TANTO » smart cities http://blog.spaziogis.it le cose che ci piacciono ... Mon, 07 Nov 2016 09:59:24 +0000 it-IT hourly 1 Professionista GI: tra GI Science & Tech, Knowledge Areas e abilità & competenze richieste http://blog.spaziogis.it/2016/11/07/professionista-gi-tra-gi-science-tech-knowledge-areas-e-abilita-competenze-richieste/ http://blog.spaziogis.it/2016/11/07/professionista-gi-tra-gi-science-tech-knowledge-areas-e-abilita-competenze-richieste/#comments Mon, 07 Nov 2016 09:59:24 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=7015 Questo articolo e’ stato pubblicato originariamente su www.big-gim.it. Il primo obiettivo che il Gruppo di Lavoro UNINFO “Profili professionali relativi all’informazione geografica” sta affrontando riguarda l’individuazione e la definizione delle principali figure professionali operanti nel settore Geo-ICT. Il risultato di questa fase sarà parte integrante della norma a cui in generale questo tavolo tecnico sta [...]]]> Questo articolo e’ stato pubblicato originariamente su www.big-gim.it.

Il primo obiettivo che il Gruppo di Lavoro UNINFO “Profili professionali relativi all’informazione geografica” sta affrontando riguarda l’individuazione e la definizione delle principali figure professionali operanti nel settore Geo-ICT.

Il risultato di questa fase sarà parte integrante della norma a cui in generale questo tavolo tecnico sta lavorando e che si applica al “Professionista GI”, ovvero alla professione intellettuale “che viene esercitata -a diversi livelli di complessità e in diversi contesti organizzativi, pubblici e privati- da soggetti che svolgono prevalentemente attività inerenti la produzione, la raccolta, l’utilizzo e la condivisione di dati geografici digitali”.

Attraverso l’individuazione delle figure professionali maggiormente richieste dal mercato, la norma descriverà queste professioni, stabilendo per ognuna di esse il profilo professionale; vale a dire, descrivendo l’insieme di conoscenze, abilità e competenze necessarie a ogni figura professionale per svolgere la mansione richiesta.

Ci “terrà compagnia” lo European e-Competence Framework (e-CF), insieme alla nuova versione del GI Science & TechnologyBody of Knowledge. Si tratta di un aggiornamento del documento pubblicato nel 20061, ottenuto nell’ambito del progetto GI-N2K (le cui attività si stanno concludendo proprio in questo mese di ottobre). Questa nuova edizione comprende anche un tool per la gestione e la fruizione dinamica del GI S&T –BoK stesso, il Virtual Lab for the BoK (VirLaBoK).

Mentre la metodologia basata sul sistema e-CF ci aiuterà a descrivere i profili professionali (ne abbiamo parlato qui), per delineare le abilità e le conoscenze tecniche richieste per ogni profilo faremo riferimento alle Knowledge Areas del GI S&T –BoK. Quest’approccio metodologico, oltre a fare riferimento al “catalogo” più completo e aggiornato delle discipline alla base del settore Geo-ICT, consentirà inoltre di servirsi del tool VirLaBoK, per individuare percorsi di training dedicati a ogni profilo professionale.

Su questo argomento torneremo con un prossimo post.

In questo vorremo invece condividere alcune riflessioni riguardanti l’obiettivo iniziale, ossia vorremmo condividere possibili orientamenti adottabili per identificare figure professionale del settore Geo-ICT.

Lo scorso maggio abbiamo pubblicato sul sito Big-GIM un questionario, per sollecitare suggerimenti da parte della comunità geomatica in Rete in tema di professioni relative all’informazione geografica: è tuttora possibile inserire contributi.

Le risposte finora ricevute (consultabili qui) mettono in evidenza quanto sia cambiata negli anni la sensibilità rispetto alle professioni relative all’informazione geografica. Alle proposte di figure professionali tradizionali della geomatica quali progettista, analista, operatore in ambito GIS oppure che richiamano ambiti specialistici (topografo, cartografo, geografo), ne sono state affiancate altre, che fanno riferimento a discipline diverse. Nelle risposte pervenute sono citate la statistica, la biologia e la sociologia, che possono essere prese come esempi, estratti da un insieme di discipline assai ampio. Ulteriori indicazioni fanno riferimento a possibili funzioni all’interno di organizzazioni (gestore di Infrastrutture di Dati Territoriali, gestori di processi di cittadinanza attiva, esperto di marketing territoriale) o, ancora, ambiti tecnologici: desktop, web o, ancora, Big Data. A proposito di dati, è interessante notare come le attività riguardanti la raccolta dei dati e la loro organizzazione sia espressa con molte definizioni, tra cui: data collector, spatial data analyst, fino a un originale Building Information Manager.

Questo campione di possibili figure professionali –sebbene sicuramente parziale- rende comunque evidente come sia importante stabilire dei criteri nuovi per individuare le principali figure professionali relative all’informazione geografica. Criteri che potrebbero essere di ausilio per individuare le professionalità operanti nel settore Geo-ICT, con un’attenzione anche alle richieste di abilità e competenze oggi emergenti.

Nel merito, occorre fissare i seguenti passi.

1. Stabilire i cambiamenti epocali di riferimento

  • Sviluppo Sostenibile (SS), quale processo di cambiamento del percorso dello sviluppo, come fissato nella nuova Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile e i relativi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese) da raggiungere entro il 2030; approvata nel settembre del 2015 dai Paesi Membri delle Nazioni Unite
  • Rivoluzione Digitale(RD), quindi
    • Open Government come adesione ai principi di trasparenza, partecipazione e collaborazione grazie alla RD
    • Smart City/Community2 (ecosistema smart) come sintesi paradigmatica della RD.

2. Fissare i cambiamenti culturali imposti dai cambiamenti epocali

Rispetto alla tematica che stiamo affrontando si può prendere come riferimento il concetto di

Spatial enablement: capacità di fruire dei dati geografici digitali, intesa sia rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento

 

Una Comunità è coerente a tale concetto3 se le informazioni geospaziali sono assunte come bene comune e sono rese disponibili per stimolare l’innovazione. Per stabilire questa condizione occorre soddisfare alcuni requisiti, tra cui:

  1. I membri della comunità devono essere spatially literate cioè essere in grado di fruire dei dati geospaziali, avendo anche la possibilità di acquisire un’istruzione adeguata
  2. Deve essere creata e resa disponibile la Spatial Data Infrastructure, ambiente favorevole per la condivisione di questo patrimonio informativo, grazie all’adozione di standard e di norme condivise a livello globale
  3. Devono essere progettati e abilitati processi comunicativi idonei per rendere fluida ed efficace la moltiplicazione qualitativa e quantitativa delle relazioni comunità-istituzioni; infatti, i membri della comunità sono la componente dinamica dell’ecosistema informativo e i processi necessari per il loro coinvolgimento devono quindi essere aderenti alle caratteristiche dei diversi contesti tecnologici, applicativi, sociali o individuali, al fine di creare conoscenza dal patrimonio informativo esistente.

3. Schematizzare l’individuazione delle principali figure professionali relative alla GI

La trasformazione culturale abbinata all’influenza delle ICT sta generando:

  • sia la richiesta di professionisti qualificati con competenze spaziali4,
  • sia la necessità di formare cittadini in grado di utilizzare consapevolmente le tecnologie spaziali nella loro vita quotidiana5.

L’individuazione delle principali figure professionali per l’informazione geografica dovrebbe seguire un approccio olistico.

Tenere quindi presente le tre dimensioni dello “spazio” in cui operano in generale i professionisti dell’informazione geografica:

  • tecnologica,
  • di dominio / applicativa
  • organizzativa.

Per quanto riguarda la prima dimensione(tecnologica), esempi possono essere (ipotesi di aggregazione):

- Data Management (web semantic, Analytics, Big Data, …)

- IoT (wireless sensor networks, indoor localisation, augmented reality, …)

- Earth Observation Technologies, EOT

- …..

 

Per la dimensione disciplinare/applicazioni possono essere prese come riferimento le tematiche d’intervento relative al paradigma Smart City6

Due esempi di possibili use case (profilo professionale necessario) da definire in tale contesto

1. Esperto GI per Mobilità, Trasporti e Logistica

Vedi, come un possibile riferimento, OpenTrasporti, Terzo Piano d’Azione Nazionale sull’Open Government, Luglio 2016.

Ma anche: Autonomous Driving: challenges for Geographical Information Scientists and Practitioners, S. Di Martino GI-N2K, giugno 2016.

