23 agosto, 2016 | di

Il titolo richiama un mio vecchio post, dedicato agli insegnamenti del geografo Franco Farinelli. In effetti, a quello è proprio legato.

Il prof. Piero Dominici è un sociologo. Teoria dei sistemi e teoria della complessità sono i suoi campi d’interesse, in particolare con riferimento alle organizzazioni complesse e alle tematiche riguardanti cittadinanza, democrazia, etica pubblica. I risultati delle sue ricerche fecondano anche gli innumerevoli interventi divulgativi e d’impegno sociale, cui il nostro si applica con continuità assillante, a beneficio della crescita in noi di un atteggiamento di responsabilità (educazione e istruzione, sollecita lo studioso) nei riguardi della crescente complessità della nostra epoca. Per inciso, Dominici è socio di Stati Generali dell’Innovazione.

Nei primi giorni di agosto, sono stati pubblicati due suoi contributi, che segnalo molto volentieri. Sul Sole24Ore è disponibile un intervento a sostegno della mozione per la risoluzione Safeguarding and enhancing Europe’s Intangible Cultural Heritage e della consultazione pubblica connessa, promossa dal progetto #DiCultHer (consultazione pubblica http://diculther.today/).

Il secondo articolo, proposto su TechEconomy,  dal titolo “Dialettiche aperte: traiettorie e discontinuità della società (di massa) interconnessa/iperconnessa”, lascia intuire che la sua lettura richiederà impegno: ma ne vale la pena.

Da parecchio tempo, tenevo “in memoria” il proposito di segnalare su TANTO gli insegnamenti di questo studioso. E sarebbe rimasto probabilmente tutto nella “penna” se non fossi finito sul sito di PensieroCritico.eu, curato da Franco Mattarella, dove ho trovato la seguente mappa concettuale, che v’invito a esplorare.

La-societa-ipercomplessa-richiede-una-nuova-Comunicazione_mappa

Dominici ha coniato il termine “Società Ipercomplessa”, con cui identifica in maniera sintetica una società nella quale, rispetto al passato, prevalgono due fattori: l’Economia e un contesto storico-sociale, dominato dalla Comunicazione.

Percorrendo la mappa concettuale della Società Ipercomplessa, giungiamo al punto centrale, caro al sociologo: perché la nuova Comunicazione sostenga lo sviluppo socio-economico occorre investire in Formazione! Orientata a: Pensiero Critico, Cittadianza e Inclusione, Valutazione della Didattica, Uso di piattaforme collaborative (software open-source), Progetti di Social networking. Su questi punti, è necessario definire programmi in cui siano coinvolti: il settore Pubblico, Ricerca & Università e personale docente della Scuola.

Rimaniamo ancora sulla mappa concettuale: al tema del divario digitale, su cui per lo più focalizziamo la nostra attenzione, è affiancato il divario culturale (vedi il citato articolo del Sole24Ore), fenomeno in crescita anch’esso. A questo riguardo, Dominici raccomanda che la formulazione di nuovi programmi di Formazione, di iniziative di educazione e istruzione pensate per le sfide dell’ipercomplessità in un –ancora sconosciuto- ecosistema della connessione continua devono essere fortemente orientate al superamento della separazione tra saperi, discipline, competenze.

Vorrei avervi incuriosito e spingervi ad approfondire il lavoro di questo studioso (l’esplorazione della mappa offre molti altri punti d’ingresso). Può anche essere l’occasione per riascoltare la bella intervista di Andrea al prof. Farinelli, perché –oggi più che mai- il sapere geografico riveste un ruolo significativo per  smascherare la dicotomia “formazione umanistica vs. formazione scientifica”.

Per stare a nostro agio nella “società ipercomplessa” occorre l’appropriazione delle capacità cognitive e strumentali necessarie per utilizzare i nuovi media; l’impegno per un’alfabetizzazione digitale che dia la possibilità ai singoli, alle comunità e alle organizzazioni di partecipare in modo attivo a una società sempre più digitalizzata. Un’alfabetizzazione anche geo-digitale: con la quale però s’intenda non soltanto l’insegnamento e l’apprendimento delle conoscenze di base per l’uso delle tecnologie ma, soprattutto, l’acquisizione di una conoscenza consapevole del loro impiego nel lavoro e nella vita quotidiana, per muoverci in spazi ibridi, tra luoghi fisici e luoghi della Rete.

Tale consapevolezza, non può escludere la necessità di possedere, unitamente all’abilità nell’uso della tecnologia, anche capacità riguardanti la particolare forma dell’intelligenza, appunto spaziale, associata alla rappresentazione nella nostra mente del mondo esterno.

