TANTO » open data http://blog.spaziogis.it le cose che ci piacciono ... Mon, 07 Nov 2016 09:59:24 +0000 it-IT hourly 1 GeoCetus: la banca dati italiana aperta sugli spiaggiamenti di cetacei e tartarughe marine http://blog.spaziogis.it/2015/06/03/geocetus-la-banca-dati-italiana-aperta-sugli-spiaggiamenti-di-cetacei-e-tartarughe-marine/ http://blog.spaziogis.it/2015/06/03/geocetus-la-banca-dati-italiana-aperta-sugli-spiaggiamenti-di-cetacei-e-tartarughe-marine/#comments Wed, 03 Jun 2015 06:06:50 +0000 Alessio Di Lorenzo http://blog.spaziogis.it/?p=6665 La Genesi Verso la fine del 2011 nella mia casella di posta elettronica trovai un invito per una conferenza dal titolo “Gli squali nel Mediterraneo”, che si sarebbe tenuta di lì a pochi giorni a Pescara. Ormai non ricordo più se il titolo fosse davvero quello, né chi fosse il mittente della mail, fatto sta [...]]]> La Genesi

Verso la fine del 2011 nella mia casella di posta elettronica trovai un invito per una conferenza dal titolo “Gli squali nel Mediterraneo”, che si sarebbe tenuta di lì a pochi giorni a Pescara.
Ormai non ricordo più se il titolo fosse davvero quello, né chi fosse il mittente della mail, fatto sta che decisi di andare, spinto in gran parte dalla voglia di passare – dopo anni – una giornata ad ascoltare discorsi di biologia marina “pura” e prendermi una pausa dalle solite cose: gis, json, rest, php, cors, script, sql, ecc.
Dell’intervento principale sugli squali ricordo poco o nulla, non mi colpì granché, ma ricordo bene l’intervento del dottor Vincenzo Olivieri, veterinario e presidente della Onlus “Centro Studi Cetacei” (CSC), che non parlò di squali, ma di spiaggiamenti di cetacei, dei casi di studio più interessanti che aveva incontrato, di indagini sul campo e metodologie analitiche, del lavoro svolto dalla sua associazione e di tanto altro. Ciò che mi fece drizzare le orecchie, man mano che andava avanti, fu pensare alla quantità di datidati spaziali, probabilmente – che il Centro Studi Cetacei poteva (e doveva!) aver raccolto.
Le domande che avevo in testa erano: “Dove li terranno questi dati?”, “In che formato saranno conservati?”, “Saranno disponibili?”, “Saranno accessibili?”.
Al termine della conferenza andai dritto da Olivieri, parlammo una decina di minuti e venne fuori un accordo, direi uno scambio: il Centro Studi Cetacei mi avrebbe fornito i dati sugli spiaggiamenti dopo averli riordinati e organizzati il meglio possibile, visto che erano sparsi in vari fogli Excel, documenti PDF e addirittura qualche scheda cartacea e io avrei sviluppato, senza costi per il CSC, uno strumento informatico per consultarli in maniera semplice e veloce sul web. In cambio chiesi che il risultato di questo nostro sforzo congiunto fosse messo a disposizione come open data.
Ci tengo a sottolineare che questa mia richiesta venne accolta immediatamente e con entusiasmo, segno di un’apertura mentale da parte del mio interlocutore che, ancora oggi, non so quanto sia facile trovare tra i non addetti ai lavori.

Pronti, si comincia!

La primissima fase consistette in una serie di incontri con Vincenzo e con altre persone del CSC; il nostro obiettivo era individuare un minimo comune denominatore nelle informazioni in loro possesso e, partendo da qui, organizzare lo storico in maniera coerente e il più possibile ordinata.
Successivamente fu la volta di scegliere gli strumenti informatici da usare per dare vita al nostro progetto e, non avendo vincoli se non mantenere a zero i costi dell’operazione, decisi per uno stack tecnologico collaudato e completamente open source: PostGIS, GeoServer e OpenLayers. A dire il vero penso che questa sarebbe stata la mia scelta anche se avessimo avuto un budget da spendere!
Scelto lo stack, restava però il problema di mettere in piedi un server. Come molti di voi sapranno, anche se installato con solo software libero, un server ha comunque dei costi legati all’hardware e alla connettività, il che cozzava non poco con il vincolo del costo zero.
Ebbene, senza TANTO e Andrea, al quale parlai del progetto il giorno dopo la conferenza, l’idea sarebbe rimasta nella mia testa, inespressa nella pratica o, al massimo, sarebbe diventata l’ennesima demo in “localhost” sul mio computer.
Il server, alla fine, ce lo ha messo TANTO! Un hosting non da poco, con PostGIS e GeoServer belli e pronti, Apache e PHP per creare pagine web e, soprattutto, persone competenti a gestire l’infrastruttura.
A questo punto, con i dati che iniziavano a prendere forma ed il server pronto ad accogliere l’applicazione, per me era finalmente ora di entrare nel vivo e tirarmi su le maniche per produrre qualcosa di tangibile da mostrare a Vincenzo e al CSC che, nel ripulire, organizzare e armonizzare i dati storici, avevano passato parecchi giorni a lavorare.
Così all’inizio del 2012 venne fuori il primo output, un’applicazione di web mapping strutturata in maniera abbastanza classica e in grado di mostrare i punti dove erano stati effettuati i rilievi sugli animali spiaggiati e le informazioni ad essi associate su una mappa, una griglia ordinabile e dei grafici. Scegliemmo di chiamarla GeoCetus.

GC_webmap

I dati potevano essere filtrati su base annuale, adeguando le tre viste di conseguenza. Selezionando un punto, come lecito aspettarsi, compariva una scheda con tutte le informazioni di dettaglio ed era possibile scaricare tutti i dati disponibili in formato KML e CSV, ovviamente sotto licenza CC BY-SA. Nulla di eclatante, insomma, ma funzionale.
Questa prima versione si basava su una sola tabella PostGIS, denominata “spiaggiamenti”, un po’ di codice PHP per tirare fuori un GeoJSON – preferii non scomodare GeoServer in prima battuta – e la mia collaudata cassetta degli attrezzi JavaScript composta da OpenLayers 2.12, jqGrid e Google Charts.

Un buon inizio, ma serve sempre qualcosa in più

L’applicazione di web mapping prodotta non era male, nel senso che faceva quello che doveva fare in base ai requisiti concordati con il CSC e lo faceva discretamente: mostrava i dati e consentiva di interrogarli e scaricarli.
Ben presto, però, sorse la necessità di aggiornare la banca dati in modo che fosse sempre attuale ed utile, così pensai di ricorrere ad un foglio di calcolo su Google Drive. I nuovi dati sarebbero stati inseriti lì e poi, tramite uno script Python, trasferiti in PostGIS con una query SQL.
Lo script funzionava senza particolari problemi, però lasciava irrisolte due questioni importanti:

  • vincolare alcuni campi ad un dominio specifico di valori;
  • calcolare automaticamente il codice identificativo di ogni evento registrato, il quale doveva seguire uno schema preciso per non violare il vincolo di univocità.

Probabilmente lavorando un po’ di più allo striminzito script Python che avevo prodotto si sarebbe potuta trovare la soluzione ad entrambi i problemi, ma ho preferito creare qualcosa che girasse completamente sul nostro server e sviluppare un modulo gestionale in PHP con interfaccia basata sull’ottimo Twitter Bootstrap (all’epoca la versione stabile era la 2.3.2). Dopo qualche giorno di lavoro venne fuori il prototipo del modulo gestionale:

GC_manager

Questo modulo, accessibile solo agli utenti registrati sul database, costituiva uno strumento di facile utilizzo, tramite il quale chiunque poteva registrare un nuovo spiaggiamento senza incappare in errori grossolani, di distrazione e senza doversi preoccupare del codice di registrazione, che veniva compilato in automatico dal modulo stesso, sulla base delle regole stabilite.
Problema risolto? Certo che no! Le esigenze, man mano che GeoCetus e il suo modulo gestionale venivano utilizzati, divenivano ben maggiori del semplice consultazione e inserimento di nuovi dati. Occorreva spesso correggere o cancellare qualcosa e sarebbe stato bello anche poter allegare dei file per caratterizzare meglio i rilievi registrati.
Inoltre, nel frattempo, era saltata fuori anche la necessità di gestire i dati sulle tartarughe marine.
Come spesso accade, l’appetito viene mangiando.