2. Esperto GI per Turismo e Cultura

Vedi, Proposta Safeguarding and enhancing Europe’s intangible Cultural Heritage, come riferimento per inquadrare il framework

 

Rispetto alla terza dimensione (organizzativa), il framework di riferimento potrebbe essere il “Modello strategico di evoluzione del Sistema Informativo della Pubblica Amministrazione”.Due esempi di possibili use case(profilo professionale necessario) da definire in tale contesto:

1. Evoluzione della SDI nazionale

Vedi: Linee Guida per la produzione dei database geotopografici conformi alle norme del DM 10 novembre 2011. CPSG-CISIS. Giugno 2016

2. Alfabetizzazione geo-digitale

Vedi: Programma nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali – LINEE GUIDA: Indicazioni strategiche e operative. AGiD, maggio 2014.

 

4. Una nuova famiglia di profili professionali inerenti l’informazione geografica

Ricordando l’incarico assegnato al Gruppo di Lavoro UNINFO

“A partire dal GIM, individuare e definire le principali figure professionali relative all’informazione geografica, impostando gli opportuni collegamenti con le norme internazionali e nazionali rilevanti e definendone le conoscenze, abilità e competenze anche al fine di fornire un utile strumento al legislatore, in un’ottica di complementarità tra la normazione tecnica volontaria e il settore cogente.”

e tenendo presente che la metodologia proposta dal sistema e-CF è orientata a descrivere una figura professionale complessa (nel nostro caso il “professionista GI”) attraverso la sua scomposizione in profili professionali corrispondenti alle principali figure professionali operanti nel settore Geo-ICT -non esaustive di tutte le professionalità richieste-, la schematizzazione illustrata nel precedente punto 3 può risultare utile per consentire l’identificazione di profili di terza generazione (G3), adottando terminologie comuni per la definizione delle competenze nell’ambito delle professionalità del settore Geo-ICT stesso.

In altri termini, le tre dimensioni adottate per descrivere lo “spazio” in cui operano in generale i professionisti dell’informazione geografica aiutano nella ricerca e nell’individuazione delle competenze basilari (in quest’ottica esse sono da considerarsi indipendenti). Tramite combinazioni di competenze riferibili a ognuna delle tre dimensioni sarà quindi possibile ottenere il profilo professionale relativo a specifiche esigenze.

A titolo di esempio, nell’ambito di un progetto riguardante il tema del dissesto idrogeologico potrà essere necessario avvalersi di un professionista GI, esperto di Earth Observation Technologies, EOTs, in grado di organizzare e gestire la meta datazione, secondo le regole previste per il Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali, RNDT. Secondo la schematizzazione illustrata, a tale profilo professionale corrisponde un punto nello spazio della GI, individuato da “x” competenze tecnologiche, “y” disciplinari e “z” di essenza organizzativa.

Figura 1. “Little-GIM” grows up

Post scritto insieme a Monica Sebillo


  1. DiBiase, D., DeMers, M., Johnson, A., Kemp, K., Luck, A. T., Plewe, B., Wentz, E., Eds. (2006). Geographic Information
    Science & Technology Body of Knowledge. Washington, D.C., Association of American Geographers.
    http://downloads2.esri.com/edcomm2007/bok/GISandT_Body_of_knowledge.pdf
  2. Definizione di riferimento: proiezione astratta di comunità del futuro, riconducibile a un’idea di società che rispecchi l’evoluzione culturale e le tensioni sociali emergenti della nostra epoca.
  3. Vedi : S. Roche, N. Nabian, K. Kloeckl, C. Ratti. Are ‘Smart Cities’ Smart Enough? Global Geospatial Conference 2012: Spatially Enabling Government, Industry and Citizens, Québec City, Canada, 14-17 May 2012. http://senseable.mit.edu/papers/pdf/20120513_Roche_etal_SmartCities_SpatiallyEnabling.pdf
  4. A questo riguardo si segnala il survey effettuato all’interno del già citato progetto GI-N2K; vedi il documento: “Integrated analysis of the demand for and supply of geospatial education and training”, http://www.gi-n2k.eu/surveys-results/
  5. Committee on the Support for the Thinking Spatially: The Incorporation of Geographic Information Science Across the K-12 Curriculum. Committee on Geography; Board on Earth Sciences and Resources; Division on Earth and Life Studies; National Research Council. “Learning to Think Spatially: GIS as a Support System in the K-12 Curriculum”. THE NATIONAL ACADEMIES PRESS, 2006 http://www.nap.edu/catalog/11019/learning-to-think-spatially-gis-as-a-support-system-in
  6. Paradigma Smart City: aree tematiche di intervento (adattato da: European Smart Cities, http://www.smart-cities.eu, 2012)

L'articolo Professionista GI: tra GI Science & Tech, Knowledge Areas e abilità & competenze richieste è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Big GIM mette su famiglia http://blog.spaziogis.it/2016/05/10/big-gim-mette-su-famiglia/ http://blog.spaziogis.it/2016/05/10/big-gim-mette-su-famiglia/#comments Tue, 10 May 2016 08:21:06 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=6883 Questo articolo è stato pubblicato contemporaneamente sul sito Big-GIM Lo scorso primo marzo si è svolto il Kick off Meeting del Gruppo di Lavoro UNINFO “Profili professionali relativi all’informazione geografica”. Ne aveva dato notizia AgID qui. I due mesi trascorsi, da quella riunione ad oggi, sono stati impiegati dalle associazioni Stati Generali dell’Innovazione e AMFM GIS Italia, per [...]]]> Questo articolo è stato pubblicato contemporaneamente sul sito Big-GIM

Toy Story 3Lo scorso primo marzo si è svolto il Kick off Meeting del Gruppo di Lavoro UNINFO “Profili professionali relativi all’informazione geografica”. Ne aveva dato notizia AgID qui.

I due mesi trascorsi, da quella riunione ad oggi, sono stati impiegati dalle associazioni Stati Generali dell’Innovazione e AMFM GIS Italia, per formalizzare l’adesione all’iniziativa UNINFO. Entrambi i sodalizi hanno terminato l’iter, conclusosi positivamente con l’iscrizione all’ente per la normazione in materia di informatica e la segnalazione dei propri delegati al Gruppo di Lavoro.

Anche altri soggetti, già soci UNINFO e/o presenti a quella riunione, hanno aderito all’iniziativa nel frattempo. E’ quindi probabile che nell’arco di questo mese UNINFO proceda, convocando la prima riunione operativa.

Abbiamo deciso d’impiegare questo tempo per riprendere la cura di queste pagine. Come avevamo anticipato durante quella riunione, grati per il risultato ottenuto con il questionario sul GIM, che tanti spunti per questo argomento ci ha fornito, ne abbiamo preparato un secondo, che trovate qui. In sintesi, grazie ancora al contributo della Rete, vorremmo raccogliere indicazioni sulle figure professionali che il gdl dovrebbe prendere in considerazione, oltre al GIM, e in generale, suggerimenti in tema di professioni della Geographic Information.

Contiamo molto, visto il precedente, sull’esperienza della comunità geomatica in Rete. Vorremo anche cogliere quest’occasione per incoraggiare suggestioni rispetto alle prospettive di sviluppo dell’Informazione Geografica nei prossimi anni. Dai contributi raccolti potrebbero emergere idee e consigli veramente utili per immaginare il futuro di questo settore in Italia e agire per contribuire alla creazione delle condizioni favorevoli perché tale scenario si avveri. Il nostro Paese ha un patrimonio di competenze straordinario in questo settore: valenti tecnici che operano nella pubblica amministrazione, nelle aziende, come liberi professionisti e neogeografi; una rete di ricercatori, i cui meriti sono apprezzati anche oltre confine. Un capitale umano degno della Nostra tradizione. Le opere e i giorni sono propizi.

Con questa finalità, prima di compilare il questionario, vi proponiamo di dare un’occhiata al seguente documento: “UN-GGIM, Future Trends in geospatial information management: the five to ten year vision”, Second edition, December 2015.

In questi giorni, precisamente l’11 maggio, si svolgerà la conferenza nazionale promossa e organizzata dall’AgID: “Il ruolo dell’informazione geografica nel contesto dell’agenda digitale: sfide, opportunità e nuove policy”. Anche quanto potremo leggere dai resoconti (per chi non sarà presente) di questo evento potrà fornire utili spunti. Questo vale come invito a seguire l’iniziativa AgID.

Vorrei infine dare uno spunto personale, che mi ha suggerito la lettura del documento UN-GGIM, già dalle prime suggestioni colte tra le righe dell’Executive Summary.  Per non lasciare solo il Big GIM, da quali collaboratori –e con quali competenze- dovrà essere affiancato, avendo presente il compito assegnato, espresso in geo-note?

