TANTO » Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it le cose che ci piacciono ... Mon, 07 Nov 2016 09:59:24 +0000 it-IT hourly 1 #SOD14 un resoconto personale http://blog.spaziogis.it/2014/04/07/sod14-un-resoconto-personale/ http://blog.spaziogis.it/2014/04/07/sod14-un-resoconto-personale/#comments Mon, 07 Apr 2014 13:58:41 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/?p=6257 Il 28, 29, 30 di marzo si è tenuto a Bologna il raduno annuale della comunità di Spaghetti Open Data: #SOD14. Insieme ad Andrea Borruso e Giulio Di Chiara, abbiamo deciso di partecipare spinti dalla volontà di confrontarci con una delle più importanti realtà italiane in tema di dati aperti. Ma soprattutto abbiamo voluto esserci [...]]]> Il 28, 29, 30 di marzo si è tenuto a Bologna il raduno annuale della comunità di Spaghetti Open Data: #SOD14.

Insieme ad Andrea Borruso e Giulio Di Chiara, abbiamo deciso di partecipare spinti dalla volontà di confrontarci con una delle più importanti realtà italiane in tema di dati aperti.
Ma soprattutto abbiamo voluto esserci per completare un percorso formativo che, a partire dalla realizzazione delle Linee Guida scritte per il Comune di Palermo (documento utilizzato anche dal Comune di Matera), ci ha visti coinvolti nelle problematiche inerenti l’apertura dei dati delle PP.AA.

Ricordo ancora quando, appena qualche mese fa (agli inizi di gennaio di quest’anno), ci siamo guardati e ci siamo detti: “Però, non sarebbe male partecipare tutti e tre a SOD14“, con in faccia, tuttavia, un bel po’ di perplessità sulla fattibilità dovuta al far combaciare possibilità ed impegni.
Poi, una volta staccato il biglietto e prenotato il B&B (a proposito: grazie Giulio), tutto è diventato, come per miracolo, reale e concreto.

Queste notazioni possono sembrare cose futili, ma credetemi, non sono affatto scontate per noi (parlo a nome di tutti e tre perché so di potermelo permettere) isolani e professionisti in una realtà ancor più complicata di quello che si può immaginare.

Il raduno, come detto, si è tenuto in quella splendida cornice che è la città di Bologna (come l’anno passato).
Per la verità diverse altre città (tra cui Palermo, Matera, Napoli), avevano presentato la candidatura ad ospitare l’evento.
Ritengo che, magari per gli eventi futuri, sia importante fare un atto di coraggio e decidere di portare questi eventi laddove c’ è maggiore necessità di implementare la cultura della partecipazione e dove le Pubbliche Amministrazioni sono, per così dire, più restie a consentire il libero accesso ai dati.

Le giornate di #SOD14

Venerdì 28 è stata tenuta una conferenza in cui i partecipanti si sono aggiornati a vicenda sulle novità principali nel mondo degli open data emerse nell’ultimo anno.
La mattina è stata di plenaria, mentre il pomeriggio si sono tenuti un barcamp ed il SODcamp.

Sabato 29 vi sono stati alcuni civic hackathon: come recita la pagina di presentazione:

“produrremo insieme qualcosa di concreto. A differenza degli hackathon “normali”, il civic hackathon di SOD14 non si concentra solo sulla produzione di software, ma anche su analisi di leggi e normative o azioni di monitoraggio civico”.

Domenica 30 sono stati tenuti due mini-corsi (ritengo pratico-divulgativi essendo accessibili a molti): uno riguardava la visualizzazione dei dati, l’altro il web semantico e i linked open data.
Io non ho partecipato, in quanto, dopo tanti dati, mi sono dato ad una passeggiata turistica per le vie della città, prima di prendere il volo per Palermo. Per cui nulla posso dire al riguardo.

Il raduno generale ed i barcamp

Il primo impatto, lo dico subito, è stato molto eccitante ed euforico. Incontrare persone conosciute solamente tramite web, potersi guardare negli occhi, scoprire i volti reali delle persone dietro quelle idee e quei progetti per i quali mi sono entusiasmato, poter condividere in libertà ed informalmente, anche con il primo che passava, la propria esperienza, è stato un momento che si può riassumere in una immagine: così dovrebbero essere le Scuole e le Università in Italia!

Sarà sciocco, ma mi sono sentito come un ventenne all’Università di Stanford… o se Simone Cortesi preferisce: come un ventenne al
Queen’s College dell’Università di Oxford.
In verità non so come si sente uno studente in Università simili, ma penso che dovrebbe sentirsi proprio come mi sentivo io.
Insomma: “giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose”.

Non è mia intenzione elencare qui di seguito l’intera evoluzione della mattinata, voglio solo fare qualche accenno ai momenti che adesso mi vengono così, di getto.

La presentazione di Wikidata

Come recita la pagina principale che descrive il progetto (mi raccomando fate click sui collegamenti ipertestuali):

Wikidata è una base di conoscenza libera che può essere letta e modificata allo stesso modo da umani e macchine. Fornendo un accesso centralizzato alla gestione di dati strutturati – come collegamenti interwiki e informazioni statistiche – rappresenta per i dati ciò che Wikimedia Commons è per i file multimediali. Wikidata contiene dati in tutte le lingue per le quali esistono progetti Wikimedia. Per saperne di più, è disponibile una pagina introduttiva che ne approfondisce le caratteristiche e il funzionamento.

Adam Shorland ha presentato brillantemente questo progetto: qui due presentazioni: una breve ed una lunga.

Open by default? Perché a volte i dati pubblici si riescono ad aprire e altre volte no.

Sono stati effettuati alcuni interventi programmati, moderati da Patrizia Saggini, sul tema sopra emarginato: ISTAT (Vincenzo Patruno), Regione Emilia-Romagna (Dimitri Tartari), Lombardia (Daniele Crespi), Provincia Autonoma di Trento (Lorenzino Vaccari), Palermo (Andrea Borruso), Bologna (Michele D’Alena), Ravenna (Morena Brandi)

Perché ho messo in grassetto Andrera Borruso?

Massimo Zotti Andrea Borruso Simone Cortesi

Massimo Zotti – Andrea Borruso – Simone Cortesi

Perché è un mio amico?
No, anche se “I am also a friend of @aborruso”.

Devo, invece, segnalare un piccolo fraintendimento nella comunicazione sulla partecipazione di Palermo.

Su Corriere Innovazione — rivista del Corriere della Sera online — è stato indicato che:

(…) seguiranno un dibattito con rappresentanti di enti e amministrazioni pubbliche (Istat, Provincia autonomia di Trento, Regioni Emilia-Romagna e Lombardia, Comuni di Palermo, Bologna e Ravenna), (…)

Vorrei precisare che il Comune di Palermo, purtroppo, non ha partecipato.

Andrea Borruso (sul palco e poi il giorno seguente nell’Hackaton: Gli OpenData per liberare l’Energia Potenziale dei beni confiscati alle mafie), Giulio Di Chiara ed il sottoscritto (in platea e nelle sessioni pomeridiane), hanno partecipato solo come privati cittadini, o se preferite come (anonimi) professionisti.

Potrebbe sembrare lo spunto per una polemica. Credetemi, non lo è.

Si tratta di una evidenza che non può non essere sottolineata a fronte di un’Amministrazione Comunale (Palermo) che, sebbene sollecitata, coadiuvata e pressata costantemente dai sottoscritti e da pochi altri attivisti, si è dimostrata non sufficientemente attiva e sensibile sulle politiche di partecipazione ed apertura dei dati.

All’Open Data Day che in pochissimo tempo (e senza alcuna reale risorsa)  è stato realizzato a Palermo, sono state evidenziate inadempienze e lacune sulle quali non è il caso in questa sede dilungarsi.

Devo rilevare, come riassunto in questo articolo del 24 febbraio ultimo scorso, che il Comune di Palermo è ancora pressoché fermo in ordine alla scadenze temporali relative all’attuazione delle Linee Guida.

Ad ogni modo, su tali problematicità è stato condotto l’intervento di Andrea Borruso.

Non poche perplessità, infatti, ha suscitato la comunicazione della circostanza che a fronte del contest: “ApPalermo – Palermo Open Data Contest” con un montepremi di 37.000,00 euro (che ha fatto brillare gli occhi a molti dei presenti in sala), ancora sono pochissimi, pressoché nulli, i data-set in open-data pubblicati dal Comune realmente e proficuamente utilizzabili.

Subito dopo, per l’appunto, vi è stata la premiazione dei vincitori del contest lanciato dal Comune di Ravenna, il cui ammontare totale complessivo lordo dei premi era di 3.000,00 euro.

E’ stato evidenziato come l’Amministrazione di Ravenna abbia correttamente e preliminarmente provveduto ad adottare specifiche e mirate azioni, come, ad esempio, il censimento dei dati in proprio possesso.

Un’ultima riflessione mi sia consentita sul punto: più volte mi è stato detto (anche da Dirigenti Comunali, ma non solo) che, sintetizzo: è facile effettuare questo tipo di politiche in piccoli Comuni.
Voglio rispondere, come sempre ho fatto: a chi dobbiamo ispirarci allora? Alle grandi città come Londra, New York o, in Italia, Torino? O forse mi direte che quelle realtà sono troppo grandi ed organizzate?

Metodologie e buone prassi, credo, che debbano prescindere dall’entità urbanistica.

L’apertura dei dati, aldilà della meritoria attività dei singoli attivisti, rimane una prerogativa politica.
Si dovrà ancora riflettere su come adottare delle uniformi strategie nazionali  e, soprattutto, sui rimedi concreti ed effettivi contro la disapplicazione, o l’applicazione spesso di facciata da parte della P.A., della normativa di settore.
Credo che questi temi dovranno essere il campo di battaglia su cui confrontarsi al fine di trovare un punto di incontro tra discrezionalità amministrativa ed obblighi di adeguamento.

Open Bilanci

Di pomeriggio ho seguito la sessione tenuta dall’ottimo Ettore Di Cesare su Open Bilanci.
Posso dire che il solo partecipare a questo incontro è valso di gran lunga l’acquisto del biglietto aereo per Bologna.

Dagli autori del progetto Openpolis, Open Bilanci “ha l’obiettivo di “aprire i bilanci” delle amministrazioni dei comuni italiani e renderli accessibili, comprensibili e confrontabili dai cittadini”.
Il progetto dovrebbe prendere il via a maggio (data presuntiva di rilascio) e si basa sui dati certificati dei bilanci preventivi e consuntivi che i comuni d’Italia mandano annualmente al Ministero dell’Interno (reperibili anche su Finanza Locale).

I dati (che saranno pubblicati in formato json e csv) saranno fruibili anche dal comune cittadino grazie ad una interfaccia che permetterà la visualizzazione, la consultazione, la comparazione (temporale e tra Comuni) dei bilanci di spesa dei Comuni Italiani. In più potrà essere effettuata una analisi dei bilanci comparati con l’attività delle singole amministrazione che si sono succedute nel tempo.

Le criticità del progetto cui sono andati incontro i realizzatori sono costituite dal fatto che su alcune tematiche (ad esempio rifiuti, mobilità) i Comuni si comportano in modo differente a causa della presenza delle Aziende partecipate o controllate.

IMHO

Gli aspetti positivi ed entusiasmanti di #SOD14 sono stati davvero tanti.

Mi rendo perfettamente conto anche dell’importanza di creare comunità attraverso l’entusiasmo di alcune pratiche un po’ da geek (passatemi il termine).

Francamente — ma questa è solo la mia opinione —non mi è piaciuto l’invio compulsivo di tweet (un po’ incentivato dalla proiezione dei predetti sui due maxi-schermi).
Ad ogni modo, ho preso la faccenda come un momento, diciamo, di euforia goliardica, anche se un sottile confine separa il clima goliardico, da operazioni un po’ di immagine come l’intento di entrare nei trend topic.

Non sono rimasto, invece, del tutto convinto della sessione Law4OpenData UnHackathon, il cui tema da programma era:

Fare l’analisi delle norme che non facilitano l’effettiva applicazione concreta del paradigma Open Data o che per loro complessità non semplificano il processo di liberazione dei dati. Il goal sarà quello di fare proposte concrete al nuovo ministro della Pubblica Amministrazione e fornire una tabella sinottica e grafica delle emergenti proposte sotto forma di infografica. Poiché da recenti statistiche i documenti normativi sono il secondo dataset più ambio dagli italiani, si analizzeranno anche insieme alcuni documenti giuridici (e.g. delibere comunali, piani regolatori, piani di rischio) per verificare insieme se possono essere liberati e come, applicando così il metodo preventivo dell’analisi giuridica al dataset.

Più in particolare, nella mattinata, è stata analizzata la normativa in tema di pubblicazione dei turni e degli orari delle farmacie di un Comune, prendendo le mosse da un caso concreto. L’obiettivo era quello di evidenziare punti deboli e prospettive.

Non voglio dilungarmi sul punto, tuttavia sono convinto — ma anche questa è solo una mia opinione — che la sessione poteva essere organizzata meglio, in modo più consapevole ed approfondito.
Non so che fine farà il risultato del lavoro (che, comunque, dovrà essere ulteriormente verificato), non essendo stata realizzata alcuna piattaforma collaborativa sul tema. Magari per le prossime volte sarebbe importante comunicare direttamente ai partecipanti il cuore delle problematiche da affrontare in modo da poter giungere più consapevolmente ai goals programmati.

Ad ogni modo la metodologia mi ha molto coinvolto ed è mia intenzione, nei prossimi mesi, provare ad organizzare nel mio campo professionale qualcosa di simile, soprattutto con l’ausilio di varie competenze professionali esterne.

