TANTO » informazione geografica http://blog.spaziogis.it le cose che ci piacciono ... Mon, 07 Nov 2016 09:59:24 +0000 it-IT hourly 1 Professionista GI: tra GI Science & Tech, Knowledge Areas e abilità & competenze richieste http://blog.spaziogis.it/2016/11/07/professionista-gi-tra-gi-science-tech-knowledge-areas-e-abilita-competenze-richieste/ http://blog.spaziogis.it/2016/11/07/professionista-gi-tra-gi-science-tech-knowledge-areas-e-abilita-competenze-richieste/#comments Mon, 07 Nov 2016 09:59:24 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=7015 Questo articolo e’ stato pubblicato originariamente su www.big-gim.it. Il primo obiettivo che il Gruppo di Lavoro UNINFO “Profili professionali relativi all’informazione geografica” sta affrontando riguarda l’individuazione e la definizione delle principali figure professionali operanti nel settore Geo-ICT. Il risultato di questa fase sarà parte integrante della norma a cui in generale questo tavolo tecnico sta [...]]]> Questo articolo e’ stato pubblicato originariamente su www.big-gim.it.

Il primo obiettivo che il Gruppo di Lavoro UNINFO “Profili professionali relativi all’informazione geografica” sta affrontando riguarda l’individuazione e la definizione delle principali figure professionali operanti nel settore Geo-ICT.

Il risultato di questa fase sarà parte integrante della norma a cui in generale questo tavolo tecnico sta lavorando e che si applica al “Professionista GI”, ovvero alla professione intellettuale “che viene esercitata -a diversi livelli di complessità e in diversi contesti organizzativi, pubblici e privati- da soggetti che svolgono prevalentemente attività inerenti la produzione, la raccolta, l’utilizzo e la condivisione di dati geografici digitali”.

Attraverso l’individuazione delle figure professionali maggiormente richieste dal mercato, la norma descriverà queste professioni, stabilendo per ognuna di esse il profilo professionale; vale a dire, descrivendo l’insieme di conoscenze, abilità e competenze necessarie a ogni figura professionale per svolgere la mansione richiesta.

Ci “terrà compagnia” lo European e-Competence Framework (e-CF), insieme alla nuova versione del GI Science & TechnologyBody of Knowledge. Si tratta di un aggiornamento del documento pubblicato nel 20061, ottenuto nell’ambito del progetto GI-N2K (le cui attività si stanno concludendo proprio in questo mese di ottobre). Questa nuova edizione comprende anche un tool per la gestione e la fruizione dinamica del GI S&T –BoK stesso, il Virtual Lab for the BoK (VirLaBoK).

Mentre la metodologia basata sul sistema e-CF ci aiuterà a descrivere i profili professionali (ne abbiamo parlato qui), per delineare le abilità e le conoscenze tecniche richieste per ogni profilo faremo riferimento alle Knowledge Areas del GI S&T –BoK. Quest’approccio metodologico, oltre a fare riferimento al “catalogo” più completo e aggiornato delle discipline alla base del settore Geo-ICT, consentirà inoltre di servirsi del tool VirLaBoK, per individuare percorsi di training dedicati a ogni profilo professionale.

Su questo argomento torneremo con un prossimo post.

In questo vorremo invece condividere alcune riflessioni riguardanti l’obiettivo iniziale, ossia vorremmo condividere possibili orientamenti adottabili per identificare figure professionale del settore Geo-ICT.

Lo scorso maggio abbiamo pubblicato sul sito Big-GIM un questionario, per sollecitare suggerimenti da parte della comunità geomatica in Rete in tema di professioni relative all’informazione geografica: è tuttora possibile inserire contributi.

Le risposte finora ricevute (consultabili qui) mettono in evidenza quanto sia cambiata negli anni la sensibilità rispetto alle professioni relative all’informazione geografica. Alle proposte di figure professionali tradizionali della geomatica quali progettista, analista, operatore in ambito GIS oppure che richiamano ambiti specialistici (topografo, cartografo, geografo), ne sono state affiancate altre, che fanno riferimento a discipline diverse. Nelle risposte pervenute sono citate la statistica, la biologia e la sociologia, che possono essere prese come esempi, estratti da un insieme di discipline assai ampio. Ulteriori indicazioni fanno riferimento a possibili funzioni all’interno di organizzazioni (gestore di Infrastrutture di Dati Territoriali, gestori di processi di cittadinanza attiva, esperto di marketing territoriale) o, ancora, ambiti tecnologici: desktop, web o, ancora, Big Data. A proposito di dati, è interessante notare come le attività riguardanti la raccolta dei dati e la loro organizzazione sia espressa con molte definizioni, tra cui: data collector, spatial data analyst, fino a un originale Building Information Manager.

Questo campione di possibili figure professionali –sebbene sicuramente parziale- rende comunque evidente come sia importante stabilire dei criteri nuovi per individuare le principali figure professionali relative all’informazione geografica. Criteri che potrebbero essere di ausilio per individuare le professionalità operanti nel settore Geo-ICT, con un’attenzione anche alle richieste di abilità e competenze oggi emergenti.

Nel merito, occorre fissare i seguenti passi.

1. Stabilire i cambiamenti epocali di riferimento

  • Sviluppo Sostenibile (SS), quale processo di cambiamento del percorso dello sviluppo, come fissato nella nuova Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile e i relativi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese) da raggiungere entro il 2030; approvata nel settembre del 2015 dai Paesi Membri delle Nazioni Unite
  • Rivoluzione Digitale(RD), quindi
    • Open Government come adesione ai principi di trasparenza, partecipazione e collaborazione grazie alla RD
    • Smart City/Community2 (ecosistema smart) come sintesi paradigmatica della RD.

2. Fissare i cambiamenti culturali imposti dai cambiamenti epocali

Rispetto alla tematica che stiamo affrontando si può prendere come riferimento il concetto di

Spatial enablement: capacità di fruire dei dati geografici digitali, intesa sia rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento

 

Una Comunità è coerente a tale concetto3 se le informazioni geospaziali sono assunte come bene comune e sono rese disponibili per stimolare l’innovazione. Per stabilire questa condizione occorre soddisfare alcuni requisiti, tra cui:

  1. I membri della comunità devono essere spatially literate cioè essere in grado di fruire dei dati geospaziali, avendo anche la possibilità di acquisire un’istruzione adeguata
  2. Deve essere creata e resa disponibile la Spatial Data Infrastructure, ambiente favorevole per la condivisione di questo patrimonio informativo, grazie all’adozione di standard e di norme condivise a livello globale
  3. Devono essere progettati e abilitati processi comunicativi idonei per rendere fluida ed efficace la moltiplicazione qualitativa e quantitativa delle relazioni comunità-istituzioni; infatti, i membri della comunità sono la componente dinamica dell’ecosistema informativo e i processi necessari per il loro coinvolgimento devono quindi essere aderenti alle caratteristiche dei diversi contesti tecnologici, applicativi, sociali o individuali, al fine di creare conoscenza dal patrimonio informativo esistente.

3. Schematizzare l’individuazione delle principali figure professionali relative alla GI

La trasformazione culturale abbinata all’influenza delle ICT sta generando:

  • sia la richiesta di professionisti qualificati con competenze spaziali4,
  • sia la necessità di formare cittadini in grado di utilizzare consapevolmente le tecnologie spaziali nella loro vita quotidiana5.

L’individuazione delle principali figure professionali per l’informazione geografica dovrebbe seguire un approccio olistico.

Tenere quindi presente le tre dimensioni dello “spazio” in cui operano in generale i professionisti dell’informazione geografica:

  • tecnologica,
  • di dominio / applicativa
  • organizzativa.

