TANTO » gps http://blog.spaziogis.it le cose che ci piacciono ... Mon, 07 Nov 2016 09:59:24 +0000 it-IT hourly 1 Open-freak con SmanettOne! http://blog.spaziogis.it/2011/04/01/open-freak-con-smanettone/ http://blog.spaziogis.it/2011/04/01/open-freak-con-smanettone/#comments Fri, 01 Apr 2011 13:43:38 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/?p=3588 La produzione di cellulari, con particolare riferimento ai cosiddetti smartphone, segna il passo, ormai da tempo, con continue evoluzioni sia in relazione all’hardware, che all’OS utilizzato.

Un segmento non irrilevante di mercato è costituito da tutti coloro che vogliono evadere dalla prigione dei limiti imposti sia dalle case produttrici, sia dagli operatori di telefonia mobile.

Come non ricordare il famigerato blocco della sincronizzazione imposto ai primi modelli con sistema Android ai telefonini HTC dream (aka G1), o il mercato parallelo dell’App store, ovvero il limite di applicazioni installabili sui terminali Android.

Sempre di più una utenza ormai smaliziata non si è fermata al jailbreak o al rooting, ma è andata avanti installando su modelli quali l’iPhone il sistema operativo Android, su terminali Android l’OS della Apple, creando ibridi più o meno mostruosi degni del miglior Dr. Moreau.

Non sono mancati esperimenti del tutto innovativi quali il FreeRunner ed il Neo FreeRunner della Openmoko, il famoso cellulare saponetta dotato di sistema operativo open source. Come non ricordare MeeGo, progetto di sistema operativo più o meno mobile portato avanti da Intel e Nokia ed attualmente, a quanto pare, accantonato.

Non v’è dubbio che lo sviluppo della galassia del Free and Libre Open Source Software (FLOSS) corrisponde alla volontà di creare un’alternativa a costosi prodotti proprietari, riducendo in tale maniera i costi, e superando i limiti di quest’ultimi.

Da non trascurare, tuttavia, l’insana e sadica voglia degli utenti (novelli alchimisti) di combinare e rimescolare gli elementi, il tutto accompagnato da uno spirito ludico volto a risolvere i problemi hardware e software connaturati in tali esperimenti (fra tutti ricordiamo il come trasformare un iPod in iPhone).

In questo ecosistema di cambiamenti ecco che si inserisce una nuova azienda volta ad offrire a questa utenza pane per i loro denti: S.M.A.NET.T. (Social Mobile Alternative Network Technology) con il suo primo prodotto: lo SmanettOne.

La prima novità è data dal fatto che quando si acquista tale prodotto per prima cosa lo si deve assemblare.

Infatti non si acquista un terminale già bello e pronto, ma una serie di pezzi da combinare fra loro.

Attualmente esistono tre versioni dello SmanettOne, in tutto e per tutto identici (o quasi):

  • SmanettOne Plain: una scatola con tutti i pezzi e le istruzioni di assemblaggio.
  • SmanettOne Deluxe: una scatola con tutti i pezzi senza istruzioni.
  • SmanettOne ofG (only for Geek): una scatola con quasi tutti i pezzi e senza istruzioni.

Inutile dire che, una volta assemblato, non ci sarà un telefono uguale all’altro sia per design, sia per solidità, sia per connettività.

L’altra importante novità è data dall’OS: non esiste.

Ognuno può decidere cosa installarci sopra sino a prevedere la possibilità di creare OS del tutto innovativi e personalizzati.

La casa produttrice ha però messo a disposizione dell’utenza una piattaforma wiki, un blog nonché un servizio di hosting per condividere le proprie release.

Tutti e tre i servizi sono attualmente del tutto vuoti: saranno gli utenti registrati a riempirli con i loro contributi.

Per rendere il tutto in linea con la filosofia aziendale la casa produttrice ha deciso di inserire una piccola particolarità: per registrarsi l’acquirente dello SmanettOne dovrà violare il sistema sfruttando un bug della libreria open-source (nulla di ché…).

Benché non esista l’OS – ed è questa una terza e rivoluzionaria novità – all’interno del capiente hard disk è preinstallato dalla casa un piccolo pacchetto in grado di interfacciarsi automaticamente con qualunque sistema operativo andremo a montare sul dispositivo.

Di che stiamo parlando?

Si tratta di un software, periodicamente aggiornato dalla casa, la cui rimozione è impossibile (pena l’esplosione del terminale), che consente di vivere appieno l’esperienza interattiva con lo SmanettOne.

SAC, ovvero solve a crime, è un software che in maniera random genererà dei problemi e dei malfunzionamenti sul dispositivo di difficoltà e complessità crescenti che l’utente dovrà risolvere pena la formattazione del cellulare. Dal venir meno della sincronizzazione alla sparizione delle icone, dalla pubblicazione in automatico di contenuti sugli account facebook o twitter (spesso di carattere osceno o privato), alla vibrazione in continuo del cellulare (anche quando è spento).

Un piccolo Easter egg contenuto in SAC, consiste nel fatto che lo stesso darà alcune informazioni bizzarre agli invasivi servizi di Google & Co. Ad esempio, ma ve ne sono moltissimi, non è strano per un possessore dello SmanettOne essere avvistato su Latitude a farsi una passeggiata sulla Luna in proprio in mezzo al Mare della Tranquillità…

Ricevitore GPS

Perché parlare di un oggetto come lo SmanettOne su TANTO. Un po’ perché ci piace, ma soprattutto perché ha un ricevitore allo stato dell’arte, che risolve il problema più grande di tutti i più moderni smartphone: la gestione della privacy in relazione alla propria posizione nel globo.

Il ricevitore di SmanettOne ha infatti due modalità di funzionamento: la “around antipodi” (di default) e la “gone to the wind”.

Around antipodi colloca l’utente SmanettOne agli antipodi rispetto alla sua posizione, ma secondo una casualità algoritmica (altrimenti sarebbe troppo facile rintracciarlo).

Ad esempio: se vi trovate nella cittadina francese di Millau, a circa duecento chilometri a sud di Clermont-Ferrand, e siete un possessore dello SmanettOne, le informazioni che potrete ricevere su pizzerie, ristoranti, musei, (anche in base al programma di augmented reality), sono approssimativamente quelle relative alle Isole Chatham (Nuova Zelanda).

La funzione gone to the wind è un vero gioiello, ma mette a dura prova la batteria ed il processore dello SmanettOne. Non vogliamo rubarvi tutto il piacere di provarla, ma vi basta sapere che nella geolocalizzazione vi considera come un soggetto di peso di 10 gr. sospinto dal vento che in quel momento spira nella zona in cui vi trovate.

E’ inutile dire che per quanto riguarda la funzione di navigazione dovete portare sempre con voi delle mappe ed essere esperti di carteggio, cosa che fa dello SmanettOne uno strumento eccellente per la didattica.

Andiamo, adesso, alla confezione.

Possiamo assicurare che i pezzi che andranno a comporre il cellulare sono di altissima qualità e garantiti singolarmente (ovviamente non può essere assicurato il risultato finale).

Scocca in Carbon Kevlar e rivestimenti in fibra di titanio interamente realizzati con procedura sotto vuoto. Processore dualcore di nuovissima generazione prodotto direttamente dalla casa madre.

Alcune caratteristiche:

dimensioni: (da prendere con il beneficio di inventario) 126.3X68.1X5.49mm… circa

rete: 21Mbps HSPA + / HSUPA 5.76MbpsEDGE / GPRS Classe 12Quad band GSM 850/900/1800/1900Quad band 850/900/1900/2100 UMTS

display: 4.3 “WVGA AMOLED SUPER Plus Extra WoW

connettività: Wi-Fi a / b / g / nBT v3.0 + HSUSB 2.0 OTG

connettori: MicroUSB, Jack Ear 3,5 millimetri

memoria: 4 GB di RAM, 64 GB memoria interna e due slot di 64GB MicroSD

camera: 24MP AF Carl Zeiss optics con Flash Xenon + 6 MP frontale

prezzo: acquistabile solo partecipando alle aste in rete.

Lo SmanettOne non è solo un cellulare, ma è da considerare come un piccolo satanico compagno di giochi con cui confrontarsi, sifdarsi, fare la guerra e poi fare la pace.

Non per tutti: SmanettOne solo per veri Net Freak!

Che aspettate? Andate sul wiki dedicato al progetto e partecipate al contest lancio di circa 100 SmanettOne box!!!

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Il lato oscuro della Rivoluzione Geospaziale http://blog.spaziogis.it/2011/03/02/il-lato-oscuro-della-rivoluzione-geospaziale/ http://blog.spaziogis.it/2011/03/02/il-lato-oscuro-della-rivoluzione-geospaziale/#comments Wed, 02 Mar 2011 12:20:51 +0000 Antonio Falciano http://blog.spaziogis.it/?p=3488 Geospatial Revolution ProjectContinua l’appuntamento con Geospatial Revolution Project ad opera della Pennsylvania State University, che tanto sta appassionando anche la comunità geospaziale italiana.
Il terzo e penultimo episodio parla dell’uso dei GIS nei campi della diplomazia internazionale, delle operazioni militari, del lavoro delle forze dell’ordine e della sicurezza dei cittadini.

Il primo capitolo dal titolo “Mapping the Road to Peace” sostiene la necessità di avere gli “occhi della nazione” (USA) puntati sui “cattivi” e di utilizzare la geospatial intelligence per intercettare sul nascere le crisi internazionali. Ma soprattutto ricorda quello che è stato il primo impiego di successo delle tecnologie geospaziali nelle trattative diplomatiche durante il conflitto della Bosnia-Erzegovina, a metà degli anni Novanta.