L'articolo Big GIM mette su famiglia è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2016/05/10/big-gim-mette-su-famiglia/feed/ 5 Toy Story 3
Raccolta dati per tutti: GeoODK e smartphones per sensori urbani (parte II) http://blog.spaziogis.it/2016/02/08/raccolta-dati-per-tutti-geoodk-e-smartphones-per-sensori-urbani-parte-ii/ http://blog.spaziogis.it/2016/02/08/raccolta-dati-per-tutti-geoodk-e-smartphones-per-sensori-urbani-parte-ii/#comments Mon, 08 Feb 2016 08:06:06 +0000 guest http://blog.spaziogis.it/?p=6834 NdR: questa è la seconda parte del post pubblicato qui. Impostazione lato server: ona.io Giuseppe: Proponiamo di partire da qui, dal “lato server”, dal momento che è la prima cosa che si va a vedere perché bisogna registrarsi: https://ona.io/join Una volta registrati, si può impostare un nuovo progetto e scegliere il livello di ‘privacy’. La [...]]]> NdR: questa è la seconda parte del post pubblicato qui.

Impostazione lato server: ona.io

Giuseppe: Proponiamo di partire da qui, dal “lato server”, dal momento che è la prima cosa che si va a vedere perché bisogna registrarsi: https://ona.io/join

image02

Una volta registrati, si può impostare un nuovo progetto e scegliere il livello di ‘privacy’. La pagina iniziale è la seguente (con il nome che avete scelto al posto di triestegeo, ovviamente).

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Dal sito alla voce ‘add form’ è possibile caricare il questionario/form impostato come file XLS, che nelle righe sotto vi spieghiamo come preparare.

Le ‘form’ saranno i questionari e la scheda di acquisizione dati, che successivamente verrà visualizzata sul vostro smartphone o tablet.

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Sarà possibile preparare più progetti e specificare il livello di ‘privacy‘, ovvero se progetto ‘pubblico’ o ‘privato’. Ona.io consente diverse possibilità: nel caso di un profilo ‘pubblico’ non vi sono fee da pagare, mentre per alcuni profili privati o con più restrizioni all’utilizzo, è prevista una quota da versare.

Il ‘lato server’ sarà il ‘contenitore’ dei dati, il luogo dove questi saranno conservati una volta caricati, e dove sarà possibile effettuare delle operazioni, quali visualizzazione tabulare o sotto forma di mappa, dove sarà possibile caricare eventuali file multimediali (come ad esempio immagini o video registrati) nonché dei report sulle attività (es. delle statistiche sulle acquisizioni di dati, ecc.) e scaricare i dati in vari formati una volta raccolti.

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Dal ‘lato server’ è possibile anche accedere alla WebForm, ovvero dalla finestra (su pagina web) da cui caricare i dati (qualora non si disponga di un dispositivo mobile adatto).

Ovviamente il passaggio necessario, prima di tutto ciò, è l’impostazione del questionario o form, ovvero il ‘cuore’ di tutto il sistema di raccolta dati!

Impostazione del questionario/form con un file Excel

Viola: la form contenente il questionario da caricare sul server per cominciare la raccolta è un file Excel (quindi con estensione .xls) che deve essere formato obbligatoriamente da due fogli di lavoro, denominati ‘survey’ e ‘choices’, cui si può affiancare a discrezione dell’utente un ulteriore foglio di lavoro rinominato ‘settings’. Nel foglio ‘survey‘ c’è la griglia di domande e informazioni da raccogliere, impostate in ordine ben preciso. Sono presenti varie colonne, di cui le principali (ed obbligatorie) sono:

  • Type
  • Name
  • Label

In ‘type’ si individua il tipo di inserimento (output) richiesto all’utente che compila la form relativa ad ogni domanda: testo, orario, numeri interi, coordinate, selezionare una o più opzioni da una scelta di risposte, coordinate GPS, immagini, audio, video e così via.

Nel foglio di lavoro rinominato “survey”.Possibili tipologie di output richiesti all’utente da specificare nella colonna ‘type’
Text Testo
Integer Numeri interi
Decimal Numeri decimali
select_one [nome della lista di possibili risposte, che si esplicitano nel secondo foglio]es. select_one affluenza_evento Per le domande a risposta multipla, dove è possibile selezionare solo una riposta
select_multiple seguito dal nome della lista di possibili risposte che si esplicitano nel secondo foglio]es. select_multiple nome_wifi Per le domande a risposta multipla dove si consente di selezionare varie risposte
Note È un campo che non ha bisogno di input da parte dell’utente, è una schermata normalmente utilizzata all’inizio o alla fine della survey per presentare il questionario o per ringraziare l’utente per l’inserimento
Geopoint Rileva le coordinate GPS
Geotrace Rileva le coordinate di una polinea
Geoshape Rileva le coordinate di un poligono
Image Si chiede all’utente di caricare o scattare una foto
Barcode Permette di leggere un codice a barre qualora sia installata sul telefono una applicazione in grado di leggere il codice.
Date Rileva la data in automatico
Datetime Permette di rilevare data e ora della compilazione del questionario in automatico
Audio Si può registrare un audio
Video Si richiede di fare un video o caricarlo dalla galleria
Calculate Permette di fare un calcolo

Nella colonna ‘name‘ si inserisce un nome con cui poter identificare la singola domanda, specificata poi per esteso come si vuole venga visualizzata nella compilazione del questionario colonna ‘label’. I dati verranno visualizzati con questo nome identificativo quando li si andrà a sfogliare dal sito internet.

Qualora si vogliano porre domande con risposte già preimpostate, è necessario inserire “select_one” se l’utente ha la possibilità di selezionare solo una risposta, oppure “select_multiple” se può sceglierne più di una, seguito dal ‘nome’ che identifica il gruppo di domande. Nel nostro caso si era deciso di avere informazioni sull’affluenza all’evento o nel locale di riferimento, con possibilità di scegliere tra ottima, buona, discreta o scarsa, e per quanto riguarda la presenza di free wifi si poteva di selezionare tra le due reti pubbliche, Eduroam e TriesteFreeSpots, oppure la presenza di una rete aperta del locale in cui ci si trova.

Spesso le immagini valgono più di mille parole e quindi guardate un po’ come abbiamo impostato noi il primo foglio di lavoro.

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Il campo ‘type’ per inserire il ‘datetime’ o solo ‘time’ o ‘date’ per permettere di capire gli orari e le date in cui si compila il questionario è molto comodo perchè questa informazione viene rilevata in maniera automatica.

Nel momento in cui si inserisce ‘geopoint’ per rilevare la propria posizione GPS, l’operazione può richiedere anche un paio di minuti (all’inizio) per essere abbastanza accurata, è normale. Se avete fretta, potete attendere che il fumetto vi dia indicazioni sulla precisione della rilevazione, cliccare su Registra Localizzazione e continuare a compilare il modulo fino a salvarlo; poi l’applicazione permette di modificare in seguito la posizione semplicemente spostando un puntino sulla mappa andando su “Edit data”.

È possibile anche impostare delle domande concatenate con una delle domande precedenti, ma questa funzione è stata assimilata solo dopo. Esempio: nel nostro caso era possibile fare le domande in riga 9 e 10 di specificazione su nome e copertura wi-fi solo se prima l’utente aveva selezionato ‘si’ alla domanda in riga 8, che richiedeva di dire se c’era un free wi-fi nelle vicinanze. Bisognava allora inserire una colonna denominata ‘Relevant’ accanto a ‘Label’ in corrispondenza di tali righe con campo ${si_no} = ‘si’, dove $ sta per ‘selected’ seguito tra parentesi graffe il nome della lista di risposte relative alla domanda (nel nostro caso si_no) seguito da un simbolo di “uguale” (‘=’) e dalla risposta tra apici singoli (”).

Nel secondo foglio di lavoro vanno inserite le griglie di risposte possibili alle varie domande a risposta multipla: il link con il primo foglio è dato dal nome della lista delle risposte inserito nella colonna ‘type’ dopo la dicitura select_one (oppure multiple), che viene ripetuto nel secondo foglio in prima colonna, chiamata ‘list name’.

È utile anche perché è possibile così evitare di riscrivere opzioni di risposta inserite già in altre liste, potendo riferirsi alla stessa: il più semplice esempio è dato dalle risposte come “si” o “no”. Se la lista di risposte si chiama si_no, è possibile inserire due domande del tipo select_one [si_no], con nome ed etichetta diverse, scrivendole nel foglio choices una volta sola.

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A questo punto, se si vuole è possibile aggiungere un altro foglio denominato ‘settings‘, dove inserire due colonna, ‘form_title’ e ‘form ID’, tramite cui è possibile denominare il questionario: in assenza il questionario avrà lo stesso nome dato al file xls che verrà caricato sul sito.

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‘Lato applicazione mobile’: GeoODK Collect e WebForm

Giuseppe: Il terzo componente del sistema è quello ‘mobile‘, ovvero relativo alla raccolta vera e propria dei dati.

