5 febbraio, 2011 | di

La nostra società nel 2030. Uno studio per indicarci come sarà: se sapremo conquistarcelo. Rubo un titolo, nelle conclusioni si capirà perché.

Ho ricevuto recentemente la segnalazione di questo rapporto: Envisioning Digital Europe 2030: Scenarios for ICT in Future Governance and Policy Modelling. E’ un documento che riporta i risultati della ricerca svolta dall’Unità “Information Society” dell’Institute for Prospective Technological Studies del JRC, lavoro svolto nell’ambito del progetto CROSSROAD, A Participative Roadmap on ICT research on Electronic Governance and Policy Modelling.

“Forse non tutti sanno che…” con Governance and Policy Modelling il Settimo Programma Quadro della Commissione Europea per la R&S nel settore ICT ha voluto sollecitare l’esecuzione di progetti di ricerca in due campi complementari. E’ assai prevedibile –si legge nel Work Programme 2009-2010- che gli strumenti per la collaborazione on-line in futuro consentiranno a una percentuale ampia della popolazione di esprimere simultaneamente opinioni e punti di vista su problemi sociali (grandi o piccoli). Mentre tale scenario è già immaginabile, non esistono ancora modelli di governance, process flows e tool di analisi appropriati per comprendere, interpretare, rappresentare e valorizzare quelle forme di partecipazione collettiva al bene pubblico. Lo sviluppo di strumenti che abbraccino entrambi questi ambiti dell’ICT può contribuire a migliorare il processo decisionale pubblico, far sì che le politiche siano più efficaci, la governance più intelligente, anche grazie alle possibilità di arricchire continuamente le competenze, attraverso un apprendimento continuo nel corso dei processi di applicazione delle politiche stesse.

L’obiettivo generale di CROSSROAD ha riguardato quindi l’identificazione di tecnologie emergenti, di nuovi modelli di governance e di scenari di applicazione innovativi nel campo dell’ICT per la governance e la policy modelling. Gli scopi di questa ricerca sono riferibili all’Agenda digitale per l’Europa, l’iniziativa di punta della strategia UE 2020. Il progetto ha voluto fornire ai decisori politici impegnati nell’attuazione dell’Agenda uno strumento di consultazione, utile anche per contribuire alla definizione di una roadmap della ricerca ICT che vada oltre lo stato dell’arte e sia condivisa dalla comunità dei ricercatori e dalle comunità di pratica.

Per stimolarci a curiosare in un nostro futuro, non lontano, soprattutto su cui possiamo agire, gli autori c’invitano a riflettere, ci ricordano che quanto oggi è realtà poteva sembrare frutto di fantasia quando nasceva internet; di più:

Se uno avesse previsto poi che, nel 2010, i bambini avrebbero potuto accedere liberamente alle immagini satellitari di ogni luogo della Terra, interagire con persone di tutto il mondo e effettuare ricerche tra trilioni di dati con un semplice click sul loro PC, sarebbe stato preso per pazzo” (pag. 9).

Ecco, di creativa follia mi sembra pervaso questo documento. Esso presenta una visione dell’Europa Digitale tra vent’anni, di una società in cui le Tecnologie per l’Informazione e la Comunicazione a supporto della governance e delle politiche potranno avere un ruolo rilevante e positivo. Evidenzia le principali linee di ricerca nel settore dell’ICT che dovranno essere guardate con attenzione e con quali modalità dovranno essere sviluppate per costruire una Europa Digitale aperta, innovativa e inclusiva nel 2030. Mostra anche come fronteggiare i rischi che potrebbero derivare da un uso improprio dell’ICT in quest’ambito.