Il secondo capitolo “Waging Modern War” si occupa di strategia e mission planning nella guerra moderna di precisione. Descrive l’impiego nelle missioni militari della tecnica “BuckEye Terrain Visualization” che raccoglie, elabora e trasmette dati del terreno ad elevata risoluzione mediante una camera elettro-ottica e un sensore LIDAR al fine di individuare la posizione degli IED (Improvised Explosive Devices), una continua minaccia anche per le missioni di pace molto difficile da scovare, come purtroppo ci ricorda la triste cronaca di questi giorni. Si parla anche di human geography, ovvero degli aspetti sociali, culturali, economici, ecc. calati direttamente sulla geografia fisica, la cui rappresentazione su mappa è in grado di facilitare la comprensione da parte dei militari della complessità di Paesi come l’Afghanistan.

Nel terzo capitolo “Serving & Protecting”, invece, si illustra come le tecnologie geospaziali possano costituire un valido strumento di supporto alle attività delle forze dell’ordine. Ad esempio in caso di una rapina in banca, è possibile calcolare in tempo reale le isocrone sulla rete stradale e quindi circoscrivere il perimetro entro il quale ricercare i criminali e posizionare i posti di blocco. E’ mostrato come l’impiego congiunto di un criminologo e dei GIS possa consentire l’individuazione della correlazione esistente tra gli hotspot di particolari tipologie di crimini avvenuti in una determinata area e la loro posizione, permettendo quindi una migliore dislocazione delle pattuglie a disposizione, specie se l’area da controllare è molto estesa. Si parla inoltre dell’uso del braccialetto elettronico in California come deterrente per chi ha commesso reati di natura sessuale e viene rilasciato in libertà condizionata.

L’ultimo capitolo “Staying Safe” ci pone un interrogativo: disporre di un GPS nel proprio telefono cellulare può essere utile in caso di emergenza per le forze dell’ordine, ma cosa succede se chi controlla è ad esempio uno stalker? Il progresso che scaturisce dall’uso delle tecnologie geospaziali presenta quindi un duplice aspetto. Da un lato, bisogna saper cogliere tutti i benefici che ne possono derivare. Dall’altro, occorre ricordarsi che la tecnologia può essere oggetto di abuso e quindi occorre saperla gestire.

the more data that’s available out there
the more transparent the world becomes

Oggi è possibile tenere traccia delle persone, che lo sappiano oppure no. Ma si tratta davvero di un’invasione della privacy o solo dell’affermazione di una tecnologia irreversibile e al tempo stesso sempre più irresistibile? Chissà cosa ne pensa la gente…

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La localizzazione dei mezzi di una azienda utilizzati dai dipendenti: il provvedimento del 7 ottobre 2010 del Garante per la protezione dei dati personali http://blog.spaziogis.it/2011/01/24/la-localizzazione-dei-mezzi-di-una-azienda-utilizzati-dai-dipendenti-il-provvedimento-del-7-ottobre-2010-del-garante-per-la-protezione-dei-dati-personali/ http://blog.spaziogis.it/2011/01/24/la-localizzazione-dei-mezzi-di-una-azienda-utilizzati-dai-dipendenti-il-provvedimento-del-7-ottobre-2010-del-garante-per-la-protezione-dei-dati-personali/#comments Mon, 24 Jan 2011 18:13:45 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/?p=3333 La materia è quella della tutela della privacy in ambito lavorativo: in sostanza, si tratta di stabilire quanto e a quali condizioni si possa spingere l’autonomia organizzativa del datore di lavoro quando vengono coinvolti i diritti primari del lavoratore. Sempre più spesso l’esigenza di ottimizzare il lavoro aziendale spinge l’imprenditore a far uso di tutte [...]]]> La materia è quella della tutela della privacy in ambito lavorativo: in sostanza, si tratta di stabilire quanto e a quali condizioni si possa spingere l’autonomia organizzativa del datore di lavoro quando vengono coinvolti i diritti primari del lavoratore.

Sempre più spesso l’esigenza di ottimizzare il lavoro aziendale spinge l’imprenditore a far uso di tutte quelle tecnologie che consentono di monitorare in tempo reale la dislocazione dei propri mezzi e dei dipendenti sul territorio. D’altro canto tali esigenze non possono violare i diritti inviolabili del lavoratore, il quale, nell’espletamento degli incarichi affidati, ha il pieno diritto a non veder violata la propria privacy.
In tal senso, nel presente articolo ci è sembrato utile e opportuno, non solo illustrare il caso concreto sottoposto all’Autorià Garante per la tutela dei dati personali, ma anche inserire in calce un piccolo vademecum degli adempimenti da rispettare.

Ci sia consentita un’ultima notazione di carattere generale (per altro di estrema attualità): al di là del rispetto formale della normativa – che deve essere un adempimento ineludibile, necessario e preliminare in ipotesi di tal genere – è sempre importante coinvolgere fattivamente i lavoratori nell’attività produttiva dell’azienda. Tale coinvolgimento può essere raggiunto solo attraverso una reale e adeguata comunicazione delle esigenze e delle strategie aziendali.
Casi, come quello di seguito descritto, costituiscono, a volte e al di là del rispetto formale della normativa, l’indice di un malessere lavorativo che le norme, da sole, non possono eliminare.

Il caso trae origine da una segnalazione effettuata da un dipendente di una azienda telefonica al Garante per la Privacy, in merito all’installazione, a bordo di alcuni autoveicoli in dotazione al personale della stessa, di un sistema di localizzazione satellitare a tecnologia gps.

In particolar modo il dipendente evidenziava il fatto che tale installazione “sarebbe avvenuta in assenza di preventiva informativa ai lavoratori e senza spiegarne le funzioni né lo scopo del suo utilizzo. Peraltro, soltanto dopo diversi giorni la società avrebbe messo a conoscenza i dipendenti dell’avvenuta installazione dei dispositivi in esame, giustificandone l’utilizzo solo per scopi produttivi”.

L’azienda – che in relazione alla segnalazione effettuata aveva presentato le proprie controdeduzioni all’Authority circa la correttezza del proprio operato – aveva commissionato ad una società esterna di installare dei dispositivi che avrebbero consentito:

  • di localizzare i veicoli in dotazione in tempo reale  su mappa cartografica (con possibilità, tra le altre, di ricerca dei mezzi più vicini ad un determinato indirizzo);
  • di verificare il percorso effettuato (con possibilità anche di controllare la velocità sostenuta, la percorrenza chilometrica del mezzo, i tempi di guida e le soste effettuate);
  • di controllare gli “eventi” verificatisi lungo il percorso (soste o spostamenti in orari non previsti, arrivo in aree predeterminate, ecc.), con eventuale ricezione di una comunicazione di avviso via sms;
  • di comunicare costantemente con il conducente;
  • di gestire i c.d. “punti di interesse” (indirizzi riferiti alla clientela, ai magazzini, agli impianti, ecc.), con possibilità di verificare mediante report sintetici le soste ivi effettuate e i relativi tempi di fermata;
  • di gestire la manutenzione ordinaria e straordinaria del veicolo.

Il caso in oggetto presenta diversi aspetti rilevanti sotto il profilo della materia giuslavoristica, commerciale e di tutela dei dati personali.

In questa sede riteniamo di soprassedere dalle, pur interessanti, considerazioni concernenti il diritto dell’imprenditore di gestire la propria impresa come meglio ritiene opportuno, e ciò  anche con riferimento alla materiale organizzazione del lavoro dei propri dipendenti (artt. 2082, 2086, 2104  c.c.). Tale diritto, comunque, deve essere pur sempre contemperato con il rispetto dell’art. 4 della Legge 300/1970 (c.d. Statuto dei Lavoratori) il quale prevede che:

È vietato l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dei lavoratori.
Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi al possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna. In difetto di accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l’ispettorato del lavoro, dettando ove occorra, le modalità per l’uso di tali impianti
”.

Nel caso di specie distinguiamo, quindi:

  1. Aspetti relativi all’organizzazione produttiva dell’impresa;
  2. Aspetti relativi all’attività di controllo del lavoro espletato dai dipendenti;
  3. Aspetti relativi al diritto dei lavoratori a non essere lesi nella propria dignità, libertà e riservatezza.

Questi elementi sono stati sempre oggetto di un ampio dibattito legislativo e dottrinale.
Varia, numerosa e copiosa, nel corso del tempo, è stata la produzione giurisprudenziale circa la valutazione della liceità o meno del comportamento del datore di lavoro con riferimento al controllo aziendale relativo: all’installazione di apparecchi audiovisivi sui posti di lavoro, al monitoraggio delle connessioni internet sui pc aziendali,  all’installazione di apparecchi di rilevazione delle telefonate ingiustificate, alla localizzazione dei propri dipendenti.

In generale possiamo dire che l’orientamento della Corte di Cassazione, cui sono giunti in ultimo grado i vari ricorsi, è stato quello di distinguere tra controlli offensivi e controlli difensivi.
Offensivo è il controllo atto ad una sorveglianza del dipendente che lede i diritti primari dell’individuo;  lecito, invece, sarebbe il c.d. controllo difensivo. All’interno di quest’ultima categoria la giurisprudenza ha distinto – con varie ed oscillanti pronunce -tra:

  • controlli diretti ad accertare possibili comportamenti illeciti dei lavoratori in relazione all’esatto adempimento delle obbligazioni lavorative;
  • controlli che riguardano la tutela di beni estranei al rapporto lavorativo.

Tuttavia il caso in questione si muove su una linea di confine tra l’ottimizzazione del lavoro ed il controllo dei lavoratori.
Infatti, come sopra evidenziato, i dispositivi gps in questione non solo erano montati sui veicoli aziendali e non sulla persona dei lavoratori, ma, inoltre, le finalità di tale installazione era quella di una migliore e più efficiente organizzazione del lavoro.