Una volta scaricata l’applicazione GeoODK Collect, ricordiamoci che è solo nel Play Store, la schermata iniziale è la seguente.

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Per partire con la raccolta bisogna modificare le impostazioni preimpostate e caricare la form che ormai abbiamo già messo sul server. E’ necessario innanzitutto premere l’icona delle impostazioni (Settings) e poi General Settings, selezionare ‘altro server’, modificando l’URL preesistente con il server utilizzato per caricare i dati sul web, https://ona.io/nome_progetto/.

Tornando nelle impostazioni precedenti è necessario poi cliccare su ‘form management’, dove compariranno tutte le form create dal proprio account nel server e selezionare quella che ci interessa. Dopo aver premuto “prendi selezionato” e aver dato l’invio cliccando su “ok”, si ha in memoria la form “vuota” e si possono raccogliere i dati andando sull’icona ‘collect data’ e selezionando la form appena scaricata.

La app dà la possibilità di fare una serie di operazioni: modificare i dati delle form già compilati e salvati (edit data), spostare la posizione dei rilevamenti qualora non fossero abbastanza accurati, eliminare form (delete data) e, infine, inviare i dati al server (send data). Quest’ultima operazione è quella che ‘vuota’ dei dati il nostro dispositivo mobile: ricordiamo, infatti, che l’iniziativa ODK nasce per scopi ‘sociali’ e umanitari, ed è pensata pertanto per raccogliere dati anche in assenza di una copertura di rete, con pertanto la possibilità di inviare i dati soltanto una volta in cui questa sia resa disponibile.

Viola: Gli stessi dati possono essere raccolti anche tramite una webform, ovvero una pagina web dove sono riportate i medesimi quesiti della form, solo organizati ovviamente con un layout diverso. Perché usare questo strumento anziché l’app? per 3 motivi:

  1. Per i pigri che non vogliono installare l’app ma operare da browser;
  2. Per i possessori di dispositivi non-Android (Windows Phone e iPhone)
  3. Più semplicemente per chi ha magari acquisito dei dati ‘su carta’ e vuole ‘buttarli dentro’ a una banca dati comodamente seduto alla scrivania.

Attenzione che però non tutti i browser funzionano bene! Se vi interessa acquisire immagini, video o audio ci sono alcune limitazioni: serve il browser Chrome, se poi avete un iOS potete averle solo tramite un browser che si chiama Puffin! Comunque la rilevazione di tutti gli altri campi sarà possibile ;)

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Giuseppe: Se siete curiosi di provare GeoODK e a inserire qualche dato, provate con il progetto ‘Trieste Free Wifi Movida’! Si è concentrato sulla città di Trieste e per ora è terminato (Viola ha finito la tesi di laurea magistrale, e quello era l’oggetto della ricerca!), però potete provare a inserire dei dati sul wifi e sull’affollamento dei locali nella vostra città (magari mandateci un’email così mostriamo qualche elaborazione!). Potete farlo tramite la webform su Enketo qui sotto:Anche in questo caso è possibile sia inviare i dati immediatamente (‘submit‘ a fine acquisizione) o rimandare in un secondo tempo (e selezionare ‘save as draft‘).

https://rmvfk.enketo.org/webform

 

Oppure, dopo essersi installati GeoODK, andare su “Settings”, sotto “General Settings” scegliere il server “Altro” e inserire https://ona.io/triestegeo.

Su “Form Management” (sempre sotto ‘settings’) selezionare la form “Trieste_FreeWiFi_Movida”

A questo punto è possibile raccogliere dati e inserirli nel database creato per questa form (ovviamente la procedura sarà la medesima quando avrete creato il vostro progetto in Ona e caricato una o più form)!

La nostra Viola ha preparato anche un video su Youtube con una panoramica su come impostare la form su GeoODK e iniziare ad acquisire i dati! https://www.youtube.com/watch?v=EP2PA5ysyEk

Altre applicazioni

Viola: Questa applicazione è stata utilizzata anche per raccogliere dati sull’affluenza a due eventi cittadini, TriesteNext (weekend dedito alla divulgazione scientifica e dimostrazioni nell’ambito accademico organizzati dall’Università di Trieste) e FuoriRegata (serie di eventi lato terra che si svolgono la settimana precedente alla Barcolana). Con uno stand di ‘geografi’ capeggiati dal qui presente Giuseppe, sempre a Trieste Next 2015, abbiamo poi presentato due attività permesse dalla customizzazione di questa applicazione: una per ‘mappare’ la provenienza dei visitatori a Trieste Next e un’altra per la mappatura delle zone problematiche legate all’accessibilità e alle barriere architettoniche della città di Trieste.

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Appena pronti vi segnaleremo i collegamenti ai lavori che sono stati realizzati su questi progetti!

Conclusioni – altri sviluppi

Per i nostri progetti di mobile data collection abbiamo scelto la base di Open Data Kit per strutturare il sistema di raccolta dati, accompagnato all’app per dispositivo mobile GeoODK. In realtà GeoODK non è l’unica app che lavora in questo sistema. ODK Collect e Kobo sono due app che si basano sulla medesima architettura per la raccolta dei dati, consentendo anche la gestione di dati geolocalizzati.

(https://play.google.com/store/apps/details?id=org.odk.collect.android&hl=it; https://play.google.com/store/apps/details?id=org.koboc.collect.android&hl=it)

L’unico problema in questi due esempi è dato dal fatto che solo dati puntuali possono essere acquisiti durante una ‘campagna’ e possono essere visualizzati e modificati solo dopo averli scaricati su server.

Nel caso di GeoODK invece funzioni di visualizzazione e di editing dei dati possono essere fatte già da dispositivo mobile prima di caricarli sul server.

Un altro elemento importante, che tuttavia stiamo appena testando, è dato dal fatto che GeoODK consente di acquisire dati anche sotto forma di polilinea o poligono, oltre che punti (v. sopra il riferimento alle funzioni Geopoint, Geotrace e Geoshape). In questo caso, tuttavia, al momento le soluzioni lato server come ona.io non supportano la gestione di tale dato, per cui si rende necessario installare localmente ODK Aggregate, ovvero il server di aggregazione dei dati da dispositivo mobile. Siamo in fase ‘work in progress’ anche noi, speriamo di riuscire a testare anche questa soluzione! ;)

Per qualsiasi approfondimento non esitate a contattarci! Saremo felici di rispondere e approfondire gli argomenti!

L'articolo Raccolta dati per tutti: GeoODK e smartphones per sensori urbani (parte II) è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Raccolta dati per tutti: GeoODK e smartphones per sensori urbani (parte I) http://blog.spaziogis.it/2016/01/21/raccolta-dati-per-tutti-geoodk-e-smartphones-per-sensori-urbani-parte-i/ http://blog.spaziogis.it/2016/01/21/raccolta-dati-per-tutti-geoodk-e-smartphones-per-sensori-urbani-parte-i/#comments Thu, 21 Jan 2016 12:00:55 +0000 guest http://blog.spaziogis.it/?p=6786 Giuseppe: Oggi parliamo tanto di “cittadini sensori“, di Citizen Science, di crowdsourcing e, in poche parole, del coinvolgimento attivo da parte dei cittadini in progetti di raccolta dati (georeferenziati) sul terreno, per progetti di ricerca o di pubblica utilità. Sappiamo che tali iniziative sono possibili in misura sempre maggiore grazie a delle “rivoluzioni” che ci hanno coinvolto molto da vicino [...]]]> GiuseppeOggi parliamo tanto di “cittadini sensori“, di Citizen Science, di crowdsourcing e, in poche parole, del coinvolgimento attivo da parte dei cittadini in progetti di raccolta dati (georeferenziati) sul terreno, per progetti di ricerca o di pubblica utilità.

Sappiamo che tali iniziative sono possibili in misura sempre maggiore grazie a delle “rivoluzioni” che ci hanno coinvolto molto da vicino e relativamente molto recenti. L’aumento della velocità di trasmissione dati su Internet, l’abbassamento dei costi legati alle tecnologie ICT, la disponibilità di sistemi di localizzazione GNSS (GPS e altri) a basso costo e di buona precisione (almeno per applicazioni diverse da quelle geodetiche!) e lo sviluppo di smartphone e Social Network hanno senz’altro reso più facile e veloce l’interazione tra individui dotati di dispositivi “smart”, tra loro e con piattaforme di condivisione di dati e informazioni.

Questo è senz’altro vero, ma iniziare a raccogliere dati geolocalizzati in maniera ordinata e sistematica e c ondividerli alla fine del processo richiede nella maggior parte dei casi un po’ di doti di programmazione o quanto meno di familiarità avanzata con strumenti di tipo informatico.