Opportunità e minacce evidenziate attraverso quattro differenti scenari, riguardanti quella che potrà essere la società in cui vivranno i cittadini europei nel 2030, individuati seguendo una rappresentazione schematica rispetto a due variabili, ossia quale potrebbe essere:

  • il sistema di valori sociali esistente, vale a dire più inclusivo, aperto e trasparente oppure esclusivo, fratturato e restrittivo,
  • la risposta all’impiego delle tecniche di policy intelligence (parziale o completa; proattiva o reattiva), cioè come verranno utilizzati (e da quali soggetti) gli strumenti -abilitati dall’ICT- per l’elaborazione dei dati, la modellazione, la visualizzazione e la simulazione a supporto di strategie politiche pubbliche basate su valutazioni il più possibile razionali e critiche  (evidence-based).

I quattro scenari individuati e analizzati in CROSSROAD sono graficamente indicati attraverso gli assi cartesiani del diagramma riportato qui a fianco. Spero di avervi incuriosito e avervi indotto almeno a una rapida lettura del rapporto. Sembrerebbe che lo scenario “Open Governance” sia da preferire, ma anch’esso presenta delle criticità, come riportato nella tabella di pag. 59.

La società reale europea nel 2030 non corrisponderà quindi a nessuno dei quattro scenari, così come sono stati descritti. Grazie però a questo esercizio, CROSSROAD ha elaborato una visione dell’Europa digitale tra vent’anni, proposta nel documento come una società in cui l’ICT per la governance e la policy modelling potrebbe giocare un ruolo positivo importante.

Penso che il capitolo di maggiore interesse per la Comunità Geomatica possa essere quello conclusivo. E’ la sezione del rapporto in cui, dopo aver chiarito quali saranno le principali problematiche che dovranno essere affrontate nei prossimi vent’anni nell’elaborazione e attuazione delle politiche pubbliche, sono esposti alcuni possibili indirizzi della ricerca nel settore dell’ICT per la governance e la policy modelling: ricerche che siano utili per orientare la società europea verso scenari auspicabili, evitando quelli meno desiderabili.

Un primo ambito dell’ICT su cui indirizzare la ricerca riguarda le tecnologie e le applicazioni per la gestione e l’analisi delle informazioni, per monitorare e simulare in tempo reale il comportamento di entità reali e virtuali (persone, cose, dati e informazioni). Gli autori ci ricordano che alcune compagnie di assicurazioni, avvalendosi di tali tecnologie, propongono ai propri clienti l’installazione a bordo delle auto di apparati che consentono poi di stabilire premi assicurativi basati sul comportamento del guidatore, piuttosto che sulla sua età, o sul suo sesso oppure ancora, la residenza. E’ plausibile -e auspicabile- che soluzioni analoghe siano adottate in altri domini, ad esempio legate alle politiche di assistenza sociale, dei trasporti, dell’energia, o altre ancora. Il settore pubblico potrebbe utilizzare questi strumenti per esaminare scelte differenti, in base al comportamento simulato o all’individuazione dei desideri d’individui, gruppi o della società nel suo insieme. Essi potrebbero quindi aiutare nella comprensione dei possibili risultati delle proposte politiche e dell’attuazione di alternative.

Un secondo campo della ricerca dovrebbe porre l’attenzione sulla crescente fruibilità di dati derivanti dall’enorme uso di sensori miniaturizzati e cablati in strutture fisiche (strade, case, ecc.). Quando tale disponibilità d’informazione sia abbinata a modalità di visualizzazione evolute, essa può avere sui decisori un impatto incredibile sulla percezione tempestiva dell’evoluzione di fenomeni d’interesse. Alcune applicazioni per incrementare la comprensione di situazioni in tempo reale, abbinate a tecniche di visualizzazione dei dati raccolti sono già utilizzate nel campo della logistica, per intervenire sulle rotte di trasporto delle merci, evitare –ad esempio- situazioni di congestione e quindi ridurre i costi di consegna. In conclusione, il rapporto raccomanda lo sviluppo di ricerche che –attraverso queste tecnologie- mirino a sfruttare l’enorme patrimonio di dati e fonti di conoscenze collettive del settore pubblico europeo.

