10 marzo, 2014 | di

NdR: la redazione di TANTO aderisce e sostiene questa campagna Team degli Sviluppatori di GRASS

In occasione dell’imminente Code Sprint di Vienna 2014, all’inizio di quest’anno il Comitato Direttivo (PSC) di GRASS ha deciso di aderire ufficialmente all’evento, considerata la grande opportunità per attività comuni. Più di 60 sviluppatori dei piu`importanti progetti OSGeo parteciperanno all’evento.

Mentre gli sviluppatori di GRASS donano il loro prezioso tempo, gli utenti appassionati (tu!) possono contribuire con donazioni, anche simboliche, che verranno utilizzate per coprire le spese vive dei partecipanti.Le aziende possono anche decidere di sponsorizzare un compito specifico! Per saperne di più non esitate a contattarci (o Markus Neteler neteler@osgeo.org).

Come sempre, tutto il lavoro svolto durante lo Sprint verrà direttamente messo a disposizione del progetto GRASS, per il beneficio dell’intera comunità  di utenti. L’obiettivo per lo Sprint è quello di pubblicare la prima versione candidata stabile di GRASS GIS 6.4.4 e la versione di anteprima tecnologica di GRASS GIS 7.

Potete utilizzare il comodo pulsante Paypal all’indirizzo: http://grass.osgeo.org/donations/. Per opzioni di pagamento alternative, potete contattare Martin Landa (landa.martin@gmail.com).

Grazie per il vostro sostegno!
Il Team degli Sviluppatori di GRASS

28 gennaio, 2013 | di

indici_tasselloLa cartografia digitale è ormai da tempo invasa da milioni di tasselli. I layer di Virtual Earth (che sono vecchio!), OpenStreetMap, Yahoo! Maps, Google Maps, ecc. sono da tempo distribuiti a pezzetti da 256×256 pixel e poi ricomposti nei nostri browser. Le modalità con cui la cosa viene realizzata sono “abbastanza” standard; se si prova però ad approfondire un po’, si scopre ad esempio una grande varietà nel definire l’indice numerico associato ad un dato tassello, di una certa zona del mondo, ad uno specifico livello di zoom. La mia amata/odiata Sicilia ad esempio, a livello di ingrandimento “6″, la posso richiamare nei modi diversi che vedete qui accanto, per tre dei più diffusi indici di tassellamento. Per approfondire il tema vi consiglio di partire da qui.

Nel tempo queste mattonelle cartografiche sono aumentate a dismisura e ce le troviamo anche in tasca. Penso ai nostri smartphone e al fatto che la quasi totalità delle basi cartografiche delle applicazioni che installiamo in questi sono distribuite a tasselli.

E nel prossimo futuro la diffusione sarà ancora più pervasiva, in quanto passeranno dall’essere consultati quasi esclusivamente tramite servizi/server web, all’essere letti direttamente da un file residente sul nostro terminale. Un esempio per tutti è quello del GeoPackage, un formato standard che l’OGC sta definendo, in cui le basi raster potranno essere archiviate proprio a tasselli. Un po’ come rasterlite di Sandro Furieri, che credo sia in qualche modo lo scheletro portante di questo nuovo formato OGC.

I tasselli sono talmente tanti che ormai spesso trovo negli hard-disk, pen-drive USB, DVD (come sono vecchio!), schede SD, ecc. quelle strane cartelle a loro volta suddivise in decine e decine (nel caso migliore) di sottocartelle, tipiche della struttura di archiviazione su file system di basi dati tassellate e piramidate.

Proprio per questo ho pensato di scrivere un articolo su come accedere ad un archivio cartografico di questo tipo, che in qualche modo è il complementare ad un altro scritto nel lontanissimo 2008 e in cui viene illustrato come tassellare un’immagine.

Come accedere ad un archivio cartografico a tasselli e ricomporlo in un unica immagine georeferenziata?

In sé la cosa sembra ovvia, in quanto si tratta di formati file leggibili da qualsiasi terminale con qualsiasi sistema operativo: parliamo infatti nella stragrande maggioranza dei casi di .jpg e .png. Sfoglio le cartelle, faccio doppio click su una delle immagini e le visualizzo in un attimo. E dove è finita l’informazione geografica?