GeoCetus diventa un portale

Per organizzare al meglio tutti le funzioni e i moduli previsti la cosa migliore era, sicuramente, ripensare l’applicazione in forma di un portale, così, dopo qualche mese di lavoro e svariati aggiornamenti a librerie e script vari, il risultato è quello che tutti possono vedere puntando il browser a questo indirizzo: http://geocetus.spaziogis.it.

GC_portal

Il portale prevede diverse tipologie di utenti, che hanno prerogative diverse sulla gestione dei dati e degli allegati. Ad ogni evento inserito sotto forma di punto è possibile associare fino a 3 foto e 3 documenti in formato PDF relativi a necroscopie ed analisi di laboratorio; a breve sarà possibile collegare anche dei filmati. Tutti i contenuti sono aperti, distribuiti sotto licenza CC BY-SA e messi a disposizione degli interessati sia sotto forma di servizi OGC che dei più comuni formati di file usati in ambito di geodati.
Ora, piuttosto che annoiarvi con l’elenco particolareggiato delle caratteristiche del portale, vi invito a consultare lo slideshow in calce al post e, soprattutto, a visitarlo in prima persona.
Piuttosto, mi preme dire che, per quanto ne so, ad oggi, quella di GeoCetus è la più completa banca dati sugli spiaggiamenti di cetacei e tartarughe marine dell’intero panorama nazionale, che si tratta di una banca dati libera ed accessibile e che, questo risultato, per quanto sia ancora passibile di miglioramenti, è stato raggiunto da un gruppo di volontari. Abbiamo investito parte del nostro tempo libero per dare vita a un progetto che, speriamo, diventi un riferimento per gli addetti ai lavori e, soprattutto, contribuisca ad innescare un clima virtuoso di collaborazione e condivisione delle informazioni anche da parte di altri soggetti.


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#OpenData #Palermo christmas carol http://blog.spaziogis.it/2013/12/23/opendata-palermo-christmas-carol/ http://blog.spaziogis.it/2013/12/23/opendata-palermo-christmas-carol/#comments Mon, 23 Dec 2013 08:31:36 +0000 Andrea Borruso http://blog.spaziogis.it/?p=6037 Questo post è dedicato a Francesco, il mio nipotino più grande, all’uomo che sarà nel futuro. Caro Franci, la mamma mi ha appena scritto che da te piove e che stai scrivendo – tanto per cambiare – del codice. Allora mi è venuto in mente che, anche se hai da poco compiuto vent’anni, è arrivato il momento [...]]]> DSC_6595lr3

Questo post è dedicato a Francesco, il mio nipotino più grande, all’uomo che sarà nel futuro.

Caro Franci,
la mamma mi ha appena scritto che da te piove e che stai scrivendo – tanto per cambiare – del codice. Allora mi è venuto in mente che, anche se hai da poco compiuto vent’anni, è arrivato il momento di raccontarti una storia, che non voglio si perda nella mia memoria e rimanga anonima. Metti da parte le tue incomprensibili stringhe di testo, spegni un attimo il tuo strano “coso” informatico (io sono nato nel millennio precedente e continuerò ad usare il mio vecchio tablet), stampala e leggila con calma.

Poco più di dieci anni fa lo zio Andrea, insieme ad altre 5 persone, ha scritto le ” Linee Guida per le attività sugli Open Data della Città di Palermo“. E’ proprio grazie (anche) a questo, che oggi dal tuo tavolo di Berlino puoi connetterti ai Linked Open Data del Comune di Palermo, incrociarli con i dati ISTAT e OpenStreetMap e scrivere la tua applicazione ”Il bello di Palermo” (come farei senza la tua app!). Lo so, non ci crederai, perché “lo zio è bravo soltanto a mettere pallini su mappe e a perseverare a usare twitter”.

Tutto inizia nel febbraio del 2013 quando, con un altro degli autori delle linee guida – Gerlando Gibilaro il mio amico avvocato che crede di sapere usare il PC (noi li chiamiamo ancora così) – decidemmo di partecipare all’Open Data Day di Palermo (eravamo una trentina, mica i tremila di Berlino di #oddit25), in cui fu presentata per la prima volta la sezione Open Data del sito del Comune. Eravamo come sempre con penna e carta in mano, e a manifestazione finita tornammo a casa abbastanza scoraggiati e con i nostri appunti in tasca. Rimanemmo con atteggiamento “monitorante” – un giorno ti racconterò di Luigi e di Monithon – e a distanza di pochi mesi insieme decidemmo di scrivere un post su TANTO (a proposito quando me lo sistemi il widget social?), in cui evidenziammo come dal giorno della presentazione tutto fosse inalterato sia in termini di quantità, sia – soprattutto – di qualità. Fu un post molto letto (nei limiti ovviamente della piccola nicchia interessata) specie a livello nazionale; a Palermo ebbe un po’ di eco, principalmente perché pubblicato da Giulio Di Chiara – un altro degli autori delle linee guida – sul tuo amato mobilitapalermo. Aldilà del numero dei lettori, continuo a pensare che quel post fu una delle cause che portò Marco Alfano (anche lui un autore) – consulente del Comune sul tema – a telefonarmi ed invitarmi alla prima riunione ufficiale sugli Open Data. A questa erano presenti circa una quindicina di persone, ma di molte si persero rapidamente le tracce; così come avvenne del cosiddetto “gruppo opendata” – aperto sul mitico Google Groups – che si dissolse dopo poco tempo.

Di incontro in incontro, fatti in orari ed in giorni improbabili, e di email in email (per darti un’idea di quei mesi di lavoro ho fatto questo screenshot per te) si decise di concentrarsi sulla redazione di un documento di linee guida, in quanto ritenuto uno strumento strategico e propedeutico alla corretta realizzazione di un’azione Open Data. Un testo che non definisse soltanto la strategia che avrebbe dovuto tenere la nostra istituzione cittadina, ma che definisse anche gli aspetti tecnici (processo di pubblicazione dei dati e loro riutilizzo), l’organizzazione interna, gli obiettivi, le azioni e i tempi. L’obiettivo era arduo e probabilmente non lo raggiungemmo in pieno, ma per fortuna ci potemmo appoggiare “sulle spalle dei giganti” e fare riferimento in modo chiaro ad altre pubblicazioni già fatte sulla materia (una tra tutte “Linee guida nazionali per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico” dell’Agenzia per l’Italia Digitale); i riferimenti chiari furono – non so perché – rimossi dal documento originale da noi scritto, e quello ufficiale pubblicato sembra in alcune parti una di quelle (rare per fortuna) tesi di laurea con porzioni di testo copiate senza citare la fonte (ok, non ti faccio la solita ramanzina sul fatto che la forma è sostanza, e sulla Creative Commons 8).

Con tutti gli autori del documento – non ti ho citato ancora Davide Taibi, Ciro Spataro e Francesco Passantino - ci lanciammo in una difficile e lunga scrittura a più a mani che portò alla stesura di un documento che per alcuni aspetti fu (per quei tempi) speciale.

La cosa più bella e interessante – scusami se mi sparo un po’ di pose – fu la modalità con la quale furono realizzate. Io conoscevo bene soltanto uno degli autori del documento, altri due erano per me degli sconosciuti, e dei restanti avevo una conoscenza superficiale. Ci tenne insieme la voglia di arrivare all’obiettivo.

Fu una cosa fatta totalmente dal basso, da cittadini volontari, in modo informale, senza budget ed in tempi che si possono considerare rapidi, considerato (questo) il contesto. Questo ovviamente grazie anche all’azione del Comune di Palermo che, ricevuto da noi il documento, lo approvò in poche settimane. Ne approfitto per citarti altre persone che ebbero un ruolo in questa storia: Giusto Catania, Giuseppe Meli e Sergio Maneri, che con vari ruoli - per il Comune di Palermo – sono stati i nostri interlocutori principali e gli attuatori della cosa.

Un altro aspetto unico nel suo genere (per l’Italia) di quel documento fu la presenza di pietre miliari temporali, che fissavano dei paletti per la realizzazione di determinati obiettivi. Il Comune mostrò coraggio e recepì questa sezione del documento senza alcuna variazione. A proposito di variazioni voglio sottolinearti quanto venne ben considerato il nostro lavoro e come non venne fatta dalla Pubblica Amministrazione alcuna integrazione, estensione o modifica del testo che consegnammo. Furono effettuate soltanto alcune cancellazioni (consentimi, ma non le posso mettere alla stregua di modifiche) così come puoi vedere in questo documento in cui sono evidenziate le differenze tra il testo da noi consegnato e quello approvato.