Questo articolo

Voglio dedicare questo articolo a Lorenzo Perone ed alla sua splendida famiglia, non solo per l’accoglienza ed il caldo affetto che ci hanno dimostrato, (mi è sembrato quasi un terrone, io lo posso dire, voi no).

Ma soprattutto voglio ringraziarlo per le lasagne di sua suocera.

Lorenzo (come me qualche volta) scrive su TANTO , il bar dietro al router, dove ci siamo incontrati.

@lorenzo_perone is my friend

Post Scriptum

A proposito di dati: al rientro a Palermo abbiamo scoperto casualmente (all’andata ancora non era presente tale servizio) che la controllata (al 100%) del Comune di Palermo  Amat Palermo S.p.A. (autobus), ha rilasciato alla statunitense società Google Inc. i dati sorgenti del trasporto pubblico locale di Palermo (come per altro hanno fatto molte altre città italiane).
Qui l’articolo scritto da Giulio Di Chiara.
Nulla di male, anche se non vi è stato alcuna comunicazione ufficiale o ufficiosa.

Abbiamo già chiesto (per primo Simone Cortesi con una PEC diretta al Sindaco di Palermo) che che questi dati, in forma sorgente, vengano forniti, con le stesse modalità, alla comunità italiana opendata. L’azione di rilascio in open data sarebbe infatti in grado di dare un contributo all’innovazione a Palermo, soprattutto come base per la creazione di servizi alternativi.

L'articolo #SOD14 un resoconto personale è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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Open-freak con SmanettOne! http://blog.spaziogis.it/2011/04/01/open-freak-con-smanettone/ http://blog.spaziogis.it/2011/04/01/open-freak-con-smanettone/#comments Fri, 01 Apr 2011 13:43:38 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/?p=3588 La produzione di cellulari, con particolare riferimento ai cosiddetti smartphone, segna il passo, ormai da tempo, con continue evoluzioni sia in relazione all’hardware, che all’OS utilizzato.

Un segmento non irrilevante di mercato è costituito da tutti coloro che vogliono evadere dalla prigione dei limiti imposti sia dalle case produttrici, sia dagli operatori di telefonia mobile.

Come non ricordare il famigerato blocco della sincronizzazione imposto ai primi modelli con sistema Android ai telefonini HTC dream (aka G1), o il mercato parallelo dell’App store, ovvero il limite di applicazioni installabili sui terminali Android.

Sempre di più una utenza ormai smaliziata non si è fermata al jailbreak o al rooting, ma è andata avanti installando su modelli quali l’iPhone il sistema operativo Android, su terminali Android l’OS della Apple, creando ibridi più o meno mostruosi degni del miglior Dr. Moreau.

Non sono mancati esperimenti del tutto innovativi quali il FreeRunner ed il Neo FreeRunner della Openmoko, il famoso cellulare saponetta dotato di sistema operativo open source. Come non ricordare MeeGo, progetto di sistema operativo più o meno mobile portato avanti da Intel e Nokia ed attualmente, a quanto pare, accantonato.

Non v’è dubbio che lo sviluppo della galassia del Free and Libre Open Source Software (FLOSS) corrisponde alla volontà di creare un’alternativa a costosi prodotti proprietari, riducendo in tale maniera i costi, e superando i limiti di quest’ultimi.

Da non trascurare, tuttavia, l’insana e sadica voglia degli utenti (novelli alchimisti) di combinare e rimescolare gli elementi, il tutto accompagnato da uno spirito ludico volto a risolvere i problemi hardware e software connaturati in tali esperimenti (fra tutti ricordiamo il come trasformare un iPod in iPhone).

In questo ecosistema di cambiamenti ecco che si inserisce una nuova azienda volta ad offrire a questa utenza pane per i loro denti: S.M.A.NET.T. (Social Mobile Alternative Network Technology) con il suo primo prodotto: lo SmanettOne.

La prima novità è data dal fatto che quando si acquista tale prodotto per prima cosa lo si deve assemblare.

Infatti non si acquista un terminale già bello e pronto, ma una serie di pezzi da combinare fra loro.

Attualmente esistono tre versioni dello SmanettOne, in tutto e per tutto identici (o quasi):

  • SmanettOne Plain: una scatola con tutti i pezzi e le istruzioni di assemblaggio.
  • SmanettOne Deluxe: una scatola con tutti i pezzi senza istruzioni.
  • SmanettOne ofG (only for Geek): una scatola con quasi tutti i pezzi e senza istruzioni.

Inutile dire che, una volta assemblato, non ci sarà un telefono uguale all’altro sia per design, sia per solidità, sia per connettività.

L’altra importante novità è data dall’OS: non esiste.

Ognuno può decidere cosa installarci sopra sino a prevedere la possibilità di creare OS del tutto innovativi e personalizzati.

La casa produttrice ha però messo a disposizione dell’utenza una piattaforma wiki, un blog nonché un servizio di hosting per condividere le proprie release.

Tutti e tre i servizi sono attualmente del tutto vuoti: saranno gli utenti registrati a riempirli con i loro contributi.

Per rendere il tutto in linea con la filosofia aziendale la casa produttrice ha deciso di inserire una piccola particolarità: per registrarsi l’acquirente dello SmanettOne dovrà violare il sistema sfruttando un bug della libreria open-source (nulla di ché…).

Benché non esista l’OS – ed è questa una terza e rivoluzionaria novità – all’interno del capiente hard disk è preinstallato dalla casa un piccolo pacchetto in grado di interfacciarsi automaticamente con qualunque sistema operativo andremo a montare sul dispositivo.

Di che stiamo parlando?

Si tratta di un software, periodicamente aggiornato dalla casa, la cui rimozione è impossibile (pena l’esplosione del terminale), che consente di vivere appieno l’esperienza interattiva con lo SmanettOne.

SAC, ovvero solve a crime, è un software che in maniera random genererà dei problemi e dei malfunzionamenti sul dispositivo di difficoltà e complessità crescenti che l’utente dovrà risolvere pena la formattazione del cellulare. Dal venir meno della sincronizzazione alla sparizione delle icone, dalla pubblicazione in automatico di contenuti sugli account facebook o twitter (spesso di carattere osceno o privato), alla vibrazione in continuo del cellulare (anche quando è spento).

Un piccolo Easter egg contenuto in SAC, consiste nel fatto che lo stesso darà alcune informazioni bizzarre agli invasivi servizi di Google & Co. Ad esempio, ma ve ne sono moltissimi, non è strano per un possessore dello SmanettOne essere avvistato su Latitude a farsi una passeggiata sulla Luna in proprio in mezzo al Mare della Tranquillità…

Ricevitore GPS

Perché parlare di un oggetto come lo SmanettOne su TANTO. Un po’ perché ci piace, ma soprattutto perché ha un ricevitore allo stato dell’arte, che risolve il problema più grande di tutti i più moderni smartphone: la gestione della privacy in relazione alla propria posizione nel globo.

Il ricevitore di SmanettOne ha infatti due modalità di funzionamento: la “around antipodi” (di default) e la “gone to the wind”.

Around antipodi colloca l’utente SmanettOne agli antipodi rispetto alla sua posizione, ma secondo una casualità algoritmica (altrimenti sarebbe troppo facile rintracciarlo).

Ad esempio: se vi trovate nella cittadina francese di Millau, a circa duecento chilometri a sud di Clermont-Ferrand, e siete un possessore dello SmanettOne, le informazioni che potrete ricevere su pizzerie, ristoranti, musei, (anche in base al programma di augmented reality), sono approssimativamente quelle relative alle Isole Chatham (Nuova Zelanda).

La funzione gone to the wind è un vero gioiello, ma mette a dura prova la batteria ed il processore dello SmanettOne. Non vogliamo rubarvi tutto il piacere di provarla, ma vi basta sapere che nella geolocalizzazione vi considera come un soggetto di peso di 10 gr. sospinto dal vento che in quel momento spira nella zona in cui vi trovate.

E’ inutile dire che per quanto riguarda la funzione di navigazione dovete portare sempre con voi delle mappe ed essere esperti di carteggio, cosa che fa dello SmanettOne uno strumento eccellente per la didattica.

Andiamo, adesso, alla confezione.

Possiamo assicurare che i pezzi che andranno a comporre il cellulare sono di altissima qualità e garantiti singolarmente (ovviamente non può essere assicurato il risultato finale).

Scocca in Carbon Kevlar e rivestimenti in fibra di titanio interamente realizzati con procedura sotto vuoto. Processore dualcore di nuovissima generazione prodotto direttamente dalla casa madre.

Alcune caratteristiche:

dimensioni: (da prendere con il beneficio di inventario) 126.3X68.1X5.49mm… circa

rete: 21Mbps HSPA + / HSUPA 5.76MbpsEDGE / GPRS Classe 12Quad band GSM 850/900/1800/1900Quad band 850/900/1900/2100 UMTS

display: 4.3 “WVGA AMOLED SUPER Plus Extra WoW

connettività: Wi-Fi a / b / g / nBT v3.0 + HSUSB 2.0 OTG

connettori: MicroUSB, Jack Ear 3,5 millimetri

memoria: 4 GB di RAM, 64 GB memoria interna e due slot di 64GB MicroSD

camera: 24MP AF Carl Zeiss optics con Flash Xenon + 6 MP frontale

prezzo: acquistabile solo partecipando alle aste in rete.

Lo SmanettOne non è solo un cellulare, ma è da considerare come un piccolo satanico compagno di giochi con cui confrontarsi, sifdarsi, fare la guerra e poi fare la pace.

Non per tutti: SmanettOne solo per veri Net Freak!

Che aspettate? Andate sul wiki dedicato al progetto e partecipate al contest lancio di circa 100 SmanettOne box!!!

L'articolo Open-freak con SmanettOne! è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2011/04/01/open-freak-con-smanettone/feed/ 2 smanettone
La localizzazione dei mezzi di una azienda utilizzati dai dipendenti: il provvedimento del 7 ottobre 2010 del Garante per la protezione dei dati personali http://blog.spaziogis.it/2011/01/24/la-localizzazione-dei-mezzi-di-una-azienda-utilizzati-dai-dipendenti-il-provvedimento-del-7-ottobre-2010-del-garante-per-la-protezione-dei-dati-personali/ http://blog.spaziogis.it/2011/01/24/la-localizzazione-dei-mezzi-di-una-azienda-utilizzati-dai-dipendenti-il-provvedimento-del-7-ottobre-2010-del-garante-per-la-protezione-dei-dati-personali/#comments Mon, 24 Jan 2011 18:13:45 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/?p=3333 La materia è quella della tutela della privacy in ambito lavorativo: in sostanza, si tratta di stabilire quanto e a quali condizioni si possa spingere l’autonomia organizzativa del datore di lavoro quando vengono coinvolti i diritti primari del lavoratore. Sempre più spesso l’esigenza di ottimizzare il lavoro aziendale spinge l’imprenditore a far uso di tutte [...]]]> La materia è quella della tutela della privacy in ambito lavorativo: in sostanza, si tratta di stabilire quanto e a quali condizioni si possa spingere l’autonomia organizzativa del datore di lavoro quando vengono coinvolti i diritti primari del lavoratore.

Sempre più spesso l’esigenza di ottimizzare il lavoro aziendale spinge l’imprenditore a far uso di tutte quelle tecnologie che consentono di monitorare in tempo reale la dislocazione dei propri mezzi e dei dipendenti sul territorio. D’altro canto tali esigenze non possono violare i diritti inviolabili del lavoratore, il quale, nell’espletamento degli incarichi affidati, ha il pieno diritto a non veder violata la propria privacy.
In tal senso, nel presente articolo ci è sembrato utile e opportuno, non solo illustrare il caso concreto sottoposto all’Autorià Garante per la tutela dei dati personali, ma anche inserire in calce un piccolo vademecum degli adempimenti da rispettare.

Ci sia consentita un’ultima notazione di carattere generale (per altro di estrema attualità): al di là del rispetto formale della normativa – che deve essere un adempimento ineludibile, necessario e preliminare in ipotesi di tal genere – è sempre importante coinvolgere fattivamente i lavoratori nell’attività produttiva dell’azienda. Tale coinvolgimento può essere raggiunto solo attraverso una reale e adeguata comunicazione delle esigenze e delle strategie aziendali.
Casi, come quello di seguito descritto, costituiscono, a volte e al di là del rispetto formale della normativa, l’indice di un malessere lavorativo che le norme, da sole, non possono eliminare.

Il caso trae origine da una segnalazione effettuata da un dipendente di una azienda telefonica al Garante per la Privacy, in merito all’installazione, a bordo di alcuni autoveicoli in dotazione al personale della stessa, di un sistema di localizzazione satellitare a tecnologia gps.

In particolar modo il dipendente evidenziava il fatto che tale installazione “sarebbe avvenuta in assenza di preventiva informativa ai lavoratori e senza spiegarne le funzioni né lo scopo del suo utilizzo. Peraltro, soltanto dopo diversi giorni la società avrebbe messo a conoscenza i dipendenti dell’avvenuta installazione dei dispositivi in esame, giustificandone l’utilizzo solo per scopi produttivi”.

L’azienda – che in relazione alla segnalazione effettuata aveva presentato le proprie controdeduzioni all’Authority circa la correttezza del proprio operato – aveva commissionato ad una società esterna di installare dei dispositivi che avrebbero consentito:

  • di localizzare i veicoli in dotazione in tempo reale  su mappa cartografica (con possibilità, tra le altre, di ricerca dei mezzi più vicini ad un determinato indirizzo);
  • di verificare il percorso effettuato (con possibilità anche di controllare la velocità sostenuta, la percorrenza chilometrica del mezzo, i tempi di guida e le soste effettuate);
  • di controllare gli “eventi” verificatisi lungo il percorso (soste o spostamenti in orari non previsti, arrivo in aree predeterminate, ecc.), con eventuale ricezione di una comunicazione di avviso via sms;
  • di comunicare costantemente con il conducente;
  • di gestire i c.d. “punti di interesse” (indirizzi riferiti alla clientela, ai magazzini, agli impianti, ecc.), con possibilità di verificare mediante report sintetici le soste ivi effettuate e i relativi tempi di fermata;
  • di gestire la manutenzione ordinaria e straordinaria del veicolo.