Tale premessa è alla base di quanto abbiamo cercato di sviluppare, a partire dall’estate del 2015, con i ragazzi dell’insegnamento di Geografia delle Reti, nell’ambito dei Corsi di Laurea Magistrali in “Scienze Economiche” e “Scienze Aziendali ” dell’Università di Trieste.

L’idea di partenza era quella di sperimentare modalità di crowdsourcing nell’acquisizione di dati geografici relativi a fenomeni urbani su piattaforme una soluzione senza costi di licenza e con un limitato ricorso a doti di programmazione.

Viola: Oltre ad una soluzione a basso costo e di relativa semplicità nell’impostazione del questionario, volevamo uno strumento che, oltre
a poter registrare dati sotto forma di punti, polilinee o poligoni, avesse queste caratteristiche:

  • relativa applicazione scaricabile (gratuitamente) su smartphone;
  • permettesse la compilazione del questionario anche in caso di assenza di rete;
  • permettesse di caricare un numero molto elevato di risposte da vari dispositivi (o comunque un numero in linea con le nostre esigenze);
  • fosse compilabile via sito web (in caso di problemi di compatibilità con il sistema operativo del telefono o in presenza di qualche buon’anima ancora dotata di Nokia 3310 come arma di battaglia!)

Potrebbero sembrare delle premesse un po’ pretenziose ma dopo varie ricerche, qualche decina di download (wi-fi permettendo) a causa di una rete casalinga un po’ ballerina, qualcosa abbiamo trovato.

Ci siamo imbattuti nella “galassia” di Open Data Kit, un progetto “open” che consente l’impostazione di sistemi client-server di raccolta
e archiviazione di dati da parte di operatori sul campo tramite dispositivi mobili.

Dal sito (https://opendatakit.org/) si legge che ODK (dove ODK sta per Open Data Kit, nel caso ve lo stiate chiedendo) è un “free and open-source set of tools which helps organizations author, field, and manage mobile data collection solutions“, che consente di:

  • costruire una form (o “questionario”) di raccolta dati;
  • raccogliere dati su di un dispositivo mobile;
  • aggregare i dati raccolti su di un server ed estrarli in formati utilizzabili.

Giuseppe: Open Data Kit inizialmente si è sviluppato basando su Google la gestione del proprio “lato server”, dopodiché si è affrancato dal mondo ”commerciale” basandosi soprattutto su architetture open source.

Il sistema richiede diversi elementi, esemplificati nell’immagine qui sotto, da integrare.

Innanzitutto una form, ovvero il questionario da sviluppare.

Una ‘piattaforma’ per la raccolta dei dati: qui ci viene in aiuto enketo.org per la realizzazione di una webform compilabile da (virtualmente) qualsiasi dispositivo, oppure un’app da caricare su dispositivo mobile. Diverse app sono state sviluppate: ODK Collect e KoBo Collect, solo per citarne un paio, soprattutto nell’ambito di progetti a contenuto umanitario o sviluppati apposta per scopi educativi.

Un server, ovvero un sistema centralizzato in cui salvare i dati immessi. Senza ricorrere a un nostro server si può fare riferimento alle piattaforme ODK aggregate e Ona.io.

Viste le applicazioni alternative basate sulla stessa base ODK, abbiamo scelto GeoODK perché ci è sembrata la più semplice e completa, perché consente anche la modifica dei dati prima dell’upload su una base cartografica digitale e di caricare sul dispositivo dei layer geografici ad hoc (non necessariamente le basi di sfondo tipo OpenStreetMap) – funzionalità non implementata nell’esempio che abbiamo riportato in questo report.

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Il Sistema ODK (Open Data Kit) e le sue componenti

Inutile dire che, per i nostri scopi, l’attenzione era rivolta alla raccolta di dati georeferenziati, sfruttando il GPS interno per geolocalizzarsi. Il
sistema ‘ODK’ offre numerose app già pronte utili per la raccolta dei dati, come ODK Collect e KoBo collect. Queste tuttavia consentono soltanto di caricare dati geografici sotto forma di punti (coppie di coordinate) e hanno un’interfaccia molto semplice e tutto sommato limitata, senza grandi possibilità di editing e visualizzazione dei dati sul dispositivo mobile.

Viola: L’applicazione scelta è stata GeoODK, dove il “Geo” sta per Geographical (Open Data Kit), sviluppata sempre a partire dalla piattaforma ODK, ma con un’attenzione maggiore al lato geografico.

In particolare consente varie cose in più rispetto a ODK, ovvero:

  • è più semplice;
  • consente di visualizzare e modificare i dati prima dell’upload su una base digitale sullo smartphone o tablet;
  • consente di caricare localmente dei layer geografici ad hoc (non necessariamente le basi di sfondo tipo OpenStreetMap) – funzionalità non implementata nell’esempio riportato;
  • consente di registrare, anche tramite form, dati sotto forma di punti, polilinee o poligoni (funzioni “geopoint”, “geotrace” e ”geoshape”).

image02

GeoODK permette di strutturare un questionario tramite un semplice file Excel (se vedete la parola “form” più avanti non vi spaventate, ci riferiamo a questo) e qualche piccola accortezza, fornendo già sia la propria applicazione mobile sia una soluzione “lato server” per l’aggregazione dei dati, individuata inizialmente in Formhub, dopodiché (a causa della sua lentezza e dell’abbandono da parte degli sviluppatori) trovata nella piattaforma ona.io (anche questa in seguito non più disponibile completamente free). L’alternativa “locale” rimane sempre ODK Aggregate, da installare su di un proprio server.

Mentre la seconda soluzione è più laboriosa, richiedendo di caricare ODK Collect sul proprio server (per il momento ci stiamo pensando ma non abbiamo ancora messo in pratica di sfruttare il server dell’Università di Trieste e il nostro adorato informatico A.P.), Formhub era già bello e pronto e richiedeva solo l’iscrizione (ovviamente gratuita) dell’utente. Problema incontrato già al momento della scelta di utente e password: il server faceva venire i sudori freddi. Era in sovraccarico un buon 70-80% delle volte in cui ci si connetteva e si aveva bisogno di lui. Qualche settimana fa poi il server non è definitivamente più aggiornato dall’organizzazione che se ne occupava quindi ve lo sconsigliamo proprio.

Il sito web http://geoodk.com/tutorials.php contiene un buon videotutorial su come impostare i diversi elementi di un progetto di Mobile Data Collection, presentati al GIS Day 2014. Da quello siamo partiti per il nostro lavoro, e qui sotto cerchiamo di sintetizzarlo un po’ a un pubblico italiano.

Dopo un paio di mesi di stress ed incubi causati dai continui problemi di sovraccarico di Formhub, a settembre il magico prof (Giuseppe) ha trovato un nuovo server su cui caricare i dati. Stesso layout di Formhub, stesse funzioni… la copia conforme ma rapidissima: Ona.io.

Così, un’altra registrazione più in là siamo finiti su un altro server felici e contenti come pasque. Escludendo il fatto che il primo ottobre hanno rilasciato una nuova piattaforma dal diverso layout per cui abbiamo avuto entrambi un colpo al cuore…temevamo di aver perso tutto!

In realtà abbiamo scoperto che dal 21 ottobre cambiano i termini di utilizzo e, in verità, il sito è stato migliorato e con le attuali condizioni è possibile avere un account gratuito caricando fino a 15 questionari e ricevendo fino a 500 risposte al mese, che tutto sommato – poi dipende dall’uso che si vuole fare- sono un buon numero.

LA SETTIMANA PROSSIMA IL SEGUITO …

L'articolo Raccolta dati per tutti: GeoODK e smartphones per sensori urbani (parte I) è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Un’altra tappa del GIM raggiunta http://blog.spaziogis.it/2015/08/07/unaltra-tappa-del-gim-raggiunta/ http://blog.spaziogis.it/2015/08/07/unaltra-tappa-del-gim-raggiunta/#comments Fri, 07 Aug 2015 06:00:34 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=6741 Questo articolo e’ stato pubblicato originariamente su www.big-gim.it. Siamo agli sgoccioli (in molti sensi): le ferie agostane stanno arrivando e forse molti di voi leggeranno questo post al loro rientro. Un gruppetto di sostenitori del GIM ha portato a termine la preparazione della versione finale della scheda UNINFO per questo nuovo profilo professionale e ha [...]]]> Questo articolo e’ stato pubblicato originariamente su www.big-gim.it.

Tappa del giro

Siamo agli sgoccioli (in molti sensi): le ferie agostane stanno arrivando e forse molti di voi leggeranno questo post al loro rientro.

Un gruppetto di sostenitori del GIM ha portato a termine la preparazione della versione finale della scheda UNINFO per questo nuovo profilo professionale e ha provveduto al suo invio attraverso il form proposto nell’ambito della consultazione pubblica sui “Profili professionali per l’ICT – Parte 3: Profili professionali relativi alle professionalità operanti nel Web” (Inserire il codice progetto E14D00033 all’URL http://bit.ly/1Mb6pT5).