Per completezza espositiva, riportiamo le conclusioni del Garante (il cui provvedimento – doc. web n. 1763071 – è reperibile qui), il quale ha censurato il comportamento dell’azienda solo in relazione al non corretto rispetto dell’iter procedimentale atto alla installazione dei suddetti dispositivi gps, ritenendo, invece legittime le finalità del montaggio di tali apparecchiature sui veicoli aziendali.
Tale precisazione è dovuta a fronte di titoli delle rassegne giornalistiche e dei blog più o meno specializzati, del tenore: “bloccata la localizzazione dei dipendenti con GPS”.

Vogliamo, allora, fornire una breve sintesi degli adempimenti da conoscere e rispettare in casi analoghi a quello esaminato:


1. Effettuare una istanza al Garante (ufficio territoriale competente) di verifica e di autorizzazione al trattamento dei dati.
L’art. 17 D.Lgs 196/2003, infatti  prevede:
Trattamento che presenta rischi specifici
1. Il trattamento dei dati diversi da quelli sensibili e giudiziari che presenta rischi specifici per i diritti e le libertà fondamentali, nonché per la dignità dell’interessato, in relazione alla natura dei dati o alle modalità del trattamento o agli effetti che può determinare, è ammesso nel rispetto di misure ed accorgimenti a garanzia dell’interessato, ove prescritti.
2. Le misure e gli accorgimenti di cui al comma 1 sono prescritti dal Garante in applicazione dei principi sanciti dal presente codice, nell’ambito di una verifica preliminare all’inizio del trattamento, effettuata anche in relazione a determinate categorie di titolari o di trattamenti, anche a seguito di un interpello del titolare.
In tal senso è necessario corredare la richiesta con tutti gli elementi che caratterizzano il trattamento. Da non sottovalutare la determinazione dei tempi di conservazione dei dati acquisiti per il tramite dei dispositivi, commisurandoli, ove necessario, alle effettive necessità di conservazione in rapporto alle specifiche finalità concretamente perseguite. E’ opportuno segnalare che, qualora si tratti di dispositivi gps installati su mezzi aziendali, oltre alle specifiche e tecniche esigenze temporali di conservazione dei dati, vi sono da valutare i tempi per la notifica da parte dell’Autorità delle infrazioni. In tal senso ricordiamo che La multa stradale deve essere notificata al trasgressore (o presunto tale dall’Autorità) entro 90 giorni (in caso di residenza in Italia)

2. Notificare al Garante il trattamento di dati personali cui intende procedere.
In particolar modo con riferimento agli adempimenti previsti dagli artt. 37 e ss del titolo VI del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. L’art. 37 cit. infatti prevede che il titolare notifica al Garante il trattamento di dati personali cui intende procedere, solo se il trattamento riguarda dati genetici, biometrici o dati che indicano la posizione geografica di persone od oggetti mediante una rete di comunicazione elettronica.

3. Ottenuta l’autorizzazione, procedere alla stipula di un accordo con le rappresentanze sindacale Aziendali ovvero, in caso di assenza di queste ottenere l’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro.

4. Effettuare una corretta e completa informativa ai lavoratori nella quale devono essere riportate le finalità del trattamento dei dati localizzazione;

5. Il consenso dei lavoratori al detto trattamento, seppur auspicabile, non risulta necessario.
Infatti, secondo quanto previsto dall’art. 24, comma 1, lettera g) del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 il quale prevede che  Il consenso non è richiesto, oltre che nei casi previsti nella Parte II, quando il trattamento  è necessario, nei casi individuati dal Garante sulla base dei principi sanciti dalla legge, per perseguire un legittimo interesse del titolare o di un terzo destinatario dei dati, anche in riferimento all’attività di gruppi bancari e di società controllate o collegate, qualora non prevalgano i diritti e le libertà fondamentali, la dignità o un legittimo interesse dell’interessato (c.d bilanciamento degli interessi di cui parlavamo nel corpo del presente articolo).

6. Designare gli incaricati del trattamento.
Ovvero i soggetti che, in ragione delle mansioni svolte, risultino effettivamente legittimati ad accedere alle informazioni acquisite per il tramite dei dispositivi di localizzazione satellitare

7. Adottare tutte le necessarie misure di sicurezza previste dal Codice della Privacy.
E ciò con particolare riferimento agli artt. da 33 ( Capo II – Misure minime di sicurezza) a 37  (Titolo VI – Adempimenti) ed all’Allegato B, D.Lgs. 196/2003 (disciplinare tencico in materia di misure minime di sicurezza).


Link:

Provvedimento del Garante per la Protezione dei Dati Personali del 07.10.2010
Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196

L'articolo La localizzazione dei mezzi di una azienda utilizzati dai dipendenti: il provvedimento del 7 ottobre 2010 del Garante per la protezione dei dati personali è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Intervista a Massimo Nicolodi creatore di giscover.com http://blog.spaziogis.it/2010/03/03/intervista-a-massimo-nicolodi-creatore-di-giscover-com/ http://blog.spaziogis.it/2010/03/03/intervista-a-massimo-nicolodi-creatore-di-giscover-com/#comments Wed, 03 Mar 2010 13:34:07 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=1841 GIScover è molto popolare tra gli appassionati di outdoor e GPS come il sottoscritto. Nato come mashup di Google Maps per condividere i propri itinerari, attraverso lo scambio di tracce GPS, si è gradualmente evoluto in una realtà più complessa ed in direzioni complementari. In particolare ho trovato interessante l’utilizzo dell’User-Generated Content o UGC per [...]]]> GIScover è molto popolare tra gli appassionati di outdoor e GPS come il sottoscritto. Nato come mashup di Google Maps per condividere i propri itinerari, attraverso lo scambio di tracce GPS, si è gradualmente evoluto in una realtà più complessa ed in direzioni complementari.

In particolare ho trovato interessante l’utilizzo dell’User-Generated Content o UGC per proporre un servizio commerciale e personalizzato alle autorità turistiche locali.

Per capire meglio la realtà imprenditoriale che c’è dietro ho preferito quindi la forma dell’intervista, scritta e video, chiedendo direttamente al fondatore, Massimo Nicolodi, qualcosa di più sulla sua creatura.


Lorenzo Perone – Cos’è GIScover?

Massimo Nicolodi - GIScover è un punto d’incontro per appassionati di viaggi itineranti e di attività outdoor. L’obiettivo principale è quello di fornire una banca dati di tour e tracce GPS accessibile gratuitamente da chiunque e da ovunque.

Per gestire la grande quantità di dati è stato creato un motore di ricerca potente, ma facile ed intuitivo nell’uso, capace di reperire velocemente i tour ricercati.

Tutti gli utenti del sito possono registrarsi e scaricare i tour gratuitamente.
Ad oggi abbiamo 6640 tour per una distanza di 367538 Km ed un dislivello in salita di 11032 km.

LP – Quando è nato GIScover?

MN – Nel 2004.

LP – Perché è nato GIScover?

MN – ll team di GIScover è formato da grandi viaggiatori ed amanti di sport estremi. Negli ultimi anni le tecniche e gli equipaggiamenti sportivi sono cambiati e si sono evoluti, ma due cose sono rimaste costanti: pianificare un nuovo viaggio è ancora una cosa difficile che richiede tempo e dedizione e, nonostante questo, l’eventualità di perdersi nei posti che andiamo a visitare è un’eventualità da non escludere.

Quando cominciai ad utilizzare i primi ricevitori GPS nelle mie avventure mi resi subito conto di come questo piccolo apparecchio tecnologico poteva cambiare la mia vita. Portarlo sempre con me nelle escursioni sulle alte vie delle Dolomiti, significava avere una garanzia di soccorso in caso di necessità ed inoltre era la garanzia di non perdere più la rotta. Il GPS aveva un’interfaccia semplice e poteva comunicare con il PC. In questo modo potevo salvare ed archiviare i percorsi effettuati e potevo caricare le nuove tracce da percorrere recuperate attraverso amici e conoscenti.

Da qui il passo a capire che anche altri appassionati delle Dolomiti come me potevano essere interessati a questi scambi è stato breve.

In poco tempo l’idea ha preso forma: perché non costruire, in collegamento con le autorità turistiche locali, un servizio di informazioni complesso capace di promuovere le zone meno conosciute turisticamente e di fornire un nuovo valore all’esperienza di chi si reca in questi posti? E perché non utilizzare un portale Web, con un motore di ricerca avanzato, per rendere accessibile a chiunque le informazioni in modo semplice, veloce ed economico?

LP – Quante persone hanno collaborato alla nascita di GIScover?

MN – Eravamo in 10.

LP – Chi erano i protagonisti delle escursioni? Voi? Dei vostri amici? Un’associazione sportiva alla quale vi eravate affiliati?

MN – Appassionati di outdoor, io e mia moglie, amici. Abbiamo iniziato a mappare le principali ciclabili del trentino, le altevie delle dolomiti e percorsi di MTB tra cui le Transalp da Mittenwald al Garda (ne ho concluse 5).

LP – Che tecnologie utilizza Giscover?

MN – PHP, MySQL, Google Maps, Drupal. Nella nuova versione integreremo anche Open Street Map con scambio di tracce.

LP – Quanti utenti ha oggi GIScover?

MN – Circa 16.00.

LP – Come ha fatto GIScover a catalizzare la massa critica di percorsi che gli ha permesso di diventare così popolare?

MN – Siamo stati i primi a scambiare le tracce gratuitamente e abbiamo iniziato con bellissimi tour di sci alpinismo e mountain bike.

LP – Cosa sono gli ecopunti?

MN – Sono dei punti attribuiti agli utenti in base ai chilometri di percorsi caricati e che traduciamo in buoni sconto per acquisto di GPS e software dal nostro sito.

LP – Il compenso in ecopunti per i percorsi inseriti è stato efficace?

MN – E’ stato particolarmente stimolante per alcuni rilevatori che hanno svolto un lavoro incredibile.

LP – C’è qualche utente che ha raggiunto livelli di retribuzione tali da fare acquisti importanti?

MN – Qualcuno ha ricevuto dispositivi GPS pagati con il sudore e gli ecopunti.

