividere-geograficamente-parlando/ http://blog.spaziogis.it/2008/04/17/condividere-geograficamente-parlando/#comments Thu, 17 Apr 2008 13:14:15 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/2008/04/17/condividere-geograficamente-parlando/ Ci sono parecchi modi per poter condividere contenuti geografici con altri utenti in maniera attiva. Non sto parlando proprio di webgis, nè di geotagging basati su Google Maps/Google Earth o Virtual Earth, ma di vere e proprie “comunità geospaziali” nelle quali ognuno può contribuire a costruire o anche solo condividere conoscenza geografica. Andrea ne aveva [...]]]> Ci sono parecchi modi per poter condividere contenuti geografici con altri utenti in maniera attiva. Non sto parlando proprio di webgis, nè di geotagging basati su Google Maps/Google Earth o Virtual Earth, ma di vere e proprie “comunità geospaziali” nelle quali ognuno può contribuire a costruire o anche solo condividere conoscenza geografica. Andrea ne aveva già accennato in un suo precedente post nel quale parlava di Neogeography.

    Ognuna di queste esperienze (Openstreetmap, Everytrail, Greenmap solo per citarne alcune) meriterebbe un post di approfondimento, qui però voglio parlare di un progetto/software commerciale, ma che esprime la potenza dell’informazione geografica condivisa in maniera collettiva e dinamica.

    Si tratta di TITAN, una “VPN geospaziale” sviluppata da Leica/ERDAS, che permette appunto di condividere dati geografici e costruire un ambiente di lavoro, sempre condiviso, con altri utenti. Il tutto in pochi minuti, installando il client scaricabile dal sito di ERDAS.

    TITAN_IMIl client è rilasciato sotto licenza freeware, ma trattandosi di un servizio commerciale il suo utilizzo base è limitato a un massimo di 10 file o 10GB totali di dati condivisi, mentre non c’è limite alla visualizzazione di dati in locale. Per poter utilizzare i servizi è necessario registrarsi alla community di TITAN e loggarsi mediante il client al GeoHub pubblico.

    Gli strumenti che vengono messi a disposizione sono due. Il primo è un instant messenger (qui a fianco) con il quale è possibile entrare in contatto con altri utenti, visualizzarne dati e servizi condivisi, ed eventualmente sceglierli, scambiarli, oltre naturalmente a gestire i propri. Il secondo è un viewer 3D (qui sotto) in stile Google Earth con il quale è ovviamente possibile caricare/gestire/consultare i dati propri e quelli degli utenti connessi al GeoHub. La vista principale è quella di visualizzazione dei dati, mentre nella vista di “lavoro” è anche possibile aggiungere layer propri o di altri utenti, cercare luoghi, interrogare la mappa e disegnare semplici elementi vettoriali, a mò di annotazioni, che sarà poi possibile esportare in KML.

    TITAN_viewer

    I propri dati/servizi… possono essere condivisi in tutti i formati più diffusi, sia raster che vettoriali, definendo per ciascun layer i permessi di accesso da parte degli altri utenti in maniera molto dettagliata. In questo modo possiamo cotruire un gruppo di lavoro ristretto con altri utenti che utilizzano il GeoHub pubblico.

    …e quelli degli altri. Allo stesso modo sarà possibile usare i dati/servizi altrui, naturalmente in funzione dei permessi impostati dai proprietari.

    Lo scambio di servizi avviene attraverso un GeoHub, ovvero un server che nella versione freeware è quello pubblico di ERDAS, mentre se si ha necessità di metterne su uno ad hoc, bisogna acquistare una licenza. Detto questo per dovere di cronaca, vale la pena dare un’occhiata alle possibilità che TITAN offre, al di là del suo essere una soluzione commerciale.

    Il serving dei dati avviene secondo standard OGC, infatti ogni layer condiviso, da noi o da altri, è possibile utilizzarlo in due modi, il primo direttamente nel viewer di TITAN, in Google Earth o Virtual Earth. Il secondo mediante servizio WMS che TITAN crea facilmente per ogni layer, sarà sufficiente cliccare col tasto dx sul tematismo e scegliere “WMS link”, poi incollare il contenuto in un qualunque GIS desktop come servizio WMS. Il server è sempre il GeoHub, sarà il client sulla nostra macchina a “passargli” i dati da noi condivisi.

    TITAN_myworld Sebbene TITAN non sia OS, e rilasciato solo per Windows, le sue funzionalità free (ricordo max 10 layer e/o max 10GB totali di dati condivisi) sono davvero interessanti e innovative. Gli utenti facenti parte della comunità geospaziale possono facilmente scambiare idee in real-time col messenger così come scambiarsi dati, contribuire collettivamente a costruire scenari dinamici renderizzati in 3D…

    La capacità con TITAN di poter mettere in condivisione, anche via WMS e WCS, in pochi minuti i propri dati è sicuramente interessante per chi non ha voglia, tempo o possibilità di mettere su un proprio server WMS. Cosa che ai puristi del webgis farà certamente storcere il naso, ma che costituisce una valida alternativa per l’utente medio interessato essenzialmente alla condivisione e all’accesso di dati spaziali.