Ringrazio quindi la redazione di TANTO, Lorenzo Perone ed Andrea Borruso in particolare, Monica Sebillo e tutti quelli che hanno lasciato messaggi sulla mailing list per il sostegno di questo lavoro di affinamento del profilo.

E’ possibile prendere visione del risultato qui. Per la pubblicazione sul web abbiamo utilizzato Crocodoc (ancora un grazie ad Andrea Borruso per la segnalazione). Per chi non conoscesse questa applicazione, tra le varie funzionalità, essa permette di lasciare commenti… Questo mi dà lo spunto per sollecitarne l’invio, anche considerando che potrebbero essere utili in una possibile fase di ulteriore affinamento del profilo.

Questa versione del profilo GIM si differenzia dalla precedente soprattutto perché fa riferimento non più specificatamente all’applicazione di questa figura nell’ambito delle comunità intelligenti, bensì ad una generica organizzazione. La modifica (chi segue questa iniziativa da più tempo ricorderà) è stata suggerita da Antonio Rotundo e discussa in occasione dell’incontro pubblico, svoltosi il 18 giugno scorso presso la Link Campus University di Roma, alla presenza dell’Agenzia per l’Italia Digitale. La scelta tiene conto di un possibile più ampio spettro di possibilità di impiego di tale skill e, inoltre, uniforma questa figura a quelle già predisposte dal gruppo di lavoro UNINFO.

Ciò non esclude, anzi è previsto, che una versione dedicata alle smart communities possa essere preparata: essa assumerebbe anche maggiore rilevanza se derivasse da una figura riconosciuta, come speriamo, da UNINFO.

Infatti, l’idea originale del GIM è maturata immaginando il contesto delle comunità intelligenti, soprattutto facendo riferimento a ciò che queste rappresenteranno nel prossimo futuro: spazi ibridi in cui non solo persone ma anche dispositivi e oggetti oscillano tra luoghi fisici e luoghi della Rete; in cui le dimensioni spaziali e temporali assumono nuovi valori, non più soltanto quello legato alla descrizione del territorio, delle sue caratteristiche naturali e delle attività antropiche.

In questo contesto complesso, dai molti e diversi stakeholder,  il GIM può trovare la sua collocazione più ambiziosa e proficua, per contribuire all’evoluzione del management dei dati geografici, sempre più basato su infrastrutture di dati interconnesse, secondo modelli distribuiti e smart, cioè efficienti per la produzione e per l’uso razionale dei dati geografici stessi.

Questa immagine un po’ visionaria può offrire forse spunti per raccogliere idee utili per promuovere il coinvolgimento del GIM all’interno dei processi delle smart communities. L’ozio agostano può stimolare la fantasia: ogni suggerimento sarà benvenuto!

Serene vacanze a tutti! 

Sergio Farruggia

L'articolo Un’altra tappa del GIM raggiunta è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Contribuiamo alla scrittura del Position Paper sul GIM http://blog.spaziogis.it/2015/05/19/6655/ http://blog.spaziogis.it/2015/05/19/6655/#comments Tue, 19 May 2015 07:00:06 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=6655 Questo articolo è apparso originariamente su www.big-gim.it. In occasione del barcamp svoltosi nell’ambito del raduno Spaghetti Open Data 2015 (#SOD15) a Bologna, primo incontro pubblico per discutere del Geographic Information Manager, è stata proposta l’organizzazione di un “tavolo di lavoro” con l’intenzione di produrre un Position Paper su questa nuova figura professionale, da sottoporre all’Agenzia [...]]]> Questo articolo è apparso originariamente su www.big-gim.it.15 Giugno

In occasione del barcamp svoltosi nell’ambito del raduno Spaghetti Open Data 2015 (#SOD15) a Bologna, primo incontro pubblico per discutere del Geographic Information Manager, è stata proposta l’organizzazione di un “tavolo di lavoro” con l’intenzione di produrre un Position Paper su questa nuova figura professionale, da sottoporre all’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) perché possa esaminarne i contenuti ed esprimere proprie valutazioni in merito.

Questa iniziativa, promossa da Stati Generali dell’Innovazione, insieme alla Redazione di TANTO, alla comunità Spaghetti Open Data ed all’Università degli Studi “Link Campus University”, si rivolge alle associazioni, comunità ed ai singoli interessati ad approfondire gli aspetti salienti riguardanti questa nuova figura professionale.

Per contribuire alla redazione del Position Paper si può commentare questo documento condiviso, per avviare una discussione sul tema suggeriamo invece l’utilizzo della nostra mailing list.

Fino al 15 giugno prossimo sarà possibile contribuire alla stesura della versione finale di questo documento.

Per la stesura della versione preliminare del Position Paper sono stati di grande utilità i numerosi pareri e proposte raccolti attraverso il sondaggio sul ruolo del GIM eseguito dalla Redazione di TANTO, i successivi commenti lasciati nel documento contenente tutte le risposte al questionario pervenute, nonché le discussioni avvenute all’interno della mailing list, “luogo” creato per costruire insieme questa idea e renderla concreta.

Il contenuto di questa prima versione del Position Paper è articolato nei seguenti punti:

  • Introduzione
  • Razionale del Position Paper
    • Geographic Information Manager e Open Government
    • Geographic Information Manager e “Comunità Intelligente”
  • Il ruolo del Geographic Information Manager nell’ambito dell’organismo d’indirizzo della comunità intelligente
    • Profilo delle competenze del Geographic Information Manager
    • Condizioni perché il Geographic Information Manager possa agire con competenza
  • Formazione e sviluppo professionale del GIM
  • Gestione dei GIM
  • Quadro normativo di riferimento

Giovedì 18 giugno, presso la sede di Roma della “Link Campus University“ (Via Nomentana, 335, Roma) è prevista la presentazione pubblica del Position Paper e la sua consegna ad AgID. Nei prossimi giorni, su questo sito, sarà pubblicato il programma dell’evento.

L'articolo Contribuiamo alla scrittura del Position Paper sul GIM è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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#GIMNow – cosa è avvenuto http://blog.spaziogis.it/2015/02/16/gimnow-cosa-e-avvenuto/ http://blog.spaziogis.it/2015/02/16/gimnow-cosa-e-avvenuto/#comments Mon, 16 Feb 2015 11:00:20 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=6628 Con questo post vogliamo fare il punto su quanto avvenuto dopo la chiusura del sondaggio sul ruolo del GIM che abbiamo promosso sull’onda della proposta di Sergio Farruggia, per avere un riscontro condiviso, con un panel di operatori del settore geo-ICT. Iniziamo con il ringraziare quanti hanno partecipato, numerosi rispetto alle aspettative. Ci ha colpito [...]]]> Con questo post vogliamo fare il punto su quanto avvenuto dopo la chiusura del sondaggio sul ruolo del GIM che abbiamo promosso sull’onda della proposta di Sergio Farruggia, per avere un riscontro condiviso, con un panel di operatori del settore geo-ICT.

Iniziamo con il ringraziare quanti hanno partecipato, numerosi rispetto alle aspettative. Ci ha colpito sia il numero che la qualità dell’adesione alla proposta, anche questa non era scontata.

Altro motivo di riflessione è legato a coloro che hanno deciso di rispondere al questionario: molti degli operatori invitati hanno deciso di non esprimersi, mentre c’è stata, in proporzione, una maggiore adesione spontanea all’iniziativa, anche questo è secondo noi un fatto importante.

I dati

Abbiamo inviato per email poco meno di 100 inviti alla compilazione del questionario e ricevuto (grazie anche ad un po’ di comunicazione sul web) 64 risposte.
Quelle alla prima domanda – “Ritieni che il ruolo del GIM sia utile per la PA?” – sono così distribuite:

  • 4 “Per Niente”;
  • 8 “Abbastanza;
  • 52 “Molto”.

Più del 80% dei partecipanti ha espresso un feedback positivo.

grafico1

Le risposte alla domanda “Ritieni che il ruolo del GIM sia utile per le città/comunità? sono invece così distribuite:

  • 2 “Per Niente”;
  • 5 “Abbastanza;
  • 57 “Molto”.

Un feedback positivo più forte da cui emerge una valutazione migliore di questo ruolo nel contesto delle città/comunità: 2 persone che avevano valutato per niente utile il GIM per la Pubblica Amministrazione, lo trovano più efficace in un contesto più “dal basso”.

grafico2

Infine, circa 50 persone hanno manifestato la disponibilità a partecipare alla costruzione di questa campagna, lasciando il proprio indirizzo mail.