LP – Quante sono le persone attualmente impiegate in GIScover? Che profili hanno?

MN – Ci sono attualmente 5 sviluppatori, collaborano inoltre fotografi e web designer.

LP – GIScover mostra attualmente una trasversalità di servizi (shop, corsi, servizi di geolocalizzazione, servizi di web-gis di supporto al marketing territoriale) quali sono quelli trainanti da un punto di vista economico?

MN – I principali settori di riferimento sono il turismo, la pubblica amministrazione e l’educazione.

Sviluppiamo soluzioni geoweb, Content Management System (CMS – Drupal), Customer Relationship Management (CRM – http://www.giscover.info/prodotti_servizi).

Abbiamo richieste da diverse località turistiche di aggiungere ai loro siti web delle funzionalità geoweb per promuovere i principali punti di interesse ed itinerari sul loro territorio. A questo proposito stiamo introducendo il concetto del GPS Guided Tour.

La presenza di GPS sui telefoni di nuova generazione sta accellerando la diffusione e la richiesta di queste tecnologie, di conseguenza noi stiamo investendo in ricerca e sviluppo sul settore mobile (Nokia, iPhone e Andorid).

Abbiamo iniziato un’attività di collaborazione con editori, in particolare segnalo la collaborazione con Ediciclo, editore specializzato nella pubblicazione di guide escursionistiche e per il cicloturismo. Stiamo accompagnando le ultime pubblicazioni con tracce GPS per agevolare i lettori nell’individuazione dei percorsi.

LP – C’è un sito/progetto italiano a cui ti sei ispirato o che ti piace particolarmente?

MN – I miei riferimenti sono wikipedia, flickr, google maps e youtube.

La nuova versione di GIScover che stiamo sviluppando ne permetterà una facile integrazione con funzioni simili.

LP – Quali sono i temi su cui state investendo e che pensate possano diventare economicamente rilevanti per la vostra azienda?

MN – Turismo, annunci classificati, pubblica amministrazione, educazione, mobilità e trasporto pubblico, sicurezza in montagna, applicazioni per mobile (Symbian, iPhone, BalckBerry e Android), canali tematici per i geocontenuti.

LP – Ci sono delle attività, diverse da GIScover, in cui siete coinvolti in questo momento e di cui vuoi parlarci?

MN – Un progetto al quale tengo particolarmente è “Scuola Web 2.0 – Esplora e Racconta” che è stato approvato e finanziato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Trento. E’ un progetto rivolto al mondo dell’educazione con scuole medie e secondarie del trentino ed alcune facoltà universitarie. E’ prevista inoltre la partecipazione di enti per beni culturali, turismo ed innovazione tecnologica.

http://tinyurl.com/y9gx8yw - http://tinyurl.com/yc8mlle - http://tinyurl.com/y8dmvyn

LP – Ci puoi segnalare alcuni case history degli ultimi progetti realizzati o in via di sviluppo?

MNBusFinder, sistema integrato per la mobilità

http://tinyurl.com/ybtyvh9http://tinyurl.com/y9mbymy

MN – Ed alcuni siti di cui abbiamo realizzato la parte di geoweb.

Percorsi Outdoor – www.giscover.com

La via del Brenta – http://laviadelbrenta.it/

Progetto turistico Sardegna – tancasabertas.net

Prototipo Route Planner ATAF Firenze – http://ataf.giscover.com/map

MN – Ti segnalo anche dei link ad applicazioni e tecnologie che ci sembrano molto interessanti.

Boston MBTA Planner - esempio di routeplanner al quale ci stiamo ispirando.

Google Maps per Mobile – qui è possibile richiedere fermate e linee da punto a punto anche per trasporto pubblico, provatelo su Firenze!

Digital Signage e automationazienda con cui collaboriamo per sistemi di digital signage e broadcasting localizzato. Sono tra i maggiori produttori al mondo di display per outdoor e sistemi bancomat. Possono produrre anche distributori di biglietti e schede magnetiche.

Google Transit – elenco delle città che offrono informazioni e orari per trasporto pubblico. Speriamo di poter aggiungere anche la regione Abruzzo.

Terravision – sito interessante per organizzare vacanze “fly and ski” e turismo estivo e attivo (bici escursionismo ecc…).

Val Venosta – Itinerari turistici in bici + treno.

Val Pusteria – Itinerari in bici.

L'articolo Intervista a Massimo Nicolodi creatore di giscover.com è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2010/03/03/intervista-a-massimo-nicolodi-creatore-di-giscover-com/feed/ 1 logo giscover
E pur si muove! http://blog.spaziogis.it/2009/11/05/e-pur-si-muove/ http://blog.spaziogis.it/2009/11/05/e-pur-si-muove/#comments Thu, 05 Nov 2009 22:39:29 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=1371 Il resoconto sulla conferenza GSDI mirava alla condivisione di alcune impressioni sul mondo della IG internazionale e anche di qualche riflessione rispetto al contesto nazionale. Rileggendolo prima di pubblicarlo, mi scappò un: “Non male!”. Così nacque il titolo di quel post. “Proprio non male!” mi viene da commentare, rileggendo quest’altro. Lo scorso 16 ottobre ho [...]]]> Il resoconto sulla conferenza GSDI mirava alla condivisione di alcune impressioni sul mondo della IG internazionale e anche di qualche riflessione rispetto al contesto nazionale. Rileggendolo prima di pubblicarlo, mi scappò un: “Non male!”. Così nacque il titolo di quel post. “Proprio non male!” mi viene da commentare, rileggendo quest’altro.

Lo scorso 16 ottobre ho trascorso la giornata all’Infrastructure Telematics & Navigation. Tutte le informazioni riguardanti questo evento si possono leggere sul sito ufficiale, qui.

Se siete rimasti incuriositi e siete ritornati a leggere queste righe dopo aver “sbirciato” le pagine dell’ITN, suppongo che sarete stati colpiti dal numero di enti, aziende e associazioni che hanno contribuito all’organizzazione e hanno partecipato a questo evento. Se avrete avuto poi la pazienza e la curiosità di consultare il programma delle conferenze, workshop informativi e seminari avrete forse provato a fare una cernita delle sessioni alle quali vi avrebbe fatto piacere assistere. Un programma veramente ricco di argomenti che hanno a che fare con le cose che ci piacciono TANTO! Purtroppo, ahimè, io vi posso solo riportare i contenuti di due workshop. Spero che resoconti più esaustivi siano disponibili sulla rivista GEOMEDIA (il cui direttore ha moderato il workshopGIS & MAPPING pro Mobility & Infrastructures”) e naturalmente, sulle pagine web degli organizzatori, INFRASTRUCTURA Torino e TELEMOBILITY Forum, e su altri portali di settore.

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In mattinata ho seguito il workshop “Portable Navigation Device – Soluzioni e Servizi”. Il compito di introdurre il tema, fornire argomenti e riflessioni rispetto a quest’area di tecnologie e business emergenti è stato svolto da Massimo Giordani. Giordani crede fermamente nei valori positivi del cambiamento epocale che stiamo vivendo, è un attento osservatore dell’evoluzione della Rete e della convergenza digitale; per primo ha introdotto il concetto di ecosistema digitale. Nel suo breve ma efficace intervento, partendo da una rapida puntualizzazione sul valore di una rete (sviluppata richiamando i diversi modelli di rete: lineare, tipica del broadcasting, quadratica, riferibile per esempio al p2p ed esponenziale, quella, per intenderci, dei social network) e sul trend di crescita del numero di abitanti del pianeta connessi ai diversi network (mobile, internet, internet “veloce”, internet su mobile, …), ha posto l’accento sulla necessità di focalizzare l’attenzione sulla convergenza cognitiva; ovvero, senza trascurare quella di tipo tecnologico (inarrestabile), considerare e favorire soluzioni che ci accompagnino verso un diverso modo di imparare ad accedere alla rete e di relazionarci con le altre persone. Riprendendo un esempio citato dal relatore: siamo pronti culturalmente per interagire con questo? Questa convergenza avverrà in tempi brevi oppure occorreranno generazioni perché si concretizzi? Sollecitato da una domanda del pubblico, Giordani ci ha tranquillizzato: anche se passeranno forse decenni e saranno necessarie ulteriori evoluzioni tecnologiche prima che i comportamenti simbiotici con le tecnologie digitali siano ampiamente diffusi, la durata del processo non deve influenzarci negativamente. E’ invece importante che ci si adoperi fin d’ora rispetto alla convergenza cognitiva, per cogliere cammin facendo i vantaggi che quella digitale può offrire.

Andrea Recanatini, di Telematic Solutions SpA, ha illustrato le caratteristiche di un device per la navigazione, la tracciabilità e la sicurezza personale denominato Smart Street. Sostanzialmente il dispositivo è un navigatore su cui sono state integrate le funzionalità di un altro prodotto dell’azienda, con il quale, in caso di emergenza, premendo un pulsante si può richiedere soccorso in automatico. Potrebbe però accadere che la convergenza tra Mobile e Navigatori risulti più rapida di quanto preventivato dagli esperti marketing dell’azienda. Un’osservazione al riguardo è stata espressa da una giovane ascoltatrice. Secondo Recanatini, le analisi di prodotto e di mercato effettuate, escludono tale rischio ancora per diversi anni. Anche se la soluzione tecnologica è in parte differente, la presentazione alla quale ho assistito mi ha ricordato un demo visto in rete qualche anno fa: in veste di padre, che si ritiene al riparo da ansie nocive, mi aveva fatto sorridere. L’ho ricercato: qui una versione ovviamente rinnovata.