Se le apro infatti con un visualizzatore di immagini è normale che le uniche coordinate riconosciute siano i pixel, ma se provate ad aprire lo stesso tassello con una applicazione GIS, il risultato non cambia. L’informazione geografica infatti non è presente nemmeno in qualche tag nascosto internamente ai file e quindi non può essere letta. Per assurdo tutti i tasselli sembrano sovrapposti nello stesso punto della terra, ad una sola risoluzione.

L’arcano si risolve proprio nella lettura della struttura della cartella in cui sono archiviati e quindi nella conoscenza dell’indice utilizzato per generare tutti i pezzetti di mondo alle varie scale di ingrandimento. Data infatti una certa modalità di tassellamento, ogni punto della terra è associato ad una certa tessera di questo enorme mosaico, per un certo livello di zoom.

strutturaMa sporchiamoci un po’ le mani. Nell’immagine accanto una cartella di output di un tassellamento, con le sue sottocartelle, che potete scaricare da qui. Se la si sfoglia un po’ e si provano ad aprire i singoli file che troviamo all’interno delle varie cartelle, è evidente che quello che varia per ogni tassello è l’ingrandimento e/o l’area della Terra rappresentata. Posizione e zoom, ovvero x, y e z.

In questo esempio, ed è facile verificarlo in modo empirico, il primo livello di sottocartelle è legato all’ingrandimento: dalla cartella “0″ con la risoluzione più bassa a quella “4″ con quella più alta. All’interno di queste invece le eventuali sottocartelle rappresentano spostamenti lungo l’asse x. Nella figura di sopra quindi le cartelle “NE2_50M_SR_W\1″ e “NE2_50M_SR_W\1\1″ contengono, per il livello di zoom “1″, porzioni di Terra affiancate. La variazione lungo l’asse y è invece resa, per ogni cartella, dal nome del file: il tassello “1.png” sta a Nord di quello “0.png”.

Nella figura sottostante ho schematizzato la cosa, per rendere ancora più leggibile e chiara questa struttura.

dettaglio_web

Conoscere tutto questo ovviamente non basta a posizionare queste immagini nello spazio, ma soltanto in modo relativo. Per fortuna però il tassellamento viene fatto secondo standard, magari diversi, ma definiti. Quindi se conosciamo (o riconosciamo) lo standard con cui sono state generate le nostre tessere, basterà essere in possesso di un client che sappia leggere questo standard e queste verranno posizionate correttamente nello spazio cartografico. Un po’ come quando accediamo ad un servizio WMS.

La cartella di esempio che sto usando per questo esercizio contiene al suo interno (per fortuna c’è quasi sempre qualcosa di simile) il seguente file .xml.

< ?xml version="1.0" encoding="utf-8"?>
<tilemap version="1.0.0" tilemapservice="http://tms.osgeo.org/1.0.0">
<title>NE2_50M_SR_W</title>
<abstract></abstract>
<srs>EPSG:900913</srs>
<boundingbox minx="-85.05112878000000" miny="-180.00000000000000" maxx="85.05112878000000" maxy="179.99871994141003"></boundingbox>
<origin x="-85.05112878000000" y="-180.00000000000000"></origin>
<tileformat width="256" height="256" mime-type="image/png" extension="png"></tileformat>
<tilesets profile="mercator">
<tileset href="0" units-per-pixel="156543.03390000000945" order="0"></tileset>
<tileset href="1" units-per-pixel="78271.51695000000473" order="1"></tileset>
<tileset href="2" units-per-pixel="39135.75847500000236" order="2"></tileset>
<tileset href="3" units-per-pixel="19567.87923750000118" order="3"></tileset>
<tileset href="4" units-per-pixel="9783.93961875000059" order="4"></tileset>
</tilesets>
</tilemap>

E’ un piccolo tesoro che ci dice quasi tutto della struttura a tasselli che stiamo analizzando:

  • la specifica sul formato di tassellamento, ovvero il TMS 1.0 (Tile Map Service) di OSGeo;
  • lo Spatial Reference System usato;
  • il Bounding Box;
  • l’origine del mosaico dei tasselli;
  • formato e dimensioni dei tasselli;
  • e la risoluzione per ogni livello di zoom.