I luoghi di #GIMNow

Come già annunciato in precedenza è stata aperta una “mailing list/gruppo di discussione” per costruire insieme questa idea e renderla concreta, la mailing list sta prendendo vita ed abbiamo già iniziato alcune discussioni, ad esempio condividendo i RAW data delle risposte al questionario.

Il canale Twitter @biggimnow potrebbe rappresentare un’ulteriore strumento utile di discussione.

Per stimolare una analisi condivisa utilizziamo un unico documento, contenente le proposte emerse dal questionario su cui ragionare assieme.

Abbiamo “creato” uno spazio su http://big-gim.it in cui raccogliere e sistematizzare il frutto del confronto sul tema del GIM.

La redazione di TANTO.

L'articolo #GIMNow – cosa è avvenuto è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Geographic Information Manager – l’ora della verità http://blog.spaziogis.it/2015/01/08/geographic-information-manager-lora-della-verita/ http://blog.spaziogis.it/2015/01/08/geographic-information-manager-lora-della-verita/#comments Thu, 08 Jan 2015 14:12:35 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=6584 Qualche settimana fa, qui su TANTO, un post di Sergio Farruggia proponeva una riflessione sul ruolo del Geographic Information Manager. L’idea ci ha appassionato ed abbiamo deciso, come redazione, di provare a coinvolgere i nostri personali contatti. Questa mattina è partita la seguente email, destinata a circa 100 persone. Oggetto: costruisci assieme a noi il ruolo [...]]]>

Qualche settimana fa, qui su TANTO, un post di Sergio Farruggia proponeva una riflessione sul ruolo del Geographic Information Manager.

L’idea ci ha appassionato ed abbiamo deciso, come redazione, di provare a coinvolgere i nostri personali contatti.

Questa mattina è partita la seguente email, destinata a circa 100 persone.

Oggetto: costruisci assieme a noi il ruolo del Geographic Information Manager

Ciao, alcune settimane fa abbiamo pubblicato un post che lanciava l’idea del Geographic Information Manager, una figura da inserire negli organismi d’indirizzo di processi “smart” di una città e/o comunità, per favorire la valorizzazione degli aspetti legati all’informazione geografica.

“Un esperto di settore, il cui compito fondamentale sia quello di favorire l’incremento del livello di qualità e competenza tecnica all’interno del network che costruisce una comunità intelligente, nei riguardi delle tematiche legate alla capacità di fruire dei dati territoriali (spatial enablement), sia intesa rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.”

A noi l’idea sembra buona, ma vorremmo capire cosa ne pensano altri attori di questo settore e ti chiediamo, in prima battuta, di compilare questo brevissimo questionario.

Cerchiamo però più di una semplice approvazione e, se l’idea ti sembra interessante, vorremmo provare a discuterne pubblicamente in questa mailing list  per definire assieme competenze e ambiti operativi di questa nuova figura.

Chiuderemo il questionario il 18/01/2015.

Grazie, la redazione di TANTO.

Perché l’invio di un’email diretta? Perché quello che cerchiamo di avviare è un percorso di confronto attorno ad un tema che ci sembra importante, ed il modo migliore che ci è venuto in mente è quello di coinvolgere, in prima persona, la nostra rete di contatti.

Coinvolgere direttamente, via email, un limitato numero di persone è stata una scelta legata al rigetto di operazioni simil-spam che ciascuno di noi ha sviluppato negli (ultimi) anni, piuttosto che il tentativo di definire un ristretto gruppo di influencer da coinvolgere nella promozione del ruolo del Geographic Information Manager.

Se l’idea raccoglierà, come immaginiamo, un certo interesse, crediamo che la discussione si propagherà in maniera naturale. Il confronto attraverso questa mailing list pubblica è aperto infatti a chiunque abbia interesse e desiderio di parteciparvi. Proponiamo anche un hashtag: #GIMnow con cui veicoleremo informazioni, statistiche sui risultati del questionario e quello che emergerà da una discussione che ci auguriamo possa fattivamente contribuire a “favorire l’incremento del livello di qualità e competenza tecnica all’interno del network che costruisce una comunità intelligente, nei riguardi delle tematiche legate alla capacità di fruire dei dati territoriali (spatial enablement), sia intesa rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.

La redazione di TANTO.

Aggiornamento del 19 gennaio

Il questionario é stato chiuso e messo off-line, stiamo ora analizzando le risposte. Pubblicheremo a breve i dati grezzi relativi alle risposte (resi anonimi) ed inizieremo una sintesi delle analisi, delle critiche e delle proposte pervenute.

Per partecipare alla discussione é possibile iscriversi alla mailing list e seguire il canale twitter e l’hashtag #GIMnow.

 

L'articolo Geographic Information Manager – l’ora della verità è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Città geo-smart: ci vuole un esperto? Si potrebbe pensare a un #BigGIM (Geographic Information Manager) http://blog.spaziogis.it/2014/12/18/citta-geo-smart-ci-vuole-un-esperto-si-potrebbe-pensare-a-un-big-gim-geographic-information-manager-biggim/ http://blog.spaziogis.it/2014/12/18/citta-geo-smart-ci-vuole-un-esperto-si-potrebbe-pensare-a-un-big-gim-geographic-information-manager-biggim/#comments Thu, 18 Dec 2014 11:41:55 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=6476 I geo-dati sono come un ordito per tessere città “smart” e la geo-ICT inonda di applicazioni l’ecosistema della città intelligente; la governance dei processi “intelligenti” si basa sulla cooperazione tra gli attori coinvolti secondo un modello a rete. Perché non pensare di inserire negli organismi d’indirizzo di ogni smart city -prima che per legge, come scelta di buon senso- la figura professionale del Geographic Information Manager?

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L’idea del GIM è presa per analogia con l’energy manager, professione di cui si è incominciato a parlare nei primi anni ’80, dopo le note crisi petrolifere degli anni ‘70. Il modello seguito per questa -ormai radicata- professione potrebbe essere adattato al mondo delle Smart City, per sostenere in questo contesto l’uso consapevole dei geo-dati e delle relative tecnologie disponibili.

Potremmo identificare il Geographic Information Manager come un esperto di settore, il cui compito fondamentale sia quello di favorire l’incremento del livello di qualità e competenza tecnica all’interno del network che costruisce una comunità intelligente, nei riguardi delle tematiche legate alla capacità di fruire dei dati territoriali (spatial enablement), sia intesa rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.

Tra settore energetico e quello dell’informazione geografica esistono ovviamente innumerevoli differenze. Mi sono lasciato però suggestionare da due caratteri comuni. Per entrambi gli ambiti –questo è il primo aspetto- i percorsi di studio che consentono di acquisire le conoscenze di base, nell’uno come nell’altro settore, possono essere diversi: la preparazione teorica è un prerequisito ma conta assai di più il successivo percorso di specializzazione, soprattutto on the job. La seconda caratteristica è la sensibilità culturale iniziale della classe dirigente del Paese nei confronti delle problematiche e delle opportunità di cui il primo è stato portatore, assai simile a quella mantenuta, almeno finora, nei riguardi delle istanze del settore dei dati geografici digitali.

Sappiamo che produzione e gestione dei dati geografici sono attività complesse, comportano costi consistenti; essi hanno potenzialità di riuso assai marcate e, infatti, sono i dati tra i più richiesti della PA: quelli disponibili hanno però un livello di fruibilità ancora insoddisfacente.  Guardare alle informazioni geografiche come a una sorta di “forma di energia” può aiutare una comunità “smart” a comprendere meglio quanta ne produce, quanta ne utilizza, per che fini e –soprattutto- con quale “rendimento”, cioè qual è e a quanto ammonta la quantità che si spreca ecc., ecc.

Il ruolo dell’energy manager è stato introdotto per legge: la 10/1991, ha stabilito infatti che i soggetti (enti pubblici e privati) caratterizzati da consumi annui di energia al di sopra di una data soglia, debbano nominare un tecnico per “la conservazione e l’uso razionale dell’energia”. Tale norma è stata, a più riprese, ampliata e diffusa ad altre funzioni. Come in occasione del recepimento della direttiva 2006/32/CE, riguardante l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici: all’energy manager il legislatore ha affiancato l’esperto in gestione dell’energia (D.Lgs. 115/2008). Inoltre, questa seconda legge ha introdotto anche una procedura di certificazione volontaria, descritta in una norma tecnica, la UNI-CEI 11339:2009.

Lo scorso luglio, tale certificazione è stata resa obbligatoria (D.Lgs. 102/2014, “Attuazione della direttiva2012/27/UE sull’efficienza energetica”) sia nei riguardi dell’esperto in gestione dell’energia, con riferimento allo svolgimento di alcuni compiti, sia rispetto agli enti pubblici e privati indicati dalla legge 10/1991; essi, per continuare a beneficiare di riconoscimenti economici derivati da azioni di risparmio energetico adottate, dal 2016 dovranno nominare energy manager che abbiano acquisito la citata certificazione.

