16 marzo, 2011 | di Il titolo, forse un pò pretenzioso, richiama le battute finali del secondo episodio di Geospatial Revolution Project, finalmente disponibile con i sottotitoli in italiano alla cui traduzione abbiamo lavorato tutti noi di TANTO. (continua…)
14 gennaio, 2011 | di

All’uscita del primo bell’episodio di Geospatial Revolution Project qualcosa mi aveva lasciato perplesso, ma non capivo cosa. Dopo qualche ora e qualche email (un ringraziamento particolare a Sergio Calabrese) ho realizzato che gli “mancava la parola”. Un prodotto di divulgazione così ben fatto, che merita la diffusione nelle scuole, sarebbe stato ancora più efficace se corredato dai sottotitoli in lingua originale. Nei giorni successivi molti utenti hanno scritto alla Pennsylvania State University per sollecitare la pubblicazione dei sottotitoli, ed dopo poche settimane erano presenti sul canale ufficiale di YouTube. Ma l’appetito viene mangiando.

La presenza dei sottotitoli infatti ci ha fatto venire subito la voglia di tradurli in italiano. Abbiamo scritto ai responsabili del progetto per chiedere “ufficialmente” di farlo e dopo qualche ora abbiamo ricevuto un’email dai toni molto gentili e con in allegato il file .xml con i sottotitoli in inglese. Lo abbiamo tradotto ed oggi finalmente è possibile “leggerlo” in italiano (anche qui sotto).


Un’ultima annotazione  forse un po’ autocelebrativa (mi scuso): fa un certo effetto essere in questo elenco, che inizia con la “A” di ASPRS Foundation e finisce con la “W” di Where 2.0.

4 novembre, 2010 | di

Ormai il racconto a puntate sulla rivoluzione geospaziale curato dalla Penn State University sta diventando un appuntamento per noi irrinunciabile. Per il primo episodio sono intanto disponibili i sottotitoli.

Non ci sarebbe nulla da dire di più che: guardatelo e godetevelo, ma ci piace comunque sottolineare brevemente alcune delle cose più belle e interessanti che vengono mostrate in questo secondo episodio.

Capitolo 1 – “Creating an interactive City”, ovvero di come Portland sia diventata una delle città più “digitali” degli USA, con ingenti investimenti nelle tecnologie geospaziali e l’iniziativa “civicApps (se avete tempo vale la pena un suo approfondimento) con la quale i cittadini hanno la possibilità di segnalare mediante dispositivi mobili (scatta una foto, localizzala e commenta) situazioni che necessiterebbero di un intervento da parte del Comune. O ancora di come l’augmented reality consenta agli utenti del trasporto pubblico di Portland di essere costantemente aggiornati sugli orari di arrivo dei mezzi.

Nel Capitolo 2 – “Powering Business” un importante corriere afferma come sia fondamentale risparmiare anche un solo miglio di strada, per poter ottimizzare al massimo i costi. E’ per questo che hanno ingaggiato matematici e statistici per poter trovare modi e metodi per definire le rotte che ogni mezzo percorre quotidianamente. E in questo processo, ovviamente, le applicazioni GIS di tracking e routing hanno un ruolo fondamentale.

Avevamo già destato l’attenzione sul fatto che il futuro della medicina è nella geografia, e nel Capitolo 3 – “Finding a Healthy Future” viene dimostrato come l’analisi geografica dei bisogni delle persone, della loro salute e della disponibilità ad esempio di supermercati che vendano “cibi salutari” siano strettamente connesse. Senza trascurare le opportunità di sviluppo economico che l’analisi spaziale porta nella localizzazione di nuovi negozi.

Concludo con una frase di Cowen:

Nuove persone, nuove organizzazioni stanno costruendo applicazioni che non avremmo mai immaginato prima.

Applicazioni – ma soprattutto persone – che stanno crescendo in numero, e che sempre più ci stupiranno…

16 settembre, 2010 | di

Lo so, sembra soltanto un titolo ad effetto, ma in realtà è molto più descrittivo di quanto si possa pensare. Nel Maggio del 2009 Pietro ci ha infatti raccontato di “un ambizioso progetto con il quale diffondere la consapevolezza della coscienza geografica”, tramite la produzione di 8 video brevi e di un documentario di 60 minuti.