Un terzo filone delle ricerche ICT nel campo della Governance and Policy modelling dovrebbe essere rivolto verso la crescente capacità di internet nel sostenere processi decisionali e pianificatori sempre più complessi e più a lungo termine. Il rapporto evidenzia che a questo fenomeno corrisponde la crescita di requisiti tecnologici connessi alle enormi risorse di archiviazione e elaborazione, associate ai sistemi software evoluti per la visualizzazione grafica delle analisi dei dati. Sono riportati due esempi riguardanti settori in cui queste potenzialità sono materia di ricerca. Il primo si riferisce ai possibili miglioramenti delle attività estrattive degli idrocarburi, grazie all’impiego di vaste reti di sensori, diffuse capillarmente nella crosta terrestre. L’altro pone l’accento sui benefici del monitoraggio dei parametri salienti di malati cronici, mentre questi continuano a condurre la loro vita normale: ciò può consentire ai medici di diagnosticare l’insorgere di situazioni critiche prima che queste s’aggravino.

In tale ambito, definito Policy intelligence and ICT-driven decision analytics, dovrebbero essere promosse ricerche riguardanti il web semantico, così come l’ottimizzazione degli strumenti ICT che agevolino la traduzione automatica, la modellazione dei processi, il data mining, la pattern recognition, le simulazioni basate sulla Teoria dei Giochi, gli strumenti di forecasting e back-casting,  le tecniche di ottimizzazione goal-based.

La quarta traccia risultante dallo studio effettuato in CROSSROAD, definita come Automated mass collaboration platforms and real-time opinion visualization, rivolge l’attenzione sugli strumenti e le tecnologie ICT basate ed estrapolate dalla social computing e altre tecnologie future per la collaborazione in rete. Le ricerche in quest’ambito dell’ICT dovranno riguardare -ad esempio- strumenti che consentano di condividere informazioni e conoscenze, superando gli ostacoli dovuti a culture e a lingue diverse. Per favorire la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali dovranno essere disponibili strumenti in grado di assicurare la capacità di monitorare l’intero processo del settore pubblico e controllare se, e come, i contributi proposti sono stati poi considerati. Processi che –grazie a queste tecnologie- potranno anche fare riferimento a modelli di governance collaborativi, strutturalmente e organizzativamente innovativi, in grado di consentire a gruppi d’interesse di formarsi, creare e aggregare informazione; imparare e condividere la conoscenza di gruppo accumulata, tenendone traccia. Tale complessità d’interazione tra singoli e gruppi –anche nella realtà virtuale- dovrà essere supportata da strumenti in grado di assicurare la gestione delle identità (anche multiple, pseudonimi, ecc.), la privacy, prevenire frodi, accessi non autorizzati, ecc.: insomma tenere conto dei requisiti necessari perché chi usa questi strumenti avverta fiducia in essi, ma nello stesso tempo sia orientato verso un loro uso responsabile.

Il quinto filone, denominato ICT-enabled data and process optimisation and control, prende spunto dalla possibilità di convertire dati (e analisi sui dati stessi) in istruzioni che -attraverso reti di attuatori- provvedono a modificare i processi. Come i sistemi che regolano i sistemi complessi rendono in molti casi superfluo l’intervento umano, si ipotizza che si possa aumentare l’efficienza e l’efficacia dei processi di governance e dei servizi rilasciati seguendo questa linea di sviluppo dell’ICT. Ciò avverrà ad esempio in maniera sempre più capillare  nell’ambito della distribuzione di risorse energetiche o dell’acqua, attraverso l’installazione di contatori “smart” che mostreranno agli utenti in tempo reale l’andamento dei consumi e i relativi costi, consentendo una gestione dei prezzi più dinamica e orientando l’utilizzo consapevole di tali preziose risorse.