Per quanto riguarda la prima dimensione(tecnologica), esempi possono essere (ipotesi di aggregazione):

- Data Management (web semantic, Analytics, Big Data, …)

- IoT (wireless sensor networks, indoor localisation, augmented reality, …)

- Earth Observation Technologies, EOT

- …..

 

Per la dimensione disciplinare/applicazioni possono essere prese come riferimento le tematiche d’intervento relative al paradigma Smart City6

Due esempi di possibili use case (profilo professionale necessario) da definire in tale contesto

1. Esperto GI per Mobilità, Trasporti e Logistica

Vedi, come un possibile riferimento, OpenTrasporti, Terzo Piano d’Azione Nazionale sull’Open Government, Luglio 2016.

Ma anche: Autonomous Driving: challenges for Geographical Information Scientists and Practitioners, S. Di Martino GI-N2K, giugno 2016.

2. Esperto GI per Turismo e Cultura

Vedi, Proposta Safeguarding and enhancing Europe’s intangible Cultural Heritage, come riferimento per inquadrare il framework

 

Rispetto alla terza dimensione (organizzativa), il framework di riferimento potrebbe essere il “Modello strategico di evoluzione del Sistema Informativo della Pubblica Amministrazione”.Due esempi di possibili use case(profilo professionale necessario) da definire in tale contesto:

1. Evoluzione della SDI nazionale

Vedi: Linee Guida per la produzione dei database geotopografici conformi alle norme del DM 10 novembre 2011. CPSG-CISIS. Giugno 2016

2. Alfabetizzazione geo-digitale

Vedi: Programma nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali – LINEE GUIDA: Indicazioni strategiche e operative. AGiD, maggio 2014.

 

4. Una nuova famiglia di profili professionali inerenti l’informazione geografica

Ricordando l’incarico assegnato al Gruppo di Lavoro UNINFO

“A partire dal GIM, individuare e definire le principali figure professionali relative all’informazione geografica, impostando gli opportuni collegamenti con le norme internazionali e nazionali rilevanti e definendone le conoscenze, abilità e competenze anche al fine di fornire un utile strumento al legislatore, in un’ottica di complementarità tra la normazione tecnica volontaria e il settore cogente.”

e tenendo presente che la metodologia proposta dal sistema e-CF è orientata a descrivere una figura professionale complessa (nel nostro caso il “professionista GI”) attraverso la sua scomposizione in profili professionali corrispondenti alle principali figure professionali operanti nel settore Geo-ICT -non esaustive di tutte le professionalità richieste-, la schematizzazione illustrata nel precedente punto 3 può risultare utile per consentire l’identificazione di profili di terza generazione (G3), adottando terminologie comuni per la definizione delle competenze nell’ambito delle professionalità del settore Geo-ICT stesso.

In altri termini, le tre dimensioni adottate per descrivere lo “spazio” in cui operano in generale i professionisti dell’informazione geografica aiutano nella ricerca e nell’individuazione delle competenze basilari (in quest’ottica esse sono da considerarsi indipendenti). Tramite combinazioni di competenze riferibili a ognuna delle tre dimensioni sarà quindi possibile ottenere il profilo professionale relativo a specifiche esigenze.

A titolo di esempio, nell’ambito di un progetto riguardante il tema del dissesto idrogeologico potrà essere necessario avvalersi di un professionista GI, esperto di Earth Observation Technologies, EOTs, in grado di organizzare e gestire la meta datazione, secondo le regole previste per il Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali, RNDT. Secondo la schematizzazione illustrata, a tale profilo professionale corrisponde un punto nello spazio della GI, individuato da “x” competenze tecnologiche, “y” disciplinari e “z” di essenza organizzativa.

Figura 1. “Little-GIM” grows up

Post scritto insieme a Monica Sebillo


  1. DiBiase, D., DeMers, M., Johnson, A., Kemp, K., Luck, A. T., Plewe, B., Wentz, E., Eds. (2006). Geographic Information
    Science & Technology Body of Knowledge. Washington, D.C., Association of American Geographers.
    http://downloads2.esri.com/edcomm2007/bok/GISandT_Body_of_knowledge.pdf
  2. Definizione di riferimento: proiezione astratta di comunità del futuro, riconducibile a un’idea di società che rispecchi l’evoluzione culturale e le tensioni sociali emergenti della nostra epoca.
  3. Vedi : S. Roche, N. Nabian, K. Kloeckl, C. Ratti. Are ‘Smart Cities’ Smart Enough? Global Geospatial Conference 2012: Spatially Enabling Government, Industry and Citizens, Québec City, Canada, 14-17 May 2012. http://senseable.mit.edu/papers/pdf/20120513_Roche_etal_SmartCities_SpatiallyEnabling.pdf
  4. A questo riguardo si segnala il survey effettuato all’interno del già citato progetto GI-N2K; vedi il documento: “Integrated analysis of the demand for and supply of geospatial education and training”, http://www.gi-n2k.eu/surveys-results/
  5. Committee on the Support for the Thinking Spatially: The Incorporation of Geographic Information Science Across the K-12 Curriculum. Committee on Geography; Board on Earth Sciences and Resources; Division on Earth and Life Studies; National Research Council. “Learning to Think Spatially: GIS as a Support System in the K-12 Curriculum”. THE NATIONAL ACADEMIES PRESS, 2006 http://www.nap.edu/catalog/11019/learning-to-think-spatially-gis-as-a-support-system-in
  6. Paradigma Smart City: aree tematiche di intervento (adattato da: European Smart Cities, http://www.smart-cities.eu, 2012)

L'articolo Professionista GI: tra GI Science & Tech, Knowledge Areas e abilità & competenze richieste è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Big GIM mette su famiglia http://blog.spaziogis.it/2016/05/10/big-gim-mette-su-famiglia/ http://blog.spaziogis.it/2016/05/10/big-gim-mette-su-famiglia/#comments Tue, 10 May 2016 08:21:06 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=6883 Questo articolo è stato pubblicato contemporaneamente sul sito Big-GIM Lo scorso primo marzo si è svolto il Kick off Meeting del Gruppo di Lavoro UNINFO “Profili professionali relativi all’informazione geografica”. Ne aveva dato notizia AgID qui. I due mesi trascorsi, da quella riunione ad oggi, sono stati impiegati dalle associazioni Stati Generali dell’Innovazione e AMFM GIS Italia, per [...]]]> Questo articolo è stato pubblicato contemporaneamente sul sito Big-GIM

Toy Story 3Lo scorso primo marzo si è svolto il Kick off Meeting del Gruppo di Lavoro UNINFO “Profili professionali relativi all’informazione geografica”. Ne aveva dato notizia AgID qui.

I due mesi trascorsi, da quella riunione ad oggi, sono stati impiegati dalle associazioni Stati Generali dell’Innovazione e AMFM GIS Italia, per formalizzare l’adesione all’iniziativa UNINFO. Entrambi i sodalizi hanno terminato l’iter, conclusosi positivamente con l’iscrizione all’ente per la normazione in materia di informatica e la segnalazione dei propri delegati al Gruppo di Lavoro.

Anche altri soggetti, già soci UNINFO e/o presenti a quella riunione, hanno aderito all’iniziativa nel frattempo. E’ quindi probabile che nell’arco di questo mese UNINFO proceda, convocando la prima riunione operativa.

Abbiamo deciso d’impiegare questo tempo per riprendere la cura di queste pagine. Come avevamo anticipato durante quella riunione, grati per il risultato ottenuto con il questionario sul GIM, che tanti spunti per questo argomento ci ha fornito, ne abbiamo preparato un secondo, che trovate qui. In sintesi, grazie ancora al contributo della Rete, vorremmo raccogliere indicazioni sulle figure professionali che il gdl dovrebbe prendere in considerazione, oltre al GIM, e in generale, suggerimenti in tema di professioni della Geographic Information.

