TANTO » geospatial http://blog.spaziogis.it le cose che ci piacciono ... Mon, 07 Nov 2016 09:59:24 +0000 it-IT hourly 1 La rivoluzione geospaziale continua! http://blog.spaziogis.it/2011/08/11/la-rivoluzione-geospaziale-continua/ http://blog.spaziogis.it/2011/08/11/la-rivoluzione-geospaziale-continua/#comments Thu, 11 Aug 2011 15:24:46 +0000 Antonio Falciano http://blog.spaziogis.it/?p=3977 Era il maggio 2009 quando TANTO cominciava a raccontare di Geospatial Revolution Project, definendolo come un “ambizioso progetto con il quale diffondere la consapevolezza della coscienza geografica in un mondo nel quale ormai (quasi) tutti sanno cosa siano Google Earth e Streetview”, di come queste tecnologie siano usate non solo negli smartphone e nei ricevitori [...]]]> Era il maggio 2009 quando TANTO cominciava a raccontare di Geospatial Revolution Project, definendolo come un “ambizioso progetto con il quale diffondere la consapevolezza della coscienza geografica in un mondo nel quale ormai (quasi) tutti sanno cosa siano Google Earth e Streetview”, di come queste tecnologie siano usate non solo negli smartphone e nei ricevitori GPS delle automobili, ma anche in molte branche della scienza, nell’allocazione ottimale delle risorse, nel governo del territorio, nella gestione delle crisi internazionali …e molto altro ancora, sempre di più davanti ai nostri occhi. E provando a fare un bilancio, GRP si è effettivamente dimostrato al di là di ogni nostra più rosea aspettativa.

Abbiamo preso a cuore questo progetto poiché rappresenta, a nostro modesto avviso, una sintesi non tecnica particolarmente efficace a livello divulgativo che descrive ottimamente quello che è il mondo delle tecnologie geospaziali che ci piace tanto …e non solo! Ci ha offerto infatti innumerevoli spunti di riflessione, ponendoci davanti diversi interrogativi. Dove saremmo ora se John Snow non avesse disegnato la sua mappa leggendaria, ponendo così le basi per l’analisi spaziale in senso moderno? A quale destino ancor più amaro sarebbe andato incontro Haiti dopo l’immane catastrofe del terremoto del 2010, se non fossero esistiti il progetto OpenStreetMap e i suoi contributori provenienti da ogni angolo del mondo? Gli abitanti di Kibera avrebbero oggi a disposizione fondamentali servizi laddove prima non c’erano, se non fosse stata messa in campo l’iniziativa meravigliosa di Map Kibera? E ce ne sarebbero tanti altri…

Un viaggio durato un paio d’anni, ma che certamente non si esaurisce qui. L’epilogo del quarto ed ultimo episodio (di cui finalmente abbiamo terminato la traduzione dei sottotitoli e che vi riproponiamo in questo post) condensa tutto il senso di quanto ci siamo detti finora e quanto ancora deve venire:

Questa tecnologia sta cambiando il modo in cui guardiamo il mondo. Stiamo acquisendo la comprensione basata sulla localizzazione di qualsiasi cosa sul pianeta rendendola ora quasi tangibile. [...] La geografia e la scienza stanno per fare la differenza. Aiuteranno i governi a prendere decisioni migliori, aiuteranno le persone a imparare cose in modi nuovi, aiuteranno i cittadini a comprendere il loro governo e mettersi in gioco, contribuiranno a salvare il mondo.

Non ci resta che attuarla questa rivoluzione giorno dopo giorno, cercando di disseminare in maniera capillare questa nuova forma di consapevolezza, a partire dai banchi di scuola per finire a quelli di chi ci governa, e immaginando nuovi possibili utilizzi di queste tecnologie al servizio dell’intera umanità. L’evoluzione dell’homo geographicus si trova ancora sul ramo ascendente della sua parabola, per cui abbiamo ancora tanta strada da percorrere…

…la rivoluzione geospaziale continua!