Non ci resta che trovare un client compatibile con lo standard TMS e provare a leggere questa struttura dati. La scelta va ancora una volta verso il Victorinox delle librerie spaziali, ovvero GDAL/OGR. Sfruttando infatti i minidriver di GDAL, descritti in fondo nella pagina di accesso ai servizi WMS, è possibile accedere direttamente a dati esposti in TMS; sia come che su file system. Prima è però necessario definire un file di configurazione, come descritto nella documentazione di cui sopra e di cui si riporta a seguire un esempio, basato sui dati che sto usando per questo post.

<gdal_wms>
<service name="TMS">
<serverurl>
file://C:/tmp/NE2_50M_SR_W/${z}/${x}/${y}.png
</serverurl>
</service>
<imageformat>image/png</imageformat>
<datawindow>
<upperleftx>-20037508.34</upperleftx>
<upperlefty>20037508.34</upperlefty>
<lowerrightx>20037508.34</lowerrightx>
<lowerrighty>-20037508.34</lowerrighty>
<tilelevel>4</tilelevel>
<tilecountx>1</tilecountx>
<tilecounty>1</tilecounty>
</datawindow>
<projection>EPSG:900913</projection>
<blocksizex>256</blocksizex>
<blocksizey>256</blocksizey>
<bandscount>3</bandscount>
<maxconnections>10</maxconnections>
<cache></cache>
</gdal_wms>

Il file contiene, in modo differente, quasi le stesse informazioni descritte prime per il file .xml. Tra queste:

  • il tipo di servizio - <service name>
  • l’indirizzo per accedere ai dati - <serverurl>
  • il formato immagine della sorgente dati - <imageformat>
  • il Bounding Box - <upperleftx>, <upperlefty>, …
  • il livello di Zoom con la risoluzione più alta, che ricavo proprio dal file.xml di sopra - <tilelevel>
  • lo Spatial Reference System - <projection>
  • la dimensione in pixel dei tasselli - <blocksizex>, <blocksizey>

Il valore del parametro ServerUrl – ovvero l’indirizzo della sorgente dati – è di solito quello di un servizio web con una forma di questo tipo: http://myserver.it/NE2_50M_SR_W/${z}/${x}/${y}.png.

Nel caso descritto i dati sono su un hard-disk di un PC e quindi, l’accesso non è in HTTP ma secondo lo schema URI di accesso a file: file://C:/tmp/NE2_50M_SR_W/${z}/${x}/${y}.png (in questo esempio la cartella dei dati è all’interno di “C:\tmp”).
Nell’URI è necessario indicare come è realizzata, in termini di struttura e nomi dei file, la mappatura di x, y e z. Nel caso in esame abbiamo visto che è resa come z/x/y.png, e cosi è stata riportata nel file di configurazione. Bisogna soltanto fare attenzione alla sintassi che prevede l’utilizzo di alcuni caratteri speciali.

Creato il file di configurazione e salvato con nome (ad esempio “input.txt”), non resta che provare a leggere i dati. Il primo passo, un po’ per fare debug è aprire la shell e digitare:

gdalinfo input.txt

Come risultato, se tutto è correttamente configurato, si otterrà:

Driver: WMS/OGC Web Map Service
Files: input.txt
Size is 4096, 4096
Coordinate System is:
PROJCS[\"Google Maps Global Mercator\",
    GEOGCS[\"WGS 84\",
        DATUM[\"WGS_1984\",
            SPHEROID[\"WGS 84\",6378137,298.257223563,
                AUTHORITY[\"EPSG\",\"7030\"]],
            AUTHORITY[\"EPSG\",\"6326\"]],
        PRIMEM[\"Greenwich\",0,
            AUTHORITY[\"EPSG\",\"8901\"]],
        UNIT[\"degree\",0.01745329251994328,
            AUTHORITY[\"EPSG\",\"9122\"]],
        AUTHORITY[\"EPSG\",\"4326\"]],
    PROJECTION[\"Mercator_2SP\"],
    PARAMETER[\"standard_parallel_1\",0],
    PARAMETER[\"latitude_of_origin\",0],
    PARAMETER[\"central_meridian\",0],
    PARAMETER[\"false_easting\",0],
    PARAMETER[\"false_northing\",0],
    UNIT[\"Meter\",1],
    EXTENSION[\"PROJ4\",\"+proj=merc +a=6378137 +b=6378137 +lat_ts=0.0 +lon_0=0.0 +x_0=0.0 +y_0=0 +k=1.0 +units=m +nadgrids=@null +wktext  +no_defs\"],
    AUTHORITY[\"EPSG\",\"900913\"]]
Origin = (-20037508.340000000000000,20037508.340000000000000)
Pixel Size = (9783.939619140624900,-9783.939619140624900)
Image Structure Metadata:
  INTERLEAVE=PIXEL
Corner Coordinates:
Upper Left  (-20037508.340,20037508.340) (180d 0' 0.00\"W, 85d 3' 4.06\"N)
Lower Left  (-20037508.340,-20037508.340) (180d 0' 0.00\"W, 85d 3' 4.06\"S)
Upper Right (20037508.340,20037508.340) (180d 0' 0.00\"E, 85d 3' 4.06\"N)
Lower Right (20037508.340,-20037508.340) (180d 0' 0.00\"E, 85d 3' 4.06\"S)
Center      (   0.0000000,   0.0000000) (  0d 0' 0.01\"E,  0d 0' 0.01\"N)
Band 1 Block=256x256 Type=Byte, ColorInterp=Red
  Overviews: 2048x2048, 1024x1024, 512x512, 256x256
Band 2 Block=256x256 Type=Byte, ColorInterp=Green
  Overviews: 2048x2048, 1024x1024, 512x512, 256x256
Band 3 Block=256x256 Type=Byte, ColorInterp=Blue
  Overviews: 2048x2048, 1024x1024, 512x512, 256x256

Siamo riusciti a leggere correttamente le informazioni sui nostri dati e non abbiamo avuto nessun errore. A questo punto il comando per la ricomposizione in un’unica immagine georeferenziata è la cosa più ovvia, è gdal_translate:

gdal_translate input.txt output.tif

L’output sarà un unico file geotiff, Mission Accomplished!

Questo ovviamente è un caso semplice, costruito in modo che sia replicabile e didatticamente valido. Nella pratica quotidiana è tutto un po’ più complicato, ma leggendo i riferimenti indicati nell’articolo, documentandosi un po’, sarà possibile replicare la cosa con i propri dati.
La carta di base da cui ho generato i tasselli (che poi ho ricomposto) è la bella “Natural Earth II with Shaded Relief and Water“. E’ rilasciata sotto pubblico dominio e scaricabile da qui.

Con i minidriver di GDAL/OGR si possono fare tante altre cose, come accedere e quindi (volendo) scaricare, i tasselli di Bing Maps e Google Maps, facendo però la giusta attenzione ai termini legali imposti. Inoltre il file di testo di input creato sopra, può essere trascinato in drag & drop su Quantum GIS e visualizzato pochi secondi dopo. Questo sempre grazie all’esistenza degli standard e di GDAL/OGR.

Questo articolo diverrà magari presto “superato” proprio perché l’invasione dei tasselli sarà probabilmente peggiore di un attacco zombie, e saranno pertanto sviluppate modalità di accesso, procedure e interfacce ancora più semplici e trasparenti. Il fatto di poter accedere al basso livello descritto in questo articolo, offre comunque una potenza e una libertà di impieghi che difficilmente si potrà ottenere tramite strumenti di livello più alto.

In ultimo ringrazio Lorenzo Perone che mi ha dato gli stimoli per mettere in linea questi pensieri e questo processo.

5 novembre, 2012 | di

Dal 14 al 17 Novembre 2012 si terranno a Torino la quinta conferenza italiana sul software geografico e sui dati geografici liberi (GFOSS DAY 2012) e il quarto meeting degli Utenti di OpenStreetMap (OSMit 2012).
Per l’occasione abbiamo fatto un’intervista a Sandro Furieri, presidente dell’associazione GFOSS.it, sviluppatore di SpatiaLite e membro dell’Open Geo Spatial Consortium.

Cosa è GFOSS DAY 2012 – OSMit 2012?