Il caso in oggetto presenta diversi aspetti rilevanti sotto il profilo della materia giuslavoristica, commerciale e di tutela dei dati personali.

In questa sede riteniamo di soprassedere dalle, pur interessanti, considerazioni concernenti il diritto dell’imprenditore di gestire la propria impresa come meglio ritiene opportuno, e ciò  anche con riferimento alla materiale organizzazione del lavoro dei propri dipendenti (artt. 2082, 2086, 2104  c.c.). Tale diritto, comunque, deve essere pur sempre contemperato con il rispetto dell’art. 4 della Legge 300/1970 (c.d. Statuto dei Lavoratori) il quale prevede che:

È vietato l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dei lavoratori.
Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi al possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna. In difetto di accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l’ispettorato del lavoro, dettando ove occorra, le modalità per l’uso di tali impianti
”.

Nel caso di specie distinguiamo, quindi:

  1. Aspetti relativi all’organizzazione produttiva dell’impresa;
  2. Aspetti relativi all’attività di controllo del lavoro espletato dai dipendenti;
  3. Aspetti relativi al diritto dei lavoratori a non essere lesi nella propria dignità, libertà e riservatezza.

Questi elementi sono stati sempre oggetto di un ampio dibattito legislativo e dottrinale.
Varia, numerosa e copiosa, nel corso del tempo, è stata la produzione giurisprudenziale circa la valutazione della liceità o meno del comportamento del datore di lavoro con riferimento al controllo aziendale relativo: all’installazione di apparecchi audiovisivi sui posti di lavoro, al monitoraggio delle connessioni internet sui pc aziendali,  all’installazione di apparecchi di rilevazione delle telefonate ingiustificate, alla localizzazione dei propri dipendenti.

In generale possiamo dire che l’orientamento della Corte di Cassazione, cui sono giunti in ultimo grado i vari ricorsi, è stato quello di distinguere tra controlli offensivi e controlli difensivi.
Offensivo è il controllo atto ad una sorveglianza del dipendente che lede i diritti primari dell’individuo;  lecito, invece, sarebbe il c.d. controllo difensivo. All’interno di quest’ultima categoria la giurisprudenza ha distinto – con varie ed oscillanti pronunce -tra:

  • controlli diretti ad accertare possibili comportamenti illeciti dei lavoratori in relazione all’esatto adempimento delle obbligazioni lavorative;
  • controlli che riguardano la tutela di beni estranei al rapporto lavorativo.

Tuttavia il caso in questione si muove su una linea di confine tra l’ottimizzazione del lavoro ed il controllo dei lavoratori.
Infatti, come sopra evidenziato, i dispositivi gps in questione non solo erano montati sui veicoli aziendali e non sulla persona dei lavoratori, ma, inoltre, le finalità di tale installazione era quella di una migliore e più efficiente organizzazione del lavoro.

Per completezza espositiva, riportiamo le conclusioni del Garante (il cui provvedimento – doc. web n. 1763071 – è reperibile qui), il quale ha censurato il comportamento dell’azienda solo in relazione al non corretto rispetto dell’iter procedimentale atto alla installazione dei suddetti dispositivi gps, ritenendo, invece legittime le finalità del montaggio di tali apparecchiature sui veicoli aziendali.
Tale precisazione è dovuta a fronte di titoli delle rassegne giornalistiche e dei blog più o meno specializzati, del tenore: “bloccata la localizzazione dei dipendenti con GPS”.

Vogliamo, allora, fornire una breve sintesi degli adempimenti da conoscere e rispettare in casi analoghi a quello esaminato:


1. Effettuare una istanza al Garante (ufficio territoriale competente) di verifica e di autorizzazione al trattamento dei dati.
L’art. 17 D.Lgs 196/2003, infatti  prevede:
Trattamento che presenta rischi specifici
1. Il trattamento dei dati diversi da quelli sensibili e giudiziari che presenta rischi specifici per i diritti e le libertà fondamentali, nonché per la dignità dell’interessato, in relazione alla natura dei dati o alle modalità del trattamento o agli effetti che può determinare, è ammesso nel rispetto di misure ed accorgimenti a garanzia dell’interessato, ove prescritti.
2. Le misure e gli accorgimenti di cui al comma 1 sono prescritti dal Garante in applicazione dei principi sanciti dal presente codice, nell’ambito di una verifica preliminare all’inizio del trattamento, effettuata anche in relazione a determinate categorie di titolari o di trattamenti, anche a seguito di un interpello del titolare.
In tal senso è necessario corredare la richiesta con tutti gli elementi che caratterizzano il trattamento. Da non sottovalutare la determinazione dei tempi di conservazione dei dati acquisiti per il tramite dei dispositivi, commisurandoli, ove necessario, alle effettive necessità di conservazione in rapporto alle specifiche finalità concretamente perseguite. E’ opportuno segnalare che, qualora si tratti di dispositivi gps installati su mezzi aziendali, oltre alle specifiche e tecniche esigenze temporali di conservazione dei dati, vi sono da valutare i tempi per la notifica da parte dell’Autorità delle infrazioni. In tal senso ricordiamo che La multa stradale deve essere notificata al trasgressore (o presunto tale dall’Autorità) entro 90 giorni (in caso di residenza in Italia)

2. Notificare al Garante il trattamento di dati personali cui intende procedere.
In particolar modo con riferimento agli adempimenti previsti dagli artt. 37 e ss del titolo VI del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. L’art. 37 cit. infatti prevede che il titolare notifica al Garante il trattamento di dati personali cui intende procedere, solo se il trattamento riguarda dati genetici, biometrici o dati che indicano la posizione geografica di persone od oggetti mediante una rete di comunicazione elettronica.

3. Ottenuta l’autorizzazione, procedere alla stipula di un accordo con le rappresentanze sindacale Aziendali ovvero, in caso di assenza di queste ottenere l’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro.

4. Effettuare una corretta e completa informativa ai lavoratori nella quale devono essere riportate le finalità del trattamento dei dati localizzazione;

5. Il consenso dei lavoratori al detto trattamento, seppur auspicabile, non risulta necessario.
Infatti, secondo quanto previsto dall’art. 24, comma 1, lettera g) del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 il quale prevede che  Il consenso non è richiesto, oltre che nei casi previsti nella Parte II, quando il trattamento  è necessario, nei casi individuati dal Garante sulla base dei principi sanciti dalla legge, per perseguire un legittimo interesse del titolare o di un terzo destinatario dei dati, anche in riferimento all’attività di gruppi bancari e di società controllate o collegate, qualora non prevalgano i diritti e le libertà fondamentali, la dignità o un legittimo interesse dell’interessato (c.d bilanciamento degli interessi di cui parlavamo nel corpo del presente articolo).

6. Designare gli incaricati del trattamento.
Ovvero i soggetti che, in ragione delle mansioni svolte, risultino effettivamente legittimati ad accedere alle informazioni acquisite per il tramite dei dispositivi di localizzazione satellitare

7. Adottare tutte le necessarie misure di sicurezza previste dal Codice della Privacy.
E ciò con particolare riferimento agli artt. da 33 ( Capo II – Misure minime di sicurezza) a 37  (Titolo VI – Adempimenti) ed all’Allegato B, D.Lgs. 196/2003 (disciplinare tencico in materia di misure minime di sicurezza).


Link:

Provvedimento del Garante per la Protezione dei Dati Personali del 07.10.2010
Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196

L'articolo La localizzazione dei mezzi di una azienda utilizzati dai dipendenti: il provvedimento del 7 ottobre 2010 del Garante per la protezione dei dati personali è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2011/01/24/la-localizzazione-dei-mezzi-di-una-azienda-utilizzati-dai-dipendenti-il-provvedimento-del-7-ottobre-2010-del-garante-per-la-protezione-dei-dati-personali/feed/ 9
Nessun dato sui terremoti: il problema è risolto. http://blog.spaziogis.it/2010/09/06/nessun-dato-sui-terremoti-il-problema-e-risolto/ http://blog.spaziogis.it/2010/09/06/nessun-dato-sui-terremoti-il-problema-e-risolto/#comments Mon, 06 Sep 2010 22:21:32 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/?p=2573 La notizia è di quelle che corre il rischio di passare inosservata:

Terremoti, l’Ingv: «Stiamo pensando di smettere di informare sulle scosse»
Il presidente Boschi: «I nostri dati utilizzati per arrivare a conclusioni che non stanno né in cielo né in terra»
MILANO – L’Ingv sta meditando di smettere di rendere pubblici i dati sui terremoti per evitare che siano travisati. Lo afferma Enzo Boschi, presidente dell’istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, commentando il messaggio di Guido Bertolaso al congresso della Società geologica italiana.
Corriere.it del 06 settembre 2010

Ed ancora:

Terremoti, interviene Boschi: “Valutiamo stop alle notizie”
Il direttore dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia pensa a oscurare il sito e tutti i dati relativi agli eventi sismici in Italia. “Vengono usati per arrivare a conclusioni che non stanno né in cielo né in terra”. Bertolaso aveva parlato di “profeti di sventura”.
ROMA – Niente dati sulle sequenze sismiche a disposizione di tutti sul web, anche quelle inavvertite dalla popolazione. Niente cartine geologiche, storico di eventi 1, niente di niente. Stop alle informazioni.
Repubblica.it del 06 settembre 2010

La notizia in sé pone due ordini di problematiche:

  1. Il Presidente dell’INGV può decidere autonomamente di precludere l’accesso pubblico ai dati raccolti dall’Istituto?
  2. Precludere l’accesso pubblico a tali dati corrisponde ad una scelta sensata?

Iniziamo dalla prima delicata questione.

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia è stato istituito con il decreto legge n.381 del 29/09/99.
L’art. 2 del detto decreto legge recita:

Art. 2. – Attivita’ dell’INGV
1. L’INGV:
[...]
f) rende disponibili per tutta la comunita’ scientifica i dati raccolti dalle proprie reti di monitoraggio, nazionale e locali.
[...]

Possiamo dire che rientra nella funzione dell’INGV la ricerca, il monitoraggio ma anche la diffusione delle notizie e degli allertamenti sui fenomeni sismici nazionali.
In tal senso sembrerebbe che non sia nella piena e libera disponibilità del Presidente dell’INGV prendere una scelta di tal genere, ovvero quella di oscurare sic ed simpliciter il sito informativo e, quindi, di non rendere pienamente pubblici i dati raccolti.

Eppure una certa lettura del citato articolo (disponibili per tutta la comunita’ scientifica) unitamente al combinato disposto con il DECRETO LEGISLATIVO 24 gennaio 2006, n. 36 (attuativo della direttiva 2003/98/CE relativa al riutilizzo di documenti nel settore pubblico), porterebbe a conclusioni diametralmente e drammaticamente opposte.
In sé la Direttiva Europea aveva lo scopo di liberalizzare l’accesso alle molteplici informazioni prodotte e detenute dalle Pubbliche Amministrazioni (dai dati di tipo economico a quelli scientifici, da quelli geografici ai dati turistici).
Tali informazioni, infatti, sono considerate come un’importante materia prima da utilizzare per i servizi e prodotti a contenuto digitale, tali da poter essere riutilizzati al fine di contribuire alla crescita economica e scientifica ed anche alla creazione di posti di lavoro. “La Direttiva invitava gli Stati membri a favorirne il riuso, incoraggiando gli enti pubblici a rendere disponibili i documenti e le informazioni in proprio possesso, a condizioni eque e trasparenti, a tutti i soggetti interessati al loro riutilizzo“.
Non possiamo dire che il D.L. abbia pienamente incarnato lo spirito della direttiva, anzi…

Se in Italia  è vero che vige la legge 241 del 1990 sul procedimento amministrativo, è altresì vero che tale legge assegna il diritto di accesso ai documenti amministrativi solo ed esclusivamente a chi ha una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento richiesto.  D’altro canto il Codice dell’amministrazione digitale del 2005 ha obbligato la pubblica amministrazione e rendere disponibili i dati in suo possesso in formato digitale, ma non ha inserito alcun obbligo alla trasparenza.

Eppure ancora oggi in Italia ci si scontra con logiche che non esiteremo a definire aberranti.

Resta quindi da chiarire quale sia realmente il dato pubblico cui tutti hanno diritto di accesso e la cui pubblicazione non può essere arbitrariamente inibita (come i dati sull’inquinamento atmosferico o marino, i dati dell’amministrazione pubblica, i dati sulla sanità, l’anagrafe pubblica degli eletti, etc.) e quali siano, d’altro canto, i meccanismi per tutelare il libero accesso a tali dati.

Qualcosa in Italia si sta muovendo, ad esempio lo statuto della Regione Toscana all’articolo 54 prevede “tutti hanno diritto di accedere senza obbligo di motivazione ai documenti amministrativi, nel rispetto degli interessi costituzionalmente tutelati e nei modi previsti dalla legge”. Il Codice dell’Amministrazione Digitale a partire dal 2005, all’art. 50, ha introdotto un importante principio di disponibilità del dati pubblici disponendo che gli stessi devono essere formati, conservati, resi accessibili e disponibili con l’uso delle ICT.

Quid iuris nel caso di specie?