Infine, l’ultimo ambito dell’ICT verso cui le ricerche dovrebbero rivolgersi riguarda le applicazioni per la rilevazione di condizioni imprevedibili e l’attuazione di risposte immediate, tramite sistemi automatizzati che riproducono le reazioni umane, anche con livelli di prestazione notevolmente migliori. Tecnologie che si riferiscono a questo campo della ricerca, denominato Complex dynamic societal modelling systems, sono già applicate, ad esempio, dall’’industria automobilistica per lo sviluppo di sistemi in grado di rilevare il pericolo di collisioni imminenti e di evitare l’impatto. Alcune aziende ed enti di ricerca stanno sperimentando “piloti automatici” per i veicoli in rete, guidati in schemi coordinati a velocità autostradale. In altri settori si stanno testando sciami di robot in grado di manutenere strutture o ripulire ambienti da rifiuti tossici. Tutte questi sforzi hanno l’obiettivo di migliorare la sicurezza, ridurre rischi e costi. Mentre leggevo questo documento sono finito qua (giusto per non citare la solita Google car). Il rapporto evidenzia che alcune di queste tecnologie saranno già mature nei prossimi anni e potranno essere quindi utilizzate anche per applicazioni nell’ambito della governance e della creazione delle politiche pubbliche.

Le tecnologie, le discipline e quindi le competenze del mondo ICT coinvolte in questa prima roadmap sono veramente diverse e complesse. Come gli autori precisano, essa non rappresenta neppure un quadro esaustivo: quanto sia vasto il dominio della Governance e Policy Modelling si comprende sfogliando le pagine della sezione “Tassonomia” in Gov2Pedia, prezioso strumento per orientarsi in tale universo.

La lettura di questo rapporto aiuta a scoprire cosa c’è dietro (e anche oltre) la Digital Agenda for Europe. Per esempio, mi ha aiutato a comprendere meglio il commento di David Osimo al recente (15 dicembre scorso) European eGovernment Action Plan 2011-2015 (dalla stessa pagina si può accedere alla versione in italiano), piano per lo sviluppo di servizi digitali per gli europei, secondo concezioni innovative e a supporto della Digital Agenda.

Sì, va be’, e la Geographic Information? Non sarà sfuggita un’evocazione leggendo già le prime righe (le immagini satellitari accessibili liberamente anche ai bambini). Nel seguito, l’ho rinvenuta “incorporata” negli applicativi e nei servizi che potranno essere resi disponibili per tutte le aree dell’ICT segnalate come promettenti per la governance e la policy modelling.

Ciò che ora mi piacerebbe leggere, sarebbe un esame del posizionamento della Geoscience rispetto alla visione della Digital Europe nel 2030 proposta in questo documento, un’indagine sui contributi specifici della Geographic Information rispetto agl’indirizzi della ricerca nel settore dell’ICT illustrati nel rapporto. M’interesserebbe anche un approfondimento dei riflessi eventuali di tale visione sugli sviluppi del nostro settore (in risposta a nuovi requisiti, circa aspettative degli utenti, …). Quest’ultimo forse potrebbe essere utile per segnalare ulteriori idee per la ricerca, orientare le strategie per l’implementazione dei servizi, rendere anche più consapevole il nostro lavoro quotidiano.

Nel più recente Programma di Lavoro 2011-2012 del 7° Programma Quadro il tema governance e policy modelling è stato riproposto, sollecitando contributi che aiutino a affrontare “scenari futuri che coinvolgono complessità ancora maggiori e il coinvolgimento dei cittadini, in particolare rispondere alle esigenze delle giovani generazioni”. Può essere un’altra opportunità (il bando si è chiuso lo scorso 18 gennaio) per creare occasioni di dialogo tra il mondo dell’ICT nella sua globalità e il “regno” della GI, i cui confini si stanno dilatando (giusto qui una suggestione per l’urban planning policy, citato nel Work Programme 2011-2012). Potremo comprendere meglio in che modo la Geographic Information sia necessaria per implementare molte soluzioni per tale tema. Ma anche, per il presente, come seguire (e favorire) l’attuazione dell’eGovernment Action Plan anche “nel regno della GI”.