Lo so, la sto facendo lunga, e sono il solito “zio Andrea noioso”. Volevo però fissare la cosa, e dargli i giusti contorni. Avrei potuto scrivere dell’altro, e di come quell’esperienza mi lasciò anche dell’amaro in bocca. Ma è Natale e confido nella tua sensibilità di lettore ;)

Sono passati circa dodici anni, e l’orgoglio per essere stato parte attiva di questa cosa è immutato. Anzi forse è maggiore, perché vedere un nipotone che dopo anni ne raccoglie alcune delle conseguenze mi riempie il cuore di gioia. Adesso fai riposare un po’ gli occhi e vai a farti una bella passeggiata in Alexplatz, (tu che puoi)!

Buon Natale dalla zia Annalisa e da me

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E auguri a tutti voi dalla redazione di TANTO!

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Regione Puglia e open data: avanti veloce http://blog.spaziogis.it/2012/11/18/regione-puglia-e-open-data-avanti-veloce/ http://blog.spaziogis.it/2012/11/18/regione-puglia-e-open-data-avanti-veloce/#comments Sun, 18 Nov 2012 10:00:58 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=5260 Ricorderete abbiamo già parlato della L.R. 20/2012 “Norme sul software libero, accessibilità di dati e documenti e hardware documentato”. Con Delibera di Giunta Regionale n. 2183 del 31 ottobre scorso la Regione Puglia compie un ulteriore passo avanti, definendo i primi concreti indirizzi verso l’adozione istituzionale degli open data. Il provvedimento parla espressamente di open government e riprende altri due importanti documenti istituzionali, ovvero la “Strategia regionale per la Società dell’Informazione 2007-2013” (approvato con DGR n. 508/2010), e la “Strategia regionale della smart specialization” (approvato con DGR n. 1468/2012).

E’ interessante mettere in evidenza alcuni punti salienti della DGR, nello specifico:

[...] possono già essere avviate le azioni necessarie ad attuare quanto previsto dall’art.6 [della L.R. 20/2010] in materia di “riutilizzo dei documenti e dei dati pubblici”, in quanto sussistono:
- il notevole patrimonio informativo prodotto nel tempo dalla Regione Puglia, dalle sue Agenzie e Società in house oltre che da tutti gli altri soggetti pubblici e privati cui la legge regionale si riferisce;
- la consistenza della quantità di informazioni e documenti già pubblicati on line e disponibili nei diversi portali istituzionali, riferiti sia ad attività ordinarie e ad obblighi di legge che alle scelte operate in materia di Trasparenza;
- l’opportunità data, quindi, di procedere alla creazione della piattaforma dei dati aperti (Open Data) della Regione Puglia e alla promozione delle basi di dati prodotte, come leva strategica su cui puntare per creare nuove opportunità di crescita e trasparenza.
[...]
è invece necessario avviare un processo istruttorio complesso e partecipato per dotarsi del previsto Piano triennale di informatizzazione, che definisca la strategia dell’Ente in ambito informatico e del programma triennale per la promozione di progetti di ricerca, sviluppo e produzione relativi al software libero e all’Hardware documentato.
[...]
Considerato, inoltre
- che è necessario attivare azioni che producano valore aggiunto alla generazione e disponibilità di open data, per sostenerne e diffonderne un utilizzo attivo;
- che bisogna creare i presupposti per la realizzazione di un modello di open government basato sul libero accesso ai dati pubblici e di un acceleratore economico per il territorio,
in particolare:
- integrare la visualizzazione degli open data nel ciclo delle politiche pubbliche (nelle fasi di disegno, implementazione e valutazione) al fine di migliorarne la qualità stimolando l’intelligenza collettiva anche attraverso le proposte commentabili, la modellazione d’impatto, la raccolta di feedback e la valutazione partecipata;
- incentivare le aziende a riutilizzare, anche a scopi commerciali, le informazioni pubbliche e a creare applicazioni innovative basate su questi dati;
- che, quindi, è opportuno avviare prime sperimentazioni, valutarne i risultati e valorizzarne le buone prassi individuate.

Alla Direzione dell’Area Politiche per lo Sviluppo economico, il Lavoro e l’Innovazione viene affidato il coordinamento generale per l’attuazione della L.R.20/2012 e la creazione del futuro portale regionale degli open data www.dati.puglia.it nel quale confluiranno tutti i dati aperti delle strutture regionali (e non solo, si spera). Altra nota di rilievo è l’esplicita adozione della licenza IODL 2.0 sponsorizzata da www.dati.gov.it sebbene non sia ancora stata adottata ufficialmente dalla normativa dello Stato. Si tratta sostanzialmente di una CC-BY.

Infine la Regione Puglia si impegna ad avviare “prime sperimentazioni che puntino a qualificare l’utilizzo dei dati aperti come strumento di open government, attraverso percorsi partecipati” anche dedicati alle imprese innovative e alle startup giovanili che puntino al riuso dei dati aperti e alla replicabilità delle buone prassi.

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http://blog.spaziogis.it/2012/11/18/regione-puglia-e-open-data-avanti-veloce/feed/ 6 Regione Puglia FF
Una Puglia sempre più open, ora anche per software e dati http://blog.spaziogis.it/2012/07/12/una-puglia-sempre-piu-open-ora-anche-per-software-e-dati/ http://blog.spaziogis.it/2012/07/12/una-puglia-sempre-piu-open-ora-anche-per-software-e-dati/#comments Thu, 12 Jul 2012 08:00:38 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=5109 Finalmente il DdL “Norme sul software libero, accessibilità di dati e documenti ed hardware documentato” è stato approvato per essere convertito in legge nella seduta del Consiglio della Regione Puglia di ieri. A questo link è possibile accedere all’iter di approvazione e i relativi documenti, tra i quali il testo dell’articolato privo degli emendamenti approvati in Consiglio Regionale.

E’ un provvedimento che seguiamo da tempo, del quale esattamente un anno fa avevamo già fatto una analisi tesa a metterne in evidenza i punti di forza, e qualche debolezza, e per il quale ci eravamo auspicati miglioramenti soprattutto per il riuso aperto e libero dei dati pubblici. Del resto in un altro precedente articolo a commento di uno degli altri due DdL su software e dati aperti, avevamo addirittura proposto degli emendamenti, che definivano con maggiore precisione proprio il concetto di open data e relativo riuso, auspicando l’adozione di linked open data, dato che parlavamo di rintracciabilità dei dati da parte dei motori di ricerca su internet e lo scaricamento dai siti web istituzionali delle Pubbliche Amministrazioni.

In tal senso possiamo comunque ritenerci soddisfatti, poiché nel testo approvato definitivamente in Consiglio ieri è stato inserito l’articolo 6 “Riutilizzo dei documenti e dei dati pubblici”, nel quale si fa riferimento al D.Lgs. 36/2006 di recepimento della Direttiva 2003/98/CE relativa al riutilizzo di documenti nel settore pubblico (c.d. Direttiva PSI). In fondo all’articolo trovate alcuni utili riferimenti per approfondire il tema.

L’impianto del DdL nella versione della quale avevamo parlato un anno fa è stato arricchito e potenziato dal nuovo articolo 17, che istituisce una “Comunità di pratica”, aperta alle Università e al partenariato economico e sociale, e che si pone obiettivi estremamente ambiziosi:

  1. promuovere lo scambio, la diffusione e il riuso di esperienze, progetti e soluzioni relativi al software libero nella PA e nelle imprese;
  2. creare ed aggiornare una mappa delle richieste, delle competenze e delle esperienze disponibili sul territorio codificandole in specie digitali (?);
  3. promuovere attività di informazione dirette alle amministrazioni locali ed alle piccole e medie imprese del territorio regionale, sostenendo modalità di collaborazione tra Università, associazioni ed imprese;
  4. creare una rete di soggetti, informatici ed utenti impiegati nella PA, utilizzatori privati, sviluppatori, PMI, studenti, collegata agli obiettivi ed alle strategie del Centro di competenza sull’open source (NdR – nel DdL per la verità tale Centro non viene istituito, forse derivato dal testo della L.R. 11/2006 della Regione Umbria che in effetti ha istituito un CCOS);
  5. contribuire alla individuazione di un adeguato percorso formativo ed universitario, per la preparazione professionale di esperti in software libero, e diretto alle scuole primarie e secondarie per la diffusione di una cultura del software libero;
  6. confrontare tecnicamente fra loro le architetture dei differenti progetti di sviluppo software per contribuire affinché siano comunque sempre conseguiti gli obiettivi generali di interoperabilità, uso di standard aperti, scalabilità nel tempo e semplicità di riuso da parte delle Pubbliche Amministrazioni;
  7. promuovere lo studio di fattibilità di sistemi Cloud Computing per la Pubblica Amministrazione tali da poter permettere la distribuzione di risorse di calcolo, archiviazione, software e umane per diversi utilizzatori e scopi.

