3 aprile, 2013 | di

Il tema degli OpenGeoData è importante e pensiamo che meriti hic et nunc un’attenzione speciale. E’ indispensabile la crescita di una consapevolezza diffusa del loro valore, così come è necessario porre l’attenzione sulle modalità di implementazione del modello e verificarne l’impatto in termini di valore aggiunto; per professionisti, aziende, decisori e cittadini.
Vogliamo creare un gruppo di lavoro aperto a tutti e che si appoggerà anche su quanto di buono e utile è stato fatto in analogia per il tema più generale degli OpenData.

Tre i temi principali che, in questa prima fase, vorremmo trasformare in azione:

  • Formazione – iniziative formative a medio, lungo termine riguardanti la formazione su specifiche questioni di fondo (metadati, INSPIRE, standard, soluzioni tecnologiche, ecc.).
  • Informazione – iniziative di tipo divulgativo (filmati didattici e di promozione), così come webinar di taglio informativo su argomenti di approfondimento.
  • Buone prassi – segnalazione e report di iniziative e progetti riguardanti geoportali e portali open data, standard, apertura e liberazione di dati (ma non solo) che possono essere prese a modello.

Pensiamo sia necessario il contributo di molti, sia in termini di contenuti che di modalità di azione. Per questa ragione abbiamo pensato di creare uno spazio in cui ognuno potrà proporre, condividere, commentare e valutare in modo costruttivo idee utili sul tema.

E’ stata aperta una community su ideascale (geodatiliberi.ideascale.com), non vi resta che aprire un account e cominciare a proporre e interagire con gli altri. Troverete le tre categorie di cui sopra nelle quali inserire le idee e proposte, in modo tale da rendere il tutto più organico. A supporto di questo ideario, è stata creata anche una mailing list.

Perché OpenGeoData non sia soltanto un obbligo normativo, una moda o un sfogo per il “geogeek“.

idea_lr

immagine realizzata a partire dalla foto di Diego Dalmaso

Insieme a :

1 marzo, 2013 | di

Ieri sono stato uno dei relatori della sessione “Servizi di download e di interoperabilità” della conferenza OpenGeoData Italia, Istruzioni per l’uso. Ero presente in un ruolo che ho vestito per la prima volta in un conferenza: il redattore di TANTO (tra di noi scherzando diciamo “uno dei TANTI” :D ). E’ stato bello “interpretarlo”.
Della conferenza vi scriverò in un’altra occasione, probabilmente a 4 mani con Sergio Farruggia che invece è stato il moderatore della sessione  ”Riuso e feedback per gli enti”.  Lo stesso vale per l’intervento che ho fatto, di cui comunque a breve troverete pubblicate slide e registrazione video (insieme a quelle di tutti gli altri).

Voglio invece presentarvi subito e in modo sintetico, un lavoro che abbiamo fatto alcune settimane fa, e che ci ha dato lo spunto per l’intervento presentato a Roma. Si tratta di un lavoro di sottotitolazione e traduzione in italiano di un video semplice, breve ed efficace che illustra cosa sia l’OGC. Un lavoro simile a quello fatto per Geospatial Revolution Project, ma in quel caso ci occupammo soltanto della traduzione. Stavolta invece, a partire da un file senza correlazione tra testi e tempo, abbiamo prima sottotitolato in lingua originale il video, e poi lo abbiamo tradotto. Tutto questo si deve anche ad un bel dialogo instaurato con l’OGC, che ringraziamo anche per i toni e i modi con cui si è rivolto a noi.

Farlo è stato ancora una volta molto divertente. Il risultato è visibile facendo prima click sull’immagine sottostante e selezionando poi “Italiano” tra i sottotitoli.

what_is_ogc

In ultimo un doveroso grazie anche a Antonio Falciano che è stato essenziale per realizzare il lavoro sul video.