Contiamo molto, visto il precedente, sull’esperienza della comunità geomatica in Rete. Vorremo anche cogliere quest’occasione per incoraggiare suggestioni rispetto alle prospettive di sviluppo dell’Informazione Geografica nei prossimi anni. Dai contributi raccolti potrebbero emergere idee e consigli veramente utili per immaginare il futuro di questo settore in Italia e agire per contribuire alla creazione delle condizioni favorevoli perché tale scenario si avveri. Il nostro Paese ha un patrimonio di competenze straordinario in questo settore: valenti tecnici che operano nella pubblica amministrazione, nelle aziende, come liberi professionisti e neogeografi; una rete di ricercatori, i cui meriti sono apprezzati anche oltre confine. Un capitale umano degno della Nostra tradizione. Le opere e i giorni sono propizi.

Con questa finalità, prima di compilare il questionario, vi proponiamo di dare un’occhiata al seguente documento: “UN-GGIM, Future Trends in geospatial information management: the five to ten year vision”, Second edition, December 2015.

In questi giorni, precisamente l’11 maggio, si svolgerà la conferenza nazionale promossa e organizzata dall’AgID: “Il ruolo dell’informazione geografica nel contesto dell’agenda digitale: sfide, opportunità e nuove policy”. Anche quanto potremo leggere dai resoconti (per chi non sarà presente) di questo evento potrà fornire utili spunti. Questo vale come invito a seguire l’iniziativa AgID.

Vorrei infine dare uno spunto personale, che mi ha suggerito la lettura del documento UN-GGIM, già dalle prime suggestioni colte tra le righe dell’Executive Summary.  Per non lasciare solo il Big GIM, da quali collaboratori –e con quali competenze- dovrà essere affiancato, avendo presente il compito assegnato, espresso in geo-note?

L'articolo Big GIM mette su famiglia è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Un’altra tappa del GIM raggiunta http://blog.spaziogis.it/2015/08/07/unaltra-tappa-del-gim-raggiunta/ http://blog.spaziogis.it/2015/08/07/unaltra-tappa-del-gim-raggiunta/#comments Fri, 07 Aug 2015 06:00:34 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=6741 Questo articolo e’ stato pubblicato originariamente su www.big-gim.it. Siamo agli sgoccioli (in molti sensi): le ferie agostane stanno arrivando e forse molti di voi leggeranno questo post al loro rientro. Un gruppetto di sostenitori del GIM ha portato a termine la preparazione della versione finale della scheda UNINFO per questo nuovo profilo professionale e ha [...]]]> Questo articolo e’ stato pubblicato originariamente su www.big-gim.it.

Tappa del giro

Siamo agli sgoccioli (in molti sensi): le ferie agostane stanno arrivando e forse molti di voi leggeranno questo post al loro rientro.

Un gruppetto di sostenitori del GIM ha portato a termine la preparazione della versione finale della scheda UNINFO per questo nuovo profilo professionale e ha provveduto al suo invio attraverso il form proposto nell’ambito della consultazione pubblica sui “Profili professionali per l’ICT – Parte 3: Profili professionali relativi alle professionalità operanti nel Web” (Inserire il codice progetto E14D00033 all’URL http://bit.ly/1Mb6pT5).

Ringrazio quindi la redazione di TANTO, Lorenzo Perone ed Andrea Borruso in particolare, Monica Sebillo e tutti quelli che hanno lasciato messaggi sulla mailing list per il sostegno di questo lavoro di affinamento del profilo.

E’ possibile prendere visione del risultato qui. Per la pubblicazione sul web abbiamo utilizzato Crocodoc (ancora un grazie ad Andrea Borruso per la segnalazione). Per chi non conoscesse questa applicazione, tra le varie funzionalità, essa permette di lasciare commenti… Questo mi dà lo spunto per sollecitarne l’invio, anche considerando che potrebbero essere utili in una possibile fase di ulteriore affinamento del profilo.

Questa versione del profilo GIM si differenzia dalla precedente soprattutto perché fa riferimento non più specificatamente all’applicazione di questa figura nell’ambito delle comunità intelligenti, bensì ad una generica organizzazione. La modifica (chi segue questa iniziativa da più tempo ricorderà) è stata suggerita da Antonio Rotundo e discussa in occasione dell’incontro pubblico, svoltosi il 18 giugno scorso presso la Link Campus University di Roma, alla presenza dell’Agenzia per l’Italia Digitale. La scelta tiene conto di un possibile più ampio spettro di possibilità di impiego di tale skill e, inoltre, uniforma questa figura a quelle già predisposte dal gruppo di lavoro UNINFO.

Ciò non esclude, anzi è previsto, che una versione dedicata alle smart communities possa essere preparata: essa assumerebbe anche maggiore rilevanza se derivasse da una figura riconosciuta, come speriamo, da UNINFO.

Infatti, l’idea originale del GIM è maturata immaginando il contesto delle comunità intelligenti, soprattutto facendo riferimento a ciò che queste rappresenteranno nel prossimo futuro: spazi ibridi in cui non solo persone ma anche dispositivi e oggetti oscillano tra luoghi fisici e luoghi della Rete; in cui le dimensioni spaziali e temporali assumono nuovi valori, non più soltanto quello legato alla descrizione del territorio, delle sue caratteristiche naturali e delle attività antropiche.

In questo contesto complesso, dai molti e diversi stakeholder,  il GIM può trovare la sua collocazione più ambiziosa e proficua, per contribuire all’evoluzione del management dei dati geografici, sempre più basato su infrastrutture di dati interconnesse, secondo modelli distribuiti e smart, cioè efficienti per la produzione e per l’uso razionale dei dati geografici stessi.

Questa immagine un po’ visionaria può offrire forse spunti per raccogliere idee utili per promuovere il coinvolgimento del GIM all’interno dei processi delle smart communities. L’ozio agostano può stimolare la fantasia: ogni suggerimento sarà benvenuto!

Serene vacanze a tutti! 

Sergio Farruggia

L'articolo Un’altra tappa del GIM raggiunta è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Contribuiamo alla scrittura del Position Paper sul GIM http://blog.spaziogis.it/2015/05/19/6655/ http://blog.spaziogis.it/2015/05/19/6655/#comments Tue, 19 May 2015 07:00:06 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=6655 Questo articolo è apparso originariamente su www.big-gim.it. In occasione del barcamp svoltosi nell’ambito del raduno Spaghetti Open Data 2015 (#SOD15) a Bologna, primo incontro pubblico per discutere del Geographic Information Manager, è stata proposta l’organizzazione di un “tavolo di lavoro” con l’intenzione di produrre un Position Paper su questa nuova figura professionale, da sottoporre all’Agenzia [...]]]> Questo articolo è apparso originariamente su www.big-gim.it.15 Giugno

In occasione del barcamp svoltosi nell’ambito del raduno Spaghetti Open Data 2015 (#SOD15) a Bologna, primo incontro pubblico per discutere del Geographic Information Manager, è stata proposta l’organizzazione di un “tavolo di lavoro” con l’intenzione di produrre un Position Paper su questa nuova figura professionale, da sottoporre all’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) perché possa esaminarne i contenuti ed esprimere proprie valutazioni in merito.

Questa iniziativa, promossa da Stati Generali dell’Innovazione, insieme alla Redazione di TANTO, alla comunità Spaghetti Open Data ed all’Università degli Studi “Link Campus University”, si rivolge alle associazioni, comunità ed ai singoli interessati ad approfondire gli aspetti salienti riguardanti questa nuova figura professionale.

Per contribuire alla redazione del Position Paper si può commentare questo documento condiviso, per avviare una discussione sul tema suggeriamo invece l’utilizzo della nostra mailing list.