Da sempre il GfossDay è la festa annuale dell’intera community italiana che ruota attorno al software libero ed agli open data in ambito geografico; non è un convegno scientifico, e non è neppure un meeting per hackers.
E’ piuttosto un punto di incontro in cui tutti coloro che sono interessati all’informazione geografica libera si trovano, parlano, si confrontano e si scambiano idee ed esperienze concrete.
OSMit rappresenta il ritrovo annuale della community italiana di Open Street Map; che non è un progetto software visto che si occupa primariamente di produrre dati, ma che proprio per questo rappresenta un tassello decisamente importante.
GfossDay ed OSMit si sono sempre svolti separatamente: quest’anno a Torino proviamo per la prima volta l’esperienza di organizzarli congiuntamente.
Restano due eventi distinti, ciascuno con la propria individualità specifica; ma la vicinanza di tempi e di spazi favorirà sicuramente un dialogo più serrato tra le due communities, che dopo tutto hanno moltissimi punti di contatto e di interesse in comune.

Quali saranno i temi forti di quest’anno e perché è importante esserci?

Quest’anno a Torino saremo ospiti di Regione Piemonte; è una circostanza particolarmente significativa perché questa regione è stata tra le prime in Italia a sposare con decisione la politica degli Open Data, quando ancora non erano diventati un ritornello così popolare e di gran moda come lo sono oggi.
Avremo numerose occasioni di incontro con le pubbliche amministrazioni piemontesi e potremo verificare direttamente cosa ha prodotto concretamente l’esperienza Open Data, specie in ambito geografico.
Ma soprattutto potremo ascoltare dalla viva voce dei diretti protagonisti il racconto delle difficoltà e dei successi che hanno costellato il percorso: immagino che sarà un’occasione di confronto molto concreto, e quindi decisamente istruttivo ed utile.

Il 2012 sembra l’anno del “consolidamento” del mondo GFOSS. Cosa c’è ancora da irrobustire e cosa di nuovo potrebbe uscire nel 2013?

Adagiarsi sugli allori è una politica notoriamente pericolosa; è sicuramente vero che il software libero ormai è un protagonista ben radicato nello scenario, e forse nello specifico GeoSpatial ancor più che in altri settori.
Ma è anche vero che siamo ormai nel pieno di una vero e proprio salto di generazione informatica; molti segnali mostrano chiaramente come l’era del PC si avvia ormai verso l’esaurimento, il futuro vedrà sicuramente la massiccia diffusione di dispositivi di nuova generazione.
Questo significa certamente nuove opportunità, ma sicuramente anche nuove sfide e nuove insidie; almeno per come si va profilando ad oggi il mondo dei Tablets sarà verosimilmente un mondo molto più chiuso di quanto lo sia lo scenario attuale.
La buona notizia è che il mondo della cartografia e delle mappe digitali sta velocemente diventando uno dei punti di forza delle nuove piattaforme, che non a caso integrano direttamente un sensore GPS che consente l’immediata localizzazione.
Le tecnologie GeoSpatial non sono più destinate ad una piccola nicchia di specialisti; ormai stanno diventando un elemento consueto del mercato mass consumer.
Questa è la sfida che siamo chiamati ad affrontare nei prossimi anni; riuscire a mettere le nostre competenze specifiche a servizio di scenari ed ambienti completamente nuovi e sostanzialmente inesplorati, cercando di contrastare il disegno di chi sta invece cercando di mettere a punto piattaforme rigidamente chiuse ed integralmente basate su una filiera totalmente e strettamente controllata dalle aziende produttrici.
Ovviamente questo vale anche e soprattutto per le cartografie e le mappe, che rischiano di diventare facile terreno di conquista per un pugno ristrettissimo di soggetti dominanti.

Qual è il profilo tipo di coloro che assistono ai GFOSS Day? E’ cambiato negli anni?

Il GfossDay si è sempre voluto connotare come una fiera variopinta dove si incontrano e si confrontano le esperienze più disparate. Al GfossDay ricercatori e docenti universitari si confrontano su un piede di assoluta parità con funzionari della pubblica amministrazione, tecnici, sviluppatori, professionisti e studenti.
La presentazione di tecnologie emergenti in assoluta anteprima mondiale marcia di pari passo con la presentazione di caso d’uso concreti che riguardano a volte comuni anche di piccolissime dimensioni.
Esiste naturalmente una platea di frequentatori abituali che partecipa regolarmente tutti gli anni, ma una buona parte dei partecipanti proviene sempre direttamente dal territorio in cui si svolge il convegno.
Lo scorso anno a Foggia eravamo ospiti della facoltà di Lettere, ed avemmo una partecipazione rilavante di archeologi. Immagino che quest’anno sarà particolarmente nutrita la partecipazione degli enti locali piemontesi.
Ma lo scopo del GfossDay è esattamente questo; essere una vetrina aperta a tutti, in cui si disseminano idee, si parla di software libero, di open data e di informazione geografica libera con tutti coloro che possono essere interessati a queste tematiche a qualsiasi titolo.