19 novembre, 2012 | di

-Ciao, come va?-
-Quando son qua bene! -
-E allora vieni più spesso. Cosa fai, sei in pensione?-
-No, lavoro in proprio.-
-Ma che lavoro fai?-
-Uhm, mi occupo di mappe al calcolatore.-
-Bello. Senti, ma ci sono carte militari della zona?-
-Certamente, al 25:000. Anche delle Regioni, forse anche a scale maggiori.-
-Mi piacerebbe andare per funghi con una di queste in mano. Tra M. e P. è tutto un bosco e ci saranno bene sterrate che l’attraversano.-
-Ti cerco che mappe ci sono e ti dico.-
-Ti ringrazio.-
-Buona, vado a prepararmi cena.-
-As vugumma.-

Coincidenze! Ho incontrato Saverio, un amico d’infanzia che vive tutto il giorno all’aria aperta, l’altra sera, quando finalmente mi ero ritagliato il tempo per scrivere questo post, che ha un obiettivo preciso: promuovere una campagna per diffondere l’esistenza e la conoscenza del Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali, RNDT.

L’idea l’ho lanciata commentando la presentazione svolta da Gabriele Ciasullo, all’ultima conferenza AM/FM GIS, il 27 settembre scorso. L’ha twittata subito Renzo Carlucci.

L’RNDT è il primo esempio di catalogo dell’informazione geografica digitale in Italia: rappresenta lo strumento per ricercare, attraverso i metadati, i dati territoriali -e relativi servizi- disponibili presso le pubbliche amministrazioni. Consente di valutarne l’idoneità per le proprie esigenze e ottenere le opportune indicazioni sulle loro condizioni di accesso e utilizzo.

Lo strumento è stato formalmente istituito nel 2005 (articolo 59 del Codice dell’Amministrazione Digitale). Trascorsa la fase di progettazione e realizzazione, superata quella di sperimentazione, dai primi mesi del 2012 l’RNDT è in esercizio: l’ultimo rapporto (ottobre) riporta che sono documentati più di duemila dataset e servizi; hanno inserito informazioni tre organi centrali, due autorità di bacino, nove regioni, quattro province e un comune.

L’RNDT, insomma, sta muovendo i primi passi. La finalità della sessione “Il repertorio dei dati territoriali: strumento e motore per l’utilizzo della informazione geografica digitale” organizzata da AM/FM GIS ha avuto proprio lo scopo di presentare le iniziative intraprese sia per sollecitarne il popolamento da parte degli enti pubblici, sia per favorirne l’utilizzo da parte di tutti i soggetti interessati all’Informazione Geografica.

Mentre le istituzioni deputate al popolamento del Repertorio adempiono ai loro doveri (va ricordato lo strumento fa parte delle basi di dati di interesse nazionale, articolo 60 del CAD), anche la comunità geomatica può contribuire al suo sviluppo: aiutando a farlo conoscere, stimolando l’espressione di osservazioni, suggerimenti sull’accessibilità, la fruibilità ecc. dello strumento, anche perché, come si legge sul sito, “Il portale del RNDT è in continua evoluzione”. Vediamola come condizione necessaria, chiaramente non sufficiente, perché il suo popolamento (e il suo continuo aggiornamento) sia stimolato ad accelerare.

Usiamo il logo RNDT sulle nostre homepage e invitiamo a fare altrettanto: blogger, Ordini Professionali, aziende, associazioni, istituzioni… mettiamo l’RNDT nella nostra “cassetta degli strumenti”. Un primo strumento: se l’idea funzionerà potremo aggiungerne certamente altri.

L’informazione geografica digitale rappresenta anche una componente di infrastruttura per le strategie d’implementazione dell’Agenda Digitale italiana e fonte informativa indispensabile per la realizzazione di servizi innovativi nel contesto del paradigma “Smart Cities”. Questa minima azione può essere un piccolo apporto della comunità geomatica, un semplice esempio di come questo modello possa essere interpretato. Facciamo che l’RNDT diventi “l’elenco telefonico” dei dati territoriali italiani.

Chissà, tra non molto tempo anche Saverio, il mio amico d’infanzia che non sta tutto il giorno davanti a uno schermo, saprà che, rivolgendosi all’ufficio comunale o semplicemente chiedendo a qualche compaesano “sempre connesso”, potrà conoscere da chi e come procurarsi una mappa topografica.