Parafrasando la raccomandazione assai condivisibile di Osimo ai nostri concittadini a Bruxelles “siate ambasciatori delle istanze italiane in Europa e siate disseminatori delle innovazioni europee in Italia”, vale anche un “presentiamo le istanze dell’Informazione Geografica italiane nel contesto dell’Agenda Digitale e siamo disseminatori delle innovazioni digitali nel nostro campo”. Sia in Europa, sia all’interno di una strategia digitale italiana, http://www.agendadigitale.org/.

Il diagramma degli scenari dell’Europa Digitale nel 2030 mi ha ricordato un altro grafico. Lo storico C.M. Cipolla (1922 -2000) nel suo Allegro ma non troppo, proponeva un diagramma per classificare gl’individui in base al loro comportamento. Suggerì di assegnare all’asse delle ascisse la misura dei danni o dei vantaggi che l’individuo procura a sé stesso (vantaggio positivo, danno negativo); mentre indicò che i danni o i vantaggi procurati agli altri fossero assegnati all’asse delle ordinate. Propose di chiamare l’insieme degli individui le cui azioni inducono valori positivi per entrambi tali parametri, come Intelligenti.

26 ottobre, 2010 | di

Lentamente -ma inesorabilmente- il nostro modello culturale sta subendo un cambiamento radicale, per affrontare l’evoluzione dell’umanità nel XXI secolo.

I dialoghi, le discussioni, sull’Open Data e sul Government 2.0 (per es. qui) mi hanno persuaso a riprendere in mano una nota, scritta qualche anno fa.

Ero stato invitato a tenere una lezione sulla Geographic Information nell’ambito di un master di Logistica. L’obiettivo che mi era stato assegnato prevedeva, in sintesi, la consegna di una sorta di “borsa degli attrezzi della GI”, che potesse essere di ausilio ai futuri professionisti, come bagaglio di conoscenze da portare con sé e recuperare quando si fosse presentata un’esigenza.

Interagendo con gli organizzatori del corso, rilevammo insieme diverse analogie tra le due discipline. Imparai che le attuali teorie della materia non considerano più una catena di fornitura a compartimenti stagni, anzi la Logistica oggi è intesa per governare tutte le fasi di un processo produttivo, anche esterno all’azienda, secondo una visione sistemica. Insomma, si è affermato un approccio di management di una supply chain in cui la singola azienda è nodo di una rete di entità organizzative che interagiscono per fornire prodotti, servizi e informazioni che creano valore per il cliente. Sia la Logistica, sia l’Informazione Geografica sono materie complesse: entrambe stanno cercando di dare risposte ai nostri bisogni, nel contesto dei temi contemporanei: globalizzazione, sviluppo sostenibile, società della conoscenza, … .

Certamente l’Informazione Geografica assicura strumenti, metodi e conoscenze per parecchi campi di applicazione della Logistica: GPS, Location Based Services, Location Based Intelligence, RFID, GIS/Enterprise Resource Planning, Geomarketing, Geo-Data Mining, … e si potrebbe continuare. Forse –a saper vedere- anche concetti, argomenti e saperi della Logistica potrebbero fornire spunti e contributi nella creazione … della Digital Earth. In fin dei conti, non può anche un set di geo-dati essere identificato come “materia prima”, potenzialmente disponibile per categorie di utenti perché sia usato per creare prodotti e servizi, i quali libereranno nuovi set di geo-dati, pronti per essere utilizzati e quindi trasformati da altri utenti ancora, in un processo senza limiti?

Accompagnato da questi pensieri, oltre a preparare il materiale da mettere nella “borsa degli attrezzi”, cercai di scrivere qualcosa che parlasse dell’”Informazione Geografica” ai non addetti ai lavori, cercando d’incuriosirli, sperando così di stimolare la fantasia e incoraggiare la creatività del lettore.