L’assessore al turismo del Comune di Vaiano ci ha accompagnato per i sentieri della Calvana. Non sapete dov’è? Nemmeno io fino all’altro giorno. Se ci capiterà di passare dalle parti di Prato, una digressione verso questo crinale, che fa da confine naturale con la provincia di Firenze, potrà essere motivo di sorprese e soddisfazioni. In questo caso sarà bene procurarsi la carta dei percorsi e la pubblicazione associata, redatte grazie alla collaborazione attiva degli abitanti della zona, di varie associazioni, sotto la regia della Provincia di Prato, che promuove e coordina il progetto “Le mappe dei cittadini”. Al termine, l’uditorio ha manifestato di apprezzare l’esempio di questa pubblica amministrazione nell’utilizzo dei PDN per costruire mappe “dal basso”. Perché, come leggo nel sito, aiutano a preservare la memoria storica e culturale di un luogo, favoriscono la promozione del territorio dal punto di vista turistico, agevolano il lavoro degli amministratori e, non ultimo, sono occasione di aggregazione della collettività.

Tutt’altra atmosfera ha accolto alla ripresa dei lavori, dopo la consueta pausa del coffee-break, il mio rientro in sala. Irene Celino, ricercatrice del CEFRIEL, mi ha accompagnato lungo i sentieri dell’Urban Computing, ovvero -ha spiegato la ricercatrice- quella branca del Pervasive Computing applicata al contesto urbano. Quindi lo studio dell’interazione uomo-macchina, dove qui per macchina va inteso un innumerevole insieme di apparati digitali, interconnessi in rete e distribuiti nell’ambiente, spesso nascosti alla vista perché immersi all’interno di ogni tipo di oggetto. Sto entrando in un campo irto di ostacoli per me, ma Celino mi è venuta in soccorso “virtuale”: ha pubblicato le slide proiettate durante la sua presentazione qui. Spero di avervi incuriosito, e vi lascio scorrere le immagini una ad una. Arriverete come è capitato a me alla slide n° 22 in cui viene illustrato il case study a cui stanno lavorando al CEFRIEL: mi trovo a Milano, vorrei acquisire informazioni per esempio sui monumenti che potrei visitare e anche su eventi a cui vorrei partecipare, e come raggiungerli. Oggi, per acquisire queste indicazioni devo consultare fonti diverse, direi che è l’operazione che faccio normalmente, però seduto davanti al laptop connesso in rete, con penna e foglio di carta per annotarmi orari, percorsi, indirizzi, saltando da un sito all’altro.

L’esempio è certamente una rappresentazione semplicistica di un contesto urbano e di un’esigenza personale, ma non dobbiamo dimenticare che di attività di ricerca si tratta. Infatti l’obiettivo della sperimentazione è quello di testare e migliorare l’architettura progettata in LARKC, piattaforma che consente di rispondere a interrogazioni in linguaggio SPARQL, inviando sia richieste a fonti Semantic Web (come Sindice e Dbpedia), sia a servizi Web2.0 (come Eventful), processando i dati per poi restituire le informazioni utili all’applicazione client che le visualizza sulla mappa di Milano. Mi è sembrato un esempio intrigante, assai vicino al connubio convergenza digitale-cognitiva. L’ambito dell’Urban Computing infatti coniuga argomenti di ricerca prettamente tecnici e temi di studio rivolti a immaginare e comprendere come potrà svilupparsi la nostra vita sociale, come potrà svolgersi la nostra giornata nella “città digitale”.

Un altro progetto di ricerca (come il precedente, co-finanziato nell’ambito del VII Programma Quadro) di cui sarà importante seguire gli sviluppi è Ima Geo. Il consorzio, per l’Italia è presente Neos s.r.l., intende sfruttare la convergenza tra mobile, camera, web (con attenzione al web2.0) per realizzare servizi sia per il turista, sia per la valorizzazione dei beni culturali. Il progetto è stato illustrato da Giovanni Giovinazzo, ricercatore di un’altra azienda del consorzio, la tedesca IN2: facendo riferimento a scenari e use case, ha impressionato l’uditorio mostrando come in un prossimo futuro, grazie alle tecnologie GNSS, le immagini geo-localizzate e geo-orientate catturate con i nostri PDA potranno essere arricchite con altre riprese e contenuti acquisite dalla rete. Non solo, ognuno di noi potrà arricchire le scene così integrate con proprie informazioni e conoscenze, stimolando la comunicazione e la condivisione di esperienze tra compagni di viaggio virtuali.

Sarà interessante e utile favorire anche l’osmosi tra questo contesto di ricerca, quello del governo delle città e -non meno importante- la pluralità dei cittadini. Solo dal dialogo, dal confronto è possibile dare concretezza alle sperimentazioni, dare un pizzico di creatività alla burocrazia, liberare la fantasia dei cittadini.

Gli interventi successivi ed anche quelli della sessione “Navigation & Tourism” a cui ho partecipato nel pomeriggio mi hanno permesso di acquisire un quadro abbastanza articolato di quante possibilità la convergenza digitale offra già oggi in questo settore, in termini sia di prodotti che di servizi. E quanto siano importanti approcci creativi e attitudine all’innovazione per cogliere le opportunità imprenditoriali e trasformarle in occasioni di business. Questa riflessione potrà sembrare ingenua al lettore già attento e addentro a questo segmento del mercato dell’Informazione Geografica, quindi informato sulle ormai numerose esperienze che studiosi, ricercatori, imprenditori e semplici appassionati stanno creando grazie alla Rete, nella Rete, per la Rete. E’ vero: dichiaro subito che condividerò totalmente questo giudizio. E aggiungo -facendo autocritica- che nel tempo che dedico al surfing finora è stato più facile che sia stato colpito da esperienze straniere, come questa “Rebuilding a City through Community, Neogeography, and GIS“ piuttosto che stimolato a cercare di approfondire lo stato dell’arte in ambito nazionale. Sono forse vittima di una barriera, di un solco che si è creato tra comunità dell’Informazione Geografica? Ormai da diversi anni il call for paper della conferenza annuale ASITA propone agli autori temi quali Web2.0, ubiquitous GI, Location Based Services, ecc.. Ma il numero di contributi inviati su questi argomenti sono raramente sufficienti per consentire di inserire nel programma della conferenza qualche sessione al riguardo. Penso che se avrò ancora l’opportunità di partecipare alla sua organizzazione (ormai l’edizione del 2009 è alle porte) mi adopererò perché questo solco sia colmato.

Per tornare al resoconto della giornata torinese, posso citare un esempio che mi ha intrigato molto perché è stato introdotto con questa premessa: “Siamo un gruppo di appassionati di sport all’aria aperta. Usiamo gps, navigatori ecc., ecc., per organizzare i nostri viaggi, le nostre gite: abbiamo pensato che quanto andavamo raccogliendo e le esperienze che stavamo facendo potessero anche essere alla base di un’attività professionale”. Insomma, sintetizzando: hobby web2.0-geoweb-mobile-gps professione GIScover hobby. E’ seguito il racconto di un’esperienza fatta da alcune scolaresche di Riva del Garda, alla scoperta della loro città (qui, le slide della presentazione).

Ma l’attività di questi professionisti non è rimasta legata all’ambito del contesto ludico e formativo: il fondatore di GIScover, Massimo Nicolodi, proprio all’interno della sessione “Navigation & Tourism” ha presentato i contenuti di una collaborazione con Ataf, l’azienda di trasporto pubblico dell’area metropolitana fiorentina. Potete leggere i contenuti salienti del progetto illustrato qui.

Un altro esempio di iniziativa sorta da una passione dei suoi fondatori è eGuides, con sede nel Monferrato. Anche in questo caso, infatti, come ho potuto ascoltare da Massimo Colognesi, direttore tecnico dell’azienda, lo spunto è scaturito dalla competenza acquisita nell’ambito di attività legate al tempo libero, partendo da un progetto per far conoscere al turista le bellezze, anche nascoste, di questa parte d’Italia. Mi ha incuriosito l’aspetto marketing dell’iniziativa, come vengono promossi i loro prodotti sia in rete, grazie alle sinergie con quest’altra iniziativa, attraverso la presenza di link su siti turistici, come questo , sia attraverso reti fisiche, quali -appunto- i distributori ESSO o presso gli hotel, i ristoranti e altre strutture ricettive. Infine, voglio segnalare la possibilità offerta ai professionisti che operano nel settore dello sviluppo applicazioni e siti web, di diventare sviluppatori “eGuides” autonomi, grazie ad un modulo software disponibile su licenza.

Infine, sempre in tema di prodotti innovativi, vorrei ricordare quest’ultima iniziativa “di casa mia”. Si tratta di ELIOS, spin-off del Dipartimento di Ingegneria Biofisica ed Elettronica (DIBE) dell’Università di Genova. Massimiliano Marangone, ci ha illustrato un’applicazione multimediale mobile per l’orientamento dei non vedenti all’interno di un percorso turistico (per esempio un museo). Grazie all’impiego di sensori RFID, PDA ed allo studio delle esigenze e dei comportamenti delle persone non vedenti, l’equipe genovese ha realizzato strumenti in grado di rendere a loro accessibili spazi altrimenti inavvicinabili. Ha detto Marangone: “La soddisfazione maggiore è stata quella di avere ascoltato dalla viva voce di una ragazzina la gioia per essere stata per la prima volta lei, sempre accompagnata dalla mamma, la guida dei suoi genitori lungo il percorso museale di una villa”.