TANTO inserisce oggi nella sua homepage il logo (con link) del Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali (RNDT). Attualmente questo strumento sta muovendo i primi passi, ma noi desideriamo che entri a fare parte della “cassetta degli attrezzi” di ogni geomatico e, in prospettiva, di ogni cittadino italiano. Non siamo da soli, ma insieme a:

5 novembre, 2012 | di

Dal 14 al 17 Novembre 2012 si terranno a Torino la quinta conferenza italiana sul software geografico e sui dati geografici liberi (GFOSS DAY 2012) e il quarto meeting degli Utenti di OpenStreetMap (OSMit 2012).
Per l’occasione abbiamo fatto un’intervista a Sandro Furieri, presidente dell’associazione GFOSS.it, sviluppatore di SpatiaLite e membro dell’Open Geo Spatial Consortium.

Cosa è GFOSS DAY 2012 – OSMit 2012?

Da sempre il GfossDay è la festa annuale dell’intera community italiana che ruota attorno al software libero ed agli open data in ambito geografico; non è un convegno scientifico, e non è neppure un meeting per hackers.
E’ piuttosto un punto di incontro in cui tutti coloro che sono interessati all’informazione geografica libera si trovano, parlano, si confrontano e si scambiano idee ed esperienze concrete.
OSMit rappresenta il ritrovo annuale della community italiana di Open Street Map; che non è un progetto software visto che si occupa primariamente di produrre dati, ma che proprio per questo rappresenta un tassello decisamente importante.
GfossDay ed OSMit si sono sempre svolti separatamente: quest’anno a Torino proviamo per la prima volta l’esperienza di organizzarli congiuntamente.
Restano due eventi distinti, ciascuno con la propria individualità specifica; ma la vicinanza di tempi e di spazi favorirà sicuramente un dialogo più serrato tra le due communities, che dopo tutto hanno moltissimi punti di contatto e di interesse in comune.

Quali saranno i temi forti di quest’anno e perché è importante esserci?

Quest’anno a Torino saremo ospiti di Regione Piemonte; è una circostanza particolarmente significativa perché questa regione è stata tra le prime in Italia a sposare con decisione la politica degli Open Data, quando ancora non erano diventati un ritornello così popolare e di gran moda come lo sono oggi.
Avremo numerose occasioni di incontro con le pubbliche amministrazioni piemontesi e potremo verificare direttamente cosa ha prodotto concretamente l’esperienza Open Data, specie in ambito geografico.
Ma soprattutto potremo ascoltare dalla viva voce dei diretti protagonisti il racconto delle difficoltà e dei successi che hanno costellato il percorso: immagino che sarà un’occasione di confronto molto concreto, e quindi decisamente istruttivo ed utile.

Il 2012 sembra l’anno del “consolidamento” del mondo GFOSS. Cosa c’è ancora da irrobustire e cosa di nuovo potrebbe uscire nel 2013?

Adagiarsi sugli allori è una politica notoriamente pericolosa; è sicuramente vero che il software libero ormai è un protagonista ben radicato nello scenario, e forse nello specifico GeoSpatial ancor più che in altri settori.
Ma è anche vero che siamo ormai nel pieno di una vero e proprio salto di generazione informatica; molti segnali mostrano chiaramente come l’era del PC si avvia ormai verso l’esaurimento, il futuro vedrà sicuramente la massiccia diffusione di dispositivi di nuova generazione.
Questo significa certamente nuove opportunità, ma sicuramente anche nuove sfide e nuove insidie; almeno per come si va profilando ad oggi il mondo dei Tablets sarà verosimilmente un mondo molto più chiuso di quanto lo sia lo scenario attuale.
La buona notizia è che il mondo della cartografia e delle mappe digitali sta velocemente diventando uno dei punti di forza delle nuove piattaforme, che non a caso integrano direttamente un sensore GPS che consente l’immediata localizzazione.
Le tecnologie GeoSpatial non sono più destinate ad una piccola nicchia di specialisti; ormai stanno diventando un elemento consueto del mercato mass consumer.
Questa è la sfida che siamo chiamati ad affrontare nei prossimi anni; riuscire a mettere le nostre competenze specifiche a servizio di scenari ed ambienti completamente nuovi e sostanzialmente inesplorati, cercando di contrastare il disegno di chi sta invece cercando di mettere a punto piattaforme rigidamente chiuse ed integralmente basate su una filiera totalmente e strettamente controllata dalle aziende produttrici.
Ovviamente questo vale anche e soprattutto per le cartografie e le mappe, che rischiano di diventare facile terreno di conquista per un pugno ristrettissimo di soggetti dominanti.