Fino al 15 giugno prossimo sarà possibile contribuire alla stesura della versione finale di questo documento.

Per la stesura della versione preliminare del Position Paper sono stati di grande utilità i numerosi pareri e proposte raccolti attraverso il sondaggio sul ruolo del GIM eseguito dalla Redazione di TANTO, i successivi commenti lasciati nel documento contenente tutte le risposte al questionario pervenute, nonché le discussioni avvenute all’interno della mailing list, “luogo” creato per costruire insieme questa idea e renderla concreta.

Il contenuto di questa prima versione del Position Paper è articolato nei seguenti punti:

  • Introduzione
  • Razionale del Position Paper
    • Geographic Information Manager e Open Government
    • Geographic Information Manager e “Comunità Intelligente”
  • Il ruolo del Geographic Information Manager nell’ambito dell’organismo d’indirizzo della comunità intelligente
    • Profilo delle competenze del Geographic Information Manager
    • Condizioni perché il Geographic Information Manager possa agire con competenza
  • Formazione e sviluppo professionale del GIM
  • Gestione dei GIM
  • Quadro normativo di riferimento

Giovedì 18 giugno, presso la sede di Roma della “Link Campus University“ (Via Nomentana, 335, Roma) è prevista la presentazione pubblica del Position Paper e la sua consegna ad AgID. Nei prossimi giorni, su questo sito, sarà pubblicato il programma dell’evento.

L'articolo Contribuiamo alla scrittura del Position Paper sul GIM è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2015/05/19/6655/feed/ 0 15 Giugno
#GIMNow – cosa è avvenuto http://blog.spaziogis.it/2015/02/16/gimnow-cosa-e-avvenuto/ http://blog.spaziogis.it/2015/02/16/gimnow-cosa-e-avvenuto/#comments Mon, 16 Feb 2015 11:00:20 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=6628 Con questo post vogliamo fare il punto su quanto avvenuto dopo la chiusura del sondaggio sul ruolo del GIM che abbiamo promosso sull’onda della proposta di Sergio Farruggia, per avere un riscontro condiviso, con un panel di operatori del settore geo-ICT. Iniziamo con il ringraziare quanti hanno partecipato, numerosi rispetto alle aspettative. Ci ha colpito [...]]]> Con questo post vogliamo fare il punto su quanto avvenuto dopo la chiusura del sondaggio sul ruolo del GIM che abbiamo promosso sull’onda della proposta di Sergio Farruggia, per avere un riscontro condiviso, con un panel di operatori del settore geo-ICT.

Iniziamo con il ringraziare quanti hanno partecipato, numerosi rispetto alle aspettative. Ci ha colpito sia il numero che la qualità dell’adesione alla proposta, anche questa non era scontata.

Altro motivo di riflessione è legato a coloro che hanno deciso di rispondere al questionario: molti degli operatori invitati hanno deciso di non esprimersi, mentre c’è stata, in proporzione, una maggiore adesione spontanea all’iniziativa, anche questo è secondo noi un fatto importante.

I dati

Abbiamo inviato per email poco meno di 100 inviti alla compilazione del questionario e ricevuto (grazie anche ad un po’ di comunicazione sul web) 64 risposte.
Quelle alla prima domanda – “Ritieni che il ruolo del GIM sia utile per la PA?” – sono così distribuite:

  • 4 “Per Niente”;
  • 8 “Abbastanza;
  • 52 “Molto”.

Più del 80% dei partecipanti ha espresso un feedback positivo.

grafico1

Le risposte alla domanda “Ritieni che il ruolo del GIM sia utile per le città/comunità? sono invece così distribuite:

  • 2 “Per Niente”;
  • 5 “Abbastanza;
  • 57 “Molto”.

Un feedback positivo più forte da cui emerge una valutazione migliore di questo ruolo nel contesto delle città/comunità: 2 persone che avevano valutato per niente utile il GIM per la Pubblica Amministrazione, lo trovano più efficace in un contesto più “dal basso”.

grafico2

Infine, circa 50 persone hanno manifestato la disponibilità a partecipare alla costruzione di questa campagna, lasciando il proprio indirizzo mail.

I luoghi di #GIMNow

Come già annunciato in precedenza è stata aperta una “mailing list/gruppo di discussione” per costruire insieme questa idea e renderla concreta, la mailing list sta prendendo vita ed abbiamo già iniziato alcune discussioni, ad esempio condividendo i RAW data delle risposte al questionario.

Il canale Twitter @biggimnow potrebbe rappresentare un’ulteriore strumento utile di discussione.

Per stimolare una analisi condivisa utilizziamo un unico documento, contenente le proposte emerse dal questionario su cui ragionare assieme.

Abbiamo “creato” uno spazio su http://big-gim.it in cui raccogliere e sistematizzare il frutto del confronto sul tema del GIM.

La redazione di TANTO.

L'articolo #GIMNow – cosa è avvenuto è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Geographic Information Manager – l’ora della verità http://blog.spaziogis.it/2015/01/08/geographic-information-manager-lora-della-verita/ http://blog.spaziogis.it/2015/01/08/geographic-information-manager-lora-della-verita/#comments Thu, 08 Jan 2015 14:12:35 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=6584 Qualche settimana fa, qui su TANTO, un post di Sergio Farruggia proponeva una riflessione sul ruolo del Geographic Information Manager. L’idea ci ha appassionato ed abbiamo deciso, come redazione, di provare a coinvolgere i nostri personali contatti. Questa mattina è partita la seguente email, destinata a circa 100 persone. Oggetto: costruisci assieme a noi il ruolo [...]]]>

Qualche settimana fa, qui su TANTO, un post di Sergio Farruggia proponeva una riflessione sul ruolo del Geographic Information Manager.

L’idea ci ha appassionato ed abbiamo deciso, come redazione, di provare a coinvolgere i nostri personali contatti.

Questa mattina è partita la seguente email, destinata a circa 100 persone.

Oggetto: costruisci assieme a noi il ruolo del Geographic Information Manager

Ciao, alcune settimane fa abbiamo pubblicato un post che lanciava l’idea del Geographic Information Manager, una figura da inserire negli organismi d’indirizzo di processi “smart” di una città e/o comunità, per favorire la valorizzazione degli aspetti legati all’informazione geografica.

“Un esperto di settore, il cui compito fondamentale sia quello di favorire l’incremento del livello di qualità e competenza tecnica all’interno del network che costruisce una comunità intelligente, nei riguardi delle tematiche legate alla capacità di fruire dei dati territoriali (spatial enablement), sia intesa rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.”

A noi l’idea sembra buona, ma vorremmo capire cosa ne pensano altri attori di questo settore e ti chiediamo, in prima battuta, di compilare questo brevissimo questionario.

Cerchiamo però più di una semplice approvazione e, se l’idea ti sembra interessante, vorremmo provare a discuterne pubblicamente in questa mailing list  per definire assieme competenze e ambiti operativi di questa nuova figura.

Chiuderemo il questionario il 18/01/2015.

Grazie, la redazione di TANTO.

Perché l’invio di un’email diretta? Perché quello che cerchiamo di avviare è un percorso di confronto attorno ad un tema che ci sembra importante, ed il modo migliore che ci è venuto in mente è quello di coinvolgere, in prima persona, la nostra rete di contatti.

Coinvolgere direttamente, via email, un limitato numero di persone è stata una scelta legata al rigetto di operazioni simil-spam che ciascuno di noi ha sviluppato negli (ultimi) anni, piuttosto che il tentativo di definire un ristretto gruppo di influencer da coinvolgere nella promozione del ruolo del Geographic Information Manager.