    Insomma, con TITAN è divertente smanettare, fare esperimenti, condividere in pochi minuti dati con altri utenti e scambiare opinioni su scenari condivisi, con l’ausilio di una sorta di vera e propria “chat geospaziale 3D”.

    Naturalmente, la via maestra nella condivisione delle informazioni geografiche rimarrà sempre quella dell’utilizzo di pacchetti e soluzioni software open source, ormai tutto sommato alla portata di chi ha voglia e passione di cimentarsi…

    L'articolo Condividere… geograficamente parlando è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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    http://blog.spaziogis.it/2008/04/17/condividere-geograficamente-parlando/feed/ 5 TITAN_IM TITAN_viewer TITAN_myworld
    “Comunicare” dati geografici http://blog.spaziogis.it/2008/04/14/comunicare-dati-geografici/ http://blog.spaziogis.it/2008/04/14/comunicare-dati-geografici/#comments Mon, 14 Apr 2008 17:03:05 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/2008/04/14/comunicare-dati-geografici/ Uno dei sentieri meno battuti dei dati geografici è quello relativo alla loro comunicazione. E’ davvero difficile, se non impossibile, trovare soluzioni, plugin o applicazioni capaci di tirare fuori prodotti multimediali utili a facilitare la divulgazione di dati spaziali, soprattutto quando la dimensione tempo è fondamentale. Mostrare efficacemente i trend evolutivi di dati demografici, epidemiologici, [...]]]> Uno dei sentieri meno battuti dei dati geografici è quello relativo alla loro comunicazione. E’ davvero difficile, se non impossibile, trovare soluzioni, plugin o applicazioni capaci di tirare fuori prodotti multimediali utili a facilitare la divulgazione di dati spaziali, soprattutto quando la dimensione tempo è fondamentale.

    Mostrare efficacemente i trend evolutivi di dati demografici, epidemiologici, ambientali, facendo uso di animazioni è tutt’altra cosa rispetto ad una monotona, fredda sequenza di diapositive di mappe o grafici.

    Ed ecco che ci viene in soccorso UUorld, geniale quanto semplice applicazione a metà strada tra GIS e produzione multimediale… in realtà molto più GIS. UUorld è in effetti un viewer di dati geografici con funzionalità estremamente semplici rispetto ai suoi “colleghi”, ma ha un target molto specifico: quello di facilitare e rendere efficace la comunicazione dei dati.

    Il punto di forza di UUorld è quello di essere un viewer GIS “4D”, con la possibilità di creare “mappe animate” nelle quali vengono mostrati i trend evolutivi di uno specifico dato, legato ad unità di aggregazione spaziali, come ad esempio le singole nazioni. Così potremo capire ad esempio in che modo si è diffuso l’uso di internet in Europa dal 1990 al 2004, o mettere in evidenza il tasso di analfabetismo a livello mondiale negli ultimi 30 anni.

    UUorld_1

    Una volta selezionato il dato che si vuole analizzare e l’area di riferimento (Europa, Africa, Asia, Americhe o il mondo intero) si potrà scegliere la modalità con la quale visualizzarlo, tra poligoni estrusi che vanno su e giù, gradienti di colore o entrambe. Non resta che inquadrare l’area da visualizzare aggiustando tilt/zoom e cliccare Play, potrete dunque osservare con una efficacissima animazione cosa è successo nel mondo in un determinato periodo di tempo.

    Naturalmente è possibile esportare il risultato in diversi formati multimediali, dalla semplice immagine statica al filmato con encoding MPEG-1, MPEG-4, Flash Video e AVI.

    L’applicazione è scaricabile ed utilizzabile liberamente, ed è fornita con un set di dati “embedded” di tipo demografico, sociologico, epidemiologico aggregati a livello nazionale, messi insieme dal gruppo di sviluppatori di UUorld. Il dato raster di base usato come riferimento è il classicissimo Blue Marble global mosaic.

    Sebbene UUorld sia freeware, è di fatto sviluppato da una software house che basa il suo business sull’assistenza e la consulenza alla realizzazione di applicazioni ad hoc. E il suo limite purtroppo sta proprio in questo. Al momento non è possibile infatti importare dati dall’esterno, e si può solo sperare che questa funzionalità venga presto implementata.

    UUorld rimane quindi per ora un bell’applicativo, non customizzabile con dati esterni, ma semplice nell’uso ed efficace nella rappresentazione delle informazioni. Lo vedo particolarmente utile come strumento di analisi delle questioni globali a scuola. Non rimane che sperare il team di sviluppatori sia magnanimo e con le prossime release possa essere possibile importare dati.

    L'articolo “Comunicare” dati geografici è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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    http://blog.spaziogis.it/2008/04/14/comunicare-dati-geografici/feed/ 1 UUorld_1