Open data, Smart Cities, Software libero, Database Spaziali, Mappe, Mobile …e chi più ne ha, più ne metta! Per partecipare a questa conferenza è necessario avere una laurea in Geografia oppure basta studiare per un mese?

Per lunghi decenni il GIS ha rappresentato una sorta di bolla stagna completamente autoreferenziale: strumenti molto complessi ed altamente specialistici per scopi altrettanto complessi e settoriali.

Oggi la maturazione complessiva delle tecnologie GeoSpatial ha raggiunto un tale livello che possiamo anche iniziare a pensare di metterle a disposizione di una platea molto più ampia che in passato, e per una gamma di applicazioni decisamente più estesa.
Sicuramente il ruolo degli specialisti resta molto importante in alcuni scenari particolari; ma ormai per riuscire a pubblicare un sito Web con contenuti cartografici anche ricchi e sofisticati non serve necessariamente uno specialista, è un compito tranquillamente alla portata di qualsiasi informatico disposto ad allargare il proprio bagaglio di conoscenze e di competenze professionali.
Sicuramente la soglia di ingresso si è notevolmente abbassata; specie per quanto riguarda gli Spatial DBMS ed i servizi Web ormai possiamo tranquillamente affermare che le tecnologie GeoSpatial non hanno proprio nulla di “esoterico” rispetto a qualsiasi altra tecnologia informatica largamente diffusa.
Per quanto riguarda i requisiti di ammissione: temo sinceramente che una laurea in geografia da sola non basti affatto per padroneggiare a fondo la complessità del settore: sicuramente anche le discipline giuridiche e quelle economiche e sociali hanno una rilevanza altrettanto determinante. Naturalmente anche le competenze informatiche “pure” stanno rapidamente diventando indispensabili.
Ma tutto questo non deve affatto scoraggiare. Come in moltissimi alti settori delle nostre società post-industriali sono proprio le competenze professionali specifiche di settore che devono sforzarsi di trovare forme di comunicazione efficaci, semplici, dirette ed universali: non viceversa.

In veste di presidente di GFOSS Italia, come completeresti, ipotizzando un mondo ideale, la seguente equazione: “Google Maps” sta a “mappe per tutti” come “GFOSS e opendata” stanno a …?

… mappe veramente libere per tutti. E per qualsiasi scopo: culturale, sociale, amministrativo, politico e perché mai no, anche economico e produttivo.
Sicuramente mappe aperte alla libera partecipazione e collaborazione di tutti i soggetti interessati. Mappe che sappiano valorizzare al meglio tutte le ricche e variegate specificità sociali, culturali e storiche tipiche di ciascun territorio locale.
Insomma, uno strumento vivo ed aperto, partecipativo e creativo, piuttosto che un “fiore di serra” coltivato artificialmente da pochissime multinazionali che operano su scala globale.

Open source, open data e open government: quali sono a tuo avviso le mutue relazioni tra questi tre paradigmi?

Open Government è un progetto politico di vasto respiro che cerca di costruire una genuina democrazia al passo con i tempi, cercando di sfruttare tutte le potenzialità delle nuove tecnologie per promuovere la partecipazione attiva, informata e consapevole dei cittadini.
Open Data è la modalità operativa che rende materialmente praticabile l’Open Government: perché solo mettendo materialmente tutto il patrimonio di conoscenza in possesso dei Governi a disposizione dei cittadini si può avere partecipazione informata e quindi consapevole.
Open Source è semplicemente una modalità tecnica di sviluppo del software; ma è anche la pietra angolare in grado di garantire che il primo obbiettivo (Open Government) non diventi semplicemente un’arma di manipolazione delle coscienze per fini politici, e che il secondo (Open Data) non finisca semplicemente per diventare un insperato regalo ed una profittevole occasione di business per le grandi multinazionali.
Insomma, una robusta iniezione di Open Source nel sistema rappresenta l’unica garanzia assolutamente trasparente che può assicurare efficacemente ai cittadini che Open Government ed Open Data siano strumenti reali di democrazia attiva, e non solo coperture di facciata che celano scopi completamente diversi da quelli proclamati.