Se l’idea raccoglierà, come immaginiamo, un certo interesse, crediamo che la discussione si propagherà in maniera naturale. Il confronto attraverso questa mailing list pubblica è aperto infatti a chiunque abbia interesse e desiderio di parteciparvi. Proponiamo anche un hashtag: #GIMnow con cui veicoleremo informazioni, statistiche sui risultati del questionario e quello che emergerà da una discussione che ci auguriamo possa fattivamente contribuire a “favorire l’incremento del livello di qualità e competenza tecnica all’interno del network che costruisce una comunità intelligente, nei riguardi delle tematiche legate alla capacità di fruire dei dati territoriali (spatial enablement), sia intesa rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.

La redazione di TANTO.

Aggiornamento del 19 gennaio

Il questionario é stato chiuso e messo off-line, stiamo ora analizzando le risposte. Pubblicheremo a breve i dati grezzi relativi alle risposte (resi anonimi) ed inizieremo una sintesi delle analisi, delle critiche e delle proposte pervenute.

Per partecipare alla discussione é possibile iscriversi alla mailing list e seguire il canale twitter e l’hashtag #GIMnow.

 

L'articolo Geographic Information Manager – l’ora della verità è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2015/01/08/geographic-information-manager-lora-della-verita/feed/ 1 44.494887 11.342616300000032 8483846574_f03d00488b_z Foto di Timothy Burling
Città geo-smart: ci vuole un esperto? Si potrebbe pensare a un #BigGIM (Geographic Information Manager) http://blog.spaziogis.it/2014/12/18/citta-geo-smart-ci-vuole-un-esperto-si-potrebbe-pensare-a-un-big-gim-geographic-information-manager-biggim/ http://blog.spaziogis.it/2014/12/18/citta-geo-smart-ci-vuole-un-esperto-si-potrebbe-pensare-a-un-big-gim-geographic-information-manager-biggim/#comments Thu, 18 Dec 2014 11:41:55 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=6476 I geo-dati sono come un ordito per tessere città “smart” e la geo-ICT inonda di applicazioni l’ecosistema della città intelligente; la governance dei processi “intelligenti” si basa sulla cooperazione tra gli attori coinvolti secondo un modello a rete. Perché non pensare di inserire negli organismi d’indirizzo di ogni smart city -prima che per legge, come scelta di buon senso- la figura professionale del Geographic Information Manager?

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L’idea del GIM è presa per analogia con l’energy manager, professione di cui si è incominciato a parlare nei primi anni ’80, dopo le note crisi petrolifere degli anni ‘70. Il modello seguito per questa -ormai radicata- professione potrebbe essere adattato al mondo delle Smart City, per sostenere in questo contesto l’uso consapevole dei geo-dati e delle relative tecnologie disponibili.

Potremmo identificare il Geographic Information Manager come un esperto di settore, il cui compito fondamentale sia quello di favorire l’incremento del livello di qualità e competenza tecnica all’interno del network che costruisce una comunità intelligente, nei riguardi delle tematiche legate alla capacità di fruire dei dati territoriali (spatial enablement), sia intesa rispetto alla disponibilità di queste informazioni, sia come abilità conseguite per il loro sfruttamento.

Tra settore energetico e quello dell’informazione geografica esistono ovviamente innumerevoli differenze. Mi sono lasciato però suggestionare da due caratteri comuni. Per entrambi gli ambiti –questo è il primo aspetto- i percorsi di studio che consentono di acquisire le conoscenze di base, nell’uno come nell’altro settore, possono essere diversi: la preparazione teorica è un prerequisito ma conta assai di più il successivo percorso di specializzazione, soprattutto on the job. La seconda caratteristica è la sensibilità culturale iniziale della classe dirigente del Paese nei confronti delle problematiche e delle opportunità di cui il primo è stato portatore, assai simile a quella mantenuta, almeno finora, nei riguardi delle istanze del settore dei dati geografici digitali.

Sappiamo che produzione e gestione dei dati geografici sono attività complesse, comportano costi consistenti; essi hanno potenzialità di riuso assai marcate e, infatti, sono i dati tra i più richiesti della PA: quelli disponibili hanno però un livello di fruibilità ancora insoddisfacente.  Guardare alle informazioni geografiche come a una sorta di “forma di energia” può aiutare una comunità “smart” a comprendere meglio quanta ne produce, quanta ne utilizza, per che fini e –soprattutto- con quale “rendimento”, cioè qual è e a quanto ammonta la quantità che si spreca ecc., ecc.

Il ruolo dell’energy manager è stato introdotto per legge: la 10/1991, ha stabilito infatti che i soggetti (enti pubblici e privati) caratterizzati da consumi annui di energia al di sopra di una data soglia, debbano nominare un tecnico per “la conservazione e l’uso razionale dell’energia”. Tale norma è stata, a più riprese, ampliata e diffusa ad altre funzioni. Come in occasione del recepimento della direttiva 2006/32/CE, riguardante l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici: all’energy manager il legislatore ha affiancato l’esperto in gestione dell’energia (D.Lgs. 115/2008). Inoltre, questa seconda legge ha introdotto anche una procedura di certificazione volontaria, descritta in una norma tecnica, la UNI-CEI 11339:2009.

Lo scorso luglio, tale certificazione è stata resa obbligatoria (D.Lgs. 102/2014, “Attuazione della direttiva2012/27/UE sull’efficienza energetica”) sia nei riguardi dell’esperto in gestione dell’energia, con riferimento allo svolgimento di alcuni compiti, sia rispetto agli enti pubblici e privati indicati dalla legge 10/1991; essi, per continuare a beneficiare di riconoscimenti economici derivati da azioni di risparmio energetico adottate, dal 2016 dovranno nominare energy manager che abbiano acquisito la citata certificazione.

Un argomento da considerare –per l’idea del GI Manager- riguarda l’evoluzione delle modalità di gestione dell’elenco degli energy manager (non è un albo) e della formazione di questi professionisti. La legge del ‘91 si è limitata a stabilire che L’Agenzia per l’Energia (ENEA), dovesse provvedere -attraverso convenzioni con le Regioni- all’aggiornamento dei tecnici. L’introduzione della certificazione ha indotto il coinvolgimento di diversi organismi. Ovviamente, l’ENEA ha ampliato il proprio ruolo: attraverso la Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia, FIRE, iniziativa di cui è stata promotrice, gestisce dal 1992 la rete degli energy manager, su incarico del Ministero dello Sviluppo Economico. Più recentemente (2008), FIRE ha costituito una struttura interna dedicata alla certificazione delle competenze degli Esperti in Gestione dell’Energia: il SECEM (Sistema Europeo per la Certificazione in Energy Manager). Inoltre, il D.Lgs. del luglio scorso, assegna ad Accredia, organismo nazionale di accreditamento, la predisposizione degli schemi di certificazione e accreditamento e all’Ente Italiano di Normazione, UNI, l’elaborazione delle norme tecniche per la certificazione, indicando agli stessi di avvalersi della collaborazione del Comitato Termotecnico Italiano, di GSE SpA (Gestore dei Servizi Energetici, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze), oltre che dell’ENEA.

Ma se i tempi necessari per vedere all’opera un GIM fossero dell’ordine di un decennio, come avvenuto per l’energy manager, non potremmo certamente essere soddisfatti. Inoltre, come si può appurare consultando i siti dedicati all’argomento, l’introduzione di questa figura per legge, seppur sostenuta da associazioni di settore, non ha garantito di per sé una sua diffusione consapevole e sempre efficace. Negli anni immediatamente successivi l’entrata in vigore della norma istitutiva, le aziende e le pubbliche amministrazioni interessate da questa normativa provvidero all’assegnazione di questi compiti affidandoli prevalentemente a tecnici già in staff alla struttura. Gli energy manager della prima ora erano tutti esperti nella materia? No, affatto. La legge non forniva indicazioni sul CV richiesto; inoltre, in molti ambienti l’attenzione dei vertici manageriali al tema energetico era scarsa, la disposizione normativa accolta come un’incombenza burocratica e, comunque, i professionisti competenti non erano molti.