Per scrivere la nota che leggerete, presi spunto da un’intuizione che ascoltai proprio in quel periodo: “Oggigiorno un progetto, una scelta strategica –in generale- un’azione si può considerare innovativa, cioè in grado di contribuire al progresso della collettività, se aderisce contemporaneamente ai seguenti tre paradigmi: sostenibilità, sussidiarietà e solidarietà”. Non è un teorema che debba essere dimostrato, mi è solo sembrata un’affermazione condivisibile e con questa idea in testa, ho tentato di fare emergere cosa possa significare per una qualsiasi iniziativa nel campo dell’Informazione Geografica l’adesione a ognuno di quei tre valori.

Non è ciò che si va dicendo e scrivendo, riferendolo al fenomeno dell’Open Data? Forse ricordarci di una stella di mare, di nome Agrippa, che per colpa dell’acqua che non sta mai ferma, deve sempre capovolgersi per mangiare, potrà aiutare in qualche modo.

Non è difficile avvicinare l’Informazione Geografica al paradigma della sostenibilità. Pragmaticamente, possiamo rendere l’idea immaginando un ciclo, in analogia con quello dell’acqua.

Tutti sappiamo che l’acqua del mare evaporando sale sino a formare le nubi; quindi, queste -trasportate dai venti- raggiungono la terraferma. Le nuvole sono poi la causa delle piogge, della neve, ecc.

L’acqua che cade al suolo si raccoglie nei fiumi e -pochi o molti chilometri dopo- ritorna al mare, così che la stessa acqua è pronta per ricominciare il ciclo.

Possiamo identificare ogni molecola o goccia d’acqua come un dato geografico. Un certo numero di questi, grazie a una sorta di energia -come l’energia del Sole per l’acqua del mare- e raggruppati insieme, diventano un set d’informazioni geografiche (le geo-nuvole). Queste informazioni possono essere trasformate dalle persone in conoscenza geografica, grazie alla loro capacità di usarle per i loro scopi: proprio come l’acqua che cade dalle nuvole può diventare una sorgente di vita per le creature viventi, avendone esse la capacità di usarla. Comunque, sia la geo-conoscenza (come l’acqua usata dalle creature viventi), sia le geo-informazioni (quelle catturate direttamente dai fiumi) devono ritornare al “geo-mare”, cioè possono essere riutilizzate.

Il ciclo dell’acqua è un esempio di ciclo sostenibile: varia da un posto all’altro e dovrebbe essere facile creare analogie, per esempio, tra i deserti e le foreste tropicali e situazioni dove le informazioni geografiche sono più o meno disponibili.

Sappiamo anche che il comportamento dell’uomo sta modificando la qualità di questo liquido fondamentale per la nostra vita. In altri termini, abbiamo bisogno di quantitativi sempre maggiori di acqua per le nostre attività ma, nello stesso tempo, noi stessi la stiamo inquinando, rendendola inservibile. E’ lo stesso quando produciamo geo-dati senza alcuna connessione tra loro: potremmo definirli “geo-dati usa e getta”. Mentre un servizio di approvvigionamento è l’equivalente dell’energia solare per l’acqua di mare, è l’energia che rende i geo-dati utilizzabili quante volte è necessario.

Stiamo infine anche capendo quanto sia difficile usare l’acqua consapevolmente e risparmiarla piuttosto che spendere un sacco di quattrini per purificare quella ormai inquinata. Allo stesso modo dobbiamo imparare a organizzare le informazioni geografiche ricordandoci i costi per generarle e permettendone l’utilizzo ogniqualvolta serve, a ogni utilizzatore: il nostro impegno deve essere quello di creare cicli di informazioni geografiche sostenibili!

Come può essere messa in relazione un’organizzazione per l’Informazione Geografica con il principio di sussidiarietà? Il miglior modo da questo punto di vista è quello di pensare a un’organizzazione come a un sistema olonico.