Qual è il profilo tipo di coloro che assistono ai GFOSS Day? E’ cambiato negli anni?

Il GfossDay si è sempre voluto connotare come una fiera variopinta dove si incontrano e si confrontano le esperienze più disparate. Al GfossDay ricercatori e docenti universitari si confrontano su un piede di assoluta parità con funzionari della pubblica amministrazione, tecnici, sviluppatori, professionisti e studenti.
La presentazione di tecnologie emergenti in assoluta anteprima mondiale marcia di pari passo con la presentazione di caso d’uso concreti che riguardano a volte comuni anche di piccolissime dimensioni.
Esiste naturalmente una platea di frequentatori abituali che partecipa regolarmente tutti gli anni, ma una buona parte dei partecipanti proviene sempre direttamente dal territorio in cui si svolge il convegno.
Lo scorso anno a Foggia eravamo ospiti della facoltà di Lettere, ed avemmo una partecipazione rilavante di archeologi. Immagino che quest’anno sarà particolarmente nutrita la partecipazione degli enti locali piemontesi.
Ma lo scopo del GfossDay è esattamente questo; essere una vetrina aperta a tutti, in cui si disseminano idee, si parla di software libero, di open data e di informazione geografica libera con tutti coloro che possono essere interessati a queste tematiche a qualsiasi titolo.

Open data, Smart Cities, Software libero, Database Spaziali, Mappe, Mobile …e chi più ne ha, più ne metta! Per partecipare a questa conferenza è necessario avere una laurea in Geografia oppure basta studiare per un mese?

Per lunghi decenni il GIS ha rappresentato una sorta di bolla stagna completamente autoreferenziale: strumenti molto complessi ed altamente specialistici per scopi altrettanto complessi e settoriali.

Oggi la maturazione complessiva delle tecnologie GeoSpatial ha raggiunto un tale livello che possiamo anche iniziare a pensare di metterle a disposizione di una platea molto più ampia che in passato, e per una gamma di applicazioni decisamente più estesa.
Sicuramente il ruolo degli specialisti resta molto importante in alcuni scenari particolari; ma ormai per riuscire a pubblicare un sito Web con contenuti cartografici anche ricchi e sofisticati non serve necessariamente uno specialista, è un compito tranquillamente alla portata di qualsiasi informatico disposto ad allargare il proprio bagaglio di conoscenze e di competenze professionali.
Sicuramente la soglia di ingresso si è notevolmente abbassata; specie per quanto riguarda gli Spatial DBMS ed i servizi Web ormai possiamo tranquillamente affermare che le tecnologie GeoSpatial non hanno proprio nulla di “esoterico” rispetto a qualsiasi altra tecnologia informatica largamente diffusa.
Per quanto riguarda i requisiti di ammissione: temo sinceramente che una laurea in geografia da sola non basti affatto per padroneggiare a fondo la complessità del settore: sicuramente anche le discipline giuridiche e quelle economiche e sociali hanno una rilevanza altrettanto determinante. Naturalmente anche le competenze informatiche “pure” stanno rapidamente diventando indispensabili.
Ma tutto questo non deve affatto scoraggiare. Come in moltissimi alti settori delle nostre società post-industriali sono proprio le competenze professionali specifiche di settore che devono sforzarsi di trovare forme di comunicazione efficaci, semplici, dirette ed universali: non viceversa.

In veste di presidente di GFOSS Italia, come completeresti, ipotizzando un mondo ideale, la seguente equazione: “Google Maps” sta a “mappe per tutti” come “GFOSS e opendata” stanno a …?

… mappe veramente libere per tutti. E per qualsiasi scopo: culturale, sociale, amministrativo, politico e perché mai no, anche economico e produttivo.
Sicuramente mappe aperte alla libera partecipazione e collaborazione di tutti i soggetti interessati. Mappe che sappiano valorizzare al meglio tutte le ricche e variegate specificità sociali, culturali e storiche tipiche di ciascun territorio locale.
Insomma, uno strumento vivo ed aperto, partecipativo e creativo, piuttosto che un “fiore di serra” coltivato artificialmente da pochissime multinazionali che operano su scala globale.