Esistono però alcuni elementi che meritano di essere considerati. Rispetto al contesto degli anni ’80, oggi si può prevedere che il processo di promozione del GIM possa essere innescato e sostenuto facendo leva sulla partecipazione attiva di comunità in Rete, coalizzando nello specifico la comunità geomatica. E’ anche possibile prevedere di assegnare, per esempio, all’AgID un ruolo analogo a quello ricoperto da ENEA o, più precisamente, dalla FIRE. L’Agenzia per l’Italia Digitale è la naturale organizzazione cui fare riferimento per la gestazione della figura del GIM. Mi pare questa un’ipotesi che non dovrebbe suscitare perplessità o contrarietà nell’ambiente geomatico: l’Agenzia è l’organo deputato per l’applicazione delle strategie per la crescita digitale e, tra i diversi compiti, è impegnata per lo svolgimento del programma nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali; ha coordinato il Comitato per le Regole Tecniche sui Dati Territoriale, best practice in termini di cooperazione interistituzionale ed ha riavviato recentemente i gruppi di lavoro tematici. Last but not least, in seno ad AgID è presente il comitato tecnico delle Comunità intelligenti, organismo che supporta le attività dell’Agenzia riguardanti questa materia tramite l’operato di quattro gruppi di lavoro, ognuno con specifici obiettivi.

L’iniziativa FIRE, si legge sul sito della federazione, ha avuto origine dalla convergenza di diverse esperienze associative, raccoglie soci che rappresentano tutti i comparti del settore e opera attraverso un nucleo di supporto fornito dall’ENEA. Trasferendo tale descrizione alla “Federazione Italiana per l’Informazione Geografica”, non si dovrebbe creare l’ennesima associazione di questo settore: essa dovrebbe fungere da tavolo inclusivo di supporto ai GIM, in sintonia con gli indirizzi indicati dalle politiche per lo sviluppo delle competenze digitali, di cui AgID è il riferimento operativo.

I temi sui quali dovrebbe essere competente un GIM e per i quali, quindi, dovrebbe essere fornito supporto formativo, andrebbero approfonditi. Ne segnalo giusto due. L’applicazione del concetto “spatial enablement” al processo di una Smart City comporta l’esigenza di misurare il grado di aderenza a tale paradigma, per esempio valutare la capacità di PA, cittadini e imprese nell’uso dei dati territoriali per organizzare le loro attività e i modi di comunicare. La conoscenza dei punti di forza e dei limiti consente di definire le azioni da perseguire, le quali dovranno essere monitorate per seguirne l’attuazione, intervenendo per correggere eventuali scostamenti dai risultati attesi.

All’interno di questo tema, un GIM dovrà tenere sotto controllo e proporre azioni per migliorare la capacità di implementazione della direttiva INSPIRE, in sintonia con l’INSPIRE Maintenance and Implementation Framework approntato dalla Commissione Europea.

Il lavoro del GIM può far sì che la città -come “essere vivente”- impari a organizzare le informazioni geografiche tenendo presente i costi per generarle e permettendone l’utilizzo ogniqualvolta serve, a ogni utilizzatore, impegnandosi -e ingaggiando la città- per creare cicli d’informazioni geografiche sostenibili.

Il suo operato può inoltre avere degli effetti collaterali estremamente positivi. Da un lato generare una forte domanda per nuove professionalità legate proprio al mondo della GI, inducendo quindi la definizione di programmi formativi specifici sia in ambito accademico, sia post laurea. D’altro canto, le soluzioni individuate dai Big GIM potrebbero fungere da volano, stimolando grandi opportunità di crescita del mercato Geo-ICT.


foto di troybthompson

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Novità: l’Informazione Geografica “buca lo schermo” http://blog.spaziogis.it/2014/10/20/novita/ http://blog.spaziogis.it/2014/10/20/novita/#comments Mon, 20 Oct 2014 06:15:02 +0000 redazione http://blog.spaziogis.it/?p=6410 Stati Generali dell’Innovazione ha dato notizia nel proprio sito sull’esito della presentazione del documento predisposto dalla Consulta permanente per l’innovazione per portare la strategia digitale, attraverso la Legge di stabilità, al centro dell’azione di governo. All’incontro, svoltosi giovedì scorso a Roma, presso la sala Mercede della Camera dei Deputati, hanno preso parte numerosi rappresentanti del [...]]]>
#sbloccalagenda

#sbloccalagenda

Stati Generali dell’Innovazione ha dato notizia nel proprio sito sull’esito della presentazione del documento predisposto dalla Consulta permanente per l’innovazione per portare la strategia digitale, attraverso la Legge di stabilità, al centro dell’azione di governo. All’incontro, svoltosi giovedì scorso a Roma, presso la sala Mercede della Camera dei Deputati, hanno preso parte numerosi rappresentanti del mondo delle imprese, della ricerca e della formazione, della pubblica amministrazione e delle forze politiche.

Apprendiamo dal comunicato stampa che tra i temi discussi, con il contributo di diversi rappresentanti della maggioranza e dell’opposizione, ha avuto rilievo l’informazione geografica, una delle filiere economiche riconosciuta tra le più innovative, su cui una strategia digitale in grado di generare innovazione e sviluppo stabile deve puntare.

Si legge ancora che il documento “Legge di stabilità: liberare risorse per l’innovazione e le priorità digitali” sarà ulteriormente arricchito, durante le prossime settimane, per fare da base agli emendamenti dei parlamentari che vorranno sostenerne l’applicazione (per collaborare occorre mandare una email a presidenza@statigeneralinnovazione.it).

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Follia di Mezza Estate http://blog.spaziogis.it/2014/09/01/follia-di-mezza-estate/ http://blog.spaziogis.it/2014/09/01/follia-di-mezza-estate/#comments Mon, 01 Sep 2014 07:01:39 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=6350 NdR: pensiamo che questo post di Sergio meriti una lettura “da divano”. Per questo è eccezionalmente disponibile anche in epub, mobi, pdf e azw3. Rovistando in soffitta ho messo le mani su un taccuino sgualcito, dai fogli ingialliti, contenente quelli che sembravano, ad una prima occhiata, appunti disordinati. Di solito si recuperano tracce di un passato, [...]]]> NdR: pensiamo che questo post di Sergio meriti una lettura “da divano”. Per questo è eccezionalmente disponibile anche in epub, mobi, pdf e azw3.

Quanto più feliceRovistando in soffitta ho messo le mani su un taccuino sgualcito, dai fogli ingialliti, contenente quelli che sembravano, ad una prima occhiata, appunti disordinati. Di solito si recuperano tracce di un passato, più o meno lontano. Immaginerete lo stupore, quando ho letto una data: 3 agosto 2054! Sarà vera? Uno scherzo della Follia? Chissà. Il testo non riporta alcun nome.

 

Del Principio d’Indeterminazione della Cartografia

Nel corso della prima decade del XXI secolo si è fatto strada un processo per la realizzazione di cartografie del tutto ignoto in precedenza. Questo trattatello, ripercorrendo la storia recente della scienza cartografica, vuole essere un ricordo del progresso generato da questa scoperta e un tributo alla tenacia di quanti hanno contribuito alla sua affermazione.

Com’è noto, il processo classico, stabilito per la riproduzione ridotta di una porzione di superficie terrestre, consta essenzialmente di tre fasi: l’esecuzione di un rilievo sistematico dell’area considerata, il collaudo della riproduzione ottenuta[1] e, infine, la pubblicazione dello strumento cartografico e la sua divulgazione a beneficio dei suoi utilizzatori. Questo processo, perfezionato e codificato nel tempo, ha raggiunto un livello di accuratezza della riproduzione del mondo reale rasente la perfezione[2] nella seconda metà del novecento, quando è stato introdotto l’uso delle tecnologie e dei media digitali.