Il ragionamento che ci sentiamo di sostenere è, sinteticamente, il seguente:

  • L’attività dall l’INGV è una attività di rilevanza pubblica, finanziata con denaro pubblico;
  • I dati che raccogli l’INGV hanno una rilevanza scientifica e sociale;
  • I dati raccolti dall’Ente, pertanto, devono essere resi pubblici ed in formato aperto;
  • L’INGV non può arbitrariamente smettere di fornire tali dati, se non attraverso procedure ben definite in accordo con gli altri enti istituzionali competenti (Protezione Civile e Ministeri competenti).

Alcune considerazioni vanno fatte poi a sostegno della libertà di informazione. Asserire che per evitare strumentalizzazioni sia opportuno censurare alla fonte i dati ricorda una ben nota vicenda sulla “necessità” di impedire che le intercettazioni telefoniche possano essere “usate male”. Se una informazione o un dato sono legittimamente resi disponibili al pubblico – e qui stiamo parlando di dati di fondamentale importanza per la pubblica incolumità – è questo stesso che, se li utilizza per sostenere delle tesi, per supportare notizie originali, o finanche per realizzare applicazioni – come abbiamo fatto proprio con i dati INGV noi di TANTO – se ne assume la piena e totale responsabilità.

Attenzione, un conto è la manipolazione del dato, ben altro il suo utilizzo così com’è nell’ambito di contesti anche originali, quali articoli, notizie, applicazioni. Manipolare un dato sui terremoti vuol dire aumentare o diminuire la magnitudo di un sisma, la sua localizzazione, il suo tempo di occorrenza, e chiunque lo facesse sarebbe certamente un criminale. Ma se il prof. Boschi per timore di strumentalizzazioni (magari facendo degli esempi ci aiuterebbe a capire) pensa di risolvere il problema oscurando tutto, contraddirebbe la missione stessa dell’INGV, che è quella di diffondere informazioni fondamentali per la pubblica incolumità.

Sarebbe sufficiente applicare ai dati sui terremoti una licenza “share alike ” con divieto di modifica ma libertà di utilizzo degli stessi. Poi, se il giornalista dice che in località tal dei tali si sta verificando uno sciame sismico con parecchi eventi di magnitudo tra 2. e 3.0 allora bisognerebbe chiedergli se sta tentando di fare solo la Cassandra o magari sensibilizzazione verso la cittadinanza, sulla quale bisognerebbe davvero concentrarsi senza inutili allarmismi, ma proprio favorendo approfondimenti critici e ponderati su quelle informazioni e dati che invece si vorrebbero “oscurare”.

In un’Italia che (finalmente) apre sempre più i dati, qualcuno pensa di chiuderli perché male utilizzati. Temere in generale l’informazione vuol dire darla vinta a quella superficiale, strillata. Il fatto stesso che le notizie sui terremoti siano aumentate negli ultimi anni (date un’occhiata al trend su Google, soprattutto dopo aprile 2009 ovviamente) non deve essere preso come motivo di cattiva informazione di per sé. Anzi, è un evento che va capitalizzato, perché finalmente la pubblica opinione si è svegliata sul rischio sismico, va solo “educata” ad essere più critica.

Enzo vs. Tim


Se ne parla anche qui:

  1. “Bertolaso, Boschi e l’assurdo terremoto dell’informazione – Luca De Biase,” http://blog.debiase.com/2010/09/bertolaso-boschi-e-lassurdo-te.html.
  2. “Liberiamo i dati … anzi no: ce li riprendiamo | Diritto 2.0 – Il blog di Ernesto Belisario,” http://blog.ernestobelisario.eu/2010/09/06/liberiamo-i-dati-anzi-no-ce-li-riprendiamo/.
della direttiva 2003/98/CE relativa al riutilizzo di

L'articolo Nessun dato sui terremoti: il problema è risolto. è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2010/09/06/nessun-dato-sui-terremoti-il-problema-e-risolto/feed/ 5 no_more_raw_data
Conoscenza e coscienza: mappe mentali, mappe concettuali, brainstorming ed altri concetti astrusi. http://blog.spaziogis.it/2009/04/08/conoscenza-e-coscienza-mappe-mentali-mappe-concettuali-brainstorming-ed-altri-concetti-astrusi/ http://blog.spaziogis.it/2009/04/08/conoscenza-e-coscienza-mappe-mentali-mappe-concettuali-brainstorming-ed-altri-concetti-astrusi/#comments Wed, 08 Apr 2009 14:12:36 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/?p=788 La domanda è: possiamo disegnare quanta coscienza abbiamo di ciò che conosciamo (o che crediamo di conoscere)? Dopo qualche minuto di pausa per capire quale sia esattamente la domanda… vediamo, allora, di iniziare il nostro viaggio partendo da alcune definizioni etimologiche che spesso molti (anche il sottoscritto) danno per scontate. Conoscenza: ho trovato in questo [...]]]> La domanda è: possiamo disegnare quanta coscienza abbiamo di ciò che conosciamo (o che crediamo di conoscere)?

Dopo qualche minuto di pausa per capire quale sia esattamente la domanda… vediamo, allora, di iniziare il nostro viaggio partendo da alcune definizioni etimologiche che spesso molti (anche il sottoscritto) danno per scontate.

Conoscenza: ho trovato in questo articolo una bella panoramica sul significato etimologico di conoscenza. In pratica: “comincio ad accorgermi”: “la conoscenza, infatti, non esiste a priori, può essere solo colta nel suo farsi.” In effetti due sono stati gli elementi che hanno catturato la mia attenzione: il “comincio a…” (e non “mi accorgo”) e l’immagine del post sopra indicato: Etimologia di “conoscenza”: una ragazza che segue con le mani una serie di “ghirigori” che legano parole e concetti, ma, forse, anche emozioni, stati d’animo, pulsioni….

Coscienza: a questo termine viene dato, comunemente, un significato etimologico decisamente perentorio: Consapevolezza di ciò che avviene. Non è, tuttavia, estraneo in questo termine l’idea di un percorso, di un cammino, almeno secondo l’insegnamento di Tommaso d’Aquino espresso nella sua reditio (De Ver., 1,9; Sup. Lib. De Causis Exp., 15). Aver coscienza di qualche cosa, pertanto, significa, in primo luogo, aver compiuto un percorso, un viaggio ed essere giunti ad una meta (che inevitabilmente costituirà un nuovo punto di partenza).

Quindi: cominciare ad apprendere ed aver consapevolezza del percorso che si sta intraprendendo. Un binomio che va di pari passo attraverso strade impensabili ed imprevedibili, fatte di casi fortuiti, labirinti, assonanze e dissonanze…

Avere coscienza della propria conoscenza vuol dire fermarsi un attimo, fare il punto della situazione (come su una mappa), decidere quale strada percorrere, mettersi di nuovo in cammino.

La parte più difficile è: fermarsi un attimo, il resto viene da sé.

Nel mio di fermarmi un attimo, mi sono imbattuto nelle, così dette, mappe mentali, mappe concettuali.

Ora, la dottrina più severa tiene ben distinte queste due rappresentazioni grafiche del pensiero. Su Wikipedia, (ma non solo), leggiamo: “Le mappe mentali (mind maps) non vanno confuse con altri tipi di mappe come le mappe concettuali e le solution map, dalle quali si differenziano sia per la strutturazione, sia per il modello realizzativo, sia per gli ambiti di utilizzo“.

Possiamo dire, solo per offrire delle definizioni di massima e per completezza espositiva, senza volerci dilungare troppo, che:

  • le mappe mentali sono rappresentazioni grafiche del pensiero, strumenti di conoscenza;
  • le mappe concettuali sono strumenti grafici per rappresentare la conoscenza.

Tuttavia, vi dirò che le differenze fra le due tipologie sopra evidenziate non interessano, anche perché non raramente le une possono trasformarsi nelle altre (e viceversa), gli strumenti dell’una possono essere gli stessi dell’altra.

Non di rado mi è capitato, prima della stesura di un atto, di rappresentare graficamente il percorso concettuale che intendevo seguire.
Quando, poi, iniziavo a scrivere mi accorgevo che i concetti espressi secondo la mappa concettuale prima schematizzata, assumevano nuova forma, anzi, si evolvevano nella stesura secondo schemi sconosciuti e, paradossalmente, non pensati dal sottoscritto.
Non potendo rinunciare, quindi, alle idee che fluiscono come un fiume in piena, rinunziando ad una stesura ordinata, l’atto diventava una sorta di brain storming creato a partire dalla mappa concettuale.
Preparato in tale maniera il campo di battaglia, solo dopo diverse riletture e schematizzazioni, sono pronto a riordinare in forma compiuta sia il pensiero grafico, che lo stream of conscious.
In pratica, non di rado mi è capitato di partire da mappe concettuali per approdare a mappe mentali, mappe concettuali che favoriscono il fluire dei pensieri.
Fra i due elementi non esiste un prius e un post, ma una intima relazione: il flusso di pensieri rappresentato in una mappa mentale può confluire in una organizzazione degli stessi secondo una mappa concettuale. Ma vero, come detto, è anche il caso opposto. Ecco che, per fare un esempio, mi sono fermato un attimo ed ho deciso di visualizzare la mia coscienza delle mie esperienze conoscitive e partecipative sul web.
Questo è ciò che ne è venuto fuori:

gerlando-sul-web

In sé conosco i vari strumenti ed i vari “luoghi” nei quali opero e mi muovo nel web, ma mi sono chiesto quanta coscienza avessi degli stessi prima della realizzazione di questa mappa. Poca, pochissima.
E me ne sono accorto specialmente visualizzando le interconnessioni e le relazioni fra gli elementi che possono essere molteplici e di varia natura.

Una prima notazione che può essere fatta osservando la mappa è relativa all’utilizzo che fa il nostro Gerlando degli strumenti e dei servizi presenti nel web.
L’utilizzo lo si ricava dai concetti utilizzati per collegare i suddetti strumenti web based .
Questo fatto ci suggerisce l’idea che l’utilizzo di un determinato servizio web non è “univoco” ma è dato dal concetto collegato.

Dire “Gerlando usa Flikr”, oppure “Gerlando ha un account su Flickr” non qualificherebbe il “modo” dell’utilizzo dello strumento.
Nella mappa assume una particolare importanza, prima della relazione, il concetto relazionante.

Ad esempio:

Gerlando condivide attraverso Flickr”: Non è stato utilizzato il termine “pubblica” là dove si sarebbe suggerito l’idea che Gerlando utilizza Flickr come un photoblog, ovvero che la finalità dell’utilizzo di quel particolare servizio web è il relazionarsi con il mondo esterno.
Non è stato usato il termine “aggrega” là dove si sarebbe suggerito l’idea che l’utilizzo di Flickr fatto da parte di Gerlando sia quello di utilizzarlo come contenitore di elementi fotografici provenienti da diverse fonti e riuniti sotto Flick per comodità, ad esempio. E così via.
La mappa vuole suggerire una certa idea di utilizzo dello strumento Flickr, utilizzato, o valorizzato, in una sua particolare valenza (nel caso specifico per condividere le proprie foto con amici o familiari).
L’utilizzo combinato delle relazioni (frecce) e dei concetti (condivide, pubblica, legge, etc…), amplia a dismisura il “modo” dell’utilizzo dello strumento.

Sempre per seguire il medesimo esempio: è vero che Gerlando utilizza Flickr per “condividere” le sue foto con gli amici, ma è altrettanto vero che utilizza Flickr per “pubblicare” articoli sul blog il Grande CoComero.
Possiamo dire, utilizzando gli strumenti linguistici applicati alla mappa, che Flickr è il significante, le relazioni ed i concetti rappresentano il significato.
Il legame tra il “Flickr” e un determinato valore è arbitrario, ovvero non ha una motivazione intrinseca, ma dipende da una scelta.

Sempre di più nel web assistiamo alla progettazione di strumenti il cui valore è dato dai “modi” del loro utilizzo e non da un valore oggettivo.
Ad esempio con gli rss posso seguire gli aggiornamenti di un blog, ma posso utilizzarli, attraverso Pipes, per creare/gestire/monitorare le proprie liste di titoli finanziari visualizzando le ultime quotazioni di borsa (un divertente articolo che illustra ben 35 modi in cui possono essere utilizzati gli RSS , sebbene è del 2006, è questo: 35 Ways You Can Use RSS Today).
L’esempio dell’utilizzo combinato di vari strumenti presenti in rete, considerando anche il fatto che ormai tutti i nuovi programmi installabili nei propri pc sono, per così dire web addicted, costituisce un interessante paradigma a partire dal quale si possono realizzare delle mappe concettuali, utilizzabili anche per illustrare le funzionalità degli strumenti web based (questo è un divertente articolo il cui risultato potrebbe essere ad esempio:

faccio una foto dal cellulare, la invio via email a Flickr – Flickr la pubblica su un blogTwitter recupera il post e lo pubblica sul mio account – il tutto viene recuperato ed aggregato da Storytlr – il feed di Storytlr viene recuperato da Pipes che lo invia a Facebook – quest’ultimo servizio mi rifiuto di utilizzarlo).

Per la realizzazione della mappa sopra rappresenta sono partito da un foglio di carta dove ho elencato i luoghi di internet da me frequentati o gli strumenti utilizzati, li ho messi in relazione fra di loro con una serie di collegamenti che si sovrapponevano fra di loro in modo confuso.
Poi attraverso Cmap Tools ho iniziato ad enucleare e a decidere i concetti che legano i luoghi, per giungere ad una loro rappresentazione grafica.

Per altro, attraverso Cmap Tools si possono compiere indagini interessanti, quali ad esempio le analisi dei concetti utilizzati nella mappa (collegamenti in entrata ed in uscita), le frasi e/o le proposizioni che collegano i concetti, esportare i dati come testo.

cmap_relazioni

In sé il fascino delle mappe concettuali è grandissimo, là dove assumono un valore particolarmente penetrante non solo gli “oggetti” messi relazione, ovvero le “relazioni” stesse, ma ancora di più il “modo” e il “metodo” del relazionare.
Quello delle mappe concettuali è il mondo della filosofia inteso come metodo conoscitivo.