Un argomento da considerare –per l’idea del GI Manager- riguarda l’evoluzione delle modalità di gestione dell’elenco degli energy manager (non è un albo) e della formazione di questi professionisti. La legge del ‘91 si è limitata a stabilire che L’Agenzia per l’Energia (ENEA), dovesse provvedere -attraverso convenzioni con le Regioni- all’aggiornamento dei tecnici. L’introduzione della certificazione ha indotto il coinvolgimento di diversi organismi. Ovviamente, l’ENEA ha ampliato il proprio ruolo: attraverso la Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia, FIRE, iniziativa di cui è stata promotrice, gestisce dal 1992 la rete degli energy manager, su incarico del Ministero dello Sviluppo Economico. Più recentemente (2008), FIRE ha costituito una struttura interna dedicata alla certificazione delle competenze degli Esperti in Gestione dell’Energia: il SECEM (Sistema Europeo per la Certificazione in Energy Manager). Inoltre, il D.Lgs. del luglio scorso, assegna ad Accredia, organismo nazionale di accreditamento, la predisposizione degli schemi di certificazione e accreditamento e all’Ente Italiano di Normazione, UNI, l’elaborazione delle norme tecniche per la certificazione, indicando agli stessi di avvalersi della collaborazione del Comitato Termotecnico Italiano, di GSE SpA (Gestore dei Servizi Energetici, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze), oltre che dell’ENEA.

Ma se i tempi necessari per vedere all’opera un GIM fossero dell’ordine di un decennio, come avvenuto per l’energy manager, non potremmo certamente essere soddisfatti. Inoltre, come si può appurare consultando i siti dedicati all’argomento, l’introduzione di questa figura per legge, seppur sostenuta da associazioni di settore, non ha garantito di per sé una sua diffusione consapevole e sempre efficace. Negli anni immediatamente successivi l’entrata in vigore della norma istitutiva, le aziende e le pubbliche amministrazioni interessate da questa normativa provvidero all’assegnazione di questi compiti affidandoli prevalentemente a tecnici già in staff alla struttura. Gli energy manager della prima ora erano tutti esperti nella materia? No, affatto. La legge non forniva indicazioni sul CV richiesto; inoltre, in molti ambienti l’attenzione dei vertici manageriali al tema energetico era scarsa, la disposizione normativa accolta come un’incombenza burocratica e, comunque, i professionisti competenti non erano molti.

Esistono però alcuni elementi che meritano di essere considerati. Rispetto al contesto degli anni ’80, oggi si può prevedere che il processo di promozione del GIM possa essere innescato e sostenuto facendo leva sulla partecipazione attiva di comunità in Rete, coalizzando nello specifico la comunità geomatica. E’ anche possibile prevedere di assegnare, per esempio, all’AgID un ruolo analogo a quello ricoperto da ENEA o, più precisamente, dalla FIRE. L’Agenzia per l’Italia Digitale è la naturale organizzazione cui fare riferimento per la gestazione della figura del GIM. Mi pare questa un’ipotesi che non dovrebbe suscitare perplessità o contrarietà nell’ambiente geomatico: l’Agenzia è l’organo deputato per l’applicazione delle strategie per la crescita digitale e, tra i diversi compiti, è impegnata per lo svolgimento del programma nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali; ha coordinato il Comitato per le Regole Tecniche sui Dati Territoriale, best practice in termini di cooperazione interistituzionale ed ha riavviato recentemente i gruppi di lavoro tematici. Last but not least, in seno ad AgID è presente il comitato tecnico delle Comunità intelligenti, organismo che supporta le attività dell’Agenzia riguardanti questa materia tramite l’operato di quattro gruppi di lavoro, ognuno con specifici obiettivi.

L’iniziativa FIRE, si legge sul sito della federazione, ha avuto origine dalla convergenza di diverse esperienze associative, raccoglie soci che rappresentano tutti i comparti del settore e opera attraverso un nucleo di supporto fornito dall’ENEA. Trasferendo tale descrizione alla “Federazione Italiana per l’Informazione Geografica”, non si dovrebbe creare l’ennesima associazione di questo settore: essa dovrebbe fungere da tavolo inclusivo di supporto ai GIM, in sintonia con gli indirizzi indicati dalle politiche per lo sviluppo delle competenze digitali, di cui AgID è il riferimento operativo.

I temi sui quali dovrebbe essere competente un GIM e per i quali, quindi, dovrebbe essere fornito supporto formativo, andrebbero approfonditi. Ne segnalo giusto due. L’applicazione del concetto “spatial enablement” al processo di una Smart City comporta l’esigenza di misurare il grado di aderenza a tale paradigma, per esempio valutare la capacità di PA, cittadini e imprese nell’uso dei dati territoriali per organizzare le loro attività e i modi di comunicare. La conoscenza dei punti di forza e dei limiti consente di definire le azioni da perseguire, le quali dovranno essere monitorate per seguirne l’attuazione, intervenendo per correggere eventuali scostamenti dai risultati attesi.

All’interno di questo tema, un GIM dovrà tenere sotto controllo e proporre azioni per migliorare la capacità di implementazione della direttiva INSPIRE, in sintonia con l’INSPIRE Maintenance and Implementation Framework approntato dalla Commissione Europea.

Il lavoro del GIM può far sì che la città -come “essere vivente”- impari a organizzare le informazioni geografiche tenendo presente i costi per generarle e permettendone l’utilizzo ogniqualvolta serve, a ogni utilizzatore, impegnandosi -e ingaggiando la città- per creare cicli d’informazioni geografiche sostenibili.

Il suo operato può inoltre avere degli effetti collaterali estremamente positivi. Da un lato generare una forte domanda per nuove professionalità legate proprio al mondo della GI, inducendo quindi la definizione di programmi formativi specifici sia in ambito accademico, sia post laurea. D’altro canto, le soluzioni individuate dai Big GIM potrebbero fungere da volano, stimolando grandi opportunità di crescita del mercato Geo-ICT.


foto di troybthompson

L'articolo Città geo-smart: ci vuole un esperto? Si potrebbe pensare a un #BigGIM (Geographic Information Manager) è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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6 luglio 2012, Bologna: l’informazione Geografica per le Smart Cities http://blog.spaziogis.it/2012/06/30/6-luglio-2012-bologna-linformazione-geografica-per-le-smart-cities/ http://blog.spaziogis.it/2012/06/30/6-luglio-2012-bologna-linformazione-geografica-per-le-smart-cities/#comments Sat, 30 Jun 2012 07:53:42 +0000 Andrea Borruso http://blog.spaziogis.it/?p=5061 Il 6 luglio del 2012 si terrà a Bologna un evento dal titolo Diritti digitali e dati aperti: le basi per Città e Comunità smart. Una città intelligente – digitale mi piace di meno – ha bisogno di informazioni. E’ un superorganismo che le dovrebbe produrre e se ne dovrebbe nutrire, in cui l’Informazione Geografica [...]]]> Il 6 luglio del 2012 si terrà a Bologna un evento dal titolo Diritti digitali e dati aperti: le basi per Città e Comunità smart. Una città intelligente – digitale mi piace di meno – ha bisogno di informazioni. E’ un superorganismo che le dovrebbe produrre e se ne dovrebbe nutrire, in cui l’Informazione Geografica riveste un ruolo fondamentale per il suo metabolismo.

Sergio Farruggia si sta spendendo molto per la buona riuscita della giornata ed introdurrà la sessione delle 11:30 dedicata proprio a “l’Informazione Geografica, Smart Cities e Smart Communities”. A costo di sembrare stucchevole, lo voglio ringraziare pubblicamente perché ha creato le basi per un incontro tra persone molto diverse ma caratterizzate da grande competenza e passione. Ringrazio ovviamente anche gli sponsor ed i patrocinanti dell’evento, ma soprattutto la Regione Emilia Romagna e l’associazione Stati Generali dell’Innovazione che stanno organizzando l’evento.

Gli obiettivi dell’associazione Stati Generali dell’Innovazione​ – valorizzare e supportare la creatività dei giovani, riconoscere il merito, abbattere il digital divide e rinnovare lo Stato attraverso l’Open Government – sono ambiziosi, e la comunità geomatica può (e deve) dare il suo contributo.

Questo post è anche per invitare chi può ad essere presente (non dimenticate la registrazione), e chi non può a darne diffusione.

Oltre a Sergio, la redazione di TANTO sarà presente con Giovanni Allegri, Lorenzo Perone e me (e forse anche Alessio Di Lorenzo). Speriamo di incontrarvi a Bologna.

L’evento potrà essere seguito anche su Twitter mediante l’hashtag #SGInnovazione

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