Il caso dello sviluppo della scienza cartografica ha molti aspetti interessanti: la pratica ha, infatti, precorso la teoria, cioè prima è stato ideato il processo per riprodurre su mappa parti di territorio, quindi è stato sistematizzato il suo fondamento teorico[3], attraverso la formulazione dei principi di base di questa strana scienza.

I principi della cartografia, tre più un principio cui è ormai invalso riferirlo come principio “zero” della cartografia, sono stati introdotti all’inizio di questo secolo per regolare la produzione delle carte, il loro utilizzo e i loro limiti. Sono assiomi legittimati dall’esperienza, sui quali si fonda tutta la teoria che riguarda la produzione di mappe. Qui di seguito vengono riportati gli enunciati più comunemente adottati nei manuali.

Il cosiddetto principio “zero” postula che se due mappe hanno la stessa scala di una terza, allora esse medesime condividono la stessa scala. Questo, seppur ovvio, principio consente di definire la scala come grandezza in grado di indicare se due mappe descrivono lo stesso territorio: nella sostanza, stabilisce che per un territorio dato, due mappe confrontabili tra loro, hanno la stessa scala.

Il primo principio della cartografia, rappresenta la formulazione della legge di conservazione dei dati geografici: esso afferma che nell’ambito di un processo di riproduzione di un territorio isolato (cioè perimetrato) i geo-dati non sono né creati né distrutti, ma trasformati.

Del secondo principio della cartografia esistono molti enunciati. Quelli epistemologicamente più rilevanti sono i seguenti.

  • E’ impossibile realizzare una trasformazione di scala il cui unico risultato sia quello di trasferire informazione geografica da una mappa a scala più piccola (di minor dettaglio) a una a scala più grande (di maggior dettaglio) senza l’apporto di informazioni aggiuntive o esterne.
  • E’ impossibile realizzare una trasformazione di scala ciclica della rappresentazione di un territorio dato il cui unico risultato sia la rappresentazione di tutte le informazioni geografiche possedute dal territorio stesso.
  • E’ impossibile realizzare una mappa la cui rappresentazione del territorio considerato coincida con la totalità delle informazioni geografiche della realtà[4].

Infine, il terzo principio, afferma che la rappresentatività della realtà di una mappa a scala 1:1 è zero[5]. In tempi più recenti a questo principio è stata data una veste nuova, precisamente: “Non è possibile raggiungere la rappresentazione omnicomprensiva del territorio considerato tramite un numero finito di rilievi”.

Sebbene sia comune l’uso della dizione “principio”, quest’ultimo non è assunto vero a priori, ma può essere dimostrato a partire dai precedenti, in particolare dal secondo. Esula dagli scopi di questo trattatello la sua dimostrazione: basti, a questo riguardo, riflettere ad esempio sulle deduzioni ricavabili dal terzo enunciato del secondo principio. Invece, vale la pena evidenziare che il terzo principio anticipa caratteristiche della rappresentazione della realtà del territorio individuate a seguito dell’applicazione del processo scoperto agli inizi di questo secolo.

Tale nuovo processo, la cui definizione è stata resa possibile grazie a tecnologie innovative per la manipolazione dei dati geografici[6] e la loro diffusione attraverso la Rete, a vantaggio di un loro uso di massa, ha consentito di addentrarsi nella cosiddetta cartografia infinitamente dettagliata. Esso prevede una diversa sequenza delle tre fasi del processo classico, precisamente: rilievo pseudo-disordinato dell’area, anche attingendo da mappe prodotte mediante il processo classico (quando disponibili), immediata pubblicazione dei risultati e collaudo della riproduzione in continuo divenire.

La comparsa sulla scena della scienza cartografica di questo secondo processo per ottenere mappe ha acceso un confronto, talvolta anche aspro, tra i suoi sostenitori e coloro che hanno ritenuto di avere identificato in esso falle concettuali che –a loro giudizio- impediscono la corretta riproduzione della realtà del territorio, inficiando l’utilizzo delle mappe così ricavate.

La prima critica avanzata esamina la validità teorica di questo nuovo processo per due aspetti fondamentali. Il primo concerne la disomogeneità spaziale della precisione della rappresentazione, quindi della corrispondente affidabilità, del rilievo all’interno della mappa, che renderebbe inapplicabile il principio della conservazione dei geo-dati. Il secondo aspetto riguarda una certa confusione riscontrata nell’utilizzo di dati derivanti da mappe di scale differenti per comporne una risultante, approccio che è parso andare in conflitto con quanto stabilito dal secondo principio della cartografia.

Una critica ancor più radicale considera l’efficacia del trasferimento di contenuti informativi di carte già collaudate o autenticate, in mappe create tramite il nuovo processo. Si è sostenuto che tale operazione, anche quando rispettasse i principi fondamentali, è priva di significato, poiché rende disponibile una mappa già esistente[7], degradata in termini di affidabilità, perché sfornita di certificazione di avvenuto collaudo.

Quest’ultima valutazione è stata raccolta per difendere la validità del nuovo processo, ribaltandone le conclusioni. Infatti, secondo i sostenitori di questo secondo percorso, la sua scoperta si deve ai troppi vincoli che hanno limitato un’ampia fruizione degli strumenti cartografici prodotti tramite il primo processo. La mancanza di disponibilità di rappresentazioni del territorio ha quindi ispirato conoscenze del tutto nuove sulla scienza cartografica.

In primo luogo, la definizione e la sperimentazione di questo secondo processo, ha messo in risalto il ruolo di chi esegue i rilevamenti (da una mappa preesistente o dalla realtà). Nell’ambito del processo classico tale figura, circoscritta a un numero limitato di specialisti, ha un ruolo assoluto: si assume che questi, operando, riproducano sulla mappa la realtà, senza interferire con essa, cioè siano osservatori esterni all’universo cartografico. Di contro, lo sviluppo delle tecnologie digitali e la diffusione di massa del loro impiego hanno trasformato il contesto: hanno aumentato di diversi ordini di grandezza il numero di soggetti in grado di eseguire rilevamenti creando una nuova figura: il cittadino-cartografo. Lo studio di questo nuovo fenomeno ha evidenziato che in realtà chi esegue un rilevamento del territorio perturba la rilevazione, falsando la conoscenza della realtà. E’ stato altresì ricavato sperimentalmente che, dato il numero notevole dei soggetti coinvolti, le perturbazioni statisticamente si compensano a vicenda e l’affidabilità media ottenibile risulta dello stesso ordine di grandezza di quella conseguita attraverso l’applicazione del secondo processo, facendo così risaltare una complementarietà tra i due processi.

Del pari, approfondendo le caratteristiche di tale complementarietà sono state scoperte altre proprietà della cartografia. La modalità realizzativa adottata con il nuovo processo –così detta “per quanti di rilievo”- ha fatto emergere l’esistenza di limiti cartograficamente irremovibili[8] allorquando ci si spinge verso scale di rappresentazione sempre più grandi, come già il terzo principio della cartografia aveva fatto intuire. Un’altra proprietà individuata, legata alla precedente, riguarda il limite –anch’esso irriducibile- nella determinazione contemporanea di grandezze legate all’evoluzione del contenuto informativo della mappa nel tempo[9], quali la variazione dell’affidabilità della mappa e il tempo di esecuzione del rilievo.