Le mappe mentali, è evidente, rappresentano, nella loro “folle” e colorata realizzazione, il mondo della scoperta. L’insondabile processo dell’intuizione e dell’intelligenza, là dove vengono composti gli opposti scoprendo che il cammino umano nella conoscenza è davvero tortuoso.

Pertanto ordine e caos, rispettivamente coscienza e conoscenza (un parallelismo forse stravagante e provocatorio, ma devo dire piuttosto stimolante), mappe concettuali e mappe mentali entrambe tese e volte a misurare e a rappresentare il disordine.

Ed è per questo che al sottoscritto non piace parlare di mappe mentali differenziandole dalle mappe concettuali. Quando si inizia non si sa cosa ne verrà fuori (“È pericoloso, Frodo, uscire dalla porta. Ti metti in strada, e se non dirigi bene i piedi, non si sa dove puoi finire spazzato via“).

Più interessante, mi sembra, l’idea di pensare visivamente: il Think visual di Dave Gray.

Concludo rilanciando, invece, l’idea di scoprire i luoghi e le modalità con cui le mappe mentali e mappe concettuali si mescolano e si confondono fra di loro, esplorando quelle zone di confine: là dove, per dirla con Italo Calvino, non è più possibile distinguere il rombo del tuono dall’ululato del lupo (Italo Calvino: Le città Invisibili).

Una serie di link non inseriti nel post (purtroppo), aggiungete i vostri:

Un paio di libri:

  • Mappe Mentali: Tony e Barry Buzan (lo potete acquistare qui se volete);
  • L’Intelligenza Verbale: Tony Buzan (qui se volete acquistarlo).

L'articolo Conoscenza e coscienza: mappe mentali, mappe concettuali, brainstorming ed altri concetti astrusi. è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2009/04/08/conoscenza-e-coscienza-mappe-mentali-mappe-concettuali-brainstorming-ed-altri-concetti-astrusi/feed/ 2 gerlando-sul-web cmap_relazioni
La Geografia Giudiziaria: la realizzazione di una mappa… per iniziare http://blog.spaziogis.it/2008/11/23/la-geografia-giudiziaria-la-realizzazione-di-una-mappa-per-iniziare/ http://blog.spaziogis.it/2008/11/23/la-geografia-giudiziaria-la-realizzazione-di-una-mappa-per-iniziare/#comments Sun, 23 Nov 2008 13:28:54 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/?p=512 Il tema è uno di quelli più dibattuti negli ultimi tempi (ed in Italia, ormai in quasi tutte le materie, gli ultimi tempi durano da almeno un decennio): come riorganizzare la distribuzione delle sedi giudiziarie? L’esigenza di un riassetto dei luoghi dove si amministra la Giustizia è dovuta, essenzialmente, alla necessità di rendere l’apparato giudiziario: [...]]]> Il tema è uno di quelli più dibattuti negli ultimi tempi (ed in Italia, ormai in quasi tutte le materie, gli ultimi tempi durano da almeno un decennio):
come riorganizzare la distribuzione delle sedi giudiziarie?

L’esigenza di un riassetto dei luoghi dove si amministra la Giustizia è dovuta, essenzialmente, alla necessità di rendere l’apparato giudiziario:

  • efficiente: là dove si deve ricomprendere in tale termine, fra l’altro, i concetti di rapidità della risposta giudiziaria, prossimità della giustizia (reale possibilità di fruizione da parte dei cittadini), specializzazione della classe dei magistrati.
  • economicamente sostenibile in un quadro di economie di scala: l’inefficienza di un sistema determina sempre gravi costi sociali ed economici.

Da dove partire, allora, per realizzare un riassetto del sistema Giustizia?
A mio avviso, necessariamente, il punto di partenza è la realizzazione di mappe mirate a rendere evidente, tangibile ed intellegibile la massa di dati, (spesso non aggregati, disomogenei, estemporanei e non aggiornati), relativi all’apparato e al funzionamento della macchina giudiziaria.

Una mappa è uno strumento che permette di rappresentare visivamente lo spazio (fisico, mentale, temporale, reale, potenziale o addirittura immaginario), esemplificando le relazioni (o l’assenza delle stesse), le dinamiche (mutazioni o persistenze) tra i componenti dello spazio rappresentato.

Stante questa sommaria definizione, comprendiamo subito l’esigenza di creare quegli strumenti (le mappe, appunto), che possano permettere di aggregare, attraverso una visualizzazione d’insieme, tutti i dati inerenti la giustizia stessa.
Dati già organizzati in tabelle, grafici, scritti, ma la cui visualizzazione (tenuto conto anche delle componenti olografiche del territorio italiano), diventa imprescindibile se si vuole analizzare il “sistema giustizia” al fine di una sua razionalizzazione anche in termini geografici.

Questo è il punto di partenza: la totale assenza di mappe che raffigurino la dislocazione le relazioni ed il complesso dell’attività giudiziaria italiana.
Nel prosieguo dell’articolo ci occuperemo dei seguenti punti:

  1. Due mappe sulla Geografia Giudiziaria;
  2. Gli ultimi interventi in tema di Geografia Giudiziaria;
  3. I Dati: Il 2° rapporto di valutazione dei sistemi giudiziari europei del CEPEJ; i Dati statistici sul Ministero della Giustizia
  4. Le criticità fondamentali e linee di intervento sulla Geografia Giudiziaria;

1. Due mappe sulla Geografia Giudiziaria

Abbiamo deciso di entrare subito nel merito delle tematiche trattate in questo articolo, offrendo al lettore la possibilità di tastare con mano la funzionalità di un mappa.
La comunicatività di una mappa risiede proprio nell’immediata percezione, fatta di sintesi ed analisi, di tutti quei dati che sono stati preventivamente  raccolti ed elencati in tabelle.

Possiamo dire che si tratta di uno “strumento tridimensionale” di valutazione del dato tabellare raccolto, perché permette contemporaneamente l’analisi dei dati suddetti:

  • In modo sintetico;
  • In modo analitico;
  • In modo comparativo;
  • In modo visivo;
  • In modo geograficamente referenziato, potendo tenere conto di elementi e di variabili che in una “semplice” elencazione di numeri e dati, altrimenti sfuggirebbero (quali ad esempio: l’ampiezza di una circoscrizione, gli elementi olografici e viari, la sovrapposizioni e le  interferenze funzionali fra le tipologie di dati raccolti, etc.).

Quest’ultimo dato è particolarmente significativo, poiché apre la strada a studi, considerazioni e approfondimenti ulteriori rispetto al mero dato numerico, basilari per poter effettuare delle scelte ragionate.

1.1 La Mappa sul rapporto Cancellieri e Personale Amministrativo / Magistrati per corti di Appello e macroaree (anno 2007)

screenshot1

Quando aprirete questa mappa avrete davanti due livelli (layer) cartografici:

  1. quello poligonale in toni di arancio, che da conto del “rapporto Cancellieri e Personale Amministrativo / Magistrati” per macroarea del paese (nord, centro e sud).
  2. quello puntiforme, rappresentato da quadrati, che da conto dello stesso rapporto per sede di distretto di Corte d’appello. L’intervallo del campione analizzato è stato diviso in 5 classi di ampiezza equivalente (dal valore minimo al massimo di rapporto), ed ad ogni classe è stata associata una dimensione distinta di quadrato.

Se farete click su uno degli elementi rappresentati, potrete leggere i dettagli dell’elemento selezionato (nella figura in alto ad esempio è visibile il dato della corte d’appello della città di L’Aquila.

La fonte dei dati sono le tabelle pubblicate nel libro verde sulla spesa pubblica, citato più avanti.

1.2 La Mappa relativa all’indice di carico pro-capite per magistrato (media anni 2003-2005)

screenshot3

Quando aprirete quest’altra mappa avrete due livelli cartografici disponibili (uno dei quali però spento):

  1. quello puntiforme, rappresentato da quadrati, che da conto dell’indice di carico pro-capite per magistrato (media anni 2003-2005) per corte di appello civile. L’intervallo del campione analizzato è stato diviso in 5 classi di ampiezza equivalente (dal valore minimo a quello massimo dell’indice), ed ad ogni classe è stata associata una dimensione distinta di quadrato.
  2. quello puntiforme, rappresentato da cerchi in arancione, che da conto dell’indice di carico pro-capite per magistrato (media anni 2003-2005) per corte di appello penale. Questo è inizialmente non visibile; per renderlo tale è necessario fare click due volte sul pulsante a forma di occhio, presente in alto a destra nel pannello LAYERS. Anche in questo caso l’intervallo del campione analizzato è stato diviso in 5 classi di ampiezza equivalente (dal valore minimo al massimo di rapporto), ed ad ogni classe è stata associata una dimensione distinta di cerchio.

Se farete click su uno degli elementi rappresentati, potrete leggere i dettagli dell’elemento selezionato anno per anno, dal 2003 al 2005.

La fonte è il documento “La geografia giudiziaria” stampato dall’associazione magistrati.

2. Gli ultimi interventi in tema di Geografia Giudiziaria

In questa sezione cercheremo di ricostruire, brevemente, quali sono stati gli interventi e le analisi che si sono succedute nell’ultimo anno in tema di Geografia Giudiziaria e riassetto territoriale degli organi giudiziari.
Tale sezione, ovviamente, lungi dal voler essere una trattazione onnicomprensiva mira ad enucleare quali siano le priorità evidenziate sia in ambito istituzionale, sia in ambito, per così dire, scientifico.

2.1 Il libro verde sulla spesa Pubblica

Il 6 settembre 2007 il Ministero dell’Economia e delle Finanze pubblicava il “Libro verde sulla spesa pubblica” redatto dalla Commissione Tecnica per la Finanza Pubblica su precisa volontà del Ministro Padoa Schioppa.
L’idea era proprio quella di Conoscere per deliberare ed in tal senso la volontà era proprio quella di razionalizzare la spesa dello Stato, eliminando gli sprechi,  incidendo sull’organizzazione degli uffici, adeguando le strutture ai nuovi bisogni, tale meccanismo avrebbe dovuto dare il via ad un circolo virtuoso a partire dal quale correggere i fenomeni di cattivo costume dilaganti nel nostro paese.

In tale libro è presente una sezione molto accurata relativa alle spese di giustizia (da pag. 24 a pag. 35).
La prima analisi effettuata è quella inerente il fenomeno giustizia comparando i vari Stati che compongono l’Unione Europea, sia in relazione alle spese, sia in relazione al numero di magistrati per abitante.
Le sorprendenti conclusioni alle quali si giunge sono che:
nel confronto internazionale, l’Italia risulta disporre di un numero di magistrati e di un impiego di risorse finanziarie non inferiore, e talvolta superiore, a paesi che pure mostrano una performance giudiziaria migliore“.

Se consideriamo che in Italia, nello scorso decennio la spesa per la giustizia è risultata una delle voci in maggior crescita del bilancio dello Stato, basti pensare che negli anni ’90 è cresciuta del 140% e i magistrati in servizio sono aumentati di circa il 15%, e tuttavia, all’aumento di risorse destinate al settore non è però corrisposto un adeguato miglioramento dei risultati, possiamo dire che non si tratta di un problema di risorse ma di gestione delle stesse.

Attualmente le principali funzioni giudiziarie sono svolte da sette tipologie di uffici giudiziari e il numero di sedi (anche a seguito di ulteriori interventi correttivi della geografia giudiziaria) è attualmente così articolato:

  • 848 Uffici del Giudice di Pace
  • 165 Tribunali e relative Procure
  • 220 Sezioni distaccate di Tribunale
  • 29 Tribunali per minorenni29 Corti di Appello (di cui tre sezioni distaccate) e relative procure generali
  • Corte di Cassazione e relativa Procura Generale
  • Tribunale Superiore delle acque pubbliche.

Questo il quadro fotografato nel 2007, e, di seguito viene effettuata una trattazione specifica circa la distribuzione territoriale del personale nell’ambito degli uffici giudicanti (Libro Verde sulla spesa pubblica, capitolo 2.1.4, pag. 29).
Nelle tabelle inserite vengono analizzate, con riferimento al 2007 e sia in relazione alle aree geografiche (nord, centro, sud, isole), sia in relazione alla dislocazioni delle Corti di Appello:

  • La distribuzione dei magistrati per macroaree geografiche in rapporto alla popolazione (magistrati per 10.000 abitanti);
  • La percentuale dei magistrati con ruolo superiore alle funzioni per macroaree geografiche;
  • Il rapporto tra il numero di cancellieri e altro personale amministrativo di stretta collaborazione con i magistrati e quello dei magistrati per macroaree geografiche;
  • L’incidenza collaboratori con le due fasce stipendiali più elevate rispetto al totale per macroaree geografiche;
  • Il numero dei Giudici per popolazione (per 10.000 abitanti), per carico di lavoro (per 1000 procedimenti civili e penali sopravvenuti e pendenti), per domanda di giustizia (per 1000 procedimenti civili e penali sopravvenuti).

Aldilà, quindi, dell’esame tabellare, indispensabile elemento di approccio al problema, è da evidenziare come manchi del tutto una rappresentazione geografica dei dati. La domanda che viene spontanea, seppur banale, è: come è possibile una revisione geografica degli uffici giudiziari senza che vi sia una rappresentazione cartografica degli stessi e dei relativi dati sulla giustizia?

