Commenti a: Dati: pubblici, standard e interconnessi (dedicato) http://blog.spaziogis.it/2009/04/13/dati-pubblici-standard-e-interconnessi-dedicato/ le cose che ci piacciono ... Fri, 04 Nov 2016 08:49:24 +0000 hourly 1 Di: inDiritto.it » Blog Archive » Regione Sicilia: legge 5/2011 sul procedimento amministrativo ed in materia di trasparenza, la semplificazione, l’efficienza, l’informatizzazione della P.A. http://blog.spaziogis.it/2009/04/13/dati-pubblici-standard-e-interconnessi-dedicato/comment-page-1/#comment-6581 inDiritto.it » Blog Archive » Regione Sicilia: legge 5/2011 sul procedimento amministrativo ed in materia di trasparenza, la semplificazione, l’efficienza, l’informatizzazione della P.A. Wed, 15 Jun 2011 07:34:52 +0000 http://blog.spaziogis.it/?p=819#comment-6581 [...] Solo in tale maniera si potrebbe creare un circolo virtuoso: dalla trasparenza e dall’efficienza della P.A., all’innovazione, mettendo in moto un ciclo economico tale per cui: dall’investimento della P.A. volto alla diffusione dei dati si giungerebbe, senza spendere un euro in più, al finanziamento di tutte quelle imprese e/o professionisti che lavorano nei rispettivi settori grazie all’utilizzo dei dati. Ci piace segnalare, ancora una volta, questo articolo di Andrea Borruso: Dati: pubblici, standard e interconnessi. [...]

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Di: inDiritto.it » Blog Archive » Legislazioni: accesso e ricerca delle norme http://blog.spaziogis.it/2009/04/13/dati-pubblici-standard-e-interconnessi-dedicato/comment-page-1/#comment-5271 inDiritto.it » Blog Archive » Legislazioni: accesso e ricerca delle norme Fri, 03 Sep 2010 15:27:29 +0000 http://blog.spaziogis.it/?p=819#comment-5271 [...] dei dati ed alla loro concreta fruibilità (non mi stancherò mai di segnalare questo articolo: Dati: pubblici, standard e interconnessi di Andrea [...]

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Di: Pietro Blu Giandonato http://blog.spaziogis.it/2009/04/13/dati-pubblici-standard-e-interconnessi-dedicato/comment-page-1/#comment-4003 Pietro Blu Giandonato Tue, 14 Apr 2009 20:39:42 +0000 http://blog.spaziogis.it/?p=819#comment-4003 Intanto complimenti ad Andrea, per l’ennesimo lavoro davvero ben fatto. Penso che con questo TANTO si proietti nel web 3.0, non con le chiacchiere, ma con i fatti.

Casomai ce ne fosse bisogno, condivido poi senza alcun dubbio i commenti di Gerlando, Alessio e di mamma Amalia. Il caso del buon Giuliani, vilipeso e accusato di fare la Cassandra, meriterebbe diversi approfondimenti, ma a me – da “esperto” diciamo così – non è mai passato per la mente di bollarlo come un buffone o un esibizionista, cosa che purtroppo ho sentito fare a colleghi che si pregiano anche di essere vicini al “mondo accademico”.

La verità è che anche tra i professoroni si menano sberle, biecamente screditandosi l’un l’altro. L’italianissimo gettarsi feccia addosso non risparmia nessuno, e il bene comune (qui la ricerca pubblica) viene sacrificato al mero orgoglio personale.

Per ciò che concerne la possibilità di accedere ai RAW DATA, credo nasconda una questione un pò spinosa, che forse noialtri addetti ai lavori tendiamo a trascurare eccessivamente. I dati grezzi, in quanto tali, per essere correttamente utilizzati hanno certo bisogno di essere resi disponibili in formati aperti e condivisi, oltre che corredati dei metadati. E su questo in Italia abbiamo ancora tanta, tantissima strada da fare, sebbene sempre più soggetti pubblici stiano lentamente progredendo.

La questione spinosa della quale accennavo è la reale utilizzabilità stessa dei dati grezzi, ovvero la possibilità di poterne comprendere il significato (scientifico o meno) da parte degli utenti. Ciò che manca, insomma, è la consapevolezza di cosa si ha a disposizione e come lo si può utilizzare. In un mio modestissimo precedente post lanciavo velleitariamente una sorta di gara per la realizzazione di mappe utili o per lo meno interessanti. Proponevo la mia su Geocommons proprio recuperando e riutilizzando i dati messi a disposizione dall’INGV sui terremoti italiani. Gli stessi che Andrea ha usato per questo lavoro. Si tratta di dati che, grazie alla formattazione in CSV, in pochissimi click è possibile importare e utilizzare immediatamente, pressochè ovunque.