Altri interventi mi hanno invece aiutato a capire, o meglio, a intuire cosa si cela dietro il richiamo di Giordani sull’importanza di accompagnare la convergenza digitale con la convergenza cognitiva. Già mi è difficile “stare al passo” per imparare ad utilizzare nuovi dispositivi! Sarà per me veramente una sfida acquisire consapevolezza su come questi possano influire sui miei comportamenti, sui modi di vivere la realtà quotidiana, di vivere i rapporti sociali. Può aiutarmi, aiutarci, seguire esperienze come quella raccontata da Alessandro Brella, presidente di IZMO. La sfida che questa associazione culturale torinese persegue, riguarda l’applicazione di queste tecnologie per favorire i rapporti tra gli abitanti e il quartiere, la fruizione degli spazi, le relazioni sociali. In particolare, Brella ha illustrato i dati salienti dell’iniziativa INSITO, una metodologia integrata volta alla costruzione sociale e partecipativa di una conoscenza territoriale, promossa e sperimentata proprio nel quartiere di Torino ove l’associazione ha sede. Un mix di esperimenti di deriva urbana, interviste a staffetta, cartografia partecipata (come dire “psicogeografia”) e focus groups. A me, “web-provincialotto” incallito è venuta alla memoria quest’altro progetto (MIT, 2006): REAL TIME ROME. Ma sono stato immediatamente punito, e mi sta bene! Ricordavo bene, il direttore del SENSEable City Lab’s è un italiano, Carlo Ratti, laureato al Politecnico di … Torino.

Insito, cartografia partecipata

Mentre un olandese che vive e opera -ma ha più senso fare riferimento al luogo fisico?- a Torino è Mark Vanderbeeken. Ha raccontato con brio come sia possibile fruire di tutte le tecnologie interattive disponibili (tagging RFID, telefoni cellulari, Internet, display di grandi dimensioni ecc) per pianificare un viaggio in treno: dalla pianificazione dell’itinerario, all’acquisto del biglietto, alla gestione dei ritardi (sic!). Ci ha fatto intendere come tutte queste “diavolerie” possono aiutare e gestire in maniera dinamica e tempestiva le informazioni. Soprattutto ci ha introdotto su come sia possibile e gratificante procedere ponendosi dalla parte del viaggiatore: analizzando diversi tipi di esigenze di viaggio, differenti momenti (a casa, nel percorso verso la stazione, in carrozza, in attesa di una coincidenza, …). Ho usato il treno per partecipare all’ITN, come dire… avrei voluto TANTO! Ho appreso anche una lezione di umiltà quando è stato chiesto a più voci: “Il cliente ha acquisito i risultati delle vostre analisi, le soluzioni prospettate?”. Ha evidenziato i limiti oggettivi e soggettivi che hanno impedito il passaggio ad una fase esecutiva.

Non posso concludere questo resoconto, senza riportare qualche scheggia della relazione svolta da Germano Paini, studioso del web2.0 ma anche imprenditore del settore. Ci può aiutare a trovare degli argomenti, degli spunti, forse un filo di Arianna, per non perderci nel labirinto della rete. E’ vero, come ha detto nel suo intervento, che nella rete tutto è “iper”, sovrabbondante, incontrollabile. Ma tutto è anche approssimativo, disperso, scoordinato, spesso molto poco pertinente. Però, osserva, quando abbiamo bisogno di informazioni e di conoscenze noi cerchiamo “pertinenza”, cioè desideriamo che la conoscenza sia adeguata, mirata, corrispondente. Paini ha introdotto il concetto di “iper-pertinenza”, per significare la sintesi tra una conoscenza adeguata alle nostre esigenze e l’iperbolicità della rete, ottenuta esaltando le connessioni ed i legami. L’iper-pertinenza, allora, offre le metodologie e gli strumenti per costruire conoscenze ricche ma non dispersive, mirate ma coordinate, focalizzate ma plurali, consolidate ma aperte. La sua presentazione si è focalizzata su come possono essere utilizzati i qr-code associati ai manifesti pubblicitari, “catturati” attraverso una foto effettuata con un dispositivo connesso in rete e quindi utilizzato per la scelta di contenuti pertinenti, per inviare commenti fino ad innescare un processo di viral marketing. Approfondirò l’argomento, magari aiutandomi (e facendomi aiutare) da ThinkTag.

Mi sto allontanando dalla Geographic Information? No, non penso. E’ che “la geografia evade dai suoi confini ed invade il quotidiano”. Non è vero amici di TANTO? Attendiamo quindi ansiosi nuovi stimoli dal GISDay 2009 di Palermo.

L'articolo E pur si muove! è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2009/11/05/e-pur-si-muove/feed/ 11 44.397522 8.968055 sergio_esm1 Insito, cartografia partecipata
Geocaching: “Lo sport nel quale sei tu il motore di ricerca”… http://blog.spaziogis.it/2008/09/12/lo-sport-nel-quale-sei-tu-il-motore-di-ricerca/ http://blog.spaziogis.it/2008/09/12/lo-sport-nel-quale-sei-tu-il-motore-di-ricerca/#comments Thu, 11 Sep 2008 23:46:41 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=486 Non so per quale motivo non abbia scritto finora un post su una delle cose che mi piacciono TANTO: il geocaching. Forse perché ho pensato banalmente che tutti coloro che lavorano con GIS e cartografia digitale possiedano un dispositivo GPS, e per la regola della transizione che costoro conoscano anche il geocaching. Nata nel 2000, [...]]]> Non so per quale motivo non abbia scritto finora un post su una delle cose che mi piacciono TANTO: il geocaching.

Forse perché ho pensato banalmente che tutti coloro che lavorano con GIS e cartografia digitale possiedano un dispositivo GPS, e per la regola della transizione che costoro conoscano anche il geocaching.

Nata nel 2000, all’indomani della fatidica caduta della “selective availability”, si tratta di una sorta di grande caccia al tesoro mondiale, alla quale possono partecipare i possessori di un GPS e di una gran voglia di cercare scatolette nascoste da loro simili.

Unico indizio, ovviamente, una coppia di coordinate rigorosamente espresse in WGS84. Lo scopo è dunque quello di recarsi nel luogo indicato e cercare il tesoro (cache), consistente in una scatola con dimensioni che possono andare dal contenitore per rullini a quelle di un secchio (sic!).

Cosa c’è dentro? Ci trovate sempre almeno un log book, sul quale registrare il proprio nome e la data del ritrovamento, perchè come avrete intuito, i cache non vanno mai portati via. Come optional potreste trovare oggetti collocati dal proprietario o dai “geocacher” che l’hanno trovato. Tra questi i più curiosi sono i “trackables“, oggetti tra i più vari che hanno un codice univoco e dunque tracciabili nel loro viaggio incessante da un geocache all’altro. Ogni cacher che trova un trackable ha l’onere e l’onore di ricollocarlo in un altro cache. Ce ne sono alcuni che hanno fatto il giro del mondo.

Per un geocacher, oltre all’entusiasmo di trovare e loggare il maggior numero di cache, c’è anche quello di collocarne tante, in posti curiosi, dai più affollati delle grandi città (nella sola Milano ce ne sono a decine), a quelli lontani dalle rotte migratorie turistiche.

Personalmente trovo affascinante attrarre gente in luoghi che ritengo belli da visitare, insoliti o interessanti da tanti punti di vista. Eppoi ci sono tanti tipi di cache, e per trovarli bisogna saper cercare, o risolvere dei piccoli rompicapo. Un tipo speciale è ad esempio l’Earthcache, ovvero un luogo singolare dal punto di vista geologico (c.d. geosito), al quale viene sempre associata un’attività didattica da effettuare per poter “loggare”, ovvero registrare la propria visita. Ci sono poi alcuni geocacher puristi che non usano nemmeno il GPS, ma solo carte topografiche in puro sile “orienteering”.

E’ facile intuire la grande valenza che il geocaching ha dal punto di vista ambientale. Il rispetto dei luoghi nei quali si trovano i cache è fondamentale, regola non scritta è quella di portar via eventuali rifiuti che vebgono trovati.

Il geocaching poi è uno sport fantastico da fare in compagnia ma soprattutto soli, io veramente lo adoro per questo. Anche perchè la strana abitudine che i geocacher hanno di partire alla ricerca di una scatoletta, all’improvviso, nel bel mezzo di una gitarella è difficilmente comprensibile da parte di amici che magari vi accompagnano. Cacciare di tasca il GPS, guardarsi intorno, dire: “torno subito” e stare via un tempo interminabile per poi tornare con un sorriso di soddisfazione stampato sul volto, giustificarlo col fatto che avete trovato il “cache”, e magari pure un Travel Bug, è un “FTF”, e dovete correre a “loggarlo” al piu’ presto… No, sarebbe decisamente troppo per i vostri amici.

Durante la mia recente vacanza in Abruzzo sono a malincuore passato davanti a 4 geocache perchè nessuno della compagnia voleva assecondarmi in questa passione… Ma per uno, almeno per uno, ho piantato in asso famiglia e amici ad Anversa degli Abruzzi, ho preso la macchina e ho detto loro: “Ci vediamo tra un paio d’ore!”. Mi sono inerpicato su su per raggiungere un paesino, Castrovalva, e cercare un cache vicino a una chiesetta sbattuta su un crinale… il fantastico panorama, da solo, valeva la ricerca.

Ecco perchè amo questo sport: ti porta e ti fa portare gente in luoghi unici. E’ l’ebbrezza della ricerca, del perchè quella scatoletta è stata messa proprio lì.

Insomma il mio invito, da entusiasta geocacher, è quello di provarci anche voi… Date un’occhiata al sito ufficiale e quello della comunità italiana, individuate le cache più vicine a dove siete con il mashup di Google Maps o con il Geocache browser di Google Earth (bisogna iscriversi su geocaching.com per scaricarlo) e fatevi prendere dalla voglia di cercarle!

GC_Puglia

Non rimane che augurare buona caccia a tutti.. nel senso più pacifico possibile.