In altri termini, le iniziative di formazione/alfabetizzazione digitale relative all’ambito geografico devono accrescere e migliorare le capacità spaziali, approfittando delle nuove funzionalità rese disponibili dalla tecnologia. Esse devono essere orientate per accrescere sia l’abilità nell’uso competente e confidente delle mappe e la capacità di creare rappresentazioni (dati-informazione-conoscenza) cartografiche per mezzo degli strumenti che la tecnologia mette a disposizione, sia l’attitudine a pensare anche in termini spaziali quando affrontiamo situazioni e problemi nell’ambito della vita quotidiana, all’interno della società e del mondo che ci circonda.

 

 

27 marzo, 2010 | di

“Lo spunto è giocondo, ma l’argomento è molto, assai serio”


Incontro il professore Robert Laurini in occasione di una riunione del progetto GIS4EU e m’informa: “Il 4 marzo sarò a Genova: terrò un seminario al DISI (Dipartimento d’Informatica e Scienze dell’Informazione)”:  un grazie alla prof.ssa De Floriani per aver invitato il suo collega a Genova.

corema pertantoIl ricercatore francese non ha certo bisogno di presentazione presso la comunità geomatica italiana. Viene spesso in Italia, per tenere lezioni  e seminari. Collabora con diversi centri universitari  e non pochi esperti  nazionali hanno trascorso un periodo della loro formazione all’Institut National des Sciences Appliquées (INSA) di Lione.  Penso che molti  lettori di TANTO avranno già avuto occasione di ascoltare direttamente dalla sua voce cosa rappresenta l’immagine qui riprodotta (Mi spiace, questi fortunati sono esclusi dal gioco!!).

Allora, riconoscete l’area geografica raffigurata con il COREMA riprodotto in figura? Ma cos’è un corema? C’informa il Nostro che il termine  non è nuovo,  è stato introdotto dal prof. Brunet, dell’Università di Montpellier per indicare una rappresentazione schematica del territorio, effettuata utilizzando una raccolta di simboli codificati, utili per eliminare ogni dettaglio superfluo per la comunicazione (e quindi la comprensione) di quanto si vuole raffigurare con la mappa.  All’INSA studiano l’applicazione di questi concetti sia per individuare nuovi modi di descrivere le conoscenze geografiche, sia  come strumento per accedere ai data base geografici.  Il primo filone attiene al tema del Data Mining geografico e quindi si concentra sulle modalità di individuazione di pattern geografici significativi e sulla loro estrazione per la rappresentazione di conoscenze geografiche contenute in un DB geografico.  L’altro filone riguarda lo studio su come sfruttare le mappe corematiche per rendere più efficiente la fruizione dei contenuti  di un Data Base geografico.  Se vogliamo, questa parte della ricerca può essere vista come l’applicazione speculare della precedente: una volta che ho individuato la modalità di rappresentazione globale dei contenuti di un DB geografico , quindi ho ottenuto sunti visuali dei contenuti del DB stesso a diversi livelli gerarchici (per es. nazionale, regionale, provinciale, …),  si possono studiare tecniche per accedere alle informazioni contenute nel DB, in funzione del  grado di approfondimento e di dettaglio che interessa riprodurre.

Spero di avere incuriosito chi ancora non conosceva l’argomento. Chi fosse interessato può recuperare qui una collezione delle slide proiettate da Laurini anche a Genova:  gli appassionati di linguaggi penso valuteranno interessante la struttura in più livelli del linguaggio ChorML. Personalmente, ho trovato anche istruttiva l’esposizione di come si sta affrontando il problema dell’accesso ai DB geografici: resto sempre attratto dagli esempi di contaminazione  tra differenti ambiti scientifici.

kandiskij pertantoMentre il professore parlava, mi sono venute in mente alcune considerazioni di Franco Farinelli su come ancora usiamo esaminare le mappe, cioè come se fossero pagine scritte; non le guardiamo come immagini. E –se ho inteso bene- come riflettendo su questa seconda modalità di osservazione, la mappa potrebbe darci nuove informazioni sul mondo, cioè sul Globo. Di fantasia in fantasia ho immaginato che un DB geografico possa essere come quel labirinto di cui parla Farinelli. In effetti, ad esempio il paradigma della Digital Earth è sferico e non piano, è profondo e non piatto,  non è statico ma sta nel tempo.  Insomma, ho pensato che sarebbe appassionante ascoltare questi due scienziati chiacchierare tra di loro, raccontarsi i loro studi, le loro riflessioni, i risultati e le domande ancora aperte. Sogno? Chissà forse un giorno … perTANTO…   la mappa, come l’Arte parafrasando Kandiskij,  “oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, e indica il contenuto del futuro”.