Il termine olonico fu introdotto per la prima volta da Koestler (Koestler, A., 1971), per descrivere un’organizzazione di unità base nei sistemi sociali e biologici. Poiché parlare di caratteristiche oloniche sarebbe un po’ noioso, mi aiuto con uno degli esempi di sistema olonico più citato: la stella di mare[1].

Come sappiamo tutti, questo grazioso animale, vive sulla sabbia o sulle rocce, vicino alla costa. La sua bocca è posta direttamente in corrispondenza del suo stomaco: ciò permette alla stella di mare di mangiare piccoli molluschi e crostacei. Le cinque braccia e il suo corpo, spesso dai colori brillanti, sono conosciuti da chiunque fin dall’infanzia. Mentre i principi che guidano i suoi movimenti sono meno noti.

Per sopravvivere una stella di mare deve sempre mantenere il suo corpo a pancia in giù ed è costretta a ribaltarsi ogni volta che le onde la capovolgono. Quando ciò avviene, una delle cinque braccia inizia a muoversi per prima, su e giù indipendentemente dalle altre, assumendo il ruolo di leader. Questo braccio stimola e guida i movimenti delle altre quattro e permette alla stella marina di tornare nella posizione giusta.

Quale delle cinque braccia debba muoversi per prima e assumere la leadership del movimento non è determinato a priori. Sembra che la guida del movimento sia presa dal braccio nella miglior posizione per fare da perno e consentire all’animale di capovolgersi.

Questo processo non solo accade quando la stella di mare deve ribaltarsi ma anche quando inizia a camminare. Per quest’azione i numerosi peduncoli ambulacrali presenti in ogni braccio si muovono inizialmente in modo casuale, per poi gradualmente integrarsi nel movimento del braccio nel suo insieme.

Questo meccanismo cooperativo dipende dai centri di attività delle cellule nervose che sono alla congiunzione dei cinque bracci collegati insieme da fibre nervose chiamate “anelli neurali” e che si scambiano informazioni reciprocamente.

Analizzando il moto della stella marina si è osservato che:

  • tutte le cellule nervose hanno la stessa natura, funzione e identico status;
  • tutte le cellule nervose agiscono in maniera autonoma;
  • esistono dei sistemi d’interazione più forti tra gruppi di cellule contigue, che si trovano sull’anello.

In altre parole, ogni cellula compie azioni individuali e autonome e, attraverso sottosistemi di relazione più intensa con altre cellule contigue, contribuisce, in modo armonico, ai movimenti dell’intero animale. Pertanto, l’insieme delle azioni autonome consente di mantenere stabile il modello di comportamento. Per le stelle di mare nessun comportamento premeditato avviene senza un’attività autonoma: la scelta delle opzioni di comportamento possibili, e dell’attivazione delle sequenze di azioni elementari, dipende unicamente dall’interazione tra le informazioni e il loro scambio.

Quando pensiamo a un’organizzazione per la gestione dell’informazione geografica di un determinato territorio (locale, regionale, …), possiamo immaginarla come una rete complessa, o meglio: nidi di reti, legate tra loro, a formare una infrastruttura a rete di un livello superiore. Infatti, sappiamo che i produttori/utenti di dati geografici possono essere pubbliche amministrazioni e utilities, imprese private e ONLUS, istituti di ricerca e anche i singoli individui: qualsiasi organizzazione costituita da singoli, squadre, uffici, reparti e così via. Seguendo la metafora della stella marina -creatura capace di vivere anche senza il cervello- allo stesso modo se un sistema organizzativo dedicato all’Informazione Geografica vuole rispettare il principio di sussidiarietà deve avere le caratteristiche di una rete olonica.

Non sembri strano mettere in relazione l’informazione geografica al principio di solidarietà. La solidarietà è la capacità di un sistema di aiutare i suoi elementi meno dotati perché siano messi in grado di contribuire allo sviluppo del sistema stesso, per mezzo di meccanismi che valorizzino le loro peculiarità.