Tale mancanza non è un elemento di poco conto, tenuto presente che una migliore allocazione delle risorse disponibili fra gli uffici giudiziari esistenti e la revisione della collocazione geografica degli uffici stessi, non può prescindere dal dato olografico e geografico dell’Italia, considerata la necessità della c.d. esigenza di prossimità della giustizia, ovvero l’esigenza di:

  • evitare che il territorio, sguarnito di un presidio giudiziario, quale avamposto non solo giuridico ma di civiltà del Paese, possa causare il declino della zona;
  • evitare che il minor controllo della zona possa causare un aumento della criminalità;
  • evitare che la minor visibilità del ruolo dello Stato sovrano, possa essere causa di un sopravvento e di una sostituzione dello stesso da parte delle organizzazioni criminali strutturate e radicate sul territorio ed in grado di controllarlo in modo capillare;
  • evitare eccessivi disagi alla popolazione.

La disamina effettuata sul mondo della Giustizia nel Libro Verde sulla spesa Pubblica, si chiude con la necessità di effettuare ulteriori approfondimenti.
Alcuni dati significativi emergono, comunque, dall’analisi condotta ed in particolar modo:

- Confrontandoci con gli altri paesi e considerando la dinamica delle dotazioni totali di magistrati e collaboratori negli ultimi anni, non risultano vistose carenze strutturali dell’Italia sul fronte delle risorse umane. Poiché i risultati del sistema giudiziario sono invece ben inferiori a quelli esteri, bastando al riguardo considerare i tempi comparati nelle cause civili, è evidente che esiste uno spazio promettente di intervento per spendere meglio, anche ignorando i problemi dell’ordinamento e restando sul terreno meramente organizzativo.

-  Un importante elemento di inefficienza dell’offerta di giustizia in Italia risiede nella dimensione troppo limitata degli uffici giudiziari. La produttività del magistrato risulta infatti crescente al crescere delle dimensioni del tribunale in cui opera e questo effetto è da attribuire oltre a diversi fattori organizzativi (migliore gestione del personale e delle attrezzature) a rilevanti economie di specializzazione. In un tribunale di grandi dimensioni il singolo giudice si occupa di un campo del diritto circoscritto. La ripetuta attività su una materia specifica – ad esempio controversie in materia societaria – consente uno sviluppo della formazione professionale del magistrato – attraverso un processo di crescita professionale per apprendimento sul campo (learning by doing) – che permette nel tempo di risolvere i casi con un impegno di lavoro via via decrescente. Il che equivale a dire che a parità di ore di lavoro impiegate il giudice diviene più produttivo. Tali economie di specializzazione non sono possibili nei piccoli tribunali, dove il giudice si occupa delle questioni più disparate. In queste sedi, infatti, lo stesso giudice decide in materia sia civile che penale. E’ infine da tenere in conto che la rilevanza delle economie di specializzazione è nel nostro ordinamento amplificata dal fatto che la crescita professionale dei magistrati fino ad oggi è stata affidata quasi esclusivamente alle esperienze maturate nel corso della carriera.

- Quando le dimensioni degli uffici giudiziari divengono troppo elevate (impiegando un numero di magistrati superiore a 80) si riscontra una perdita di efficienza legata al sovradimensionamento, ma essa appare di gran lunga inferiore a quella che si ha nel caso di sottodimensionamento (numero di magistrati impiegati inferiore a 20). Il che non deve distogliere dalla ricerca della dimensione ottimale, ma induce a temere più l’errore per difetto che non quello per eccesso. Nel 1996 oltre l’85% dei tribunali era sottodimensionato. L’introduzione del giudice unico di primo grado, prevedendo la fusione di tribunali e preture, ha comportato un recupero di efficienza (i tribunali sottodimensionati sono ora circa il 72%): si tratta di un risultato importante, ma ancora troppo modesto. Un maggiore recupero di efficienza sarebbe possibile introducendo una revisione della geografia giudiziaria volta ad accorpare gli uffici di minori dimensioni (le revisioni finora introdotte hanno aumentato e non diminuito il numero degli uffici).

2.2 Interventi in sede legislativa

Diciamo subito che in sede legislativa non si è registrato alcun intervento significativo.
La difficoltà di dar corso a queste esigenze di rinnovamento e di razionalizzazione della geografia Giudiziaria sono da rinvenire in motivazioni:

  • di carattere politico (la difficoltà di raggiungere un accordo condiviso tra le forze politiche ed in collaborazione con gli enti rappresentativi della Magistratura);
  • di natura egoistica da parte degli operatori della Giustizia, quali la paura degli avvocati di perdere definitivamente l’ufficio giudiziario di prossimità; la paura di perdere posti  direttivi o semidirettivi da parte del personale amministrativo impiegato, ovvero anche la scarsa disponibilità alla mobilità del detto personale; la paura della caduta di prestigio da parte degli Enti Locali, e così via discorrendo.

Di seguito analizzeremo alcuni interveneti istituzionali e non che si sono succeduti sul tema.

2.2.1 Senato della Repubblica – XVI Legislatura: Disegno di Legge n. 739

Il 4 Giugno 2008 viene presentato il DISEGNO DI LEGGE n. 739 d’iniziativa dei senatori: Maritati, Finocchiaro, Casson, D’Ambrosio, Carofiglio, Latorre, Galperti, Della Monica e Chiurazzi contentente una Delega al Governo in  materia do riordino degli ambiti territoriali degli uffici giudiziari.

Con tale disegno di legge si cercava di raggiungere alcune finalità, quali:

1) una ragionevole durata del processo;
2) il recupero della funzionalità del servizio e della fiducia nell’istituzione;
2) l’effettività della pena e la sicurezza pubblica, coniugata con il rispetto stringente dei princìpi di indipendenza esterna e interna della magistratura e delle garanzie effettive dei diritti individuali;
3) il miglioramento della professionalità e delle condizioni di lavoro degli operatori della giustizia.

Ed in particolar modo: “Il perseguimento di tale finalità presuppone necessariamente, in primo luogo, l’adozione di un nuovo metodo di organizzazione del lavoro del personale dell’amministrazione giudiziaria, tale da introdurre modelli orientati all’efficienza del servizio e da valorizzare la professionalità degli operatori, favorendo il ricorso a strumenti che consentano una migliore programmazione, una reale modernizzazione ed una più razionale gestione dell’attività degli uffici giudiziari. Al fine di soddisfare tali esigenze, e sulla scorta delle proficue esperienze di diversi ordinamenti stranieri, il presente disegno di legge propone l’istituzione dell’ufficio per il processo. Attraverso la completa ristrutturazione delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie, tale strumento consentirà di fornire un concreto supporto al lavoro dei magistrati, valorizzando le specifiche competenze di tutto il personale dell’amministrazione giudiziaria e favorendo il migliore utilizzo degli strumenti analitici, statistici e informatici disponibili, realizzando altresì la circolazione delle esperienze e delle pratiche professionali più virtuose“.

Pertanto, nel quadro complessivo del Disegno di legge, all’art. 4 era previsto che:

Art. 4. (Delega al Governo in materia di riordino degli ambiti territoriali degli uffici giudiziari)

Il Governo è delegato ad adottare, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con l’osservanza dei princìpi e dei criteri direttivi di cui al comma 2, uno o più decreti legislativi per il riordino degli ambiti territoriali degli uffici giudiziari.

I criteri direttivi di tale delega in merito al riordino territoriale, possono essere così riassunti:

a) Riordino e razionalizzazione delle circoscrizioni territoriali dei tribunali mediante ampliamento della competenza territoriale e nuova delimitazione delle circoscrizioni giudiziarie, accorpamento delle sedi più piccole tra di loro, accorpamento delle sezioni distaccate di tribunale tra di loro o alla sede centrale;
b) Con riferimento alla razionalizzazione di cui sopra il Governo avrebbe dovuto “tenere conto dei dati relativi alle sopravvenienze pro capite civili e penali totali e per ciascun magistrato compreso nella relativa pianta organica rispetto al dato medio nazionale, e del rapporto con la popolazione residente secondo l’ultimo censimento”;
c) Realizzare un’equa distribuzione del carico di lavoro e una adeguata funzionalità degli uffici giudiziari, avendo riguardo alle esigenze di specializzazione delle funzioni giurisdizionali civili e penali;
d) Considerare la possibilità che l’ufficio accorpato possa essere trasformato in sezione distaccata dell’ufficio accorpante;
e) Prevedere nei tribunali e negli uffici del giudice di pace limitrofi la possibilità di creare un organico unico del personale di magistratura, dei giudici onorari, dei guidici di pace ed amministrativo;
f) Prevedere la razionalizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici del giudice di pace;
g) Abolire la competenza relativa ai commissari per la liquidazione degli usi civici, definitivamente trasferendola al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

I successivi interventi, è spiacevole sottolinearlo, non hanno tenuto in alcun conto tali priorità.

2.2.2 Gli interventi legislativi in materia di riordino dell’apparato Giustizia

Posto che bisogna distinguere gli aspetti relativi all’efficiente funzionamento della Giustizia, da quelli relativi alla riforma dei giudici, dobbiamo evidenziare quali siano stati gli interventi legislativi sino adesso operati:

1. Dl 92/2008 relativo agli interventi in tema di circolazione stradale e di accelerazione del processo penale: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica.
Successivamente è stato emanato un emendamento – poi ritirato dal governo -che introduceva il cosiddetto blocco dei processi per fatti commessi prima del 30 giugno 2002 in relazione a delitti puniti con una pena non superiore a dieci anni di reclusione;
2. Ddl sulle intercettazioni. Con tale provvedimento si prevede di limitare l’utilizzo dello strumento investigativo delle intercettazioni solamente con riferimento ai delitti puniti con una pena superiore a dieci anni di reclusione;
3. Dl 112/2008 (cosiddetta manovra economica finanziaria poi convertito nella legge 133/2008). Con tale provvedimento venivano emanate norme che si propongono l’obiettivo di ridurre l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e, contestualmente che incidono pesantemente sulle risorse, materiali e soprattutto umane, del settore Giustizia, ritenute sovradimensionate, non solo nelle dotazioni organiche ma anche nelle, pur inferiori, presenze in servizio ;
4. Legge 124/2008 (cosiddetto lodo Alfano), che come noto riguarda solo ed esclusivamente l’immunità per le più alte cariche dello Stato.

Ora, giustamente ad avviso dello scrivente, il Presidente Nazionale dell’Associazione Magistrati, Luca Palamara, rilevava in un articolo de Il Sole 24ore – Guida al Diritto del 6 settembre 2008 n. 35, che:

Come si vede si è ben lungi dall’adozione di provvedimenti destinati a incidere sulla ragionevole durata del processo, la cui realizzazione è resa ancor più problematica dalla previsione di tagli alle risorse materiali e umane del settore giustizia, che, addirittura, non viene nemmeno considerato come un settore strategico!
Infine, una volta adottati gli indicati provvedimenti, l’azione del Governo si è esclusivamente concentrata sul tema della riforma dei giudici e sono state così annunciate per il prossimo autunno le riforme della separazione delle carriere, della obbligatorietà dell’azione penale e infine del Consiglio superiore della magistratura.
Sono queste le riforme che renderanno il processo più funzionale ed efficiente? Sono queste le riforme che faranno durare di meno i processi?
La nostra risposta è assolutamente negativa perché queste paventate riforme adombrano in realtà una diversa finalità rispetto al tema del funzionamento del processo, che è quella di ridisegnare i rapporti tra politica e magistratura alterando le attuali divisioni tra poteri dello Stato così come delineate dal Costituente nel 1948.
Su questi temi, la nostra posizione è molto chiara: difendiamo questi valori perché gli stessi garantiscono, nell’interesse di tutti i cittadini, un magistrato autonomo e indipendente in quanto scevro da condizionamenti politici
“.

2.3  XXIX Congresso Nazionale Forense: La Geografia Giudiziaria: quali criteri per un equilibrato riassetto

In questa sede vogliamo evidenziare un contributo di straordinario importanza offerto nel corso del XXIX Congresso Nazionale Forense tenutosi nei giorni 13-16/11/2008 a Bologna.
In particolar modo merita esser segnalata la Scheda introduttiva generale relativa a “LA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA – QUALI CRITERI PER UN EQUILIBRATO RIASSETTO”.

Il documento, che poggia le basi anche sul seminario tenutosi a Bassano del Grappa il 5.7.2008 i cui lavori sono integralmente riportati nel volumetto pubblicato dall’ OUA, merita essere segnalato per completezza espositiva ed argomentativa.

Nella scheda introduttiva, scaricabile dal sito, vengono ripercorse, proprio a partire dal Libro verde sulla Spesa Pubblica, tutte le proposte, i contributi e gli argomenti (pro e contro) volti alla razionalizzazione delle sedi Giudiziarie in ambito territoriale.
In particolar modo meritano essere segnalata tutta la ricostruzione argomentativa sulla necessità del riordino del sistema inerente la geografia giudiziaria, attraverso l’analisi degli argomenti generali e particolari favore di tale riordino, sia delle motivazioni ostative ad un integrale riassetto della stessa.

Evidenziamo brevemente quali siano le tematiche più calde che meritano essere attenzionate:

  • la dimensione ottimale degli uffici;
  • gli effetti sul concreto funzionamento degli uffici giudiziari derivanti dalle regole sulla incompatibilità;
  • gli effetti su concreto funzionamento degli uffici giudiziari derivanti dalle prossima entrata in vigore della norma della riforma dell’ordinamento giudiziario che vieta l’impiego dei magistrati di prima nomina in funzioni requirenti o giudicanti penali monocratiche;
  • la necessità di specializzazione dei magistrati;
  • la necessità di utilizzare al meglio, tanto più alla luce della loro non incrementabilità nell’attuale situazione dei conti pubblici italiani, le risorse (finite) del settore giustizia, essendo non economico mantenere strutture poco produttive;
  • la necessità di equa distribuzione del carico di lavoro.