10 gennaio, 2010 | di

Note personali a seguito dell’intervista di Andrea Borruso al prof. Franco Farinelli

Quando debbo presentarmi in rete, utilizzo sempre più o meno quest’affermazione: “Credo che  l’Informazione Geografica sia uno degli ambiti più affascinanti della nascente Società della Conoscenza”. Sono affezionato all’aggettivo “nascente”, mi fa sentire particolarmente partecipe di una trasformazione, di una rivoluzione senza precedenti nella storia dell’umanità, al cui centro viene posto proprio ciò che ci rende consapevoli del nostro essere: la funzione cognitiva. Sento  quindi come privilegio il vivere nell’epoca in cui alla società pastorale ed agricola, a quella industriale se ne aggiunge un’altra: quella della conoscenza.

In questa cornice, occuparsi di Informazione Geografica è un’opportunità speciale. Essa è:

  • un crogiolo per un gran numero di tecnologie: GIS, RS (telerilevamento), ERP (sistemi informativi per la pianificazione delle risorse), GPS, RFID (tecnologie per l’identificazione a radio frequenza), BI (business intelligence), WEB(x.0), ecc., ecc., ecc.;
  • “nidi” di network: reti di competenze discipline, saperi, domini applicativi; reti organizzative ancor prima che tecnologiche.

Penso ancora che tutto quello che si sperimenta, s’inventa, si realizza in questo quadro diventa stock di conoscenza, disponibile oltre i confini dell’Informazione Geografica: cioè è essa stessa conoscenza!

(continua…)

19 novembre, 2009 | di

Ieri sono stato al GISDay di Palermo, e noi di TANTO siamo stati tra gli organizzatori. Per l’occasione Franco Farinelli ci ha concesso una bella intervista, che pubblichiamo qui in esclusiva (mi sento Bruno Vespa). Mi piace raccontarvi del “viaggio” che ci ha portato sino a qui.

Poco più di un mese fa ho scritto un post sul mio primo “incontro” con il prof. Farinelli. E’ stato un contributo che mi ha riservato diverse soddisfazioni, la più importante delle quali è stata riscontrare l’effetto di disturbo positivo che ha provocato tra i lettori. Se ne ha un’evidenza tra i commenti al post, ma lo ho avuta anche a voce ed in chat.
Nelle settimane successive sono stato coinvolto nell’organizzazione di questo GISDay, e nella prima riunione si cercava con difficoltà di definire il taglio da dare alla giornata; la cosa era complicata dal fatto che non ci si conosceva bene tra tutti i partecipanti. Poi qualcuno dice: “bello il post su Farinelli”. Ci siamo guardati negli occhi ed abbiamo capito di avere fatto il primo piccolo grande passo. Poco dopo: “Andrea, ma perché non invitiamo Franco Farinelli??” (“argh” ho pensato io). Ma l’effetto domino non è finito.
Racconto infatti di questa proposta via email agli altri autori di TANTO, ed uno di loro (preferisco mantenere la privacy) mi racconta che l’avrebbe incontrato in presenza da lì a pochi giorni, per provare a coinvolgerlo in maniera più diretta su questo blog. Partiva quasi un’operazione di accerchiamento.
Rompo allora gli indugi e mi metto in contatto con Franco Farinelli. Mi dice subito di non poter essere con noi in presenza, ma di essere disponibile per un’intervista a distanza.

L’intervista è stata fatta. Avremmo voluta farla in diretta ieri, ma abbiamo preferito registrala il 17 per evitare qualsiasi inaspettato problema tecnico (“il bello della diretta”).

Ringrazio molto il prof. Farinelli per la sua disponibilità, ma sopratutto ed ancora una volta, per avere stimolato delle sane reazioni chimiche tra i presenti in sala. Spero che vi faccia lo stesso effetto, e mi piacerebbe che lasciaste qui traccia delle vostre sensazioni.

Buona visione :-D

5 ottobre, 2009 | di

Ho passato un periodo in cui mi è risultato difficile leggere. Ho provato a cambiare genere ed autori, ma senza cambiare risultato. Poi il miracolo, grazie al digitale terrestre.