Ecco, chi è geologo sa bene cos’è la magnitudine di un sisma e anche l’importanza della profondità del suo ipocentro. La differenza tra terremoti crostali e profondi. Ma un qualunque altro utente? Avrebbe colto la portata e il possibile utilizzo dei dati dell’INGV?

Cos’è che manca? Non i semplici metadati, ma il significato pratico, reale, il potenziale divulgativo – parafrasando Gerlando – dei dati stessi. Ecco che dunque i RAW DATA sono (sarebbero) cosa buona e giusta, ma rimarrebbero in ambito accademico (e sarebbe già un gran risultato) in mancanza di un loro inserimento in un contesto più ad ampio raggio, più vicino al pubblico, al cittadino.

C’è voluto il terremoto in Abruzzo perchè a scuola i ragazzi mi chiedessero come mai è avvenuto, se possa succedere anche da noi in Puglia, e capissero che ciò che accade sotto i nostri piedi, tutto sommato val la pena di capirlo.

Ad maiora!

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Di: amalia http://blog.spaziogis.it/2009/04/13/dati-pubblici-standard-e-interconnessi-dedicato/comment-page-1/#comment-4002 amalia Tue, 14 Apr 2009 17:06:01 +0000 http://blog.spaziogis.it/?p=819#comment-4002 A parte l’orgoglio di mamma per il post di Andrea,desidero dire che condivido quanto scritto da Gerlando e da Alessio .
Semplicemente, cosa antica sin fai tempi di Socrate,il mondo accademico, il mondo politico e quello economico in perfetto accordo hanno sempre ignorato la vita sociale .Il mondo accademico,la casta, è impegnata ad usare l’Università -anzi a consumarla-per il proprio profitto o potere,il mondo economico sembra che non capisca nulla di economia-è anche qui gestione di potere ed il mondo politico usa gli altri due mondi sempre per il potere.E come dice Elias Canetti ,in suo saggio, chi ha sete di potere ha bisogno di servi mentre chi è maestro ha bisogno di collaboratori.Noi siamo privi di maestri e mi fa una rabbia immensa pensare che tutte le tragedie della “natura” sono soltanto dovute a questa gestione del potere.Avremmo bisogno degli indiani d’America che rispettavano la madre Terra ,senza consumarla……

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Di: Alessio http://blog.spaziogis.it/2009/04/13/dati-pubblici-standard-e-interconnessi-dedicato/comment-page-1/#comment-4001 Alessio Tue, 14 Apr 2009 13:15:47 +0000 http://blog.spaziogis.it/?p=819#comment-4001 Questo probabilmente è uno dei post più belli che io abbia mai letto su TANTO (senza nulla togliere agli altri articoli!) e sono veramente contento che sia stata una mia (banale) richiesta a stimolarne indirettamente la scrittura… :)

Gerlando ha già fatto delle giustissime considerazioni nel suo commento, considerazioni che che, personalmente, non posso che quotare in pieno.

Dal canto mio aggiungo solo una microscopica considerazione:
ho sempre sostenuto (e sempre sosterrò) l’importanza della standardizzazione dei dati che vengono messi a disposizione del pubblico dagli Enti preposti.
Un dato che rispetta uno standard aperto e condiviso significa vera interoperabilità ed usabilità dello stesso con efficacia e in tempi rapidi (fondamentale in casi di emergenza). Poco importa, secondo me, che questo dato venga prodotto con un software proprietario o con uno libero (e qui già mi vedo mezza ML gfoss che chiede la mia testa :) ).
Per chiarire questo concetto al prossimo, spesso faccio l’esempio della benzina per far andare le automobili: ogni automobilista sceglierà se comprarsi un’automobile o un’altra, in base al proprio portafogli e alle proprie necessità, l’importante è che quando si fermerà a fare rifornimento potrà essere sicuro che, indipendentemente da marca e modello della propria macchina, quel carburante la farà muovere. Senza carburante, anche una Ferrari rimane solo un (bel) “pezzo di latta” [*]

[*] lo so, non c’è solo la benzina (e meno male…), ma è solo un’esempio! :D

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Di: Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/2009/04/13/dati-pubblici-standard-e-interconnessi-dedicato/comment-page-1/#comment-3999 Gerlando Gibilaro Tue, 14 Apr 2009 10:10:59 +0000 http://blog.spaziogis.it/?p=819#comment-3999 Caro Andrea,
scrivo questo commento perché il tuo articolo mi ha particolarmente toccato e perché rimanga una traccia di alcune riflessioni che voglio sottoporre all’attenzione dei lettori di TANTO.

Eventi come un terremoto rappresentano un paradigma generale a partire dal quale possono essere effettuate alcune considerazioni valide per qualunque campo della vita politica e sociale.