 

L'articolo La rivoluzione geospaziale continua! è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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La Rivoluzione GeoSpaziale? L’orgoglio di creare una mappa http://blog.spaziogis.it/2011/05/03/la-rivoluzione-geospaziale-lorgoglio-di-creare-una-mappa/ http://blog.spaziogis.it/2011/05/03/la-rivoluzione-geospaziale-lorgoglio-di-creare-una-mappa/#comments Tue, 03 May 2011 21:29:51 +0000 Andrea Borruso http://blog.spaziogis.it/?p=3694 A fine 2009, nel mio ormai “tradizionale” post augurale di fine anno, scrissi queste parole a proposito del progetto “Map Kibera“: Senza la conoscenza di base della geografia di Kibera, sarebbe stato impossibile aprire una discussione su come migliorare il quotidiano dei residenti. I dati su un’entità e l’accesso a questi, ancora una volta consentono [...]]]> A fine 2009, nel mio ormai “tradizionale” post augurale di fine anno, scrissi queste parole a proposito del progetto “Map Kibera“:

Senza la conoscenza di base della geografia di Kibera, sarebbe stato impossibile aprire una discussione su come migliorare il quotidiano dei residenti. I dati su un’entità e l’accesso a questi, ancora una volta consentono di creare un valore aggiunto, e di rendere visibile l’invisibile.

Nel rileggermi riconosco e ricordo l’emozione che mi portò a scrivere queste parole, ed oggi – con l’uscita del IV episodio di Geospatial Revolution Project - ho rinnovato con forza quelle belle sensazioni.

Il IV episodio di GRP – ultimo della serie – è diviso (come i precedenti) in capitoli.

Nel primo - “Monitoring a Changing Climate” – viene illustrata l’importanza di misurare i fenomeni che coinvolgono il nostro pianeta e la nostra vita. Eventi apparentemente lontani da molti di noi (cittadini metropolitani) come l’assottigliamento dei ghiacciai o la deforestazione. Tra gli strumenti di misura (hardware, software e di conoscenza), ci sono certamente quelli messi a disposizione dalla rivoluzione geospaziale.

Nel secondo - ”Preventing Hunger” - si  mostra l’importanza che le tecnologie per la gestione e l’analisi delle informazioni geografiche hanno nel pianificare gli interventi di aiuto alimentare. Di come qualcosa di impalpabile come un’analisi NDVI, possa trasformarsi in aiuto concreto da portare in luogo mai visitato, e conosciuto grazie (anche) a tradizionali tecniche di remote sensing.

Il quarto – “Tracking Desease” – ci fa conoscere il fantastico John Snow, che nel 1854 studiò un’epidemia di Colera avvenuta a Londra, utilizzando l’analisi spaziale. Posizionando su una mappa la diffusione dei casi della malattia, constatò che si concentravano attorno ad una pompa dell’acqua nel distretto di Soho; dei raggruppamenti di eventi correlati temporalmente e spazialmente (dei cluster). Queste evidenze lo portarono ad individuare la causa dell’epidemia.

Il capitolo conclusivo – “Mapping Power to the People” – è quello che mi fatto tornare alla fine del 2009, e che mi ha dato l’ispirazione per il titolo del post. Douglas Namale, un uomo di Kibera, al minuto 15 dice una cosa bellissima: “la prima volta che ho visto la mappa [n.d.r. quella realizzata per il progetto], ero orgoglioso. Non è stata fatta da altri, ma da me“. Il lavoro suo e di tutte le persone coinvolte nel progetto, ha fatto in modo che in questo luogo lontano (non solo geograficamente) potessero sorgere delle strutture sanitarie e delle stazioni di polizia. Questo è veramente rivoluzionario.

Buona visione

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Il terzo episodio di Geospatial Revolution in italiano http://blog.spaziogis.it/2011/04/18/il-terzo-episodio-di-geospatial-revolution-in-italiano/ http://blog.spaziogis.it/2011/04/18/il-terzo-episodio-di-geospatial-revolution-in-italiano/#comments Mon, 18 Apr 2011 09:38:59 +0000 Andrea Borruso http://blog.spaziogis.it/?p=3642 Siamo quasi in dirittura d’arrivo con le nostre traduzioni di questo bel progetto. Il prossimo, in uscita in lingua originale il 3 Maggio, sarà infatti l’ultimo episodio. Il terzo è stato “difficile” da tradurre. Chiunque si occupi di sistemi informativi geografici, sa che la guerra è uno dei “finanziatori” principali di questo mondo, ma leggere [...]]]> Siamo quasi in dirittura d’arrivo con le nostre traduzioni di questo bel progetto. Il prossimo, in uscita in lingua originale il 3 Maggio, sarà infatti l’ultimo episodio.

Il terzo è stato “difficile” da tradurre. Chiunque si occupi di sistemi informativi geografici, sa che la guerra è uno dei “finanziatori” principali di questo mondo, ma leggere “Milosevic was smart” è stato quantomeno inquietante (è soltanto uno degli esempi); non per niente lo abbiamo ribattezzato “il lato oscuro della rivoluzione geospaziale“.