Gli emendamenti approvati in Consiglio

Durante i lavori della seduta consiliare sono stati inoltre approvati cinque emendamenti, che di fatto vanno a rafforzare l’impianto del testo. Tra i più significativi, il primo fa esplicito riferimento all’open government, come forma di partecipazione attiva dei cittadini al processo decisionale attraverso l’adozione e diffusione degli open data. Il terzo emendamento entra nel merito del Piano d’informatizzazione, con alcuni ulteriori commi inseriti nell’articolo 9 (prima presenti nell’articolo 10, soppressi da un altro emendamento) che opportunamente definiscono in dettaglio i criteri che devono caratterizzare la valutazione tecnica-economica riguardante l’adozione da parte della PA regionale di soluzioni basate su software libero e il loro riuso.

In conclusione, non possiamo che congratularci con la Regione Puglia per l’adozione di questa Legge, che la pone davvero all’avanguardia nella valorizzazione e promozione sia del software libero che degli open data. Il prossimo importante passo sarà la rapida adozione Piano d’informatizzazione, il vero strumento di attuazione della nuova Legge Regionale.

Infine, speriamo ora che il SIT Puglia adegui al più presto le licenze di uso dei dati geografici, rendendoli realmente riusabili in maniera aperta e libera a tutti.

 

Approfondimenti sul riuso dei dati pubblici

  1. Comunicazione CE “Dati aperti - Un motore per l’innovazione, la crescita e una governance trasparente” (link)
  2. EPSIplatform, la piattaforma europea sull’informazione nel settore pubblico (link)

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http://blog.spaziogis.it/2012/07/12/una-puglia-sempre-piu-open-ora-anche-per-software-e-dati/feed/ 2 41.11143411567732 16.857147216796875 Regione Puglia GNU powered… approved!
Il SIT Puglia per la semplificazione amministrativa http://blog.spaziogis.it/2012/07/02/il-sit-puglia-per-la-semplificazione-amministrativa/ http://blog.spaziogis.it/2012/07/02/il-sit-puglia-per-la-semplificazione-amministrativa/#comments Mon, 02 Jul 2012 09:30:54 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=5086 L’Assessorato all’Assetto del  Territorio della Regione Puglia ha organizzato presso InnovaPuglia tre giornate seminariali intitolate “Sistema Informativo Territoriale regionale (SIT) per la semplificazione delle procedure e il raccordo amministrativo” qui programma e scheda di adesione. L’iniziativa ha come obiettivo quello di illustrare le numerosissime funzionalità, servizi e prodotti messi a disposizione dal SIT Puglia, rivolti alle Pubbliche Amministrazioni ma anche a professionisti e cittadini.

Il primo appuntamento – al quale ho partecipato – è stato il 29 giugno scorso. Durante la prima parte la responsabile del SIT Puglia Tina Caroppo ha illustrato i servizi di download e consultazione dei dati topografici, tematici e storici, quelli relativi a PUTT/p e Piano Regionale delle Coste, e le funzionalità dedicate esclusivamente ai soggetti pubblici quali Comuni e Province coinvolti direttamente in svariati procedimenti autorizzativi, come il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche e quelle relative agli impianti di produzione energetica.

La Regione Puglia infatti ha puntato già da tempo sul coinvolgimento diretto degli Enti Locali riguardo la pianificazione condivisa e partecipata, ad esempio offrendo un importante supporto ai Comuni – proprio mediante il SIT regionale – per la redazione dei Piani Urbanistici Generali (PUG).

La stessa Regione è inoltre sempre tesa ad ampliare la base di dati territoriali, tanto che a febbraio scorso ha presentato l’ortofoto 2010 acquisita da AGEA, messa a disposizione sempre mediante il SIT. Ne ho parlato in un altro articolo su TANTO, nel quale avevo sollevato anche il problema di una licenza sui dati cartografici regionali che attualmente ne impedisce l’uso da parte dei professionisti per il proprio lavoro. Sono passati dei mesi, e l’occasione di questo seminario mi è sembrata utile per capire quale fosse l’orientamento per risolvere la questione, poiché i disclaimer sono rimasti gli stessi. Tina Caroppo ha risposto facendo presente che l’intenzione della Regione è senz’altro quella di consentire il riuso libero dei dati, ma si è in attesa che il disegno di Legge Regionale su open source e open data (altro argomento che TANTO segue da tempo) venga definitivamente approvato in Consiglio regionale.

Le altre due giornate, previste per il 5 e 6 luglio prossimi, hanno come obiettivo quello di fornire a personale delle Pubbliche Amministrazioni e a professionisti, il know how per poter utilizzare i dati e i servizi cartografici erogati dalla Regione Puglia con software GIS open source. Sono anche previste esercitazioni pratiche per l’applicazione delle istruzioni tecniche per l’informatizzazione dei PUG.

Si tratta dunque di una importantissima e meritoria iniziativa alla quale ci si aspetterebbe partecipassero tutti i Comuni e le Province pugliesi. Tra l’altro pare sia prevista una seconda serie di seminari per garantire proprio questa possibilità.

Insomma, la Regione Puglia si conferma estremamente motivata nel voler rendere i geodati dei quali è responsabile realmente aperti e (ri)usabili a tutti. La questione open data (che ricordiamo non consiste solo nell’adottare formati aperti, ma anche licenze aperte) verrà dunque risolta con l’emanazione della Legge Regionale della quale si parlava. L’attuale adozione di uno standard aperto (WMS nello specifico) da parte del SIT Puglia ne consente comunque l’utilizzo già ora con qualunque software GIS, proprietario o OS.

Solo una breve chiosa riguardo il clima nel quale si è svolto l’incontro, piuttosto scolastico invero, che ha generato un episodio paradossale nel quale io – che anziché prendere appunti con lapis e notes lo facevo con Google Drive e usavo Tweetdeck per informare sui lavori – c’è mancato poco che andassi a finire dal preside, ripreso come uno scolaretto un po’ discolo. Ma sono gli imprevisti del mestiere…

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Bologna chiama Genova http://blog.spaziogis.it/2012/03/19/bologna-chiama-genova/ http://blog.spaziogis.it/2012/03/19/bologna-chiama-genova/#comments Mon, 19 Mar 2012 08:00:56 +0000 Lorenzo Perone http://blog.spaziogis.it/?p=4757 Noi di TANTO seguiamo da quest’estate un’iniziativa in cui crediamo molto: Stati Generali dell’Innovazione. Sergio e Pietro Blu sono i nostri “uomini all’Avana” che ci informano dall’interno. Confrontandomi su questi temi con Sergio, che è impegnato anche nell’organizzazione dell’evento “Genova per l’innovazione – open smart city”, ho avuto l’idea di riportare le nostre “quattro chiacchiere nel [...]]]>

Noi di TANTO seguiamo da quest’estate un’iniziativa in cui crediamo molto: Stati Generali dell’Innovazione. Sergio e Pietro Blu sono i nostri “uomini all’Avana” che ci informano dall’interno. Confrontandomi su questi temi con Sergio, che è impegnato anche nell’organizzazione dell’evento “Genova per l’innovazione – open smart city”, ho avuto l’idea di riportare le nostre “quattro chiacchiere nel bar dietro al router” in forma di intervista. Per non mancare di originalità l’ho intitolata “Bologna chiama Genova”…

Sergio, in due parole, che cosa sono gli “Stati generali dell’innovazione”?
SGI è un’associazione, ma si configura come rete di associazioni, organizzazioni, enti, gruppi e persone singole che operano a diversi livelli (locale, regionale, nazionale, internazionale). Essa è aperta al contributo di persone di tutte le nazionalità e di qualsiasi estrazione sociale, economica e politica che ne condividano i principi. Lo scopo di SGI è quello di realizzare le condizioni e organizzare gli Stati Generali dell’Innovazione, inteso come momento di partecipazione globale di tutti i portatori di interesse verso la costruzione di una prospettiva condivisa per  un cambio effettivo nella politica dell’innovazione per l’Italia.

In SGI si parla molto di “open data”, cosa indica questo termine?
Con “open data” s’intende un nuovo modello o filosofia che consente di rendere dati e informazioni  “aperti” e accessibili direttamente online.
Più in dettaglio, affinché si possa parlare effettivamente di open data, è necessario che le risorse digitali presentino precise caratteristiche, dal punto di vista tecnico, delle logiche e dinamiche di accesso, utilizzo e riuso.