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http://blog.spaziogis.it/2008/09/12/lo-sport-nel-quale-sei-tu-il-motore-di-ricerca/feed/ 0 GC_Puglia
Mobile GMaps, un’applicazione per andare in vacanza con le “proprie” basi cartografiche web http://blog.spaziogis.it/2008/08/20/mobile-gmaps-unapplicazione-per-andare-in-vacanza-con-le-proprie-basi-cartografiche-web/ http://blog.spaziogis.it/2008/08/20/mobile-gmaps-unapplicazione-per-andare-in-vacanza-con-le-proprie-basi-cartografiche-web/#comments Wed, 20 Aug 2008 16:44:28 +0000 Andrea Borruso http://blog.spaziogis.it/?p=480 Mobile GMaps è un’applicazione freeware che mostra sui vostri telefonini e palmari (con supporto JAVA J2ME) mappe da Yahoo! Maps, Windows Live Local (MSN Virtual Earth), Ask.com, Open Street Map ed altre sorgenti. Funziona su molti dei cellulari rilasciati sul mercato negli ultimi tre anni (compresi Windows-Mobile/PocketPC/Palm). Io l’ho installato e testato sul mio Nokia [...]]]> Mobile GMaps è un’applicazione freeware che mostra sui vostri telefonini e palmari (con supporto JAVA J2ME) mappe da Yahoo! Maps, Windows Live Local (MSN Virtual Earth), Ask.com, Open Street Map ed altre sorgenti.

Funziona su molti dei cellulari rilasciati sul mercato negli ultimi tre anni (compresi Windows-Mobile/PocketPC/Palm). Io l’ho installato e testato sul mio Nokia E61i, scaricandolo direttamente con il telefonino dal sito WAP: http://wap.mgmaps.com/

L'icona di Mobile GMaps

L’icona associata non mi piace TANTO, ma questi sono dettagli. Al lancio del programma vengono tipicamente poste due domande:

  • vuoi consentire all’applicazione di raccogliere le informazioni sulla posizione geografica corrente?
  • vuoi consentire all’applicazione di connettersi alla rete per scaricare dati?

Alla prima risponderete di si, se avrete nel vostro telefonino un GPS integrato o un’antenna GPS connessa.
Alla seconda è necessario rispondere affermativamente per poter scaricare le basi web citate sopra.

Se risponderete si ad entrambe, avrete una schermata come quella sottostante.

Mobile GMaps con una base da Live Maps

Il pallino blu mostra la posizione GPS. In basso a destra le coordinate in gradi/minuti/secondi e la velocità in km/h, in basso a sinistra il Menu principale, ed in alto al centro un tooltip con dei suggerimenti per gli shortcut da tastiera. Il tasto “0” ad esempio consente di cambiare il tipo di base cartografica: passare ad esempio da Live Maps (lo sfondo dello screenshot soprastante) a Yahoo! Maps.

I tipi di mappa disponibili, eventualmente da abilitare, li troviamo andando su Menu>Settings>Map Types (vedi figura sotto).

Scelta delle basi in Mobile GMaps

Le opzioni offerte dal programma sono numerose, e non andrò nei dettagli. Ciò che vorrei condividere con voi è una particolare funzione di grande utilità, a cui accenno tra le righe del titolo di questo post.

Andiamo con ordine.

Domani andrò per la prima volta a Linosa . Mi porterò la mia antenna/data-logger GPS, il mio telefonino e la mia macchina fotografica. Il fine principale è quello di rilassarmi e godermi questo piccolo angolo di paradiso, ma “malato” di informatica e GIS vorrei fare anche le seguenti cose:

  • mappare le principali strade di Linosa per poterle caricare su OpenStreetMap (ancora non sembra coperta)
  • fare qualche foto da inviare geotaggata tramite Shozu su Flickr
  • memorizzare sul telefonino qualche bookmark geografico su Mobile GMaps
Per fare tutto questo mi piacerebbe avere una buona base cartografica digitale sempre disponibile e di comodo trasporto. Mi piacerebbe avere in particolare la foto di Linosa offerta da Microsoft Live Maps, in quanto è quella al momento di maggiore dettaglio (sembra una di quelle del progetto it2000). E gradirei usarla in combinazione con il mio dispositivo GPS.
Non so però se a Linosa ci sia una buona copertura per il segnale dei cellulari; se ci fosse non vorrei “buttare” soldi connettendomi in real time con Live Maps tramite Mobile GMaps.
La soluzione per fortuna c’è, e sta dentro una delle modalità di utilizzo di questa applicazione: quella offline.
Mobile GMaps è capace di leggere da una card MicroSd del vostro telefonino una copia cache della cartografia online che desiderate, senza costringervi a connettervi alla rete.
Ci sono diverse modalità e strumenti, per creare una copia cache della cartografia online da leggere con questa applicazione. Vi illustrerò quella che ho usato e testato per Linosa:
  1. andate sul sito http://www.mapcacher.com/, e zoommate su Linosa (o sull’area di proprio interesse)
  2. disegnate un quadrilatero, facendo click con il sinistro del mouse sulla mappa attorno all’area di interesse (vedi figura qui in basso)

    Appunti Windows-3

  3. scegliete l’intervallo di livelli di zoom che desiderate acquisire per l’area (parametro Zoom level). Più è alto il livello, maggiore sarà la risoluzione. Nel mio caso, un’area molto piccola, ho scelto i livelli da 13 a 17
  4. scegliete la qualità di output delle immagini tramite il parametro “Level of detail”. Io ho scelto la qualità media e sono soddisfatto.
  5. scegliete il provider ed il tipo di mappa. Nel mio caso Microsoft Live Aerial Images
  6. cliccate sul tasto “Generate” e scaricate il file che vi viene proposto (ha estensione .map)

A questo punto dovrete scaricare ed installare gMapMaker (qui l’ultima versione). Questo programma è quello che fa il lavoro “sporco”: si connette con il provider cartografico scelto e scarica – tassello per tassello, livello di zoom per livello di zoom – la base scelta. Il file .map di cui sopra è un file indice, che contiene le informazione necessarie a gMapMaker per portare a termine il download dei tasselli di mappa. L’interfaccia del programma è quella della figura sottostante.

gMapMaker

Questi i passi da seguire:

  1. scegliere la cartella del vostro hard-disk – “Cache folder” – dove archiviare la copia cache della cartografia scelta
  2. scegliere come “Operating mode” quello visibile in figura
  3. cliccare sul tasto “Go” e selezionare il file .map scaricato precedentemente

Dopo alcuni secondi partirà il download. I tempi possono essere anche molto lunghi, in dipendenza delle dimensioni dell’area di studio scelta e dei livelli di zoom selezionati. Nel mio caso, pochi kilometri quadrati, sono bastati pochi minuti. Al termine del download, troverete all’interno della cartella di destinazione una cartella denominata “MGMapsCache”. Copiatela in una cartella della vostra card MicroSD (ad esempio “/mobileGmaps/Linosa”, ed avrete quindi “/mobileGmaps/Linosa/MGMapsCache”).

Avviate a questo punto Mobile GMaps sul vostro cellulare/palmare, aprite il menu, selezionate Settings>Map browsing ed attivate le opzioni “Stored Maps” e “Offline Mode” (come nella figura sottostante).

Screenshot0011

Scorrete la schermata verso il basso, e valorizzate il parametro “Storage Path” con il percorso della scheda MicroSD scelto prima (nel mio caso “/mobileGmaps/Linosa/MGMapsCache”). Dal menu “Opzioni” salvate queste impostazioni e riavviate l’applicazione.
Non vi resta che scegliere il tipo di mappa coerente con quello di cui avete creato una copia cache, e zoomare sull’area scelta. Nell’immagine in basso il risultato che ho ottenuto, in cui è visibile uno dei crateri spenti di Linosa; anche il mio GPS è al momento spento (sono ancora “chiuso” tra le mura di casa) e Mobile GMaps non riesce quindi leggere le coordinate.

Screenshot0012

Domani sarò a Linosa e potrò usare quando vorrò questo comodo supporto digitale, senza dovere attendere inutili tempi lenti di download e/o affrontare costi di connessione. Scrivere questo post a fine Agosto, e legarlo alle vacanze sarà per molti fastidioso. Per molti magari domani sarà l’ultimo giorno di ferie, ma per me è in un certo senso il primo; abbiate pazienza. Credo inoltre che l’utilità di una copia offline, vada aldilà delle stagioni.

Qui sotto una mappa dove appariranno le foto che da Linosa caricherò su Flickr.

Ci “vediamo” al ritorno dalle ferie; buon fine Agosto a tutti.

L'articolo Mobile GMaps, un’applicazione per andare in vacanza con le “proprie” basi cartografiche web è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2008/08/20/mobile-gmaps-unapplicazione-per-andare-in-vacanza-con-le-proprie-basi-cartografiche-web/feed/ 23 L'icona di Mobile GMaps Mobile GMaps con una base da Live Maps Scelta delle basi in Mobile GMaps Appunti Windows-3 gMapMaker Screenshot0011 Screenshot0012
La geolocalizzazione dei passeggeri nel trasporto pubblico http://blog.spaziogis.it/2008/07/17/la-geolocalizzazione-dei-passeggeri-nel-trasporto-pubblico/ http://blog.spaziogis.it/2008/07/17/la-geolocalizzazione-dei-passeggeri-nel-trasporto-pubblico/#comments Thu, 17 Jul 2008 08:31:46 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/?p=461 L’Autorità Garante per la Privacy si è espressa in modo favorevole in relazione alla possibilità di utilizzo di un sistema di geolocalizzazione dei mezzi da parte di una società privata che gestisce il trasporto pubblico di passeggeri. Il documento del Garante della Privacy sul Trasporto pubblico: geolocalizzazione e sicurezza dei passeggeri – 5 giugno 2008 [...]]]> L’Autorità Garante per la Privacy si è espressa in modo favorevole in relazione alla possibilità di utilizzo di un sistema di geolocalizzazione dei mezzi da parte di una società privata che gestisce il trasporto pubblico di passeggeri.

Il documento del Garante della Privacy sul Trasporto pubblico: geolocalizzazione e sicurezza dei passeggeri – 5 giugno 2008

Già nel 2003 la possibilità di localizzare i mezzi pubblici in circolazione, per poter intervenire celermente in caso di guasti o sinistri, abbattendo i costi di gestione, era stato oggetto di una convenzione fra TIM e la Compagnia dei Trasporti Pubblici (CTP) di Napoli, una delle prime a dotarsi del così detto sistema FleetNET, che, grazie alla rete GPRS , permette la localizzazione e il controllo a distanza dei mezzi in servizio (e che avrebbe dovuto consentire, in futuro, anche nuovi servizi di informazione ai cittadini).