In ultimo, nella scheda “Schema per la valutazione dei sistemi giudiziari” relativa all’ Italia redatta dalla CEPEJ (European Commission For The Efficiency of Justice), alla domanda se vi sono in corso cambiamenti nella struttura degli uffici giudiziari viene data dal Ministero della Giustizia la seguente risposta “The Ministry is studying to reduce the number of justice of the peace’s offices and small courts to emprove efficiency and to reduce costs”.

Anche se bisogna ricordare che l’attuale Guardiasiggilli, così come segnalato nel documento dell’OUA, nella relazione 22.01.2008 al Parlamento sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2007,  rispondendo alla proposta di “modificazione delle circoscrizioni giudiziarie secondo criteri di economicità e di accorpamento” segnalava la soppressione in corso di predisposizione di “ben 91 uffici del giudice di pace”, sottolineando “la scarsa praticabilità” del tema “dal momento che la soppressione di uffici giudiziari di livello superiore al giudice di pace avviene con atti aventi forza di legge, e richiede perciò un consenso politico molto difficile da coagulare. Guardo con favore – sottolineava il ministro – alla soppressione di pochissime sedi minori, la cui esistenza è effettivamente difficile da giustificare, mentre per tutte le altre rispetto alle quali si pone un problema di economicità occorre un atteggiamento più pragmatico”.

3. I DATI: Il 2° rapporto di valutazione dei sistemi giudiziari europei del CEPEJ; i Dati statistici sul Ministero della Giustizia

Alcuni dei dati sull’amministrazione della giustizia sono contenuti proprio nel già citato Libro Verde sulla Spesa Pubblica, altri e ben più corposi sono consultabili nel sito del CEPEJ, The European Commission for the Efficiency of Justice, e nel sito dello stesso Ministero della Giustizia alla sezione statistiche.

3.1 Il 2° rapporto di valutazione dei sistemi giudiziari europei della Commissione europea per l’efficacia della giustizia (CEPEJ) – organismo del Consiglio d’Europa impegnato nella promozione della qualità dei sistemi giuridici e del servizio pubblico della giustizia.

E’ bene evidenziare, preliminarmente, che la base normativa sulla quale si fonda l’attività del Consiglio d’Europa in ambito giudiziario è l’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo per la quale ”Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente e imparziale, costituito per legge, il quale sia chiamato a pronunciarsi sulle controversie sui suoi diritti e doveri di carattere civile o sulla fondatezza di ogni accusa penale formulata nei suoi confronti”.

Vigilano sul rispetto dell’articolo 6:

  • il Consiglio consultivo dei giudici europei (CCJE), composto esclusivamente da giudici in rappresentanza dei 47 stati membri dell’Organizzazione. La funzione del CCJE è di consolidare l’indipendenza, l’imparzialità e la competenza dei giudici;
  • la Commissione europea per l’efficacia della giustizia (CEPEJ), è impegnata nella promozione della qualità dei sistemi giuridici e del servizio pubblico della giustizia;
  • il Consiglio consultivo dei procuratori europei (CCPE) e dalla Rete di Lisbona per la formazione dei magistrati  svolge lavori complementari ai due organi sopra evidenziati.

Il rapporto di valutazione dei sistemi giudiziari europei contiene dati relativi a 45 paesi europei ed offre sia una chiave di lettura della giustizia in Europa, sia un’analisi degli indicatori essenziali.

Questo è il 2° rapporto di valutazione dei sistemi giudiziari europei della Commissione europea per l’efficacia della giustizia (CEPEJ) scaricabile e visionabile in pdf. E’ redatto in lingua inglese (è possibile scaricarlo anche il lingua francese).

Il rapporto contiene una grande quantità di dati singoli e aggregati, ivi comprese delle mappe europee su:

  • Il pagamento dei diritti di cancelleria o di un tribunale imposte in Europa (pag. 56);
  • Il Numero di giudici di una giurisdizione generale ogni 100.000 abitanti nel 2006 (pag. 79);
  • Sedi di tribunali per 100.000 abitanti nel 2006 (pag. 80);
  • Livello di implementazione delle attrezzature informatiche per l’assistenza diretta di un giudice (pag. 88);
  • Livello di implementazione delle attrezzature informatiche per la comunicazione sia fra i giudici sia nel loro ambiente (pag. 89);
  • Mappa geografica del numero dei pubblici ministeri ogni 100.000 abitanti nel 2006 (pag. 166);

Si tratta, comunque, sempre di dati aggregati che evidenziano la posizione dell’Italia all’interno del panorama europeo.

3.2 I Dati statistici sul Ministero della Giustizia

Nel sito del Ministero della Giustizia, nella sezione Studi ed Analisi dell’Ufficio delle Statistiche, abbiamo i dati Italiani, ed in particolar modo:

Ora, in tutti questi documenti, estremamente interessanti e corredati di grafici e tabelle analitiche, aggregate e non, non vi è alcuna mappa o cartina, ovvero analisi di sintesi rappresentata in uno schema visivo là dove si può comprendere immediatamente dove siano le criticità maggiori.

L’unica mappa (che non è una mappa) è quella relativa agli uffici giudiziari competenti in relazione al comune:

italia map

Cliccando sulla relativa regione si accede all’area delle provincie, cliccando sulla provincia si accede ad un elenco alfabetico dei comuni, cliccando sul relativo comune si accede all’elenco degli uffici competenti in relazione al comune.

In ultimo nella sezione Piante Organiche si può avere visione dei relativi dati  del personale dell’organizzazione giudiziaria anche qui suddivisi per tabelle.

4. Le criticità fondamentali e linee di intervento sulla Geografia Giudiziaria

Da sempre si è guardato alla revisione degli uffici giudiziari con riferimento:

  • a una migliore allocazione delle risorse disponibili fra gli uffici giudiziari esistenti
  • alla revisione della geografia degli uffici stessi.

Crediamo che, se è vero che la pianificazione basata sulle informazioni geografiche già di per sé è ricchezza, per effettuare qualsiasi tipo di intervento modificativo delle strutture amministrative della giustizia non si può prescindere da una attenta analisi cartografica dei dati.

Immaginiamo per un attimo di poter avere delle tavole nelle quali vengono visualizzate in base alle regioni, alle provincie o anche ai comuni stessi, la variabilità negli indici di carico di lavoro dei magistrati di Corte di appello, in materia penale e civile (l’indice di carico di lavoro è pari al rapporto tra il numero di procedimenti iscritti e il numero dei giudici al 31 dicembre di ciascun anno).

Ci renderemo conto dove, come ed anche perché, ad esempio con riguardo all’allocazione delle risorse effettivamente impiegate, la differenza di efficienza sia da rinvenire in problematiche aventi natura diversa (farraginosità dei riti processuali, eccesso di garanzie formali, insufficiente organizzazione, etc.). E quindi dove intervenire prontamente, anche in relazione alla effettiva ripartizione della domanda di giustizia.

Similmente si può dire con riferimento agli aspetti di geografia giudiziaria, il cui principale problema riguarda la dimensione degli uffici giudiziari.
La realizzazione di mappe strutturali, aggregate e non renderebbero immediatamente visibile l’esistenza nell’organizzazione giudiziaria di possibili e rilevanti “economie di scala” non sfruttate.

Ad esempio:

Come può, infatti essere ricercata una dimensione ottimale degli uffici giudiziari se non attraverso un esame comparativo del carico di lavoro ma anche degli strumenti messi a disposizione dell’amministrazione giudiziaria (sul punto si confronti la mappa sul Livello di implementazione delle attrezzature informatiche per la comunicazione pag. 88 del rapporto del CEPEJ).

La stupefacente funzionalità di un mappa è proprio quella di visualizzare e di raffrontare categorie omogenee e non, ma tutte rilevanti per effettuare delle scelte e/o interventi correttivi.

Le linee di intervento prospettate (mi riferisco a quelle del Libro Verde sulla Spesa Pubblica e al documento redatto nel corso XXIX CONGRESSO NAZIONALE FORENSE tenutosi di recente a Bologna, non so in che misura tengono conto di tali variabili combinate fra loro.

Per completezza espositiva indichiamo che:

L’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) ha indicato un percorso “a stadi successivi”:

  • avviare  immediatamente l’accorpamento degli uffici di più modeste dimensioni, cioè di quelle unità che sono disfunzionali sia sotto il profilo della resa del servizio, sia sotto il profilo delle diseconomie (se non sprechi) di risorse pubbliche. E’ stato individuato nella “dimensione 20” il limite al di sotto del quale tali aspetti sono assolutamente ingiustificabili,
  • l’ANM ha preparato una ricognizione sulla esatta consistenza degli uffici giudiziari (sommatoria tribunale + procura), che non superano tale limite. Da tale analisi, si evince che ben 67 su 98 uffici cd. piccoli hanno organici inferiori alle 20 unità (pari al 68% degli uffici di 1° grado), e che tra loro vi sono addirittura due uffici che coincidono con capoluoghi di corte di appello (L’Aquila e Campobasso).
  • unificazione degli uffici di minime dimensioni (6-10 unità) a quelli siti nei capoluoghi di provincia (che sono 21), in quanto la sopravvivenza di questi ultimi è indispensabile per talune funzioni (ad es., sezione misure di prevenzione personali e patrimoniali);
  • unificazione degli uffici di minime dimensioni (6-10 unità) agli altri che hanno consistenza numerica superiore alle 10 unità.

Le proposte enucleate nel corso del Congresso Nazionale Forense hanno riguardo a:

  • interventi che lasciano invariati gli uffici giudiziari e incidono sulla dimensione del territorio di competenza;
  • interventi che lasciano invariati i rapporti tra territorio di competenza e uffici giudiziari e tendono ad accorpare, secondo diverse modalità, uffici giudiziari (e relativi territori di competenza) ;
  • interventi di senso opposto su alcuni tribunali metropolitani (riduzione delle dimensioni troppo grandi con frazionamento dell’ufficio più grande in più uffici di dimensioni ridotte);
  • interventi anche sulle Corti di Appello.

Sebbene lo scrivente abbia alcune riserve su alcune proposte (ad esempio quella sul frazionamento dei tribunali metropolitani), ciò che mi preme sottolineare è la necessità di realizzare localmente un modello conoscitivo, da rendere pubblico, che fotografi l’attuale situazione e gli elementi sui quali intervenire, non sulla base di un calcolo numerico, ma avendo riguardo a tutte le componenti del fenomeno giustizia, quali quelle territoriali, olografiche e di viabilità, relative al livello di infrastrutture informatiche, comparate con i carichi pendenti ed il numero di magistrati impegnati.

In tal senso determinate decisioni e valutazioni non possono che essere prese in modo decentralizzato, sulla base dei dati accumulati a livello locale e delle esigenze reali del territorio.

Un corretto modus operandi dovrebbe condurre a portare le valutazioni e le scelte operative da effettuare innanzi al vaglio centralizzato (anche attraverso la Conferenza delle Regioni in accordo con il Ministero della Giustizia), in modo tale da avere un accordo condiviso a livello politico e, quindi, intervenire con il dibattito parlamentare al fine di varare la detta riforma sulla Geografia Giudiziaria.

L'articolo La Geografia Giudiziaria: la realizzazione di una mappa… per iniziare è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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http://blog.spaziogis.it/2008/11/23/la-geografia-giudiziaria-la-realizzazione-di-una-mappa-per-iniziare/feed/ 6 screenshot1 screenshot3 italia map
La geolocalizzazione dei passeggeri nel trasporto pubblico http://blog.spaziogis.it/2008/07/17/la-geolocalizzazione-dei-passeggeri-nel-trasporto-pubblico/ http://blog.spaziogis.it/2008/07/17/la-geolocalizzazione-dei-passeggeri-nel-trasporto-pubblico/#comments Thu, 17 Jul 2008 08:31:46 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/?p=461 L’Autorità Garante per la Privacy si è espressa in modo favorevole in relazione alla possibilità di utilizzo di un sistema di geolocalizzazione dei mezzi da parte di una società privata che gestisce il trasporto pubblico di passeggeri. Il documento del Garante della Privacy sul Trasporto pubblico: geolocalizzazione e sicurezza dei passeggeri – 5 giugno 2008 [...]]]> L’Autorità Garante per la Privacy si è espressa in modo favorevole in relazione alla possibilità di utilizzo di un sistema di geolocalizzazione dei mezzi da parte di una società privata che gestisce il trasporto pubblico di passeggeri.

Il documento del Garante della Privacy sul Trasporto pubblico: geolocalizzazione e sicurezza dei passeggeri – 5 giugno 2008

Già nel 2003 la possibilità di localizzare i mezzi pubblici in circolazione, per poter intervenire celermente in caso di guasti o sinistri, abbattendo i costi di gestione, era stato oggetto di una convenzione fra TIM e la Compagnia dei Trasporti Pubblici (CTP) di Napoli, una delle prime a dotarsi del così detto sistema FleetNET, che, grazie alla rete GPRS , permette la localizzazione e il controllo a distanza dei mezzi in servizio (e che avrebbe dovuto consentire, in futuro, anche nuovi servizi di informazione ai cittadini).

La questione sottoposta al Garante per la protezione dei dati personali, nel caso che ci occupa, invece, ha degli aspetti ulteriori rispetto alla, per così dire, semplice localizzazione dei mezzi pubblici.
Infatti, il sistema, messo a punto dalla Digigroup s.r.l. – gestore esterno-, dispone, oltre che di un localizzatore Gps, anche di ulteriori dispositivi che determinano stile e condotta di guida del conducente (pressione sui freni, velocità e anche altri parametri rilevati in occasione di sinistri attraverso una apparecchiatura tipo scatola nera installata su ciascun veicolo).