Perché ti occupi di software libero e non di software proprietario?

Perché fin da tempi remoti mi occupo di sviluppo software; per lunghi anni ho vissuto come una grave menomazione personale il fatto che il frutto della mia fatica intellettuale finisse inevitabilmente per diventare proprietà intellettuale di altri grazie al sistema dei copyrights.
Oggi finalmente, da quando ho iniziato a sviluppare software libero, ho la soddisfazione di sapere che il frutto delle mie fatiche appartiene esclusivamente a me stesso; e posso perfino concedermi l’enorme gratificazione di metterlo liberamente a disposizione di qualsiasi essere umano che lo ritenga utile ed interessante.

Oggi si parla tanto di Smart Cities: ritieni che l’apporto utile del software libero possa fare la differenza? Se la risposta è affermativa, in che modo?

Sono personalmente convinto che Smart Cities possa essere un’ottima occasione per migliorare la qualità della vita delle nostre città sempre più complesse, caotiche e congestionate.
Una robusta iniezione di tecnologie avanzate può realmente portare numerose ricadute molto positive: basti solo pensare ai settori della tutela dell’ambiente, di un uso più efficiente e razionale dell’energia, di una mobilità più fluida e più efficace basata sull’uso innovativo di mezzi di trasporto collettivo innovativi.
Ma anche sotto al profilo politico, sociale e culturale Smart Cities può aprire prospettive decisamente interessanti.
Però attenzione: l’intera operazione Smart Cities può essere un’ottima occasione di crescita e di sviluppo collettivo. Ma può anche rischiare di risolversi semplicemente in una novella corsa all’oro per un pugno ristretto di grande aziende fornitrici. E può addirittura evocare i più nefasti scenari di controllo sociale ossessivo in stile Grande Fratello.
La differenza sarà tutta nel livello di coinvolgimento diretto ed attivo dei cittadini nei processi, e nella capacità di far nascere una micro-imprenditorialità diffusa direttamente legata al territorio piuttosto che nel favorire ulteriori processi di concentrazione monopolistica.
Naturalmente solo l’uso massiccio di software libero può offrire tutte le necessarie garanzie di apertura e di assoluta trasparenza, che in questo caso sono particolarmente critiche e delicate per la credibilità dell’operazione.

Per tutte le informazioni di dettaglio relative al calendario, programma e logistica di GFOSS DAY 2012 – OSMit2012 vi rimandiamo alla pagina ufficiale degli eventi.

4 giugno, 2012 | di

Nell’ultimo post ho scritto dell’imminente rilascio di una nuova versione di Geopaparazzi: il momento è arrivato e da oggi è possibile scaricare Geopaparazzi 3. Si tratta di una major release con diverse succose novità:

  • map tiles personalizzate
  • mappe vettoriali
  • migliorie agli strumenti OpenStreetMap
  • nuovi tag per la creazione di moduli più complessi e utili
  • migliorie nella gestione dei bookmark con avvisi di prossimità agli stessi
  • nuove feature di import e export
  • esposizione di semplici API che consentono la gestione dei progetti sul web

Per tutti i dettagli vi rimando al post di Andrea ed al wiki del progetto.

16 maggio, 2012 | di

Subito due premesse: la prima è che  lo stupido  titolo fa riferimento alle pecore, la seconda è che questo post avrebbe dovuto essere pubblicato nella categoria “Up, close and personal” che da tempo abbiamo rimosso.

Uso Geopararazzi da tempo, e ho il privilegio e il piacere di conoscerne l’autore: Andrea Antonello. Sino a pochi giorni fa era però soltanto una conoscenza virtuale, ma il 27 aprile scorso è venuto trascorrere tre giorni di relax nella mia Palermo, spesi in visite lampo tra i numerosi beni culturali e ambientali di questa terra.
Una compagnia fissa è stata la ricotta: abbiamo iniziato con le muffolette, continuato con le cassatelle e chiuso con sfince di San Giuseppe e cannoli.