E’ entrato a casa mia da tre mesi, e due canali – RAI News 24 e RAI storia – mi riservano spesso delle piccole perle. L’otto Luglio scorso alle 8 di mattina, mentre provavo a svegliarmi, sono stato letteralmente rapito da un programma trasmesso dal primo dei due. Un uomo con lo sguardo vivo, parlava della Terra con parole “nuove”; dopo pochi minuti ho dovuto spegnere ed andare in ufficio. Ho annotato allora sul mio smartphone qualche dettaglio sul programma (lo so, sono malattie gravi) e sono uscito.

Durante la pausa pranzo dello stesso giorno, apro la pagina  con il palinsesto, e leggo il nome esatto del programma: “Parole e teatro. Franco Farinelli e Margherita Hack”. Soddisfatto mi “tuffo” nel nuovo sito RAI, per provare a vederlo per intero in streaming.  Non lo trovo e scrivo alla redazione di Magazzini Einstein – il “contenitore televisivo dedicato a temi, eventi e personaggi dell’arte e della cultura, del presente e del passato” – che ha curato il programma; mi rispondono subito, mi confermano che non è ancora visibile e che lo sarebbe stato nei mesi seguenti.

L'invezione della TerraCambio strategia, concentro le mie ricerche web sull’uomo con lo sguardo acceso: Franco Farinelli. Tra i primi risultati, il libro “L’invenzione della Terra“. E’ pubblicato da Sellerio nella collana “Alle 8 della sera”; in questa vengono pubblicate le trascrizioni, rivedute e corrette, delle conversazioni trasmesse nell’omonimo programma di Radio DUE RAI.  L’ho comprato subito, anzi non proprio subito, ma è un’altra storia.

Nella nota di apertura Sergio Valzania, il curatore della collana, scrive:

“Non avevo mai riflettuto sulla lunghezza e la complessità del percorso che ha condotto l’umanità alla rappresentazione del mondo che ci consente di ridurre un territorio ad una mappa e l’intera Terra ad una raffigurazione a stampa”

Dopo avere letto questo libro ho pensato con forza: anche io!!

L’autore, a me sconosciuto (me ne vergogno), ha un curriculum importante: ha insegnato geografia a Ginevra,  Los Angeles (UCLA), Berkley e a Parigi (alla Sorbona e all’École Normale Supérieure). Ci racconta il ruolo che avevano le rappresentazioni della Terra, quando il mondo era più piccolo perché in gran parte sconosciuto; ci descrive l’evoluzione della geografia, dall’Enuma Elis alla moderna cartografia.  Lo fa usando una lingua ricca e semplice, come fanno spesso i grandi didatti. Ma torniamo al digitale terrestre.

A fine Settembre ricevo infatti un’email da Stefania Valentino, una  gentilissima consulente della redazione RAI di Magazzini Einstein; mi scrive che è finalmente possibile guardare in streaming, il programma che mi aveva acceso dei neuroni da tempo in stato comatoso.

Il filmato potete guardarlo sul sito ufficiale. La prima parte, quella con Franco Farinelli, dura circa 20 minuti. Dedicategli un tempo “speciale”, senza interruzioni e distrazioni. Alla fine sarete dei “tecnici” migliori, perché capaci di guardare un po’ più là di uno scarto quadratico medio ;-)

franco farinelli

Se vorrete “ascoltare” anche tutto il libro, troverete qui tutti i capitoli.

Così come oggi l’universo – dicono gli astronomi – è una collezione di storie, la Terra è fin dall’inizio un insieme di modelli, per mezzo dei quali mettiamo ordine e stabiliamo relazioni tra le cose di cui si compone “lo spazio riempito di cose terrestri”. Attraverso la cosmogonia, la cosmologia, la scienza, la letteratura e l’arte, quel che anima la riflessione occidentale è l’antitesi tra due principali e formidabili modelli, alternativi e irriducibili fra loro: la mappa e il globo. L’intera modernità è stata costruita sulla prima, attraverso la riduzione ad essa del mondo, ed è in tal modo che la cultura occidentale ha inventato la Terra. Ma oggi il funzionamento del mondo non dipende più dallo spazio e dal tempo, che per la scienza esistono soltanto nella forma in cui esistono sulle mappe. Oggi dobbiamo fare i conti direttamente con il globo, senza nessuna delle tradizionali mediazioni. E poiché tutti i nostri modelli sono stati, direttamente o indirettamente, di natura cartografica, ciò vuol dire che dobbiamo urgentemente procedere alla reinvenzione della Terra.

E’ stato particolarmente difficile scrivere questo post, e credo si veda. La qualità del materiale di cui vi ho scritto, mi ha in qualche modo annichilito. Se e quando troverete il tempo per dedicarvi alle parole di Farinelli, mi piacerebbe sapere se vi ha fatto lo stesso effetto. Buona visione (e ascolto).


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