L’episodio, tuttavia, offre anche alcuni esempi di utilizzo delle tecnologie di geolocalizzazione applicate al mondo della sicurezza pubblica, in materia lotta al crimine e di gestione di tutte quelle persone alle quali sono applicate misure alternative alla detenzione, ovvero misure di prevenzione connesse alla pericolosità sociale del soggetto. Temi e soluzioni di particolare attualità sui quali vale la pena riflettere.

Ancora una volta buona visione.

L'articolo Il terzo episodio di Geospatial Revolution in italiano è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Il significato di “essere umano” (GRP ep. 2) http://blog.spaziogis.it/2011/03/16/il-significato-di-%e2%80%9cessere-umano-grp-ep-2/ http://blog.spaziogis.it/2011/03/16/il-significato-di-%e2%80%9cessere-umano-grp-ep-2/#comments Wed, 16 Mar 2011 22:28:18 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=3508 Il titolo, forse un pò pretenzioso, richiama le battute finali del secondo episodio di Geospatial Revolution Project, finalmente disponibile con i sottotitoli in italiano alla cui traduzione abbiamo lavorato tutti noi di TANTO. Inutile dire che il sodalizio che si è creato con gli amici della Penn State University ci rende particolarmente orgogliosi. Buona visione. [...]]]> Inutile dire che il sodalizio che si è creato con gli amici della Penn State University ci rende particolarmente orgogliosi. Buona visione.

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Il lato oscuro della Rivoluzione Geospaziale http://blog.spaziogis.it/2011/03/02/il-lato-oscuro-della-rivoluzione-geospaziale/ http://blog.spaziogis.it/2011/03/02/il-lato-oscuro-della-rivoluzione-geospaziale/#comments Wed, 02 Mar 2011 12:20:51 +0000 Antonio Falciano http://blog.spaziogis.it/?p=3488 Geospatial Revolution ProjectContinua l’appuntamento con Geospatial Revolution Project ad opera della Pennsylvania State University, che tanto sta appassionando anche la comunità geospaziale italiana.
Il terzo e penultimo episodio parla dell’uso dei GIS nei campi della diplomazia internazionale, delle operazioni militari, del lavoro delle forze dell’ordine e della sicurezza dei cittadini.

Il primo capitolo dal titolo “Mapping the Road to Peace” sostiene la necessità di avere gli “occhi della nazione” (USA) puntati sui “cattivi” e di utilizzare la geospatial intelligence per intercettare sul nascere le crisi internazionali. Ma soprattutto ricorda quello che è stato il primo impiego di successo delle tecnologie geospaziali nelle trattative diplomatiche durante il conflitto della Bosnia-Erzegovina, a metà degli anni Novanta.

Il secondo capitolo “Waging Modern War” si occupa di strategia e mission planning nella guerra moderna di precisione. Descrive l’impiego nelle missioni militari della tecnica “BuckEye Terrain Visualization” che raccoglie, elabora e trasmette dati del terreno ad elevata risoluzione mediante una camera elettro-ottica e un sensore LIDAR al fine di individuare la posizione degli IED (Improvised Explosive Devices), una continua minaccia anche per le missioni di pace molto difficile da scovare, come purtroppo ci ricorda la triste cronaca di questi giorni. Si parla anche di human geography, ovvero degli aspetti sociali, culturali, economici, ecc. calati direttamente sulla geografia fisica, la cui rappresentazione su mappa è in grado di facilitare la comprensione da parte dei militari della complessità di Paesi come l’Afghanistan.

Nel terzo capitolo “Serving & Protecting”, invece, si illustra come le tecnologie geospaziali possano costituire un valido strumento di supporto alle attività delle forze dell’ordine. Ad esempio in caso di una rapina in banca, è possibile calcolare in tempo reale le isocrone sulla rete stradale e quindi circoscrivere il perimetro entro il quale ricercare i criminali e posizionare i posti di blocco. E’ mostrato come l’impiego congiunto di un criminologo e dei GIS possa consentire l’individuazione della correlazione esistente tra gli hotspot di particolari tipologie di crimini avvenuti in una determinata area e la loro posizione, permettendo quindi una migliore dislocazione delle pattuglie a disposizione, specie se l’area da controllare è molto estesa. Si parla inoltre dell’uso del braccialetto elettronico in California come deterrente per chi ha commesso reati di natura sessuale e viene rilasciato in libertà condizionata.