Le Pubbliche Amministrazioni hanno un ruolo  in questo?
Nell’ambito di questo modello “open” delle risorse digitali e dei software, attualmente uno dei punti focali del dibattito sull’open data è il processo di liberalizzazione dei dati e delle informazioni in possesso della pubblica amministrazione (PA). L’attenzione verso nuovi modelli “trasparenti” e partecipativi delle amministrazioni pubbliche, infatti, solleva con sempre maggiore energia esigenze di “openness” tra gli enti e le istituzioni pubbliche, insieme alle necessità di svecchiamento delle procedure amministrative, sullo sfondo delle nuove tecnologie di internet, del WEB e dei dispositivi mobili.

Parlando di open data, spesso viene usata la sigla “PSI”,  cosa indica?
Con l’acronimo PSI (Public Sector Information – Informazioni del settore pubblico) s’identifica la principale fonte di informazioni in Europa. Tali informazioni sono prodotte e raccolte dagli enti pubblici; esse comprendono mappe digitali, dati meteorologici, dati sul traffico, informazioni giuridiche, finanziarie, economiche e altri dati.
La maggior parte di questi dati “grezzi” potrebbero essere utilizzati, o integrati in nuovi prodotti e servizi, di uso quotidiano, come i navigatori GPS, le previsioni meteo, i servizi finanziari e assicurativi, permettendo a molte nuove realtà aziendali di emergere in questo mercato.
Nel 2003, l’Unione Europea ha adottato la direttiva sul riutilizzo delle informazioni del settore pubblico introducendo un quadro legislativo comune per disciplinare come gli enti pubblici dovrebbero rendere disponibili le loro informazioni per il riutilizzo, eliminando le barriere che impediscono l’applicazione, come le pratiche discriminatorie, il monopolio dei mercati e la mancanza di trasparenza.

E la riusabilità ha un ruolo in questo?
Per ri-uso delle informazioni del settore pubblico s’intende il loro utilizzo in nuovi modi, attribuendo ad esse valore aggiunto, combinando le informazioni provenienti da fonti diverse, facendo mash-up e nuove applicazioni, sia a fini commerciali che non.
Nel dicembre 2011 la Commissione Europea ha presentato una strategia per l’Europa che definisce norme più chiare per realizzare l’uso migliore delle informazioni detenute dalla PA. La strategia sugli open data proposta renderà più semplice alle imprese e ai cittadini trovare e ri-usare le informazioni detenute sia da organismi del settore pubblico degli Stati membri, sia dalla Commissione stessa. Proprio per questi motivi, la Commissione prevede di aggiornare la direttiva del 2003.

Le aziende possono trarre  vantaggio dagli “open data”?
Le informazioni del settore pubblico hanno un grande potenziale economico. Secondo un’indagine sull’impatto economico delle informazioni del settore pubblico, condotto dalla Commissione Europea nel 2011 (studio Vickery), i vantaggi economici diretti e indiretti sono stimati in circa 140 miliardi di euro in tutta l’Unione europea. L’aumento del riutilizzo di PSI genera nuove imprese e posti di lavoro e fornisce ai consumatori più scelta e più valore. Naturalmente tali opportunità di sviluppo, essendo legate a cambiamenti culturali, non sono così evidenti e debbono essere intraprese azioni per favorirne l’individuazione. Un esempio di iniziativa con questo fine è Apps4Italy, un concorso aperto a progetti di soluzioni utili e interessanti basate sull’utilizzo di dati pubblici, capaci di mostrare a tutta la società il valore del patrimonio informativo pubblico.
Tra le azioni prioritarie contro lo “spread digitale” definite in occasione del primo incontro degli Stati Generali dell’Innovazione, svoltosi a Roma  il 25-26 novembre 2011, sono presenti specifiche azioni proprio per favorire il processo di liberalizzazione dei dati pubblici, condizione indispensabile perché progetti come quelli sollecitati da Apps4Italy possano moltiplicarsi.
Inoltre, il sito dell’associazione raccoglie interventi, idee, contributi sul tema open data, come “La democratizzazione dei dati per abbattere il data divide”, in cui Pietro Blu esamina le difficoltà per fare incontrare domanda e offerta di “open data” e propone alcune azioni per colmare la distanza che le separa.

L'articolo Bologna chiama Genova è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Tutta la Puglia in una (orto)foto http://blog.spaziogis.it/2012/02/15/tutta-la-puglia-in-una-ortofoto/ http://blog.spaziogis.it/2012/02/15/tutta-la-puglia-in-una-ortofoto/#comments Wed, 15 Feb 2012 16:00:59 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=4692 Ieri mattina ho avuto modo di partecipare alla conferenza stampa dell’assessore Angela Barbanente, che assieme alla dirigente del Servizio Assetto del Territorio regionale Francesca Pace, alla presidente Sabrina Sansonetti e al direttore Francesco Saponaro di Innovapuglia e alla responsabile del SIT regionale Tina Caroppo, hanno presentato l’ortofoto 2010 che la Regione Puglia ha acquisito in “riuso” dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA). In effetti la cessione non è avvenuta a titolo gratuito, l’assessore non ha specificato la somma pagata, pur assicurando si tratti di una cifra “simbolica”.

Riguardo il riuso dei dati tra Pubbliche Amministrazioni, purtroppo la normativa europea e nazionale (se parliamo di dati geografici la Direttiva INSPIRE e il suo D.Lgs. di recepimento) dà facoltà al soggetto detentore di cedere i dati dietro pagamento di un corrispettivo, che dovrebbe ricompensare i costi di produzione e aggiornamento del dato (per approfondimenti a riguardo vi rimando a quest’altro mio articolo).

Le caratteristiche dell’ortofoto AGEA 2010

Fino a poco tempo fa i dati di base della Regione Puglia erano costituiti unicamente dalle ortofoto CGR del 2005 e del 2006, da quest’ultima poi sono state derivate la CTR numerica in scala nominale 1:5.000, e la carta di uso del suolo (in realtà un dato di copertura del suolo), oltre a un DSM a 8 metri, tutti dati dei quali avevo parlato sempre su TANTO in questo articolo.

Questa ortofoto AGEA del 2010 costituisce dunque un importante aggiornamento della base imagery, caratterizzata da scala nominale 1:10.000 e risoluzione a 50 cm, con la differenza sostanziale però che mentre per gli enti locali pugliesi i singoli fotogrammi sono disponibili gratuitamente, per cittadini e imprese è fruibile solo ed esclusivamente mediante servizio WMS (i dettagli li trovate qui), e non è scaricabile liberamente come per i dataset che ho citato prima.

Il servizio WMS che eroga dati raster del SIT Puglia, mette a disposizione due strati relativi alla ortofoto AGEA 2010: uno relativo all’intera copertura regionale, l’altro solo per la fascia costiera (circa 1 km di ampiezza). Le differenze tra i due però sembrano sostanziali, pur essendo riferiti entrambi al 2010 le riprese non coincidono temporalmente, e la definizione del dato costiero è nettamente migliore di quello totale, probabilmente a causa del ricampionamento a seguito di compressione e mosaicatura dei fotogrammi originali nel formato ECW. Potete apprezzare il confronto tra le varie ortofoto nella mappa qui sotto.

Clicca qui per ammirare la mappa a pieno schermo realizzata con Leaflet…

Con licenza parlando…

Il problema del riuso dei dati pubblici è come sappiamo tutti uno dei grossi nodi da sciogliere. Logica vorrebbe che un dato pagato con le tasse dei cittadini, ritorni ad essi senza costi ulteriori, e che se ne possano fare anche usi commerciali, il minimo sindacale dunque sarebbe associarvi una licenza CC BY.

I dati geografici scaricabili dal SIT Puglia (ho scritto un articolo che li annovera in un compendio più ampio) sono sottoposti a due differenti disclaimer (primo e secondo) che ne vietano comunque la cessione a terzi e il riuso a fini commerciali. Insomma, un professionista del territorio (ingegnere, architetto, geologo) non potrebbe a questo punto usare i dati del SIT Puglia per il proprio lavoro. Una evidente contraddizione che ha necessità di essere risolta. In passato, le molte email scambiate con il servizio tecnico del SIT Puglia per ottenere chiarimenti sulla licenza d’uso non hanno portato a nulla.

L’occasione della conferenza stampa è stata dunque per me un’occasione imperdibile per capire direttamente, dall’assessore al ramo e dalla responsabile del SIT Puglia, come interpretare la questione.

Ho dapprima contestualizzato il mio intervento, sottolineando innanzitutto come l’hype sugli open data sia ormai altissimo nell’opinione pubblica italiana, e come molte Pubbliche Amministrazioni stiano abbracciandone la causa, aprendo i propri dati, dando vita a portali dai quali poterli fruire – non ultimo il Governo italiano - e concorsi di idee per il loro sfruttamento, come Apps4Italy. E naturalmente ho ricordato l’esistenza della proposta di legge regionale su open software e open data, che si spera verrà presto portata in consiglio. I nostri interlocutori hanno mostrato di essere ben consapevoli di tutto ciò.