A Palermo (ed in quasi tutta la Sicilia) la ricotta è (quasi) soltanto di pecora. Credetemi è qualcosa di superiore, senza rivali nella sua categoria.

Io e Andrea siamo dei nerd geek  normalmente “incollati” davanti al PC, ma il molto bello, il molto buono e dei strani superpoteri hanno preso il sopravvento e in questi giorni insieme siamo stati lontani da qualsiasi computer e abbiamo parlato di geomatica soltanto 10 minuti. Eravamo in macchina verso la “Riserva dello Zingaro”:

Andrea B. :  Sarebbe bello in Geopaparazzi poter inserire come mappa di sfondo una propria base cartografica (una carta tecnica, una porzione di ortofoto, ecc.). Non dovrebbe essere difficile replicando il meccanismo di accesso ai tasselli dei layer ufficiali (OpenStreetMap, CycleMap, CloudMade, ecc.).
Andrea A. : Ci penso da tempo, ed avevo chiesto a tizio caio di mandarmi dei dati per fare un test, ma non li ho ancora ricevuti.
Andrea B. : Allora te li mando io

Un software come questo, utile per fare rilievi sul campo con uno smartphone, deve avere la possibilità di inserire come sfondo una proprio layer di sfondo; per ragioni legate ad una migliore qualità di rappresentazione, ad una maggiore risoluzione, ad un temastismo più adeguato e ad una data di aggiornamento più recente delle basi scelte.

Rientrato Andrea a Bolzano, gli mando subito il link al servizio pubblicato in tile caching dal S.I.T.R. Infrastruttura Dati Territoriale della Regione Siciliana (segnalatomi da Agostino Cirasa), e gli propongo di fare dei test con questo.
Stordito piacevolmente dalla ricotta ancora in circolo nel suo sangue, riesce subito ad ottenere un risultato. Con lui tutto sembra sempre molto facile, perché è una vera cintura nera di sviluppo in Java di applicazioni spaziali, ed è uno che ci mette sempre molta energia e positività.

Facciamo allora subito altri test, a partire da basi a sua disposizione ed abbiamo però qualche piccolo problema.
OpenStreetMap, Google Maps, Bing maps, Yahoo! maps e molti altri provider cartografici pubblicano i propri dati utilizzando meccanismi di tile caching che sfruttano la stessa proiezione (EPSG:3785), lo stesso taglio di tasselli, la stessa risoluzione e la stessa definizione dei livelli di zoom. L’unica differenza è nel modo in cui vengono indicizzati, e le chiamate dei client devono tenerne conto, in modo da scaricare il tassello corretto per quella zona a quel dato livelo di zoom. Il nostro problema nasceva banalmente proprio da qui: avevo generato dei tasselli secondo lo schema OGC, mentre Geopaparazzi se li aspetta secondo lo schema OSM.
Per fortuna è soltanto una questione di indici, e analizzato e compreso insieme con Andrea il problema, lui ha subito scritto il codice necessario a fare dialogare il suo software con lo schema OGC (e con altri), e finalmente abbiamo iniziato a visualizzare le nostre basi basi come layer di sfondo.

Come vi dicevo Andrea è bravo ed energico, ed in poche ore ha creato anche un motore per generare comodamente dalla GUI di uDig – tramite i JGrasstools - cartelle di tasselli da usare come source per Geopaparazzi, ed ha scritto il codice per abilitarne l’accesso anche da uDig.
Tutto questo lo vedrete nella prossima versione di Geopaparazzi e questo vale soltanto come post di annuncio; al rilascio ne daremo conto anche qui, con dei contributi più “tecnici” e pratici.

E’ stata la prima volta che ci siamo messi in gioco insieme su qualcosa di tecnico, ed è stata un’esperienza umana e professionale molto bella. Non abbiamo fatto nulla di straordinario, ma ci siamo resi conto che unendo competenze e passione si ha come la sensazione di avere dei superpoteri.
L’ultima sera a Palermo l’abbiamo passata guardando The Avengers al cinema, e qualche giorno fa Andrea mi ha detto che “guardare fumetti insieme è qualcosa di molto intimo”. Per un po’ di tempo in chat lo chiamerò Tony (il ragazzo prodigioso è lui) e lui, rivolgendosi a me, Bruce!

 

Andrea ha scritto la sua versione del post nel suo blog.

 


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