Il nome di quel progetto è proprio  “Geospatial Revolution Project” ed è uscito finalmente il bellissimo primo episodio. Agli esperti di geomatica non sembrerà che ci sia nulla di nuovo, ma l’obiettivo del progetto è altro:

The mission of the Geospatial Revolution Project is to expand public knowledge about the history, applications, related privacy and legal issues, and the potential future of location-based technologies.

Spiegare bene un concetto, con parole comprensibili a tutti, è di per se qualcosa di  rivoluzionario e se “il buon giorno si vede dal mattino”, prevedo un futuro molto soleggiato. Nel film ci sono molte facce note e potenti di questo mondo, ma voglio sottolineare che il capitolo più lungo e più bello di questo primo episodio – denominato “Why We Need It” – è dedicato quasi interamente all’importanza che l’informazione spaziale e il suo impiego corretto hanno nella gestione di drammi umanitari, come quello conseguente al terremoto di Haiti, del 12 Gennaio del 2010. In quell’occasione i terminali mobili (telefonini e GPS), i social network e progetti prodigiosi come Ushahidi e OpenStreetMap hanno contribuito al salvataggio di molte vite nel dopo terremoto.

Prima di chiudere due promesse. La prima è quella già lanciata da Pietro, e che confermo: vi daremo conto dei prossimi episodi e proveremo a farvene sempre una brevissima sintesi. La seconda è che scriveremo almeno un post interamente dedicato a Ushahidi, in cui descriveremo la piattaforma tecnologica su cui si basa, come si installi e si gestisca.

Ci sarebbe altro da dire, ma sarà per la prossima. Buona visione!!!

19 novembre, 2009 | di

Ieri sono stato al GISDay di Palermo, e noi di TANTO siamo stati tra gli organizzatori. Per l’occasione Franco Farinelli ci ha concesso una bella intervista, che pubblichiamo qui in esclusiva (mi sento Bruno Vespa). Mi piace raccontarvi del “viaggio” che ci ha portato sino a qui.

Poco più di un mese fa ho scritto un post sul mio primo “incontro” con il prof. Farinelli. E’ stato un contributo che mi ha riservato diverse soddisfazioni, la più importante delle quali è stata riscontrare l’effetto di disturbo positivo che ha provocato tra i lettori. Se ne ha un’evidenza tra i commenti al post, ma lo ho avuta anche a voce ed in chat.
Nelle settimane successive sono stato coinvolto nell’organizzazione di questo GISDay, e nella prima riunione si cercava con difficoltà di definire il taglio da dare alla giornata; la cosa era complicata dal fatto che non ci si conosceva bene tra tutti i partecipanti. Poi qualcuno dice: “bello il post su Farinelli”. Ci siamo guardati negli occhi ed abbiamo capito di avere fatto il primo piccolo grande passo. Poco dopo: “Andrea, ma perché non invitiamo Franco Farinelli??” (“argh” ho pensato io). Ma l’effetto domino non è finito.
Racconto infatti di questa proposta via email agli altri autori di TANTO, ed uno di loro (preferisco mantenere la privacy) mi racconta che l’avrebbe incontrato in presenza da lì a pochi giorni, per provare a coinvolgerlo in maniera più diretta su questo blog. Partiva quasi un’operazione di accerchiamento.
Rompo allora gli indugi e mi metto in contatto con Franco Farinelli. Mi dice subito di non poter essere con noi in presenza, ma di essere disponibile per un’intervista a distanza.

L’intervista è stata fatta. Avremmo voluta farla in diretta ieri, ma abbiamo preferito registrala il 17 per evitare qualsiasi inaspettato problema tecnico (“il bello della diretta”).

Ringrazio molto il prof. Farinelli per la sua disponibilità, ma sopratutto ed ancora una volta, per avere stimolato delle sane reazioni chimiche tra i presenti in sala. Spero che vi faccia lo stesso effetto, e mi piacerebbe che lasciaste qui traccia delle vostre sensazioni.

Buona visione :-D


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