Ho poi domandato con chiarezza se i dati presenti sul SIT Puglia siano (ri)utilizzabili anche a scopi commerciali, ad esempio se un professionista del territorio può impiegarli nelle relazioni tecniche che redige abitualmente per il proprio lavoro. E la risposta è stata più che affermativa. Infatti la Regione, ad esempio nelle procedure per la redazione dei PUG comunali, spinge fortemente affinché i tecnici usino proprio i dati del SIT Puglia. Mi sono sentito a quel punto di rilanciare, chiedendo se i dati regionali possano essere utilizzati da soggetti terzi anche a scopi commerciali, ad esempio realizzando servizi e applicativi destinati a cittadini e imprese. Tante volte abbiamo detto che favorire l’apertura dei dati pubblici costituirebbe un formidabile volano per far ripartire l’economia nazionale. Anche qui ho ottenuto una risposta convintamente positiva.

Ricapitolando, la Regione Puglia è assolutamente convinta ad aprire i propri dati a tutti, rendendoli accessibili e riutilizzabili, ma abbiamo i disclaimer per i dati del SIT Puglia che di fatto ne impediscono l’uso a scopi commerciali. A questo punto va fatta chiarezza una volta per tutte, la Regione dovrebbe adottare una licenza che consenta davvero il riuso, ovvero almeno CC BY.

…nell’attesa che presto anche in Puglia nasca il portale dati.puglia.it

 

Un grazie speciale a Andrea Borruso, che mi ha indotto a sporcarmi le mani con Leaflet, una strepitosa libreria JS – che ho usato per questo articolo – alla portata di (quasi) tutti per realizzare mappe su web esteticamente belle, molto performanti ed estremamente flessibili.

L'articolo Tutta la Puglia in una (orto)foto è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2012/02/15/tutta-la-puglia-in-una-ortofoto/feed/ 25 Conferenza stampa Barbanente
Creiamo una rete dell’Informazione Geografica italiana? L’iniziativa “Stati Generali dell’Innovazione” può esserne l’incubatore http://blog.spaziogis.it/2012/01/19/creiamo-una-rete-dellinformazione-geografica-italiana-liniziativa-stati-generali-dellinnovazione-puo-esserne-lincubatore/ http://blog.spaziogis.it/2012/01/19/creiamo-una-rete-dellinformazione-geografica-italiana-liniziativa-stati-generali-dellinnovazione-puo-esserne-lincubatore/#comments Thu, 19 Jan 2012 17:27:45 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=4655 Quest’avventura ha ancora pochi mesi di vita, ma vale già la pena di essere raccontata. Tutto è nato da una mail ricevuta lo scorso maggio: “Ti scrivo perché con i colleghi, abbiamo deciso d’intensificare la collaborazione con alcuni siti blog del settore, aprendo il sito di GEOmedia a contributi diretti ed indiretti”. Seguì una chiacchierata telefonica, in cui si valutò interessante organizzare una teleconferenza con i corrispondenti blogger.

La riunione telefonica avvenne puntualmente un mese più tardi. Alfonso Quaglione –l’autore della mail- espose ai blogger invitati, tra cui noi di TANTO, le proposte della Rivista, per quale finalità erano nate, ecc. ecc. Si raccolsero le prime impressioni, i commenti e i contributi. Alcuni espressero perplessità; emerse anche qualche critica. Luglio e agosto passarono, ancora tra qualche scambio di email, per puntualizzare punti di vista e per precisare meglio i dubbi.

Tralascio di soffermarmi sui distinguo. Quanto esporrò nel seguito prese infatti le mosse dalla constatazione che -in generale- tutti gli interventi fossero legati da un fil rouge, esprimibile in forma di auspicio: “Possiamo e dobbiamo continuare a parlarne”. Tra le idee e i possibili obiettivi espressi nella prima riunione virtuale di giugno, certamente questi trovavano ampia condivisione:

  • portare i temi più importanti dell’informazione geografica anche all’attenzione dei non addetti ai lavori
  • creare un network dell’informazione geografica.

Valeva quindi la pena provare a fertilizzare questo dialogo, innescato dall’apprezzata rivista di geomatica, cercando occasioni per collaborare in quella direzione condivisa, ripromettendosi di operare per attrarre l’attenzione e l’interesse di chi –singole persone e aggregazioni- ne avesse approvato le finalità.

E’ a questo punto che entra in scena “Stati Generali dell’Innovazione” –SGI. I promotori di questa iniziativa –di cui su TANTO abbiamo scritto ormai in diverse occasioni (leggi qui e qui)- erano impegnati negli stessi mesi nell’organizzazione di un evento che richiamasse la partecipazione di tutti i portatori d’interesse verso la costruzione di una prospettiva condivisa per un cambio effettivo nella politica dell’innovazione per l’Italia.

In sintesi, le cose sono andate così.
SGI è un’associazione –ha anche uno statuto- ma si presenta meglio come una rete di associazioni, organizzazioni, enti, gruppi e persone singole, unite da uno scopo ben preciso: “Fornire contributi alla classe dirigente per attuare scelte rivolte alla realizzazione di un sistema di innovazione diffusa, un’innovazione che nasca dalle comunità e che al benessere delle comunità, in quanto reti relazionali, economiche e sociali, sia principalmente rivolta.

Prendere parte alle attività di SGI è semplice e ci si può coinvolgere in modi diversi, con impegno differente: puoi visitare la pagina o iscriverti al gruppo FB; puoi seguire l’iniziativa su Twitter (@SGInnovazione); si può prendere parte alle discussioni avviate sui forum aperti sul sito dell’associazione, puoi restare connesso utilizzando gli RSS, iscriverti alla mailing-list; puoi aderire all’iniziativa, associarti -come organizzazione o singolo-, insomma i canali per ricevere informazioni e comunicare le proprie idee non mancano.

E’ sembrato –non a tutti, ma a più d’uno- il contesto appropriato per provare a individuare e proporre argomenti e idee riguardanti l’Informazione Geografica che –per il loro valore o per le interconnessioni con altri temi- destino attenzione all’interno di tale costituenda comunità e, per questa strada, vedere anche se potesse formarsi almeno un ordito di ciò che potrebbe poi diventare una rete geomatica “costituita dal basso”.

Così, “zitti zitti, piano piano”, senza fare confusione… un gruppetto di geomatici si è affacciato a SGI. Il primo –atteso- incontro pubblico ha avuto luogo il 25 e il 26 novembre scorsi. Come ho raccontato qua, l’esperienza è stata più che positiva: una conferma sia del clima partecipativo e collaborativo che traspariva già in Rete, sia di come i temi dell’Informazione Geografica possano essere accolti, recepiti e apprezzati in un contesto ICT generale e inquadrato sui contributi che tutti possiamo dare per raggiungere gli scopi per cui SGI è stata costituita.

 

La rete si sta formando

Il convegno di fine novembre è stato solo l’inizio, un buon inizio –scrivono gli organizzatori- per gli Stati Generali dell’Innovazione. L’esito, infatti, in termini di adesioni, partecipazione, temi affrontati e conclusioni a cui si è pervenuti, pongono già questa “meta-associazione” quale realtà con cui chi governa potrà confrontarsi e una risorsa per tutti coloro che vogliono produrre un vero cambiamento nelle politiche  dell’innovazione del nostro Paese.

Il “gruppetto” nato grazie alle discussioni estive di cui vi ho raccontato, ha continuato a dialogare in Rete, si è un poco rafforzato e ha iniziato a interagire all’interno degli Stati.

SGI sta alacremente costruendo una roadmap per il 2012, la roadmap dell’Italia che innova. E’ stata già formalizzata la Consulta Permanente degli SGI, sono avviate attività sui temi principali e più urgenti individuati; si sta definendo un calendario di eventi per portare il confronto degli SGI su tutto il territorio nazionale e altro ancora.