Mi spiego meglio:
se è vero, (non sono un esperto, ma mi riferisco all’opinione che credo sia comunemente diffusa in ambito scientifico), che eventi di tal genere non possono essere previsti, ma possono essere programmati, allora non si può che rimanere perplessi innanzi al comportamento del “sistema politico/scientifico Italia”.
Comportamenti che si ripercuotono a catena su diversi campi della vita di una Nazione:
1. quello della ricerca e del mondo accademico;
2. quello della politica e dell’economia;
3. quello della vita sociale.

Una prima riflessione è di carattere generale.
Non sono un esperto, ma molto mi ha colpito il modo con cui è stato trattato il ricercatore che diceva di aver “previsto” il detto evento.
E’ stato trattato dalla comunità scientifica come un pazzo esaltato.
Un comportamento scientificamente corretto sarebbe stato, credo, quello di convocarlo e sottoporre i suoi dati ad un attento vaglio scientifico.

Non so se ricordate il famoso “caso Di Bella” relativamente alla cura del cancro. All’epoca, ricordo, Ministro della salute era l’on. Bindi, che nell’uragano accademico (e molto poco scientifico) che si era scatenato fece l’unica cosa, a mio avviso, corretta: vagliare il caso secondo una prassi ed una metodologia empirico/scientifica e quindi trarre le dovute conclusioni.

Non so se qualcuno ha mai sentito parlare del. professore di economia Nouriel Roubini docente alla New York University .
Già il 7 settembre del 2006 aveva previsto nei minimi dettagli tutte le fasi di questa crisi finanziaria.
Dal mondo accademico era stato soprannominato in modo fumettistico “Doctor Doom”.
Non dico altro.

Ripeto per l’ennesima volta, non sono un esperto, ma quello che, in questa dolorosa vicenda, mi è arrivato e quello che ho percepito è stata l’assoluta supponenza del mondo accademico, l’assenza di una qualunque riflessione.

Una seconda considerazione, conseguente alla prima, attiene sempre al mondo accademico relativamente all’assenza di una corretta prospettiva e lungimiranza programmatica.
Due sono gli elementi che mi hanno fatto rabbrividire:
a) l’incapacità, o forse cosa ancora più grave la non volontà, di divulgare i dati raccolti secondo formati standard e liberamente usufruibili da parte di tutta la comunità;
b) il fatto che molto del lavoro scientifico e realmente divulgativo (e forse la parte realmente più utile) viene svolto dal “personale, precario e non dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia”.
Questo “modus operandi” è una costante della maggior parte del mondo accademico e delle istituzioni nazionali (come non pensare ai dati sulla giustizia trattati in precedente post su TANTO).

Una terza riflessione nasce proprio dalla notazione sopra effettuata ed è di carattere politico:
Se è vero che gli istituti di ricerca sono sovvenzionati con denaro pubblico, allora perché questi dati non sono pubblici e liberamente usufruibili ? Mi spiego meglio: mettere a disposizione della comunità un oggetto non significa “semplicemente” renderlo “pubblico”, ma renderlo “effettivamente” utilizzabile dalla collettività o da parte di essa.
In questo caso, così come in molti altri, non basta mettere a disposizione i dati perché si possa dire “Ecco, il dato è pubblico”, ma è necessario che lo stesso sia usufruibile. Per cui non posso che unirmi al coro: “RAW DATA NOW”, rammentando il secondo comma dell’art. 3 della nostra Costituzione che recita:
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Una quarta considerazione è di carattere economico: se è vero che la programmazione rappresenta a volte l’unica soluzione, è altrettanto vero che la programmazione stessa può costituire la migliore forma di investimento.
Immaginiamo un investimento dello Stato in valori assoluti di 100 diciamo sulla ricerca, che valore avrebbe in termini relativi se i risultati di questo investimento fossero resi, come sopra detto, non solo pubblici e liberamente usufruibili da tutti, ma anche utilizzabili (anche sotto il profilo economico)? Per consentire questa possibilità il presupposto inevitabile è sempre quello di rendere i dati fruibili secondo uno o più standard di condivisione.
L’investimento di 100 diventerebbe realmente un volano capace di mettere in moto un circolo virtuoso sia in ambito scientifico, ma anche in ambito economico: come non pensare a tutto il movimento dell’open source, alle licenze GNU o CC.
In questa maniera non si finanzierebbe solo la ricerca, ma anche le imprese, i professionisti, ed anche, inevitabilmente, il mondo del lavoro subordinato

Concludo le superiori riflessioni rilanciando una idea di programmazione fatta di condivisione.

Non posso unirmi, in ultimo, all’abbraccio rivolto da Andrea a tutti quelli che stanno vivendo questo terribile momento.

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