L’ultimo capitolo “Staying Safe” ci pone un interrogativo: disporre di un GPS nel proprio telefono cellulare può essere utile in caso di emergenza per le forze dell’ordine, ma cosa succede se chi controlla è ad esempio uno stalker? Il progresso che scaturisce dall’uso delle tecnologie geospaziali presenta quindi un duplice aspetto. Da un lato, bisogna saper cogliere tutti i benefici che ne possono derivare. Dall’altro, occorre ricordarsi che la tecnologia può essere oggetto di abuso e quindi occorre saperla gestire.

the more data that’s available out there
the more transparent the world becomes

Oggi è possibile tenere traccia delle persone, che lo sappiano oppure no. Ma si tratta davvero di un’invasione della privacy o solo dell’affermazione di una tecnologia irreversibile e al tempo stesso sempre più irresistibile? Chissà cosa ne pensa la gente…

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La Rivoluzione Geospaziale parla italiano http://blog.spaziogis.it/2011/01/14/la-rivoluzione-geospaziale-parla-italiano/ http://blog.spaziogis.it/2011/01/14/la-rivoluzione-geospaziale-parla-italiano/#comments Thu, 13 Jan 2011 23:28:08 +0000 Andrea Borruso http://blog.spaziogis.it/?p=3259 All’uscita del primo bell’episodio di Geospatial Revolution Project qualcosa mi aveva lasciato perplesso, ma non capivo cosa. Dopo qualche ora e qualche email (un ringraziamento particolare a Sergio Calabrese) ho realizzato che gli “mancava la parola”. Un prodotto di divulgazione così ben fatto, che merita la diffusione nelle scuole, sarebbe stato ancora più efficace se [...]]]> All’uscita del primo bell’episodio di Geospatial Revolution Project qualcosa mi aveva lasciato perplesso, ma non capivo cosa. Dopo qualche ora e qualche email (un ringraziamento particolare a Sergio Calabrese) ho realizzato che gli “mancava la parola”. Un prodotto di divulgazione così ben fatto, che merita la diffusione nelle scuole, sarebbe stato ancora più efficace se corredato dai sottotitoli in lingua originale. Nei giorni successivi molti utenti hanno scritto alla Pennsylvania State University per sollecitare la pubblicazione dei sottotitoli, ed dopo poche settimane erano presenti sul canale ufficiale di YouTube. Ma l’appetito viene mangiando.

La presenza dei sottotitoli infatti ci ha fatto venire subito la voglia di tradurli in italiano. Abbiamo scritto ai responsabili del progetto per chiedere “ufficialmente” di farlo e dopo qualche ora abbiamo ricevuto un’email dai toni molto gentili e con in allegato il file .xml con i sottotitoli in inglese. Lo abbiamo tradotto ed oggi finalmente è possibile “leggerlo” in italiano (anche qui sotto).


Un’ultima annotazione  forse un po’ autocelebrativa (mi scuso): fa un certo effetto essere in questo elenco, che inizia con la “A” di ASPRS Foundation e finisce con la “W” di Where 2.0.

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Che la Rivoluzione Geospaziale abbia inizio! http://blog.spaziogis.it/2010/09/16/che-la-rivoluzione-geospaziale-abbia-inizio/ http://blog.spaziogis.it/2010/09/16/che-la-rivoluzione-geospaziale-abbia-inizio/#comments Thu, 16 Sep 2010 07:03:55 +0000 Andrea Borruso http://blog.spaziogis.it/?p=2656 Lo so, sembra soltanto un titolo ad effetto, ma in realtà è molto più descrittivo di quanto si possa pensare. Nel Maggio del 2009 Pietro ci ha infatti raccontato di “un ambizioso progetto con il quale diffondere la consapevolezza della coscienza geografica”, tramite la produzione di 8 video brevi e di un documentario di 60 minuti.

Il nome di quel progetto è proprio  “Geospatial Revolution Project” ed è uscito finalmente il bellissimo primo episodio. Agli esperti di geomatica non sembrerà che ci sia nulla di nuovo, ma l’obiettivo del progetto è altro:

The mission of the Geospatial Revolution Project is to expand public knowledge about the history, applications, related privacy and legal issues, and the potential future of location-based technologies.