Consultando le otto schede, per altrettante azioni, messe a punto nel corso dell’incontro di novembre, possono affiorare molti argomenti legati o affini alle tematiche dell’Informazione Geografica. Stati Generali dell’Innovazione offre quindi la possibilità di entrare in contatto con soggetti che assumono intrinsecamente l’IG quale componente delle risorse che possono contribuire all’innovazione del Paese. Un’opportunità nuova per cooperare nella promozione delle istanze del nostro settore,  condividendo esigenze comuni. Per esempio, alcuni aspetti legati allo sviluppo delle Infrastrutture di Dati Territoriali a livello sub-nazionale si possono pienamente approfondire anche nell’ambito di un programma per promuovere il federalismo digitale, com’è stato articolato nella scheda “Inclusione digitale – Azione 1”. Così pure, non riesco a pensare a un programma che persegua il modello delle smart cities (scheda “Creatività e conoscenza condivisa – Azione 2”), senza “smart geo-data e smart geo-services”. Oppure ancora: quali contributi possono dare i geomatici rispetto al mutamento di modello di governance del settore pubblico, all’Open Government?
Vi sono processi in corso per cui potrebbe essere deleterio e controproducente lavorare a compartimenti. Credo sia allora un’opportunità quanto proposto dal programma per rendere pubblici e in formato aperto i dati della Pubblica Amministrazione (scheda “Open Government – Azione 1”). Sarebbe assai curioso non trovare visi noti al Tavolo di lavoro sugli Open Data che verrà costituito nei prossimi mesi.
Un’ultima annotazione: come sempre, in questi primi giorni del 2012 le associazioni del nostro settore, così come enti e varie organizzazioni, sono certamente già impegnate nella preparazione di convegni, workshop, seminari con finalità tecnico-scientifiche, per promuovere progetti, con scopi divulgativi. Per alcuni temi e in alcune circostanze, verificare sinergie con SGI, verificare se vi possono essere motivi di arricchimento per la road mapdell’Italia che innova”, potrebbe generare valore per l’iniziativa in corso di programmazione. Ugualmente, la geo-rete ipotizzata può essere portatrice di contributi geomatici nell’ambito di eventi organizzati da SGI e suoi associati.

Fin qui l’attività di “apri-pista” che abbiamo svolto. L’idea iniziale degli amici di GEOmedia ha innescato un dibattito certamente utile. Se la partecipazione a Stati Generali dell’Innovazione che vi ho presentato sarà apprezzata e vedrà l’aggregazione e il coinvolgimento di altri attori della geomatica -associazioni, professionisti,  blogger, imprenditori, …- essa sarà un segno di novità (di innovazione?) nell’ambito del nostro settore. SGI consente di presentare propri contributi, secondo gli interessi, la sensibilità, le esigenze di cui ognuno è portatore, per elaborare in modo condiviso e attraverso un processo inclusivo un programma per “l’innovazione nel governo dell’Italia”, come risultato complessivo degli Stati Generali dell’Innovazione.

L'articolo Creiamo una rete dell’Informazione Geografica italiana? L’iniziativa “Stati Generali dell’Innovazione” può esserne l’incubatore è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Geo-scintille da Stati Generali dell’Innovazione http://blog.spaziogis.it/2011/11/28/geo-scintille-da-stati-generali-dell%e2%80%99innovazione/ http://blog.spaziogis.it/2011/11/28/geo-scintille-da-stati-generali-dell%e2%80%99innovazione/#comments Mon, 28 Nov 2011 17:25:01 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=4518 Leggo nel comunicato (in draft) degli Stati Generali dell’Innovazione:”Una strategia coerente di open data deve garantire: l’uso pubblico dei database di interesse nazionale con una particolare attenzione ai dati territoriali;”.

 

Gli Stati Generali dell’Innovazione si sono appena conclusi. Ho partecipato; là ho incontrato Renzo Carlucci, direttore di GEOMEDIA. Ci siamo tenuti compagnia, abbiamo seguito i vari interventi. Ogni tanto leggevo i suoi “cinguettii” sul grande schermo, alle spalle dei relatori. Entrambi leggevamo i contributi di chi interagiva in rete (per esempio, questo). Insieme abbiamo preso parte all’open talk sull’Open Government: per circa due ore, oltre 30 persone hanno ragionato, prima su una mappa mentale dell’Open Gov, quindi cercando di raccogliere proposte, come contributo per una road map di SGI.

A proposito di proposte, ho portato con me agli SGI alcune slide, preparate con la “redazione” di TANTO e con alcuni colleghi del Consiglio Scientifico di ASITA. Le abbiamo “confezionate” prendendo spunto da due delle tre proposte che avevamo inoltrato per Agenda Digitale (TANTO ne ha dato conto qui). Le ho presentate e commentate durante l’open talk.

E’ quasi ovvio –per una road map dell’innovazione digitale- suggerire l’inserimento di un richiamo agli organismi nazionali deputati in materia di DB territoriali e di attuazione della direttiva INSPIRE.

Parlare invece di Infrastrutture di Dati Territoriali (IDT) fuori dall’ambiente geomatico onestamente è meno banale, sebbene agli interlocutori presenti agli SGI l’importanza assunta dai geo-dati per le politiche di sviluppo e innovazione, sia assolutamente chiara ed evidente. Ecco perché la presentazione si sofferma sulle IDT. Ai lettori di TANTO potrà essere già familiare l’analogia del ciclo dell’acqua: il ciclo sostenibile dell’IG è possibile se esiste una fonte energetica che alimenta e sostiene questo processo, proprio come il sole fornisce l’energia per l’acqua del mare. A proposito di sostenibilità, la presenza di Carlo Mochi, mi ha ricordato un suo editoriale del settembre 2006. Il titolo è “Verso una PA sostenibile”. Ho approfittato della possibilità di avere “a tiro” l’autore per chiedergli se, a suo avviso, quanto aveva scritto allora (il paradigma dell’Open Government non era diffuso) sia ancora attuale. Decisa e perentoria la risposta: “ASSOLUTAMENTE!”. V’invito quindi, prima di continuare questa lettura, a seguire le riflessioni contenute in quello scritto. Io l’ho riletto rientrato alla base, prima di stilare questi commenti: è stato come un flashback. Alle IDT può essere applicato il concetto di

produttività della PA, ossia di rapporto tra risorse impiegate e valore restituito ai cittadini”.

Alcune slide sono ripetitive e non mi pare che necessitino di commenti: la creazione delle IDT consente di ridurre il disordine (quindi gli sprechi) e, nel contempo, favoriscono la comunicazione tra produttori e utilizzatori di dati geospaziali. Vorrei solo aggiungere che ragionare in termini di Value Chain potrebbe essere utile, ad esempio per razionalizzare gli sforzi all’interno della PA, migliorando la distribuzione di competenze e ruoli, anche in un’ottica di partenariato tra pubblico e privato.

Ma una “geo” proposta per una road map dell’innovazione digitale che consideri soltanto suggerimenti come quelli definiti per Agenda Digitale (slide 13 e 14), rischiano di risultare mere dichiarazioni d’intenti, condizioni soltanto necessarie per includere l’Informazione Geografica come componente per l’incremento di innovazione nel nostro Paese.

Attraverso un po’ di botte e risposte via mail è venuta a galla un’ulteriore proposta, quella descritta con le ultime slide. E’ giusto un esempio di azione più concreta, legata alla “vita” delle organizzazioni pubbliche. E’ articolata in tre passi:

-      raccolta di buone pratiche (esistono, esistono ;-) ! )

-      loro diffusione, accompagnata con iniziative di sensibilizzazione dei potenziali stakeholder e affiancamento delle organizzazioni interessate, per favorirne la corretta implementazione

e, soprattutto, terzo passo, recepimento delle azioni pianificate per creare:

  • cicli di dati geografici “sostenibili”,
  • reti sistemiche tra i portatori d’interesse delle IDT e
  • “sistemi di misurazione del livello di prestazione orientati al miglioramento continuo, alla valutazione degli impatti delle azioni pianificate e al confronto, in un’ottica di trasparenza, tra i servizi erogati dai diversi enti”

nei Piani Esecutivi di Gestione (P.E.G.).

Probabilmente, si potrà immaginare veramente avviato il cambiamento verso l’uso pubblico dei database territoriali… No –scusate- di tutti i database di interesse nazionale, soltanto quando leggeremo obiettivi di P.E.G. riferibili a queste tematiche, distribuiti verticalmente –dal vertice agli esecutori- e orizzontalmente –questi processi non sono prerogativa solo dei dipartimenti IT-  nonché report del “Controllo di Gestione” che contemplino tali argomenti.

Così come l’incontro degli SGI ha il valore di “prima tappa” di un percorso che si svilupperà nei prossimi mesi, come risulta dalle conclusioni riportate nel comunicato finale di questa “due-giorni”, anche il contributo che abbiamo provato a portare come settore IG può crescere e articolarsi. Repetita iuvant:

’Mi tornano alle orecchie le frasi conclusive pronunciate dagli esperti di Geospatial Revolution Project: “Stiamo facendo questo insieme …”.’