Tale fenomeno, non rilevabile applicando il primo processo, è emerso con tutte le sue implicazioni scoprendo il secondo processo. Infatti, in questo contesto l’esecuzione di un quanto di rilievo e la sua fruibilità sono eventi che possono essere considerati coincidenti, ma la cui affidabilità è assicurata dai successivi controlli effettuati dalla comunità dei cittadini-cartografi, eventi di cui non può essere noto a priori il momento della sua attuazione. E’ stato però appurato sperimentalmente che, in virtù del numero elevato dei soggetti coinvolti, il tempo necessario per garantire l’affidabilità della mappa è ordini di grandezza inferiori a quelli relativi al processo classico, come verrà illustrato tra breve. Il risultato a cui si è pervenuti per comprendere e giustificare questa proprietà è la formulazione del così detto principio di indeterminazione della cartografia, il quale stabilisce che non è pensabile conoscere simultaneamente –senza indeterminazione nei valori- il tempo di aggiornamento di una mappa e la corrispondente variazione della sua affidabilità.

Occorre invece ricordare che nell’ambito del processo classico, la valutazione simultanea dell’affidabilità e dei tempi di aggiornamento è gestita tramite un espediente: si assume per convenzione che la realtà sia quella descritta dalla mappa, indipendentemente dal fattore tempo. Una mappa realizzata tramite il processo classico “ferma” la realtà nell’attimo in cui viene eseguito il rilievo, operazione che può avvenire anche in tempi assai contenuti (si pensi a quelli richiesti per una ripresa aerofotogrammetrica). Si può così stabilire una data precisa alla quale fare corrispondere la realtà descritta dalla mappa. Le operazioni di riproduzione sulla mappa del rilievo e successivo collaudo impegnano un tempo assai più lungo, che può essere dell’ordine di parecchi mesi, in alcuni casi superare anche l’anno. In generale, maggiore sarà l’affidabilità che si vorrà ottenere, più numerosi saranno i controlli e le verifiche richieste. Comunque, quando la mappa viene rilasciata e pubblicata, la realtà si sarà già modificata: l’escamotage adottato risolve inconfutabilmente la valutazione contemporanea delle due grandezze considerate.

Il principio d’indeterminazione della cartografia ha un’altra importante implicazione: esso permette di intervenire anche all’interno del ciclo di vita di una mappa classica e affrontare con successo la riduzione della sua inaffidabilità[10], senza dovere attendere l’attività di aggiornamento sistematico, in genere attuata quando ormai essa non è più altro che una raffigurazione del passato.

In definitiva, questo nuovo modo di procedere alla realizzazione della rappresentazione del territorio ha contribuito alla maggiore fruizione dei rilievi creati attraverso il processo classico, promuovendone una più ampia disponibilità, per cui ormai i due processi sono stati integrati e agiscono in modo complementare, consentendo un risultato de facto migliorativo della rappresentazione del territorio e dei suoi continui mutamenti.

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PS. Amici ai quali ho sottoposto questi appunti, forse trovandoli di un qualche interesse e utilità, mi hanno suggerito di tradurli in altre lingue, perché possano raggiungere una platea di lettori più vasta, non solo italiana. Questo invito mi ha lusingato e ci ho riflettuto assai.  Ho deciso, alla fine,  di soprassedere: mi risulta che fuori dai confini nazionali la comparsa dei cittadini-cartografi abbia avuto tutt’altra storia.  3 agosto 2054.



[1] Generalmente eseguito da un soggetto diverso da chi esegue il rilievo.

[2] Per quanto questo vocabolo possa essere applicato in seno alla cartografia.

[3] Sono riportate alcune definizioni basilari. Universo cartografico: è costituito dalla realtà del territorio e dalla sua riproduzione rimpicciolita (l’oggetto di studio). Realtà del territorio: è identificabile con tutti i dati che si riferiscono agli oggetti -naturali e di origine antropica- ivi presenti (cosiddetti geo-dati)  e con tutte le sorgenti di dati riferibili allo spazio geografico, rappresentabili sulla mappa. Mappa: una qualunque porzione dell’universo cartografico a cui ci si sta interessando come oggetto della riproduzione.

[4] Intuitivamente, si può assumere che il risultato ottenuto sarebbe illeggibile (effetto tabula nigra).

[5] E’ interessante ricordare che questo enunciato del terzo principio è stato oggetto di interessi letterari e di studi filosofici: si veda ad esempio J.L. Borges “La mappa dell’impero in scala 1:1”  e la dissertazione “Dell’impossibilità di costruire la carta dell’impero 1 a 1” di U. Eco.

[6] Peraltro utilizzate anche nell’ambito del processo classico.

[7] Indicata, in alcuni scritti, forse con eccessiva enfasi, con “tautomappa”.

[8] “Irremovibili”, poiché tali limiti non sono riducibili, nemmeno immaginando di avere a disposizione strumenti e sensi perfetti, ossia a prescindere da qualsiasi errore sperimentale comunque piccolo.

[9] Perciò dette anche grandezze coniugate.

[10] Per brevità, si tralascia di descrivere l’effetto, non di rado associato, di arricchimento informativo della mappa.

L'articolo Follia di Mezza Estate è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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6 luglio 2012, Bologna: l’informazione Geografica per le Smart Cities http://blog.spaziogis.it/2012/06/30/6-luglio-2012-bologna-linformazione-geografica-per-le-smart-cities/ http://blog.spaziogis.it/2012/06/30/6-luglio-2012-bologna-linformazione-geografica-per-le-smart-cities/#comments Sat, 30 Jun 2012 07:53:42 +0000 Andrea Borruso http://blog.spaziogis.it/?p=5061 Il 6 luglio del 2012 si terrà a Bologna un evento dal titolo Diritti digitali e dati aperti: le basi per Città e Comunità smart. Una città intelligente – digitale mi piace di meno – ha bisogno di informazioni. E’ un superorganismo che le dovrebbe produrre e se ne dovrebbe nutrire, in cui l’Informazione Geografica [...]]]> Il 6 luglio del 2012 si terrà a Bologna un evento dal titolo Diritti digitali e dati aperti: le basi per Città e Comunità smart. Una città intelligente – digitale mi piace di meno – ha bisogno di informazioni. E’ un superorganismo che le dovrebbe produrre e se ne dovrebbe nutrire, in cui l’Informazione Geografica riveste un ruolo fondamentale per il suo metabolismo.

Sergio Farruggia si sta spendendo molto per la buona riuscita della giornata ed introdurrà la sessione delle 11:30 dedicata proprio a “l’Informazione Geografica, Smart Cities e Smart Communities”. A costo di sembrare stucchevole, lo voglio ringraziare pubblicamente perché ha creato le basi per un incontro tra persone molto diverse ma caratterizzate da grande competenza e passione. Ringrazio ovviamente anche gli sponsor ed i patrocinanti dell’evento, ma soprattutto la Regione Emilia Romagna e l’associazione Stati Generali dell’Innovazione che stanno organizzando l’evento.

Gli obiettivi dell’associazione Stati Generali dell’Innovazione​ – valorizzare e supportare la creatività dei giovani, riconoscere il merito, abbattere il digital divide e rinnovare lo Stato attraverso l’Open Government – sono ambiziosi, e la comunità geomatica può (e deve) dare il suo contributo.

Questo post è anche per invitare chi può ad essere presente (non dimenticate la registrazione), e chi non può a darne diffusione.

Oltre a Sergio, la redazione di TANTO sarà presente con Giovanni Allegri, Lorenzo Perone e me (e forse anche Alessio Di Lorenzo). Speriamo di incontrarvi a Bologna.

L’evento potrà essere seguito anche su Twitter mediante l’hashtag #SGInnovazione

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http://blog.spaziogis.it/2012/06/30/6-luglio-2012-bologna-linformazione-geografica-per-le-smart-cities/feed/ 1 bologna_lorenzo_perone L’alba sui tetti di Bologna