La questione sottoposta al Garante per la protezione dei dati personali, nel caso che ci occupa, invece, ha degli aspetti ulteriori rispetto alla, per così dire, semplice localizzazione dei mezzi pubblici.
Infatti, il sistema, messo a punto dalla Digigroup s.r.l. – gestore esterno-, dispone, oltre che di un localizzatore Gps, anche di ulteriori dispositivi che determinano stile e condotta di guida del conducente (pressione sui freni, velocità e anche altri parametri rilevati in occasione di sinistri attraverso una apparecchiatura tipo scatola nera installata su ciascun veicolo).

In buona sostanza il sistema GPS consentirebbe di:

  1. localizzare geograficamente i propri veicoli su una mappa cartografica e di conoscerne velocità e direzione;
  2. verificare l’osservanza, da parte dei conducenti, della normativa in tema di circolazione stradale e delle prescrizioni aziendali;
  3. valutare la sicurezza e il “comfort” della condotta di guida degli autisti;
  4. analizzare il consumo di carburante (e l’efficienza energetica) nella fase di marcia;
  5. ricostruire la dinamica di eventuali sinistri;
  6. riscontrare anomalie tecnico-meccaniche dei veicoli.

Come sopra evidenziato, alcuni dei dati raccolti verrebbero utilizzati per monitorare il rispetto del codice della strada da parte degli autisti ed eventualmente per trattamenti economici premianti nei confronti dei conducenti che garantiscano una guida qualitativamente migliore degli altri.
Con riferimento a quest’ultimo punto, è evidente, che i dati non potranno essere trattati solamente come valore medio complessivo e non basati su singoli lavoratori, così come, invece è stato riportato nella circolare del Garante.
La stessa acquisizione di elementi volti alla ricostruzione di un sinistro (attraverso il cosiddetto “black box”), ritenuta lecita dall’Autorità, dovrebbe porre una serie di problematiche in relazione alla loro efficacia probatoria nel corso di un giudizio.

Ulteriori problematiche si pongono in relazione alla circostanza che il sistema determina effettivamente un controllo a distanza dei lavoratori, ancorché giustificato da esigenze organizzative e produttive della società (art. 4, secondo comma, legge n. 300/1970). In tal senso è stato previsto che dovranno essere rispettate le garanzie procedurali previste, ovvero l’accordo sindacale o l’autorizzazione della Direzione provinciale del lavoro.
Ricordiamo che in tema di liceità di tali dispositivi di controllo a distanza si era espresso favorevolmente il decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro, Divisione IV, 24 giugno 2004, in tema di installazione di impianti di controllo satellitare su autovetture di pronto intervento di un’impresa erogatrice di gas.

Il Garante ha stabilito, inoltre, che siano fornite agli interessati informazioni dettagliate sulla natura dei dati trattati e sulle caratteristiche del sistema e che l’accesso ai dati dovrà essere consentito ai soli incaricati della società. L’Autorità ha sottolineato, infine, che le informazioni ricavate da tale sistema di localizzazione potranno essere utilizzate a fini di sicurezza e miglioramento del servizio e conservate per il tempo necessario a perseguire tale finalità.

L'articolo La geolocalizzazione dei passeggeri nel trasporto pubblico è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Lezione vocale e gratuita: applicazioni avanzate del GPS in ambito escursionistico http://blog.spaziogis.it/2008/04/21/lezione-vocale-e-gratuita-applicazioni-avanzate-del-gps-in-ambito-escursionistico/ http://blog.spaziogis.it/2008/04/21/lezione-vocale-e-gratuita-applicazioni-avanzate-del-gps-in-ambito-escursionistico/#comments Mon, 21 Apr 2008 10:16:35 +0000 Andrea Borruso http://blog.spaziogis.it/2008/04/21/lezione-vocale-e-gratuita-applicazioni-avanzate-del-gps-in-ambito-escursionistico/ Lorenzo Perone, che i lettori di TANTO conoscono, mi ha segnalato che Martedi’ 22 Aprile alle 21.00 terrà una lezione dal titolo “Applicazioni avanzate del GPS in ambito escursionistico”. Il Global Positioning System (abbreviato in GPS, a sua volta abbreviazione di NAVSTAR GPS, acronimo di NAVigation System Time And Ranging Global Position System), è un [...]]]> Lorenzo Perone, che i lettori di TANTO conoscono, mi ha segnalato che Martedi’ 22 Aprile alle 21.00 terrà una lezione dal titolo “Applicazioni avanzate del GPS in ambito escursionistico”.

Il Global Positioning System (abbreviato in GPS, a sua volta abbreviazione di NAVSTAR GPS, acronimo di NAVigation System Time And Ranging Global Position System), è un sistema di posizionamento su base satellitare, a copertura globale e continua, gestito dal dipartimento della difesa statunitense.

Programma della lezione:

* Uso del GPS nella pianificazione delle escursioni
* Uso del GPS nel controllo dell’escursione
* Uso del GPS nell’analisi dell’escursione

Il docente
Lorenzo Perone ha 37 anni, geologo, si occupa di sistemi informativi territoriali (GIS) da diversi anni.
E’ particolarmente interessato allo sviluppo e personalizzazione di software FLOSS (free/open source) in ambito WEBGIS e per applicazioni connesse con il GPS. Attualmente lavora per il settore pianificazione territoriale della Provincia di Bologna.

Il tutto è ospitato sul sito di Oilproject all’interno di un’iniziativa che contiene 10 incontri; qui le modalità di accesso. Questo il calendario:

Lunedi’ 21 aprile alle 21.00
Start-up e modelli di business nell’Era della Conoscenza
Tutor: Antonio Bonanno
Martedi’ 22 Aprile alle 21.00
Applicazioni avanzate del GPS in ambito escursionistico
Tutor: Lorenzo Perone

Martedi’ 29 Aprile alle 21.00
Dalle basi della crittografia ai Key Signing Party
Tutor: Giacomo Rizzo

Venerdi’ 2 Maggio alle 21.00
Introduzione all’uso di Linux da linea di comando
Tutor: Andrea Cambieri

Lunedi’ 5 Maggio alle 21.00
Copyrights & Diritto d’autore: l’evoluzione tecnologica
Tutor: Adriana Augenti

Martedi’ 6 Maggio alle 21.00
Teoria e Pratica di Pensiero Creativo: alcune tecniche
Tutor: Simone Onofri

Venerdi’ 9 Maggio alle 21.00
Tavola rotonda sulle libertà in rete. Egitto, Tibet e…Italia
Tutor: Mario Govoni

Lunedi’ 12 Maggio alle 21.00
Copyrights & Patents vs. WEB: quale protezione e quali informazioni?
Tutor: Adriana Augenti

Lunedi’ 19 Maggio alle 21.00
La programmazione orientata agli oggetti in PHP
Tutor: John Madero

Domenica 25 Maggio alle 21.00
Magento: l’Ecommerce opensource finalmente Marketing Oriented
Tutor: Enrico Giubertoni

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Converti i tuoi dati GPS in formato .kml (Google Earth) http://blog.spaziogis.it/2006/01/22/converti-i-tuoi-dati-gps-in-formato-kml-google-earth/ http://blog.spaziogis.it/2006/01/22/converti-i-tuoi-dati-gps-in-formato-kml-google-earth/#comments Sun, 22 Jan 2006 18:02:52 +0000 Andrea Borruso http://blog.spaziogis.it/22/01/2006/converti-i-tuoi-dati-gps-in-formato-kml-google-earth/ Segnalo un sito molto utile per chi raccoglie dati con il proprio GPS, e vorrebbe visualizzarli con Google Earth: GPS Visualizer. Si parte da un modulo tramite il quale fare l’upload dei dati GPS a disposizione; il formato di input può essere uno tra questi: # GPX (XML) tracklogs and/or waypoints # OziExplorer track (.plt) [...]]]> Segnalo un sito molto utile per chi raccoglie dati con il proprio GPS, e vorrebbe visualizzarli con Google Earth: GPS Visualizer.
Si parte da un modulo tramite il quale fare l’upload dei dati GPS a disposizione; il formato di input può essere uno tra questi:

# GPX (XML) tracklogs and/or waypoints
# OziExplorer track (.plt) or waypoint (.wpt) files
# Garmin Mapsource text files (.mps)
# Garmin Forerunner Logbook files (.xml, .hst)
# Raw tracklog or position/waypoint files from Cetus GPS (.pdb)
# Raw tracklog or waypoint files from PathAway (.pdb)
# Raw tracklog or marker files from cotoGPS (.pdb)
# Internation Gliding Commission FVU log files (.igc)
# PCX5 files (.trk, .pcx)
# Geocaching.com waypoint files (.loc)
# NetStumbler binary files (.ns1)
# TomTom log files (.pgl)
# Emtac Trine “CRUX_LOG” binary files (.bin)
# Fichiers de IGN Rando (.rdn)
# Google Earth KML files (.kml)
# Tab- or comma-delimited text tracklog files

La scelta è molto ampia ed è quindi un servizio sfruttabile (quasi) da tutti.
Molto interessante è anche la scelta dei parametri di output del file .kml:

  • la quota del punto di partenza iniziale
  • l’angolo di visualizzazione
  • l’opacità, il colore e lo spessore di una rotta (track)
  • la scelta dell’icona che rappresenterà i waypoint

Dal sito GPS Visualizer, sempre a partire da dati GPS, sarà possibile avere anche questi tipi di output:

  • svg
  • jpeg/png
  • Google Map

L'articolo Converti i tuoi dati GPS in formato .kml (Google Earth) è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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