7 aprile, 2014 | di

Il 28, 29, 30 di marzo si è tenuto a Bologna il raduno annuale della comunità di Spaghetti Open Data: #SOD14.

Insieme ad Andrea Borruso e Giulio Di Chiara, abbiamo deciso di partecipare spinti dalla volontà di confrontarci con una delle più importanti realtà italiane in tema di dati aperti.
Ma soprattutto abbiamo voluto esserci per completare un percorso formativo che, a partire dalla realizzazione delle Linee Guida scritte per il Comune di Palermo (documento utilizzato anche dal Comune di Matera), ci ha visti coinvolti nelle problematiche inerenti l’apertura dei dati delle PP.AA.

Ricordo ancora quando, appena qualche mese fa (agli inizi di gennaio di quest’anno), ci siamo guardati e ci siamo detti: “Però, non sarebbe male partecipare tutti e tre a SOD14“, con in faccia, tuttavia, un bel po’ di perplessità sulla fattibilità dovuta al far combaciare possibilità ed impegni.
Poi, una volta staccato il biglietto e prenotato il B&B (a proposito: grazie Giulio), tutto è diventato, come per miracolo, reale e concreto.

Queste notazioni possono sembrare cose futili, ma credetemi, non sono affatto scontate per noi (parlo a nome di tutti e tre perché so di potermelo permettere) isolani e professionisti in una realtà ancor più complicata di quello che si può immaginare.

Il raduno, come detto, si è tenuto in quella splendida cornice che è la città di Bologna (come l’anno passato).
Per la verità diverse altre città (tra cui Palermo, Matera, Napoli), avevano presentato la candidatura ad ospitare l’evento.
Ritengo che, magari per gli eventi futuri, sia importante fare un atto di coraggio e decidere di portare questi eventi laddove c’ è maggiore necessità di implementare la cultura della partecipazione e dove le Pubbliche Amministrazioni sono, per così dire, più restie a consentire il libero accesso ai dati.

Le giornate di #SOD14

Venerdì 28 è stata tenuta una conferenza in cui i partecipanti si sono aggiornati a vicenda sulle novità principali nel mondo degli open data emerse nell’ultimo anno.
La mattina è stata di plenaria, mentre il pomeriggio si sono tenuti un barcamp ed il SODcamp.

Sabato 29 vi sono stati alcuni civic hackathon: come recita la pagina di presentazione:

“produrremo insieme qualcosa di concreto. A differenza degli hackathon “normali”, il civic hackathon di SOD14 non si concentra solo sulla produzione di software, ma anche su analisi di leggi e normative o azioni di monitoraggio civico”.

Domenica 30 sono stati tenuti due mini-corsi (ritengo pratico-divulgativi essendo accessibili a molti): uno riguardava la visualizzazione dei dati, l’altro il web semantico e i linked open data.
Io non ho partecipato, in quanto, dopo tanti dati, mi sono dato ad una passeggiata turistica per le vie della città, prima di prendere il volo per Palermo. Per cui nulla posso dire al riguardo.

Il raduno generale ed i barcamp

Il primo impatto, lo dico subito, è stato molto eccitante ed euforico. Incontrare persone conosciute solamente tramite web, potersi guardare negli occhi, scoprire i volti reali delle persone dietro quelle idee e quei progetti per i quali mi sono entusiasmato, poter condividere in libertà ed informalmente, anche con il primo che passava, la propria esperienza, è stato un momento che si può riassumere in una immagine: così dovrebbero essere le Scuole e le Università in Italia!

Sarà sciocco, ma mi sono sentito come un ventenne all’Università di Stanford… o se Simone Cortesi preferisce: come un ventenne al
Queen’s College dell’Università di Oxford.
In verità non so come si sente uno studente in Università simili, ma penso che dovrebbe sentirsi proprio come mi sentivo io.
Insomma: “giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose”.

Non è mia intenzione elencare qui di seguito l’intera evoluzione della mattinata, voglio solo fare qualche accenno ai momenti che adesso mi vengono così, di getto.

La presentazione di Wikidata

Come recita la pagina principale che descrive il progetto (mi raccomando fate click sui collegamenti ipertestuali):

Wikidata è una base di conoscenza libera che può essere letta e modificata allo stesso modo da umani e macchine. Fornendo un accesso centralizzato alla gestione di dati strutturati – come collegamenti interwiki e informazioni statistiche – rappresenta per i dati ciò che Wikimedia Commons è per i file multimediali. Wikidata contiene dati in tutte le lingue per le quali esistono progetti Wikimedia. Per saperne di più, è disponibile una pagina introduttiva che ne approfondisce le caratteristiche e il funzionamento.

Adam Shorland ha presentato brillantemente questo progetto: qui due presentazioni: una breve ed una lunga.

Open by default? Perché a volte i dati pubblici si riescono ad aprire e altre volte no.