Spiegare bene un concetto, con parole comprensibili a tutti, è di per se qualcosa di  rivoluzionario e se “il buon giorno si vede dal mattino”, prevedo un futuro molto soleggiato. Nel film ci sono molte facce note e potenti di questo mondo, ma voglio sottolineare che il capitolo più lungo e più bello di questo primo episodio – denominato “Why We Need It” – è dedicato quasi interamente all’importanza che l’informazione spaziale e il suo impiego corretto hanno nella gestione di drammi umanitari, come quello conseguente al terremoto di Haiti, del 12 Gennaio del 2010. In quell’occasione i terminali mobili (telefonini e GPS), i social network e progetti prodigiosi come Ushahidi e OpenStreetMap hanno contribuito al salvataggio di molte vite nel dopo terremoto.

Prima di chiudere due promesse. La prima è quella già lanciata da Pietro, e che confermo: vi daremo conto dei prossimi episodi e proveremo a farvene sempre una brevissima sintesi. La seconda è che scriveremo almeno un post interamente dedicato a Ushahidi, in cui descriveremo la piattaforma tecnologica su cui si basa, come si installi e si gestisca.

Ci sarebbe altro da dire, ma sarà per la prossima. Buona visione!!!

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Raccontare la rivoluzione geospaziale… http://blog.spaziogis.it/2009/05/11/raccontare-la-rivoluzione-geospaziale/ http://blog.spaziogis.it/2009/05/11/raccontare-la-rivoluzione-geospaziale/#comments Mon, 11 May 2009 10:23:28 +0000 Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/?p=826 Ci provano a farlo quelli della Penn State University con Geospatial Revolution Project. Si tratta di un ambizioso progetto con il quale diffondere la consapevolezza della coscienza geografica in un mondo nel quale ormai (quasi) tutti sanno cosa siano Google Earth e Streetview. Utilizzare uno strumento abitualmente, infatti, non implica sempre conoscere cosa ci sia [...]]]>

Ci provano a farlo quelli della Penn State University con Geospatial Revolution Project.

Si tratta di un ambizioso progetto con il quale diffondere la consapevolezza della coscienza geografica in un mondo nel quale ormai (quasi) tutti sanno cosa siano Google Earth e Streetview.

Utilizzare uno strumento abitualmente, infatti, non implica sempre conoscere cosa ci sia dietro, dalla tecnologia alle persone, ed essere consapevoli di ciò che si fa – come spesso amiamo dire qui su TANTO – è molto più entusiasmante di farlo e basta.

Il progetto – totalmente web-based – prevede la produzione di otto episodi video, ciascuno dei quali racconterà una storia al centro della quale c’è la geografia e gli strumenti di esplorazione del territorio. Si tratta di storie che hanno un filo rosso in comune, e che culmineranno nella realizzazione di un documentario di 60 minuti.

Il video di presentazione del progetto è già di per sé entusiasmante, raccontando di come satelliti, strumenti e tecnologie geospaziali influenzino ormai ogni fondamentale attività umana. Dalle deprecabili guerre, che hanno sempre bisogno di dati spaziali aggiornati e dettagliati, alla violazione dei diritti umani, alle questioni ambientali, alle attività di emergenza e soccorso. Il terremoto abruzzese ha lanciato alla ribalta il concetto di interferometria SAR – molte fonti ne danno notizia – e lo stesso PCN ha messo a disposizione ortofoto recenti delle zone colpite.

Come la stessa PSU afferma:

Gli utilizzi fondamentali di queste tecnologie richiedono una educazione del pubblico, volta alla comprensione sia delle applicazioni stesse che delle questioni relative alla privacy e alla sicurezza che esse sollevano.

Non rimane che attendere i primi video realizzati, ne daremo notizia sempre su questo schermo.

Vorrei in conclusione fare qualche piccolo appunto riguardo la nostra situazione, quella italiana intendo. Mentre altrove si spendono risorse per mettere su iniziative volte alla disseminazione della consapevolezza, qui da noi si lascia che importanti pezzi della scienza geografica lentamente muoiano, come è il caso dell’Istituto Geografico De Agostini, o dello stesso IGMI, colpevoli secondo alcuni di non essere riusciti a stare al passo con la tecnologia.

Certo, magari in quelle realtà devono fare i conti con una scarsa lungimiranza, con il fatto che ormai più nessuno compra una carta stradale per 10 euro ma preferisce spenderne 200 per un navigatore GPS, ma la questione è sempre la stessa: la gente non sa, non si chiede cosa c’è dietro una mappa, che sia cartacea o digitale.

The location of anything is becoming everything…


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