Open source, open data e open government: quali sono a tuo avviso le mutue relazioni tra questi tre paradigmi?

Open Government è un progetto politico di vasto respiro che cerca di costruire una genuina democrazia al passo con i tempi, cercando di sfruttare tutte le potenzialità delle nuove tecnologie per promuovere la partecipazione attiva, informata e consapevole dei cittadini.
Open Data è la modalità operativa che rende materialmente praticabile l’Open Government: perché solo mettendo materialmente tutto il patrimonio di conoscenza in possesso dei Governi a disposizione dei cittadini si può avere partecipazione informata e quindi consapevole.
Open Source è semplicemente una modalità tecnica di sviluppo del software; ma è anche la pietra angolare in grado di garantire che il primo obbiettivo (Open Government) non diventi semplicemente un’arma di manipolazione delle coscienze per fini politici, e che il secondo (Open Data) non finisca semplicemente per diventare un insperato regalo ed una profittevole occasione di business per le grandi multinazionali.
Insomma, una robusta iniezione di Open Source nel sistema rappresenta l’unica garanzia assolutamente trasparente che può assicurare efficacemente ai cittadini che Open Government ed Open Data siano strumenti reali di democrazia attiva, e non solo coperture di facciata che celano scopi completamente diversi da quelli proclamati.

Perché ti occupi di software libero e non di software proprietario?

Perché fin da tempi remoti mi occupo di sviluppo software; per lunghi anni ho vissuto come una grave menomazione personale il fatto che il frutto della mia fatica intellettuale finisse inevitabilmente per diventare proprietà intellettuale di altri grazie al sistema dei copyrights.
Oggi finalmente, da quando ho iniziato a sviluppare software libero, ho la soddisfazione di sapere che il frutto delle mie fatiche appartiene esclusivamente a me stesso; e posso perfino concedermi l’enorme gratificazione di metterlo liberamente a disposizione di qualsiasi essere umano che lo ritenga utile ed interessante.

Oggi si parla tanto di Smart Cities: ritieni che l’apporto utile del software libero possa fare la differenza? Se la risposta è affermativa, in che modo?

Sono personalmente convinto che Smart Cities possa essere un’ottima occasione per migliorare la qualità della vita delle nostre città sempre più complesse, caotiche e congestionate.
Una robusta iniezione di tecnologie avanzate può realmente portare numerose ricadute molto positive: basti solo pensare ai settori della tutela dell’ambiente, di un uso più efficiente e razionale dell’energia, di una mobilità più fluida e più efficace basata sull’uso innovativo di mezzi di trasporto collettivo innovativi.
Ma anche sotto al profilo politico, sociale e culturale Smart Cities può aprire prospettive decisamente interessanti.
Però attenzione: l’intera operazione Smart Cities può essere un’ottima occasione di crescita e di sviluppo collettivo. Ma può anche rischiare di risolversi semplicemente in una novella corsa all’oro per un pugno ristretto di grande aziende fornitrici. E può addirittura evocare i più nefasti scenari di controllo sociale ossessivo in stile Grande Fratello.
La differenza sarà tutta nel livello di coinvolgimento diretto ed attivo dei cittadini nei processi, e nella capacità di far nascere una micro-imprenditorialità diffusa direttamente legata al territorio piuttosto che nel favorire ulteriori processi di concentrazione monopolistica.
Naturalmente solo l’uso massiccio di software libero può offrire tutte le necessarie garanzie di apertura e di assoluta trasparenza, che in questo caso sono particolarmente critiche e delicate per la credibilità dell’operazione.

Per tutte le informazioni di dettaglio relative al calendario, programma e logistica di GFOSS DAY 2012 – OSMit2012 vi rimandiamo alla pagina ufficiale degli eventi.

26 ottobre, 2012 | di

 

Un sentito grazie a Gerlando Gibilaro che ha disegnato con toonlet la striscia, e all’associazione a delinquere di stampo geomatico che l’ha pensata


TANTO non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001, in quanto non viene aggiornato con una precisa e determinata periodicita'. Pertanto, in alcun modo puo' considerarsi un prodotto editoriale.