Sono stati effettuati alcuni interventi programmati, moderati da Patrizia Saggini, sul tema sopra emarginato: ISTAT (Vincenzo Patruno), Regione Emilia-Romagna (Dimitri Tartari), Lombardia (Daniele Crespi), Provincia Autonoma di Trento (Lorenzino Vaccari), Palermo (Andrea Borruso), Bologna (Michele D’Alena), Ravenna (Morena Brandi)

Perché ho messo in grassetto Andrera Borruso?

Massimo Zotti Andrea Borruso Simone Cortesi

Massimo Zotti – Andrea Borruso – Simone Cortesi

Perché è un mio amico?
No, anche se “I am also a friend of @aborruso”.

Devo, invece, segnalare un piccolo fraintendimento nella comunicazione sulla partecipazione di Palermo.

Su Corriere Innovazione — rivista del Corriere della Sera online — è stato indicato che:

(…) seguiranno un dibattito con rappresentanti di enti e amministrazioni pubbliche (Istat, Provincia autonomia di Trento, Regioni Emilia-Romagna e Lombardia, Comuni di Palermo, Bologna e Ravenna), (…)

Vorrei precisare che il Comune di Palermo, purtroppo, non ha partecipato.

Andrea Borruso (sul palco e poi il giorno seguente nell’Hackaton: Gli OpenData per liberare l’Energia Potenziale dei beni confiscati alle mafie), Giulio Di Chiara ed il sottoscritto (in platea e nelle sessioni pomeridiane), hanno partecipato solo come privati cittadini, o se preferite come (anonimi) professionisti.

Potrebbe sembrare lo spunto per una polemica. Credetemi, non lo è.

Si tratta di una evidenza che non può non essere sottolineata a fronte di un’Amministrazione Comunale (Palermo) che, sebbene sollecitata, coadiuvata e pressata costantemente dai sottoscritti e da pochi altri attivisti, si è dimostrata non sufficientemente attiva e sensibile sulle politiche di partecipazione ed apertura dei dati.

All’Open Data Day che in pochissimo tempo (e senza alcuna reale risorsa)  è stato realizzato a Palermo, sono state evidenziate inadempienze e lacune sulle quali non è il caso in questa sede dilungarsi.

Devo rilevare, come riassunto in questo articolo del 24 febbraio ultimo scorso, che il Comune di Palermo è ancora pressoché fermo in ordine alla scadenze temporali relative all’attuazione delle Linee Guida.

Ad ogni modo, su tali problematicità è stato condotto l’intervento di Andrea Borruso.

Non poche perplessità, infatti, ha suscitato la comunicazione della circostanza che a fronte del contest: “ApPalermo – Palermo Open Data Contest” con un montepremi di 37.000,00 euro (che ha fatto brillare gli occhi a molti dei presenti in sala), ancora sono pochissimi, pressoché nulli, i data-set in open-data pubblicati dal Comune realmente e proficuamente utilizzabili.

Subito dopo, per l’appunto, vi è stata la premiazione dei vincitori del contest lanciato dal Comune di Ravenna, il cui ammontare totale complessivo lordo dei premi era di 3.000,00 euro.

E’ stato evidenziato come l’Amministrazione di Ravenna abbia correttamente e preliminarmente provveduto ad adottare specifiche e mirate azioni, come, ad esempio, il censimento dei dati in proprio possesso.

Un’ultima riflessione mi sia consentita sul punto: più volte mi è stato detto (anche da Dirigenti Comunali, ma non solo) che, sintetizzo: è facile effettuare questo tipo di politiche in piccoli Comuni.
Voglio rispondere, come sempre ho fatto: a chi dobbiamo ispirarci allora? Alle grandi città come Londra, New York o, in Italia, Torino? O forse mi direte che quelle realtà sono troppo grandi ed organizzate?

Metodologie e buone prassi, credo, che debbano prescindere dall’entità urbanistica.

L’apertura dei dati, aldilà della meritoria attività dei singoli attivisti, rimane una prerogativa politica.
Si dovrà ancora riflettere su come adottare delle uniformi strategie nazionali  e, soprattutto, sui rimedi concreti ed effettivi contro la disapplicazione, o l’applicazione spesso di facciata da parte della P.A., della normativa di settore.
Credo che questi temi dovranno essere il campo di battaglia su cui confrontarsi al fine di trovare un punto di incontro tra discrezionalità amministrativa ed obblighi di adeguamento.

Open Bilanci

Di pomeriggio ho seguito la sessione tenuta dall’ottimo Ettore Di Cesare su Open Bilanci.
Posso dire che il solo partecipare a questo incontro è valso di gran lunga l’acquisto del biglietto aereo per Bologna.