L'articolo Geo-scintille da Stati Generali dell’Innovazione è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Ma l’Informazione Geografica è soltanto per gli addetti ai lavori? http://blog.spaziogis.it/2011/11/02/ma-l%e2%80%99informazione-geografica-e-soltanto-per-gli-addetti-ai-lavori/ http://blog.spaziogis.it/2011/11/02/ma-l%e2%80%99informazione-geografica-e-soltanto-per-gli-addetti-ai-lavori/#comments Wed, 02 Nov 2011 08:01:27 +0000 Sergio Farruggia http://blog.spaziogis.it/?p=4355

TANTO si è già occupato di Stati Generali per l’Innovazione, per esempio qui, e alcuni di noi partecipano alle discussioni iniziate sul forum del sito, su FB, su Twitter e altrove, in preparazione dell’evento previsto a Roma, il 25-26 novembre 2011.

Questo scritto unisce due miei post, pubblicati sul sito di SGI: qui e qui. Incontrandoci al “bar dietro al router” capita talvolta che uno di noi esclami frasi come: “Pensa tu quante idee su usi e applicazioni dei dati geospaziali ci saranno fuori dal ‘circolo dei geomatici’?”.

L’appuntamento di Roma è un’occasione per l’incontro tra addetti ai lavori, portatori d’interessi e utilizzatori. Complice l’atmosfera concentrata sulle possibilità di crescita per il nostro Paese, potrebbero scoccare scintille a cui fornire carburante.

 

Perché partecipare a Stati Generali Innovazione

Le informazioni territoriali hanno assunto un ruolo strategico nelle politiche di sviluppo e innovazione di tutti i paesi industrializzati. Il ruolo dell’informazione territoriale è determinante in molti settori del sistema Paese: industriali (infrastrutture di trasporto, reti tecnologiche, ecc.), finanziari nonché agroalimentari per citarne alcuni. Naturalmente, esse sono indispensabili nel governo del territorio, ad esempio per la prevenzione di tutti quegli eventi – spesso catastrofici – che purtroppo colpiscono il nostro Paese e mitigarne i danni.

La Pubblica Amministrazione rappresenta generalmente il soggetto più rilevante nel processo di qualificazione della domanda e di acquisizione delle informazioni. Essa funge inoltre da volano in molti settori menzionati. Infine, le informazioni territoriali sono anche alla base delle tecnologie digitali che stanno cambiando il nostro modo di interagire con le persone e ciò che ci circonda: Location awareness, Digital interaction, Towards all things computing e Augmented reality… rivestendo quindi un peso rilevante per il futuro dell’economia digitale.

Una prima peculiarità delle informazioni territoriali è quella di essere molto onerosa in termini economici nella fase di acquisizione rispetto a quella di gestione e utilizzo. E’ fondamentale definire regole e standard perché essa, una volta acquisita, possa essere integrata alle altre fonti, anche integrando quelle informazioni provenienti ‘dal basso’, ovvero create dagli stessi utilizzatori (informazione geografica ‘volontaria’). E’ inoltre indispensabile che il sistema pubblico possa lavorare in modo collaborativo, ottimizzando i finanziamenti a disposizione, razionalizzando la produzione e la gestione di tali informazioni, evitando la creazione di duplicati da parte di enti/istituzioni differenti.

Un’altra peculiarità delle informazioni territoriali è quella di essere posseduta e mantenuta tra numerosi soggetti. E’ fondamentale incoraggiare la costituzione di infrastrutture per accrescere l’accesso e la disponibilità di geo-dati, la cui organizzazione sia basata sulla co-operazione: per l’integrazione e l’armonizzazione dei dati, per condividere le policy riguardanti la loro distribuzione. Occorre individuare modi che aiutino il ri-uso delle informazioni geo-riferite e la valorizzazione delle applicazioni della geomatica per tutte le sfide che attendono la nostra società, (ICT per l’ambiente, assistenza medica sostenibile, promozione della diversità culturale, eGovernment, mobilità di persone e merci, …).

Infine, una terza peculiarità delle informazioni territoriali è quella di essere essenziale per far prosperare la ricerca e l’innovazione del comparto: realizzare nuovi prodotti e servizi legati all’intrattenimento, alla mobilità individuale e collettiva, all’assistenza alle persone, ecc.; per la corretta comprensione dei fenomeni che avvengono nella realtà; per creare nuove professionalità e nuove occupazioni. Rafforzare il dialogo tra il mondo della Geographic Information e l’ICT nella sua globalità può generare nuove idee per la ricerca e orientare le strategie per attuare servizi in scenari futuri, in contesti di complessità crescente, coinvolgendo i cittadini, soprattutto per rispondere alle esigenze delle giovani generazioni.

Il mondo dell’Informazione Geografica deve partecipare e contribuire –uno tra tutti- come portatore d’interesse per la costruzione di una prospettiva condivisa per l’Italia e per un cambio effettivo nella politica dell’innovazione, verso la realizzazione di un sistema di innovazione diffusa, un’innovazione che nasce dalle comunità e che al benessere delle comunità, in quanto reti relazionali, economiche e sociali, è principalmente rivolta.

Perché discuterne in Stati Generali Innovazione

A partire dall’epoca napoleonica fino agli anni ottanta del secolo scorso la gestione delle informazioni geografiche di una nazione sono state governate prevalentemente da soggetti statali: ad esempio Ordnance Survey – UK, Service du Cadastre – Francia; gli enti cartografici militari e catastali, dell’Italia unitaria).

Questa soluzione organizzativa ha assolto le esigenze per il governo del territorio sino a quando l’incremento della produzione di cartografica da parte di altri enti, soprattutto a livello regionale e locale, indotto da un maggiore fabbisogno di dati territoriali e di migliore qualità, supportata dall’avvento di nuove tecnologie, hanno fatto emergere l’esigenza di definire nuove modalità organizzative.

Dall’inizio degli anni novanta è iniziata la ricerca di soluzioni per razionalizzare la produzione dei dati territoriali tra i diversi livelli della Pubblica Amministrazione, originariamente in un’ottica molto pragmatica: ridurre l’impegno economico e garantire un uso più efficiente delle risorse per acquisire e gestire i dati geospaziali. Si deve alla presidenza Clinton la costituzione della National Spatial Data Infrastructure, nel 1994: una deliberazione per promuovere le relazioni intergovernative, coinvolgendo i governi statale e locale nella produzione di dati geospaziali e migliorare le prestazioni del governo federale. A seguire, altri Paesi hanno avviato progetti analoghi (Australia, Canada, Giappone, …). Nel 2002 la Commissione europea ha lanciato un progetto, denominato INSPIRE, che mira a creare una Spatial Data Infrastructure  europea.

Nel tempo, gli obiettivi di queste infrastrutture sono stati ampliati: si è fatta strada anche la promozione dell’uso dei dati geospaziali e del loro riutilizzo per molteplici scopi, non solo in ambito pubblico ma anche con crescente attenzione verso il settore privato, stante l’incremento di prodotti e applicazioni rivolte al mercato consumer.

Mentre questo processo è ancora in corso, nuovi temi sono apparsi, e influiscono sull’implementazione delle Spatial Data Infrastructure: espressi dal mercato (“l’uragano” Google maps), tecnologici (il semantic web, Internet of things, il cloud computing, …), sociali (Volunteered  Geographic Information), del settore pubblico (Open Government).

Dato per scontato il coinvolgimento del mondo della geomatica in questo scenario, le sue implicazioni e le sue diramazioni offrono lo spunto per ampliare ad altri ambiti la discussione e il confronto sulle prospettive, le opportunità che si prospettano, come sfruttarle, come affrontare e risolvere le problematiche e le criticità che si presenteranno.

Ho volutamente affrontato l’argomento prendendolo “da distante”. Le scelte per soddisfare i bisogni di informazioni geografiche di un Paese, sono state prese in passato (remoto e recente) dal livello politico, e non vi è ragione di immaginare un approccio differente: l’Informazione Geografica oggi, come le mappe in passato, sono un pilastro per il governo e lo sviluppo di un Paese. Proprio in ragione di ciò, essa è anche patrimonio della collettività. Seguendo l’invito di Stati Generali dell’Innovazione, l’estensione a un più ampio spettro di portatori d’interesse il dialogo sull’informazione geografica potrebbe dare contributi alla classe dirigente per attuare scelte rivolte “alla realizzazione di un sistema di innovazione diffusa, un’innovazione che nasce dalle comunità e che al benessere delle comunità, in quanto reti relazionali, economiche e sociali, è principalmente rivolta.”

L'articolo Ma l’Informazione Geografica è soltanto per gli addetti ai lavori? è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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