In buona sostanza il sistema GPS consentirebbe di:

  1. localizzare geograficamente i propri veicoli su una mappa cartografica e di conoscerne velocità e direzione;
  2. verificare l’osservanza, da parte dei conducenti, della normativa in tema di circolazione stradale e delle prescrizioni aziendali;
  3. valutare la sicurezza e il “comfort” della condotta di guida degli autisti;
  4. analizzare il consumo di carburante (e l’efficienza energetica) nella fase di marcia;
  5. ricostruire la dinamica di eventuali sinistri;
  6. riscontrare anomalie tecnico-meccaniche dei veicoli.

Come sopra evidenziato, alcuni dei dati raccolti verrebbero utilizzati per monitorare il rispetto del codice della strada da parte degli autisti ed eventualmente per trattamenti economici premianti nei confronti dei conducenti che garantiscano una guida qualitativamente migliore degli altri.
Con riferimento a quest’ultimo punto, è evidente, che i dati non potranno essere trattati solamente come valore medio complessivo e non basati su singoli lavoratori, così come, invece è stato riportato nella circolare del Garante.
La stessa acquisizione di elementi volti alla ricostruzione di un sinistro (attraverso il cosiddetto “black box”), ritenuta lecita dall’Autorità, dovrebbe porre una serie di problematiche in relazione alla loro efficacia probatoria nel corso di un giudizio.

Ulteriori problematiche si pongono in relazione alla circostanza che il sistema determina effettivamente un controllo a distanza dei lavoratori, ancorché giustificato da esigenze organizzative e produttive della società (art. 4, secondo comma, legge n. 300/1970). In tal senso è stato previsto che dovranno essere rispettate le garanzie procedurali previste, ovvero l’accordo sindacale o l’autorizzazione della Direzione provinciale del lavoro.
Ricordiamo che in tema di liceità di tali dispositivi di controllo a distanza si era espresso favorevolmente il decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro, Divisione IV, 24 giugno 2004, in tema di installazione di impianti di controllo satellitare su autovetture di pronto intervento di un’impresa erogatrice di gas.

Il Garante ha stabilito, inoltre, che siano fornite agli interessati informazioni dettagliate sulla natura dei dati trattati e sulle caratteristiche del sistema e che l’accesso ai dati dovrà essere consentito ai soli incaricati della società. L’Autorità ha sottolineato, infine, che le informazioni ricavate da tale sistema di localizzazione potranno essere utilizzate a fini di sicurezza e miglioramento del servizio e conservate per il tempo necessario a perseguire tale finalità.

L'articolo La geolocalizzazione dei passeggeri nel trasporto pubblico è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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smart2go: le mappe della tua città sul tuo telefonino (Nokia) http://blog.spaziogis.it/2007/11/01/smart2go-le-mappe-della-tua-citta-sul-tuo-telefonino-nokia/ http://blog.spaziogis.it/2007/11/01/smart2go-le-mappe-della-tua-citta-sul-tuo-telefonino-nokia/#comments Wed, 31 Oct 2007 22:20:33 +0000 Gerlando Gibilaro http://blog.spaziogis.it/2007/11/01/smart2go-le-mappe-della-tua-citta-sul-tuo-telefonino-nokia/ Il mondo delle applicazioni presenti sul web specificatamente dedicate alla tecnologia mobile è in continuo aumento. Tale circostanza ci porta sicuramente a riflettere sul mutamento delle esigenze degli utenti (professionali o meno), proiettate a costruire il proprio ufficio/casa virtuale in modo decentrato rispetto alla postazione fissa di lavoro. Il tutto si può riassumere con il [...]]]> Il mondo delle applicazioni presenti sul web specificatamente dedicate alla tecnologia mobile è in continuo aumento.
Tale circostanza ci porta sicuramente a riflettere sul mutamento delle esigenze degli utenti (professionali o meno), proiettate a costruire il proprio ufficio/casa virtuale in modo decentrato rispetto alla postazione fissa di lavoro.
Il tutto si può riassumere con il motto: qualunque luogo è il mio luogo.
In tal senso possiamo ricordare, a titolo esemplificativo, fra i vari software: portable apps (your digital life anywhere); Google mobile, ovvero le applicazioni di Google per cellulari (ricerca Google, Google maps, Gmail, Calendar);il fantastico oneSearch di Yahoo, le applicazioni di Flickr specificatamente dedicate al posting sul blog tramite cellulare (qui un articolo esemplificativo, ed immaginiamo quali utilizzi possono inventarsi architetti, periti, restauratori, geologi grazie a questo applicativo…).

Oggi vorrei parlare di Smart to go, ovvero un leggero software per cellulari che consente di configurare il proprio dispositivo mobile al pari di un navigatore satellitare.
Premetto subito che questa applicazione può essere usata anche senza antenna gps, in tal caso si rinuncerà al satellitare, per avere, invece, sul proprio telefonino una comodissima guida con le mappe delle città, con la possibilità aggiuntiva di visualizzare i luoghi su di una mappa, di creare e di simulare i percorsi stradali, di visualizzare gli indirizzi ed i numeri di telefono di utenze commerciali (posteggi, benzinai, banche) e ricreative (cinema, teatri, parchi).

Cosa serve:

  1. L’applicazione è stata specificatamente ideata per i seguenti cellulari NOKIA: 6100, 6100classic, E61, E61i, E90, N70, N72, N73, N76, N93i, N95. Tuttavia, per i dispositivi non presenti in elenco con Windows Mobile, si può provare ad usare la versione generica;
  2. una sim card;
  3. un cavo usb specifico per connettere il proprio cellulare al pc;
  4. un smart card da almeno 1Gb;
  5. un lettore di smart card;
  6. un antenna gps bluetooth (se si vuole avere la funzionalità del navigatore).

Cosa scaricare:

  1. scaricare ed installare sul proprio pc Nokia pcSuite nella versione specifica per il proprio cellulare;
  2. scaricare smart2Go sul proprio pc (è possibile scaricarlo direttamente sul proprio cellulare tramite sms, ma in questo caso dovrete accollarvi i costi di connessione);
  3. scaricare ed installare il Map Loader sempre sul proprio pc (lo si può scaricare anche dal sito della NOKIA qui).

Operazioni da eseguire:

  1. Una volta effettuato il download di Smart to go e dopo aver collegato tramite usb il proprio cellulare al pc, lanciare direttamente l’applicativo (che avrà una icona simile a quelle del Nokia pc suite. Quest’ultimo programma provvederà direttamente all’installazione sul cellulare);
  2. A questo punto scollegare il cellulare dalla porta usb, estrarre la smart card dal cellulare ed inserirla nel relativo lettore. Tale ultimo passaggio per me è stato obbligato, in quanto (non so per quale arcano motivo), il map loader non riesce a vedere il cellulare tramite porta usb, per cui risulta necessario installarlo direttamente su smart card.
  3. avviare il map loader dal pc e seguire le semplici istruzioni di installazione sulla smart card del cellulare. In tal senso potrete scegliere quali mappe da installare ed anche alcune applicazioni aggiuntive quali la voce guida durante la navigazione (gps) o la simulazione di percorso (che funziona anche senza antenna gps).

Sui siti linkati trovate tutte le relative istruzioni, inoltre potete scaricare qui in pdf il manuale d’uso del Nokia Maps (una trentina di pagine veramente esaustive).
Una notazione che mi sembra rilevante evidenziare è quella inerente alle impostazioni di rete.
Infatti, una volta avviata l’applicazione sul vostro cellulare, se la relativa mappa non dovesse essere rintracciata automaticamente (cosa assolutamente rarissima, ma può accadere), verrete collegati alla banca dati delle mappe. In questo caso sono a vostro carico i costi di connessione.
Potete, allora, impostare il vostro cellulare disabilitando questa impostazione predefinita in questa maniera: avviare il maps – opzioni - impostazioni - rete - utilizza retemai.

Alcune funzionalità
Volevo segnalare alcune funzionalità di questo applicativo mobile, proprio al fine di evidenziare la sua completezza e la sua utilità.

Il MENU’ IMPOSTAZIONI
1) Nel menù Impostazioni, alla voce Itinerario potete scegliere come impostare i criteri di ricerca ed elaborazione: ad esempio scegliere il mezzo di trasporto (in auto o a piedi); Selezionare l’itinerario da visualizzare (più veloce, più breve); se mostrare le autostrade, gallerie, i traghetti, i pedaggi.
2) sempre nel menù Impostazioni- Generale potete scegliere il sistema di misurazione (metrico o imperiale); la retroilluminazione durante la navigazione, la guida vocale (che potete scaricare attraverso il map loader, non è presente di default).

Il MENU’ CERCA
Per ricercare un luogo avete la possibilità di ricercarlo attraverso l’indirizzo, il nome e la categoria.
Ma, partendo da un indirizzo, avete la possibilità di aggiungere altre funzionalità alla vostra ricerca.
Ad esempio: mi trovo in via Damiani Almeyda a Palermo. Partendo da questo indirizzo sulla mappa, di default, vengono visualizzate, attraverso delle icone, alcune indicazioni quali le Attrazioni (scopro che proprio accanto vi è Villa Trabia), Cinema (vi è il cinema Gaudium – Via D. Almeyda, 50 – 90141 Palermo tel. +39091341535), Posteggi (uno fra i tanti si trova in Via Pier santi Mattarella, 1 e relativo numero di telefono), Stazioni ferroviarie (una si trova in via Domenico Cimarosa, 35 – 90144 Palermo tel. +39091343750).
Se tuttavia vogliamo, ad esempio, sapere quali Ristoranti ci sono nei paraggi, una volta selezionato il punto nel quale ci troviamo (Menù - Pos. SelezionataCerca dintorniCerca Per categoria) si aprirà una schermata in cui possiamo scegliere fra Ristoranti (ristoranti / bar / pub), Mezzi di trasporto (aeroporti / stazioni ferroviarie / traghetti / trasporti pubblici), Shopping (centri commerciali / negozi), Tempo Libero (Cinema / Parchi divertimenti / Teatro musica e cultura), Luoghi turistici (Attrazioni / Luoghi di Culto / Musei e Gallerie), Alberghi (Campeggi /Hotel) e una infinità di altre categorie dagli uffici postali agli Istituti governativi, dalle Attrazioni acquatiche alle Aziende vinicole…
Il menù Cerca per categorie è per altro attivabile autonomamente su: Opzioni – Cerca – Per categoria.
Una volta giunti a destinazione possiamo inviare a chi vogliamo la nostra posizione (MENU’ – INVIA UBICAZIONE: via mms / via e-mail via bluetooth)

IL MENU’ PIANIFICA ITINERARIO
Possiamo anche pianificare il nostro itinerario (anche senza antenna gps) scegliendo il punto di partenza ed il punto di arrivo, una volta elaborate le informazioni si aprirà una schermata testuale nella quale vengono visualizzate dettagliatamente le informazioni (come una ricerca su Google Maps). Andate su Opzioni - Mostra sulla cartina e avrete l’itinerario nel quale potete zoomare o meno (con * e #; con 0 scegliete un’altra visuale), con il tasto direzionale del vostro cellulare, andando su e giù, potete seguire l’itinerario sulla cartina con tutte le indicazioni (sotto avete la via e la distanza, in alto a sinistra le indicazioni di svolta, le rotatorie, etc.).
Ed infine se andate su Opzioni - Avvia navigazione (è necessaria l’antenna gps) potete incominciare il vostro viaggio, altrimenti su Opzioni – Avvia la simulazione (non è necessaria l’antenna gps) avrete una simulazione nella quale la guida vocale accompagna le immagini che scorrono sulla cartina (con in basso visualizzazione della velocità indicativa e della via).

I numerosi altri menù sono tutti da esplorare: potete selezionare un punto e stabilirlo come punto predefinito per la vostra navigazione (ad esempio l’indirizzo di casa vostra o dell’albergo nel quale vi trovate in modo tale da non dover ripetere sempre la stessa ricerca). Potete aggiungere delle indicazioni e delle note, e così via.
Leggo dal sito di Smart to Go che il contenuto delle guide delle città verrà aggiornato. È possibile scaricare semplicemente la nuova guida e utilizzarla in quanto funzionerà con la stessa licenza.
Le mappe verranno aggiornate due volte all’anno. È possibile verificare la presenza di aggiornamenti dei dati cartografici nell’applicazione smart2go scegliendo Opzioni – Impostazioni – Rete – Opzioni – Verifica la presenza di aggiornamenti delle mappe.
Se è disponibile una nuova versione dei dati cartografici, nell’applicazione verrà visualizzata una notifica con la richiesta di eliminare i dati cartografici precaricati. È possibile scaricare i nuovi dati cartografici tramite Internet mobile o Wi-Fi.
Io suggerirei, però, di estrarre dal vostro cellulare la scheda inserirla nel vostro lettore di smart card ed avviare l’applicazione map loader dove potrete agevolmente controllare gli aggiornamenti (ricordatevi di cancellare i precedenti: Scheda di memoria\SMART2GO\Cities\diskcache o tramite Map Loader).

L’applicazione funziona davvero bene ed i tempi di risposta e di elaborazione dipendono dal modello del vostro cellulare, tuttavia posso dire che sul mio Nokia N70 sono davvero sorprendenti.
Qualche volta si verifica (capita in simulazione) un crash e l’applicazione viene chiusa inaspettatamente.

Un’ultima annotazione: guardatevi i filmati che trovate sulla pagina della guida. Sono molto carini e mi ricordano l’Italia del Carosello.


Nota di redazione: questo post è scritto da Gerlando,
un nuovo collaboratore di TANTO. E’ per noi un gran piacere ricevere il suo
contributo. E’ un post ben scritto che arricchisce questo blog; è pieno
di interesse vero e di voglia di condividere una scoperta. Gerlando in realtà
scrive articoli, non post.

L'articolo smart2go: le mappe della tua città sul tuo telefonino (Nokia) è apparso originariamente su TANTO. Rispettane le condizioni di licenza.

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