Dagli autori del progetto Openpolis, Open Bilanci “ha l’obiettivo di “aprire i bilanci” delle amministrazioni dei comuni italiani e renderli accessibili, comprensibili e confrontabili dai cittadini”.
Il progetto dovrebbe prendere il via a maggio (data presuntiva di rilascio) e si basa sui dati certificati dei bilanci preventivi e consuntivi che i comuni d’Italia mandano annualmente al Ministero dell’Interno (reperibili anche su Finanza Locale).

I dati (che saranno pubblicati in formato json e csv) saranno fruibili anche dal comune cittadino grazie ad una interfaccia che permetterà la visualizzazione, la consultazione, la comparazione (temporale e tra Comuni) dei bilanci di spesa dei Comuni Italiani. In più potrà essere effettuata una analisi dei bilanci comparati con l’attività delle singole amministrazione che si sono succedute nel tempo.

Le criticità del progetto cui sono andati incontro i realizzatori sono costituite dal fatto che su alcune tematiche (ad esempio rifiuti, mobilità) i Comuni si comportano in modo differente a causa della presenza delle Aziende partecipate o controllate.

IMHO

Gli aspetti positivi ed entusiasmanti di #SOD14 sono stati davvero tanti.

Mi rendo perfettamente conto anche dell’importanza di creare comunità attraverso l’entusiasmo di alcune pratiche un po’ da geek (passatemi il termine).

Francamente — ma questa è solo la mia opinione —non mi è piaciuto l’invio compulsivo di tweet (un po’ incentivato dalla proiezione dei predetti sui due maxi-schermi).
Ad ogni modo, ho preso la faccenda come un momento, diciamo, di euforia goliardica, anche se un sottile confine separa il clima goliardico, da operazioni un po’ di immagine come l’intento di entrare nei trend topic.

Non sono rimasto, invece, del tutto convinto della sessione Law4OpenData UnHackathon, il cui tema da programma era:

Fare l’analisi delle norme che non facilitano l’effettiva applicazione concreta del paradigma Open Data o che per loro complessità non semplificano il processo di liberazione dei dati. Il goal sarà quello di fare proposte concrete al nuovo ministro della Pubblica Amministrazione e fornire una tabella sinottica e grafica delle emergenti proposte sotto forma di infografica. Poiché da recenti statistiche i documenti normativi sono il secondo dataset più ambio dagli italiani, si analizzeranno anche insieme alcuni documenti giuridici (e.g. delibere comunali, piani regolatori, piani di rischio) per verificare insieme se possono essere liberati e come, applicando così il metodo preventivo dell’analisi giuridica al dataset.

Più in particolare, nella mattinata, è stata analizzata la normativa in tema di pubblicazione dei turni e degli orari delle farmacie di un Comune, prendendo le mosse da un caso concreto. L’obiettivo era quello di evidenziare punti deboli e prospettive.

Non voglio dilungarmi sul punto, tuttavia sono convinto — ma anche questa è solo una mia opinione — che la sessione poteva essere organizzata meglio, in modo più consapevole ed approfondito.
Non so che fine farà il risultato del lavoro (che, comunque, dovrà essere ulteriormente verificato), non essendo stata realizzata alcuna piattaforma collaborativa sul tema. Magari per le prossime volte sarebbe importante comunicare direttamente ai partecipanti il cuore delle problematiche da affrontare in modo da poter giungere più consapevolmente ai goals programmati.

Ad ogni modo la metodologia mi ha molto coinvolto ed è mia intenzione, nei prossimi mesi, provare ad organizzare nel mio campo professionale qualcosa di simile, soprattutto con l’ausilio di varie competenze professionali esterne.

Questo articolo

Voglio dedicare questo articolo a Lorenzo Perone ed alla sua splendida famiglia, non solo per l’accoglienza ed il caldo affetto che ci hanno dimostrato, (mi è sembrato quasi un terrone, io lo posso dire, voi no).

Ma soprattutto voglio ringraziarlo per le lasagne di sua suocera.

Lorenzo (come me qualche volta) scrive su TANTO , il bar dietro al router, dove ci siamo incontrati.

@lorenzo_perone is my friend

Post Scriptum

A proposito di dati: al rientro a Palermo abbiamo scoperto casualmente (all’andata ancora non era presente tale servizio) che la controllata (al 100%) del Comune di Palermo  Amat Palermo S.p.A. (autobus), ha rilasciato alla statunitense società Google Inc. i dati sorgenti del trasporto pubblico locale di Palermo (come per altro hanno fatto molte altre città italiane).
Qui l’articolo scritto da Giulio Di Chiara.
Nulla di male, anche se non vi è stato alcuna comunicazione ufficiale o ufficiosa.

Abbiamo già chiesto (per primo Simone Cortesi con una PEC diretta al Sindaco di Palermo) che che questi dati, in forma sorgente, vengano forniti, con le stesse modalità, alla comunità italiana opendata. L’azione di rilascio in open data sarebbe infatti in grado di dare un contributo all’innovazione a Palermo, soprattutto come base per la creazione di servizi alternativi.


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