Tutti ricordiamo l’apologo di Menenio Agrippa (il console romano, vissuto tra il VI – V secolo a.C.), il lampo di genio con cui è stato in grado di ripristinare un dialogo tra le componenti della società romana in conflitto.

Nella sua favola morale, le braccia –entrate in sciopero perché stanche di lavorare per lo stomaco, visto come un fannullone e parassita- dovettero rapidamente rendersi conto che erano le prime vittime della loro protesta, che lasciava non solo lo stomaco, ma tutto il corpo, senza cibo.

Possiamo paragonare l’informazione geografica al corpo umano. Questo è un sistema complesso e consente di estendere la metafora. Per esempio, possiamo assegnare al settore pubblico dell’informazione geografica le funzioni del sistema digestivo. Così come esso riceve il cibo e si preoccupa di scomporlo nelle sostanze necessarie alla vita di tutto il corpo, il settore pubblico raccoglie i dati geografici riguardanti il territorio ed è responsabile della loro trasformazione in informazioni utili a tutti gli utilizzatori (naturalmente, esso compreso). Il ruolo delle imprese private del settore potrebbe essere identificato con il sistema respiratorio: come quest’ultimo provvede a fornire l’ossigeno per portare nutrimento vitale a tutto il corpo, le imprese della Geographic Information distribuiscono tecnologie abilitanti, per tutti gli utenti, in vari modi.

Chi osserva il mondo esterno e orienta il comportamento del corpo? L’apparato dei sensi è il sistema deputato a queste funzioni e possiamo attribuire questo ruolo al settore della ricerca. Infine, come per il corpo umano il cervello rappresenta la “sala di commando”, ed è anche la sede del pensiero, possiamo identificare con esso la componente più complessa dell’Informazione Geografica: l’infrastruttura[2], nella quale si vanno ad accumulare conoscenze ed esperienze.

Seguendo le conclusioni della favola di Agrippa, è il buon comportamento complessivo che garantisce la sopravvivenza di ogni sua parte. Ogni elemento è a disposizione di ogni altro e non si può rifiutare di collaborare per la salute del corpo.

Partecipando all’infrastruttura dell’informazione geografica dobbiamo accettare l’impegno di far parte di un sistema, e questo ci vincola a un comportamento altruistico. La lezione che dobbiamo imparare dall’apologo di Agrippa è che esso diventa falso, appunto quando si sente la necessità di doverlo raccontare.

L’innovazione è tutta qui

Insomma, ho provato a guardare l’Informazione Geografica in tre forme: come un ciclo, una rete olonica e un’infrastruttura. Per ottenere un miglioramento dinamico di ogni processo di sviluppo del settore, si potrebbe immaginare che tutte queste tre caratteristiche debbano coesistere. In altri termini, quando si voglia intraprendere un’attività seguendo il nuovo modello culturale dobbiamo fare aderire la nostra iniziativa a questi tre paradigmi: sostenibilità, sussidiarietà e solidarietà. Contemporaneamente.

Singole organizzazioni e individui, tutti siamo chiamati a condividere queste idee, per diventare pienamente organizzazioni e cittadini del XXI secolo. L’Informazione Geografica, grazie alle dimensioni dello “spazio” (tecnologico, disciplinare e orientato alle applicazioni, organizzativo) in cui operiamo, rappresenta un’arena ideale in cui scendere in campo e valutare le nostre attitudini e capacità di accettare la sfida della nostra epoca.


[1] La similitudine della stella di mare l’ho presa da: Merli G., Saccani C., “L’Azienda Olonico-Virtuale”, Il Sole 24Ore –Libri, Milano 1994.

[2] Per Infrastruttura di Informazione Geografica s’intende l’insieme delle politiche, accordi, tecnologie, dati e persone che rendono possibile condividere e utilizzare i geo-dati in maniera efficiente.


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